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8.1.24

DIARIO DI BORDO N °27 ANNO II .Matteo Concetti, suicida in carcere a 25 anni. La mamma: «Me l'aveva annunciato. Ammazzato dallo Stato»., In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin.,


Antonio Pio Guerra  • www.leggo.it  15 ora/e

«Mio figlio è morto per colpa loro, lo Stato l’ha ammazzato». La mamma di Matteo Concetti ci riceve fuori dall’obitorio dell’Inrca. È sera, ormai sono passate quasi ventiquattr’ore dalla morte di suo figlio. Piange ma non molla Roberta Faraglia, che da vent’anni vive a Rieti e lavora in ambito sanitario. Annuncia battaglia perché «questa è una tragedia che si poteva benissimo evitare». Se è vero che esiste un sesto senso materno, la signora Roberta aveva capito che qualcosa non andasse già la mattina di venerdì, quando ha incontrato per l’ultima volta suo figlio in una stanza di Montacuto.
Le parole choc della mamma
«A me e a suo padre ha detto: io mi impicco» racconta. Una precisa volontà manifestata anche agli agenti penitenziari. «Se mi riportate lì sotto (in isolamento, ndr) io mi ammazzo. Ho paura, non ci voglio stare» le parole pronunciate secondo sua madre. Perché Matteo soffriva anche di disturbi psichiatrici e faceva dei sogni strani. «Mi ha raccontato di aver sognato sua nonna che lo sollevava dal cappio che si era stretto intorno al collo» . Infatti Matteo voleva curarsi.
«Medicine negate»
«Con le stesse medicine che prendeva in comunità e che lo facevano star bene» dice la signora Roberta. Una possibilità che, sempre secondo lei, gli sarebbe stata negata. «Nessuno poteva prevedere un gesto di questo tipo, non essendo il detenuto di Montacuto a rischio suicidario» ha scritto il Garante dei detenuti marchigiano Giancarlo Giulianelli, ma la madre di Matteo non è dello stesso parere. «Aveva già tentato il suicidio nel 2017» ricorda. Poi punta il dito sulla sorveglianza: «Mi avevano promesso che avrebbero vigilato su di lui. L’hanno fatto?» si chiede. E annuncia battaglia. Al suo fianco c’è la squadra di Sinistra Italiana e della senatrice Ilaria Cucchi, a cui la donna si è rivolta. «Il ragazzo era incompatibile col regime carcerario. Questa storia dimostra quanto poco conti la vita umana in certi ambienti» commenta la senatrice.



In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin
the social post Pubblicato: 08/01/2024 09:35



Da un anno e otto mesi si trova in carcere per un’estorsione da 2 euro. E’ la storia di Kelvin Egubor, cittadino nigeriano di venticinque anni, recluso da venti mesi nel carcere a Poggioreale. La condanna è di cinque anni. In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin, mendicante senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno, è difeso dall’avvocato Salvia Antonelli, che chiede la sua assoluzione e la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari in comunità.
L’estorsione da 2 euro
Secondo l’accusa, il 25enne avrebbe imposto ad un uomo il pagamento di due euro minacciando di danneggiare la cappotta della sua auto, per parcheggiare a Fuorigrotta tra via Campana e via Giulio Cesare. Tutto è accaduto nel novembre 2021. La vittima ha chiamato la polizia che ha denunciato Egubor.
Egubor non faceva il parcheggiatore abusivo in zona, ma il mendicante. Si arrangiava con piccoli lavoretti come le pulizie della strada. La difesa ha fatto notare che non ci sono testimoni del fatto, mentre il Garante dei detenuti campani Ciambrello all’edizione napoletana di Repubblica ricorda «l’assoluta sproporzione di pena rispetto ai fatti contestati». E cita la sentenza della Consulta del maggio scorso che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del reato di estorsione nella parte in cui non prevede una diminuzione di pena non eccedente un terzo quando il fatto «risulti di lieve entità per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo». La sesta Corte d’Appello deciderà oggi il destino del cittadino nigeriano. «Spero solo di poter uscire dal carcere e ricominciare a vivere. Ma ci crederò soltanto quando senttirò bussare alla porta della cella e una voce mi dirà: “Sei libero”», dice Egubor.




