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8.1.24

DIARIO DI BORDO N °27 ANNO II .Matteo Concetti, suicida in carcere a 25 anni. La mamma: «Me l'aveva annunciato. Ammazzato dallo Stato»., In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin.,


Antonio Pio Guerra  • www.leggo.it  15 ora/e

«Mio figlio è morto per colpa loro, lo Stato l’ha ammazzato». La mamma di Matteo Concetti ci riceve fuori dall’obitorio dell’Inrca. È sera, ormai sono passate quasi ventiquattr’ore dalla morte di suo figlio. Piange ma non molla Roberta Faraglia, che da vent’anni vive a Rieti e lavora in ambito sanitario. Annuncia battaglia perché «questa è una tragedia che si poteva benissimo evitare». Se è vero che esiste un sesto senso materno, la signora Roberta aveva capito che qualcosa non andasse già la mattina di venerdì, quando ha incontrato per l’ultima volta suo figlio in una stanza di Montacuto.
Le parole choc della mamma
«A me e a suo padre ha detto: io mi impicco» racconta. Una precisa volontà manifestata anche agli agenti penitenziari. «Se mi riportate lì sotto (in isolamento, ndr) io mi ammazzo. Ho paura, non ci voglio stare» le parole pronunciate secondo sua madre. Perché Matteo soffriva anche di disturbi psichiatrici e faceva dei sogni strani. «Mi ha raccontato di aver sognato sua nonna che lo sollevava dal cappio che si era stretto intorno al collo» . Infatti Matteo voleva curarsi.
«Medicine negate»
«Con le stesse medicine che prendeva in comunità e che lo facevano star bene» dice la signora Roberta. Una possibilità che, sempre secondo lei, gli sarebbe stata negata. «Nessuno poteva prevedere un gesto di questo tipo, non essendo il detenuto di Montacuto a rischio suicidario» ha scritto il Garante dei detenuti marchigiano Giancarlo Giulianelli, ma la madre di Matteo non è dello stesso parere. «Aveva già tentato il suicidio nel 2017» ricorda. Poi punta il dito sulla sorveglianza: «Mi avevano promesso che avrebbero vigilato su di lui. L’hanno fatto?» si chiede. E annuncia battaglia. Al suo fianco c’è la squadra di Sinistra Italiana e della senatrice Ilaria Cucchi, a cui la donna si è rivolta. «Il ragazzo era incompatibile col regime carcerario. Questa storia dimostra quanto poco conti la vita umana in certi ambienti» commenta la senatrice.



In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin
the social post Pubblicato: 08/01/2024 09:35



Da un anno e otto mesi si trova in carcere per un’estorsione da 2 euro. E’ la storia di Kelvin Egubor, cittadino nigeriano di venticinque anni, recluso da venti mesi nel carcere a Poggioreale. La condanna è di cinque anni. In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin, mendicante senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno, è difeso dall’avvocato Salvia Antonelli, che chiede la sua assoluzione e la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari in comunità.
L’estorsione da 2 euro
Secondo l’accusa, il 25enne avrebbe imposto ad un uomo il pagamento di due euro minacciando di danneggiare la cappotta della sua auto, per parcheggiare a Fuorigrotta tra via Campana e via Giulio Cesare. Tutto è accaduto nel novembre 2021. La vittima ha chiamato la polizia che ha denunciato Egubor.
Egubor non faceva il parcheggiatore abusivo in zona, ma il mendicante. Si arrangiava con piccoli lavoretti come le pulizie della strada. La difesa ha fatto notare che non ci sono testimoni del fatto, mentre il Garante dei detenuti campani Ciambrello all’edizione napoletana di Repubblica ricorda «l’assoluta sproporzione di pena rispetto ai fatti contestati». E cita la sentenza della Consulta del maggio scorso che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del reato di estorsione nella parte in cui non prevede una diminuzione di pena non eccedente un terzo quando il fatto «risulti di lieve entità per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo». La sesta Corte d’Appello deciderà oggi il destino del cittadino nigeriano. «Spero solo di poter uscire dal carcere e ricominciare a vivere. Ma ci crederò soltanto quando senttirò bussare alla porta della cella e una voce mi dirà: “Sei libero”», dice Egubor.




