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10.3.19

social o no social ? Nascono i “locali del pensare”: niente cellulari, tv, video solo scambi relazionali

Risultati immagini per social o non social leggo questa    notizia  che   riporto ne  post  d'oggi     e     confermo in parte   quanto  già  detto   ne precedente    post     :   e poi  i  miei mi dicono di  non pubblicare    cose  miei    sui social Ecco un uso razionale   della   rete  senza  esserne  dipendenti  ,  cosa  a cui nessuno  (  sottoscritto compreso  )    riesce  ad essere  immune  , nonostante   non sia  millenians  , ma  delle  generazioni precedenti  cioè   a  cavallo    tra  gli anni  70  e  80   .  Una  buona    news   ed  iniziativa  che testimonia   come    si possa  usare  la  rete   ormai    sempre  più necessaria    per   far  circolare  idee  ed  iniziative     ed  non essere  tagliati  fuori    dal mondo    in maniera    razionale    e  non compulsiva  o  solo per  insultare  e  scaricare  gli  acidi    dello stomaco   verso chi la pensa  o pratica  iniziative  diverse   ( o  che noi  non abbiamo il coraggio di  fare   )   dalle   nostre  .  La  storia        da me ripresa  è   presa  da     https://focus-psicologia.it/2019/01/28







Nascono i “locali del pensare”: niente cellulari, tv, video solo scambi relazionali


E’ stata proposta in rete l’idea di creare i “locali della consapevolezza”, luoghi per pensare, sentire i propri bisogni emotivi ed entrare in relazione con le altre persone.Questa proposta nasce dal bisogno di ricreare bar, caffè, ristoranti tipici del ‘900. Locali in cui erano privilegiati gli incontri relazionali, lo scambio di idee, il confronto tra appassionati di arte.Tutto questo in quel periodo contribuì alla creazione e nascita di nuove correnti di pensiero, nuove scoperte, nuovi movimenti artistici e culturali. Una vera e propria evoluzione sociale.





Locali pubblici frequentati da persone realmente in relazione, momenti per parlare, riflettere, sentirsi, ascoltare, far circolare idee. Questo è quello che ci si aspetta da questa proposta progettuale.
Per ottenere il riconoscimento dei “luoghi della consapevolezza” è indispensabile che ci sia un’assenza di smartphone, computer, tv, musica ad alto volume, niente video…Tutto il necessario si riduce ad uno spazio minimo che consenta di socializzare: tavolo, sedie, cuscini, confort utili alla comunicazione frontale tra 2 o più persone. Obbiettivo principale insomma è la circolazione libera di idee piuttosto che il numero di like da ottenere nei social network.
Ecco qui li link di chi ha creato questa meravigliosa iniziativa, per avere maggiori informazioni ed andarli a trovare. Cliccate qui!


29.4.14

La gallina a equo canone: affittarla costa due uova Così un imprenditore di Nuoro ripaga ogni settimana i proprietari degli animali A “Geo & Geo” su Rai3 l’esperimento agricolo-commerciale

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  da  la nuova  sardegna  


 La gallina a equo canone: affittarla costa due uova
Così un imprenditore di Nuoro ripaga ogni settimana i proprietari degli animali A “Geo & Geo” su Rai3 l’esperimento agricolo-commerciale di Mario Patteri
Antonio Bassu




NUORO. Compri tre galline, le “affitti” a un allevatore e vieni ripagato con sei uova alla settimana, due per ogni pennuto.
L’idea dell’imprenditore agricolo Mario Patteri torna oggi alla ribalta in televisione, nella rubrica “Geo & Geo” di Rai 3 condotta da Sveva Sagramula, alle ore 16.30. Patteri verrà intervistato in studio, a Roma, sulla singolare iniziativa della sua azienda, la 3P, con stabilimento a Marreri, vicino a Nuoro. Patteri consegna sei uova alla settimana per ogni tre galline che gli vengono date in affitto e delle quali si accolla le spese di custodia, di alimentazione e di controllo sanitario.Conviene?  A quanto sembra si tratta di un circolo virtuoso che accontenta tutti.
Per comprare tre galline bastano 20 euro, abbondantemente ripagati, nel tempo, dalle uova che escono dall’allevamento di Patteri. D’altra parte l’imprenditore trattiene per sé – e naturalmente vende – la produzione settimanale che eccede l’«equo canone» di sei uova per tre animali.
Il conto è presto fatto: tre galline garantiscono in media 18 uova alla settimana, a Patteri ne restano quindi dodici. Con questo sistema il titolare della 3P è già arrivato a gestire 280 galline in affitto e ad assicurare, in contemporanea, la funzionalità della sua azienda. Mentre i proprietari delle galline, oltre a ricevere con regolarità una dotazione di uova freschissime, non devono preoccuparsi per la custodia che è assolutamente gratuita.
Patteri consegna e commercializza le uova nella bancarella di viale Badu’e Carros. Resta a suo carico provvedere al mantenimento e alla cura della salute delle galline: e lo fa con gli scarti degli ortaggi e della frutta provenienti dall’azienda. La 3P vive così un momento produttivo felice.
C’è, infine, un altro aspetto positivo dell’iniziativa che oggi sarà presentata in televisione: ogni proprietario di galline che si presenta al punto vendita di Mario Patteri per ritirare le sei uova settimanali che gli spettano, difficilmente evita di fare la spesa di frutta e verdura. Di conseguenza viene raggiunto anche l’obiettivo di incrementare gli affari con la vendita dei prodotti ortofrutticoli a chilometro zero.
Inoltre l’azienda 3P organizza, ogni anno, con i bambini delle scuole materne e delle scuole dell’obbligo, progetti d’indirizzo alla coltivazione degli ortaggi e corsi di educazione alimentare.
quanto sembra si tratta di un circolo virtuoso che accontenta tutti.