31.12.23

Ricorre al Tar dopo la bocciatura in prima elementare, sentenza dopo 13 anni ma lui ha finito gli studi

concludiamo  questo  2023     coin  una  storia  tragico   comica   .  sul nostro  sistema  giudiziatrio italiano   e  su  cause  inutili  che  lo ingolfano   

A mio avviso i genitori del bambino la cui vicenda è riportata sotto hanno sprecato tempo ed soldi oltre ad aver intasato il tribunale e far pagare al contribuente il loro risarcimento . In un paese serio dovrebbero oltre a migliore la giustizia ( 13 anni per una sentenza !!! ) si dovrebbe punire o impedire che si facciano cause inutili . Anch'io ho avuto dei problemi simili , anche se non sono stato bocciato , ma sempre rimandato , ma mica ho fatto ricorso a tribunali , sono andato aventi lo stesso fino ( anche se ci ho messo più anni anzichè laurearmi dopo 4 anni di corso anni o al massimo 5\6 mi sono laureato dopo 15 anni ) alla laurea .

da   the  socialpost  del  31\12\2023




Vicenda incredibile a Civitanova Marche, in provincia di Macerata. I genitori di un bambino di 7 anni avevano fatto ricorso al Tar per la bocciatura del figlio in prima elementare: anno scolastico 2009-2010. Il bambino intanto prosegue gli studi, accolto con riserva in seconda elementare. La sentenza arriva, sì, ma pochi giorni fa, ben tredici anni dopo il ricorso. Il giovane, intanto, ha vent’anni ed è andato avanti negli studi, diplomandosi senza mai essere bocciato di nuovo.



“Aveva subito un pesante iter sanitario”

Il ricorso dei genitori riguardava la forte discrepanza tra i voti del bambino nel primo quadrimestre e quelli del secondo. Nel primo quadrimestre, infatti, il bambino aveva 7 in tutte le materie e 6 in condotta. A fine anno scolastico, aveva subìto 13 giorni di sospensione e la valutazione riportava diversi 5 e la bocciatura. I genitori fecero presente che il bambino aveva vissuto sin dalla nascita un pesante iter sanitario per problemi di salute congeniti.
Il Tar ha dunque accolto la richiesta e con un’ordinanza del 21 luglio 2010 sospende la non ammissione dell’alunno alla classe successiva con la seguente motivazione: “emergendo prima facie un’evidente ed ingiustificata discrasia fra la valutazione del primo e quella del secondo quadrimestre”.
Il Tribunale Amministrativo, con sentenza n. 910/2023, mette la parola fine alla vicenda e dichiara cessata la materia del contendere stante l’avvenuta conclusione del percorso scolastico dello studente, con onere per il Ministero dell’Istruzione di rifondere ai ricorrenti l’importo delle spese di cancelleria sostenute per incardinare il procedimento nell’anno 2010, a cui sono stati costretti per consentire il regolare percorso di studi ad un alunno di sette anni.

16.6.22

CANALE 5 MANDA IN ONDA LA FICTION SUL GIORNALE ANTIMAFIA CHE NEL 1981 ACCUSÒ B. parlerà di come già nel 1981 aveva denunciato i rapporti della mafia con Berlusconi

 