17.12.13

se questo è un uomo




Se questo è un uomo

di Mario Spada*

Qualche bambino potrebbe scrivere a Babbo Natale : “per Natale vorrei vedere mio nonno ma sta chiuso in una gabbia . Perché non vai a prenderlo con la slitta e lo porti da me?” Ma non credo che questa lettera sarà mai scritta perché è consuetudine nascondere ai bambini le colpe dei grandi, perché il nonno non uscirà mai dalla gabbia, perché Babbo Natale non si occupa  dei cattivi.
Il nonno è  “cattivo per sempre”, un mafioso,  o un camorrista, o un sequestratore sardo, arrestato 30 anni fa e chiuso in un carcere senza alcuna speranza di uscirne perché sottoposto al regime del cosiddetto carcere ostativo,  non può fruire dei benefici di cui qualunque  ergastolano  può godere . La colpa è  di non essere un collaboratore di giustizia e la condanna è quella di “essere murato vivo”.
Può capitare a chiunque, come è successo per caso a me, di imbattersi in alcune vicende che fanno  pensare, che ti costringono ad immaginare  quella storia,  quella persona , e ti domandi se tu c'entri qualcosa, se sei in qualche modo complice di un' ingiustizia. Non mi occupo per professione o come volontario della condizione carceraria, mi occupo di città, di spazi pubblici e di beni comuni e solo per caso ho avuto modo di conoscere la storia personale di Carmelo Musumeci, di Pasquale de Feo, di Mario Trudu. Come loro ci sono circa mille ergastolani ostativi che hanno perso la normale nozione del tempo, che nella cella non hanno alcun calendario dove segnare il giorno in cui potrebbero uscire dal carcere perché non usciranno mai.
Negli ultimi anni mi hanno infastidito i numerosi appelli  alla  riforma della  Giustizia proposti da quel ceto politico-imprenditoriale che ritiene per censo di avere diritto all'impunità , di poter stare al di sopra della legge uguale per tutti.  Poi mi è capitato di apprendere che c'è qualcuno che non ha alcuna speranza di uscire, che invoca per sé la pena di morte. Non entro nel merito dell'efficacia giudiziaria dei collaboratori di giustizia , ritengo che la criminalità organizzata sia un male pervasivo, difficile da estirpare, colpevole in massima misura  delle difficoltà in cui versa il nostro paese. Mi limito ad una  riflessione  sugli aspetti umani: se fossi stato io il colpevole,  avrei  messo a rischio la vita di figli, nipoti, fratelli che sarebbero stati vittime della vendetta mafiosa? Avrei preferito pagare di persona. E ancora: dopo 30 anni di carcere è assai probabile chel'organizzazione camorrista alla quale avevo aderito sia stata scalzata da altra organizzazione, che quello che sapevo allora non sia più utile alla Giustizia. Ho buone ragioni  per ritenere che dei circa 1000 condannati al carcere ostativo solo una esigua minoranza, quella dei capi bastone, tesse ancora le fila, ha ancora rapporti con gli affiliati, comanda e  minaccia. Ho buone ragioni per ritenere che la stragrande maggioranza di coloro che  non hanno collaborato 30 anni   fa possono dar poco alla giustizia o peggio inquinare le acque dell'accertamento dei fatti come ha fatto in passato qualche sedicente “pentito”.   L'impressione è che la criminalità organizzata di oggi abbia ancora solide connivenze , che stia prosperando ed estendendo la sua influenza, e che una  parte della criminalità di ieri, sinceramente pentita, paghi per pareggiare il conto.

La Corte Europea dei diritti dell'uomo ha già condannato l'Italia per questo trattamento carcerario equiparato alla tortura (ti torturo finché non parli).
Associazioni di sostegno ai detenuti come “Antigone”ed esponenti del mondo politico sono impegnati in questi giorni per l 'approvazione dell'amnistia, un atto doveroso nei confronti di chi vive una condizione carceraria intollerabile. Forse il Papa , forse anche il Presidente della Repubblica andranno in un carcere nel giorno di Natale, forse verrà approvata l'amnistia, ma per quelli condannati al carcere ostativo non cambierà nulla.
Quando Carmelo Musumeci che sta in carcere da 25 anni racconta che accompagnando un detenuto in infermeria ha potuto vedere un prato e si è commosso, ho ripensato ad una riflessione estrema, paradossale che mi venne  guardando un tramonto sul mare : se proprio volete essere sicuri che non scappino mettetegli le catene ai piedi, come i condannati ai lavori forzati di un tempo, ma fategli vedere il mare. Come si può costringere un uomo a vedere solo uno spicchio di cielo? E per tutta la vita?  Musumeci ed altri hanno chiesto al Presidente della Repubblica di applicare a loro la pena di morte, tanto la loro detenzione somiglia ad una lunga tortura che è come una morte lenta. Michel Foucalt descrive bene l'evoluzione della pena da una primitiva applicazione  delle punizioni corporali e  torture fisiche alla tortura psicologica dell'isolamento e annientamento della personalità.  La Costituzione e le leggi affermano il valore rieducativo e non punitivo della pena ma sono solo belle parole. Se si prova ad immaginare quella condizione carceraria non può non venire in mente la poesia di Primo Levi che introduce il suo romanzo autobiografico “Se questo è un uomo”:

                                                    Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.