21.5.13

guida su come sopravvivere alla crisi prima puntata "Aiutarsi come durante una guerra "



riprendo qui l'inchiesta di repubblica e in alcuni punti , a voi scoprire quali , ci aggiungono del mio e mia esperienza 


Co-housing ovvero vivere insieme, co-working ovvero lavorare uniti. E ancora gruppi di acquisto solidale che raggruppano fino a sette milioni di persone, mercatini del baratto e una miriade di orti collettivi nella grandi città. Così sta crescendo un movimento silenzioso che fa fronte alle difficoltà di questi anni 
Generazione Co. E questa volta a finirci dentro non sono solo i giovani ma proprio tutti, o almeno chiunque è costretto a fare i conti con budget sempre più ridotti. Perché, ora, in piena crisi economica, un modo per sopravvivere è coalizzarsi, stare insieme, collaborare, condividere. E per farlo si formulano nuovi stili di vita. Si punta sul co-working, per spartirsi le spese d'ufficio, sul co-housing, perché nei condomini solidali ci si aiuta e si tagliano e di molto i costi. Ma anche l'automobile gestita da più famiglie, il car-sharing, affascina sempre più persone. Partecipare a gruppi di acquisto solidale con parenti o colleghi, non è solo vantaggioso ma alla fine anche stimolante. 
E nel cerchio che stringe sempre più i consumi riducendoli ogni giorno un po' ci finiscono anche parole come riciclo o scambio. E c'è chi punta agli orti metropolitani oppure a prepararsi in casa cibi come yogurt, pane e conserve: un popolo sempre più numeroso secondo il Censis che nell'anno che si è appena chiuso ha contato 11 milioni di nuovi adepti. Mentre i modelli produttivi tradizionali sono in difficoltà (nel manifatturiero si registra il 4,7% di imprese in meno tra il 2009 e oggi), crescono le cooperative tanto che le imprese, in questo settore, sono aumentate del 14% tra il 2001 e il 2011. 
Una nuova era? "Non proprio ma sicuramente più solidale di quanto si pensi - per lo psicoanalista Lucio Della Seta, autore di Debellare l'ansia e il panico, Mondadori, pp. 114, euro 16 - . L'essere tutti più poveri unisce. Sta succedendo, seppur con delle inevitabili variazioni, quello che accadeva durante la guerra o subito dopo: le persone, oggi, si associano in mille modi differenti. Cercano insieme una via d'uscita. Si è meno soli paradossalmente di quando l'economia viaggia ad alti livelli. E automaticamente l'ansia diminuisce perché l'attenzione si sposta su altro: sul problema del mangiare, dormire, andare avanti. Non è un caso che ci sono, oggi, persone che hanno ripreso a coabitare. Stare insieme, fare gruppo è un sentimento arcaico che toglie la paura. Quella stessa paura che alla fine genera gli attacchi di panico".