  • Il Fatto Quotidiano
  • MASSIMO NOVELLI
  • Nel 1981 il quotidiano L’ora di Palermo pubblicò alcune parti di un rapporto della Criminalpol, in cui venivano evidenziati i rapporti fra Marcello Dell’utri, amico e collaboratore di primo piano di Silvio Berlusconi, l’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancinimo, e altre persone a loro collegate, come il mafioso Vittorio Mangano, il famoso “stalliere di Arcore”. Il titolo di prima pagina del giornale diceva all’incirca che “Dagli affari di Ciancimino si arriva pure a Canale 5”. L’articolo e il titolo dell’ora non piacquero a Berlusconi (padrone, ovviamente, di Canale 5) e a Dell’utri, tanto che a Palermo si temette una querela miliardaria da parte del gruppo milanese. In ogni caso, da Milano si chiese un’intervista più
    o meno riparatrice, forse allo stesso Dell’utri. Io, all’epoca, lavoravo all’ora. Il direttore Nicola Cattedra e l’ex direttore Vittorio Nisticò mi mandarono quindi a Milano per quell’intervista. La missione però  fallì. Nel senso che, sebbene avessi contattato più volte Dell’utri e nonostante quest’ultimo mi avesse dato un paio di appuntamenti, alla fine tutto saltò. Evidentemente la Fininvest ritenne che sarebbe stato preferibile non riprendere l’argomento. L’episodio mi viene in mente adesso, nei giorni in cui proprio Canale 5 sta trasmettendo la fiction L’ora. Inchiostro contro piombo , dedicata alla storia del coraggioso quotidiano di sinistra e antimafia, chiuso per sempre nel 1992. Una fiction, peraltro, che non è stata per niente apprezzata dagli ex dell’ora, già prima ancora che venisse mandata in onda, al punto che alcun cognome vero dei suoi giornalisti, eccetto uno, compare nel film tv. Infatti nessun ex del giornale, e neppure i familiari di chi nel frattempo è morto, hanno concesso la liberatoria affinché potessero essere utilizzati i nomi reali dei cronisti e del leggendario direttore Nisticò. Al di là della fiction, tuttavia, è singolare, o paradossale, che sia Canale 5, i cui “affari” – per la Criminalpol e per L’ora – “portano” nel 1981 “alla mafia”, a diffondere una serie su un giornale antimafia. Questo perché a controllare la tv milanese è pur sempre la famiglia Berlusconi, quella del 1981. I casi, allora, sono due. O Canale 5, e i suoi padroni, sono stati colti sulla cosiddetta via di Damasco della mafia e soprattutto dell’antimafia, e il medesimo Dell’utri non considera più Vittorio Mangano “un eroe”. Oppure, come pare, di antimafia ce ne sono tante. Ce n’è una vera, seria, ma ai margini. E poi ci sono le altre: magari un po’ troppo “buoniste”, certamente retoriche, in realtà solo di facciata. Il dubbio intanto potrà essere sciolto, per quanto riguarda Canale 5, dal seguito della fiction. Si parlerà anche di quel titolo del 1981? O di quando, il 12 ottobre 1984, Fabrizio Ravelli rammentava su Repubblica: “C’è un filo che lega Vito Ciancimino al gruppo Berlusconi? L’articolo del quotidiano palermitano L’ora, che ha ipotizzato questo collegamento, ha provocato un gran trambusto a Milano. I magistrati milanesi che indagano sulla ‘mafia dei colletti bianchi’ si son visti tempestare di domande alle quali non hanno dato soddisfazione. E la Fininvest, capofila del gruppo Berlusconi, si è affrettata a diramare una durissima smentita”?



    10.9.21

    contro il femminicidio non bastano leggi occorre cambiare mentalità anche da parte delle donne . il caso di Angelica Salis

      N.b
    Avviso  a  chi  legge  il titolo  e li   poi commenta  senza leggere  il  resto dell'articolo ,  di contare  fino  a 10 se  non basta anche  di più    prima  d'esprimere  un commento   .

    Ieri Angelica Salis è morta in un lago di sangue, dopo sette coltellate. Ad ucciderla il marito.
    Qualche sera fa, la donna era riuscita a scappare scalza di casa e a chiedere aiuto in un bar: ma tutti avevano minimizzato la faccenda.
    Fin qui niente  di nuovo    , succede  ogni  volta  . Quello che  lascia perplesso   ed indigna   sono , i commenti a caldo della sorella della vittima:
    [...  ] Lui l'amava, non era violento, ha perso la ragione, le avrebbe regalato anche la luna, non è un femminicidio [....  segue  su screenshot  a  sinistra   ] 
      << Non vi stupite  <<  fa  giustamente   notare  l'amica  ( ho raccontato  su questo  blog la sua storia delle  violenze  psicologiche   e verbali  che  riceve  dal suo  ex     )   Patrizia Cadau   << Sono cose frequenti: una donna vittima di maltrattamenti non trova mai solidarietà neppure in famiglia. Anzi, le famiglie sono luoghi ostili, in cui ciascuno ha paura del giudizio altrui e ha vergogna per quanto accade e contestualmente, tende a giustificare il violento, in questo caso un assassino, e ad attribuire colpe e responsabilità alla vittima.La delegittimazione della vittima è così collaudata e potente, che ho letto pure che lei fosse depressa, quasi a giustificare il femminicidio: ma anche fosse, in una storia di violenza la depressione è una conseguenza della violenza non una causa. E poi il paradosso: lui uccide ma quella con presunti disturbi mentali è lei.>>
    E davvero per oggi non ci sono più parole  se  non   questa   : Angelica, che tu possa riposare in pace . 