Certo, Primo Levi si riferisce ad  innocenti chiusi nel lager nazisti mentre noi stiamo parlando di colpevoli di gravi reati. Ma, fatti gli opportuni distinguo, il monito può essere ripetuto: voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case avete  idea di cos'è un carcere? Provate ad  immaginare  che i reclusi siate voi, che la cella è  molto piccola e fredda e passate lì la maggior parte della vostra giornata, che un rumore di ferro vi  accompagna di giorno e di notte , che sentite le urla di chi non ce la fa o è in crisi di astinenza,  che accompagnate in infermeria compagni di sventura morenti e vi domandate perché devono morire lì dentro. E poi, con uno sforzo di immaginazione maggiore, provate ad immaginare di doverci stare tutta la vita. Non vi viene naturale pensare al monito di Primo Levi: “se questo è un uomo”?
La riflessione è strettamente personale, attiene alla visione del  mondo che ognuno di noi. Quando accenno a questi fatti resto sorpreso dalla reazione di tante persone di sinistra che affermano risolute : “con questi bisogna gettare la chiave”. Ho assistito due anni fa nel Cilento a Torre Velia ad una rappresentazione teatrale di “Antigone”, la tragedia greca di Sofocle riproposta in forma di processo. La storia, per chi non la ricorda, è quella di Antigone che trasgredisce l'editto del Re Creonte seppellendo suo fratello Euridice che aveva tramato contro lo Stato . La  giuria popolare era rappresentata dal pubblico e la giuria istituzionale era formata da tre giuristi tra i quali il Presidente della Cassazione e il prof. Tesauro che si sono prestati generosamente a far parte dello spettacolo. La corte istituzionale assolve Antigone  con varie motivazioni sui diritti umani,  la giuria popolare anche, ma con un esito che mi lasciò sorpreso:  ben 100 dei 300 spettatori la condannarono. Diritto di Stato contrapposto a Diritti umani, Legalità contrapposta a Giustizia.   Credo che la maggior parte di coloro che hanno condannato Antigone fossero di cultura laica. Il credente ha pietà, condivide la sofferenza, è compassionevole mentre il laico è combattuto tra la fede  nell'uomo e la fede nello Stato. Ma  le battaglie della laicità non nascono dalle ingiustizie e dalla privazione  della libertà? “ Giustizia e libertà” fu il nome che si diedero quei combattenti laici della Resistenza che non avevano in simpatia la passione hegeliana di tanti dittatori, di destra e di sinistra, per lo Stato come entità superiore.
Ad affrontare in termini di reale giustizia la condizione dei detenuti ostativi non sarà la destra, quella che vorrebbe armare i cittadini contro la microcriminalità nascondendo lo stretto legame tra la microcriminalità  e quella macrocriminalità di cui spesso è connivente. Tocca alla sinistra in primo luogo e a tutti i sinceri democratici. Ma cosa pensa la “gente di sinistra”? E' una domanda sulla quale sarebbe interessante aprire un dibattito.
Intanto chi è convinto di fare qualcosa subito può aderire alla sottoscrizione di una proposta di legge di iniziativa popolare per l'abolizione della pena dell'ergastolo andando su questo link: http://www.carmelomusumeci.com/ che vede tra i primi firmatari la compianta Margherita Hack.

Mario Spada, Dicembre 2013  




* Mario Spada, architetto e urbanista, attualmente è direttore della Biennale dello spazio pubblico di Roma

17.8.13

Un altro suicida, ma non era gay e non merita le prime pagine



fra le tante fesserie e storture che scrive questo portale finalmente ne dice una giusta anche se detta in modo quasi razzista e omofobo e  parla  alla pancia della gente


da http://www.qelsi.it/2013/
14 agosto, 2013 | Permalink | Archiviato in: Giustizia e Società