Come aiutarci
di GAD LERNER

Consumi, sempre più giù
Quando l'economia va male, la condivisione può essere una soluzione. I gruppi di acquisto sono in crescita. Ma le persone tagliano anche gli sprechi. Oggi i consumi sono crollati e sono ritornati ai livelli del 1997. L'83% dei nuclei familiari ha riorganizzato la spesa alimentare cercando offerte speciali e cibi meno costosi (dati Censis). Dal 2007 al 2011 la crisi ha alleggerito di 7 miliardi di euro la borsa della spesa alimentare delle famiglie italiane (dati Fipe-Istat). Ad altri due miliardi ammontano i tagli nei consumi alimentari fuori dalle mura domestiche. Secondo il Censis il 73% degli italiani va a caccia di offerte e alimenti poco costosi. E ci sono 7 milioni di persone che partecipano ai Gas, i Gruppi di acquisto solidale.
In calo l'abbigliamento
Con la crisi gli italiani rinunciano anche agli articoli di abbigliamento o alle calzature (secondo il Censis il 40% a rinunciato a questa spesa). Si compra meno anche perché per una famiglia rinnovare il guardaroba è diventata un'impresa. Un esempio? In un grande magazzino vestire un bambino di 6-8 anni può alleggerire e non poco le tasche. Per una tuta con maglietta si spendono circa 30 euro. Aggiungendo un giubbotto da 40 euro e un paio di scarpe economiche di altri 40 si superano i 100 euro. Ma in uno dei tanti mercatini dello scambio i vestiti dei propri figli ormai cresciuti, si possono barattare gratuitamente o per pochi euro. 
La seconda vita di abiti e scarpe
Le persone studiano soluzioni alternative. Un cappotto rimasto sepolto in un armadio per anni, scarpe abbandonate, borse inutilizzate: sono tutti oggetti che ora possono tornare utili. Aumenta la condivisione fra persone. Il passa parola fra amiche può essere utile per comprare a prezzi stracciati capi o per partecipare agli swap parties, dove si scambiano giacche o pantaloni. "Gli swap parties vengono organizzati per scambiarsi degli abiti o oggetti che noi non usiamo più. È anche un pretesto per incontrarsi. Un modo per stare insieme e scambiarsi quei capi che non servono e sono spesso di valore - spiega Edoardo Amerini, presidente di Conau, consorzio abiti e accessori usati - . E poi ci sono le bancarelle e i negozi dell'usato. In passato erano meno diffusi, mentre oggi sono in crescita".
Caro benzina
Fra i costi fissi c'è anche quello dell'automobile. Se una volta molte famiglia consideravano normale averne più d'una, oggi le cose sono cambiate. Secondo l'ultimo rapporto Censis, il 62,8% degli italiani limita gli spostamenti in macchina o moto per risparmiare sulla benzina. A dicembre le immatricolazioni sono diminuite del 22,5% rispetto al dicembre 2011. Nell'intero 2012 il saldo è negativo del 19,87%. Sono cvalate addirittura anche le patenti mentre in due anni sono state vendute, 3,5 milioni di biciclette. Il più delle volte si rinuncia anche anche ai viaggi (42%), un lusso in piena recessione. Anche per i trasporti si punta a dividere le spese con altre persone. Mai più macchine vuote, con una sola persona al volante, per andare in ufficio. Prende piede il carpooling che permette di usare una sola macchina e condividere le spese. Roberto Dell'Omo è un ingegnere milanese che si sposta da Milano a Roma tutte le settimane con questa soluzione: "Oltre a risparmiare si crea una comunità di viaggiatori su quattro ruote che in alcuni casi si frequenta anche oltre il singolo viaggio. Dalla drag queen al gruppo di tango argentino, posso dire che in questi due anni ho viaggiato e conosciuto persone di tutti i tipi". 
Casa
Si risparmia su tutto, ma sulla casa non è facile. Diminuisce il numero di persone che riescono a comprarla: secondo l'Istat, rispetto al secondo trimestre 2011, le compravendite di immobili a uso residenziale diminuiscono del 23,6. C'è chi però decide di scommettere sull'acquisto condiviso di un edificio, per tagliare anche i costi di gestione. "La solidarietà non si misura solo con l'aiuto materiale ma anche con un 'avvicinamento" di tipo relazionale delle persone che vivono in strutture di questo tipo - dice Lorenzo Allevi dell'impresa sociale Sharing, che a Torino ha dato vita all'albergo condiviso - . Nel nostro albergo sociale questa solidarietà è sentita. Ci sono persone che mettono a disposizione il proprio tempo per organizzare delle serate a tema con i bambini. Oppure associazioni che tengono gratuitamente corsi di italiano per stranieri. In molti organizzano delle feste e invitano tutti. Ci aiutiamo tra di noi e facilitiamo le occasioni d'incontro".

Lavoro
Sempre più precario e con meno tutele, anche il lavoro cambia quando circola meno danaro. Così è aumentano le esperienze di co-working, il lavorare insieme. Si può spendere per una scrivania, internet, fax, sala riunioni ed altro dai 25 euro al giorno, ai 250/350 euro al mese. In alcuni co-work sono attive anche forme di baratto. Una persona mette a disposizione la sua professionalità e in cambio ottiene un'altra cosa. È un modo per essere autonomi sul lavoro, condividendo servizi, e per evitare che il lavoratore si senta isolato. Perché in tempi di crisi e meglio non rimanere soli.

6.1.13

per le befane e i befani


e  io aggiungo  Scopa scopetta la sfiga ora ti secca !! Rospo rospino ! Quest'anno sarà divino ! Se la sfiga vuoi evitare a 3 befane/i lo devi inviare entro le 00.00 .buona pasca di natale ( epifania ) all'anno prossimo befane\befani . 
P.s
se  nel caso  non sapete come organizzarvi  qui  in questo mio post precedente  trovate  alcuni consigli 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...