Un muratore di 52 anni si è ucciso in una vallata del Piemonte. Non era gay, dunque nessuna prima
pagina dei quotidiani. Non è stato ucciso da un’amante. Dunque nessuna informazione televisiva. Non era un immigrato in arrivo dalla Libia. Dunque nessuna solidarietà da ministri o presidente della Camera, nessuna preghiera del Papa. Ha lasciato un biglietto in cui ha spiegato che non ce la faceva più economicamente. Dunque da non far sapere in giro. Perché i media son tutti impegnati a raccontare che l’Europa è uscita dalla recessione, che tutto va bene purché il governo resti in carica.
Giorgio Napolitano assicura che aprire una crisi politica sarebbe fatale. Per il muratore piemontese è stato fatale questo governo, è stato fatale il governo di Monti e Fornero. D’altronde, mentre i politici del Pd spiegano che l’Imu deve essere pagata, chi non ha i soldi per pagarla si uccide. Nel disinteresse delle feste di partito, degli spin doctor che si occupano dei candidati da promuovere come fossero saponette o detersivi. Al muratore suicida non importava nulla delle rinunce del governo Alfetta ad un aereo tra la flotta di cui dispongono ministri e soci. Al muratore interessava un lavoro che consentisse di vivere. Ma il lavoro non c’è anche se gli analisti di servizio assicurano che la recessione è finita. Aggiungendo che, comunque, la disoccupazione aumenterà. E l’Imu non aiuterà certo i muratori, perché i costi delle tasse vengono sottratti non solo alla costruzione di nuovi edifici, ma anche alla manutenzione. Se i soldi non ci sono, i lavori si procrastinano. Ma Monti, il maggior responsabile del disastro, insiste che bisogna pagare. E se non si può pagare, si devono vendere gli immobili. Finendo in mezzo ad una strada, ma è Monti che ce lo chiede. I cartelli di vendita, appesi ovunque, portano ad una ridistribuzione del patrimonio immobiliare italiano. Nel silenzio assordante dei media. Perché a comprare, a prezzi di saldo, non sono i nuovi ricchi, i ceti emergenti, in una ridistribuzione sociale. No, a comprare sono le società degli speculatori. Sono quelli che i soldi ce li avevano già e che ora si possono arricchire speculando sulle difficoltà del ceto medio che si impoverisce. Sono loro i grandi sostenitori dei Monti, degli Alfetta.

10.5.12

LETTERA APERTA A VALENTINA NAPPI sul suo post del suo blog del 10\5\2012t del

Spett  Valentina 

Leggendo il tuo blog , pieni di spunti  e argomenti interessanti   che  permettono di conoscere meglio la  tua persona  e non identificarti solo  come  un attrice  , mi   chiedo  ma   che  cavolo lo fai un blog  ) non permetti alla  gente  , anche  con moderazione o sotto registrazione  , di commentare. Lascio qui il mio commento  al tuo ultimo post

                                        suicida a Pompei io non provo nessuna pena 



Non provo nessuna pena per la persona che oggi si è suicidata a Pompei lasciando una lettera contro Equitalia. Nessuna pena. Solo disprezzo. Puro disprezzo.E disprezzo anche il vescovo, che ha proferito le seguenti, a mio avviso squallide, parole: ”La gente si sente abbandonata. Anch’io durante la supplica ho detto di sentirmi abbandonato dalle istituzioni. Anche Gesù sulla croce si è lamentato: sono vicino e solidale ai familiari di quest’uomo”. Accostamento indegno. Specie perché si tratta di un suicida, e a parlare è un vescovo cattolico.


  che mi sembra  un  troppo cinico  , e troppo (  scusami  per la vecchia parola  desueta    sempre più dal punto  di vista  politico e  culturale  in quanto : <<  ( ...) Oggi Contessa ha cmbiato sistema,si muove fra i conti cifrati / ha lobby potenti ed amici importanti /e la sua arma più forte è comprarti,/la sua arma più forte è comprarti !/ (....)  non rinnego la mia vecchia strada /
L'utopia è rimasta la gente è cambiata,/la risposta ora è più complicata! >>   da  Mia dolce  rivoluzionaria dei Mcr  qui il resto  della canzone   ) Classista 

Posso capire  il tuo disprezzo  verso  il prete  perché magari sei atea  o  lo giudichi ipocrita .Ma  ma non verso chi si è suicidato perchè : << ( ...) Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri (....)  >> da 


Hai, scusa  la  durezza ma io preferisco la chiarezza la franchezza  anche se dura all'ipocrisia e   al tutto va bene , il  cinismo gratuito , hai perso un'occasione  per tacere . Ora  non è che voglia metterti  bavagli  di sorta  , ma avrei preferito  il silenzio ( in questo caso vedi video sopra  )  è la soluzione migliore  sia  al cinismo che al buonismo di circostanza . 
ciao  è stammi bene

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...