    27.2.21

    come nei romanzi dI Saramago La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva

     Questi  errori   , di cui  trovate  sotto  , uno  degli ultimi  ,  in realtà  bisognerebbe  chiamarli paradossi  burocratici   sono   "l'applicazione  "  de  Le intermittenze della morte   romanzo di José Saramago ( 1922-2010 )  scritto a Lisbona nel 2005.


     [....] Il libro, come afferma l'autore, non è una riflessione filosofica sulla vita e neanche una “meditazione metafisica” sulla morte. È una situazione assurda espressa con un tono ironico e sarcastico, possibile grazie all'abilità dello scrittore, che dà giudizi severi sulla politica, sulla Chiesa e anche sull'uomo contemporaneo che, nonostante il suo trionfo sulla natura, senza la presenza della morte, riscopre tutta la sua fragilità. L'autore chiede di sospendere per un attimo il comune senso di realtà, inserire un aspetto nuovo, impossibile, assurdo e semplicemente di credervi. Tutto prenderà così senso e ogni cosa sarà perfettamente coerente e ovvia. Ci offre un panorama dove ci sono personaggi legati insieme da un'unica paradossale situazione, quell'appunto dell'assenza della morte, tutti presi a progettare e a filosofeggiare sulla nuova e anomala realtà presente davanti a loro. La protagonista assoluta è la morte, che vuole conoscere da vicino il violoncellista, resa antropomorfa, legata alle vicende umane, non astratta, impersonale, e invincibile. Il libro è narrato da un narratore eterodiegetico e contiene opinioni e commenti dell'autore. [...] 

                      da  https://it.wikipedia.org/wiki/Le_intermittenze_della_morte


    Insomma chi è vivo risulta morto ,chi è morto risulta vivo 🤪🤪🤪   e come   succede  spesso   anche    di recente    quando  vai  in ufficio  pubblico   e  l'impiegato\a  mostrandoti il terminale     ti dice  ma lei  è deceduto .  Poi    tu  ,  anziché  loro    che  fanno  gli errori  ,  devi porvi  rimedio    e dimostrare    con una fatica  del  genere 

    Asterix e la burocrazia: Come richiedere un documento in Italia? from Simone Giacometti on Vimeo.

    che  sei  vivo\a  e  purtroppo  non serve  la  carta  d'identità  o la  tua  presenza  .  

    Ecco la storia d'oggi in sintesi perchè ovviamente l' Articolo completo e nel giornale in edicola e nella sua versione digitale ovviamente a €


    da la nuova Sardegna del 26\2\2021

                              di Nadia  Cossu 

    La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva  

    Impossibile aprire la successione per l'eredità di una anziana deceduta durante un viaggio in Romania






    SASSARI.
    «Questo è un mio pensiero per tua figlia». Così l’anziana signora Michelina Marceddu, di Castelsardo, aveva detto a Costanza Delogu mentre le consegnava una busta gialla. Si conoscevano bene perché Costanza, insieme a sua figlia, lavorava in una cartoleria e l’immobile era di proprietà dell’anziana a cui spesso sbrigava commissioni e risolveva piccoli intoppi della vita quotidiana che una persona di quell’età e sola non avrebbe potuto gestire. Il 13 gennaio la Marceddu muore. Costanza Delogu viene a saperlo dopo un po’, perché nel frattempo si era trasferita a Tergu. A un certo punto, mentre rievoca ricordi di quella signora che si era sempre mostrata tanto buona e gentile con lei e con sua figlia, le torna in mente la busta gialla: «Quando l’abbiamo aperta siamo rimaste senza parole: mia figlia era stata designata erede universale». Ma dopo oltre un anno le due donne non sono ancora riuscite a beneficiare del lascito. Il motivo? Al Comune di Castelsardo la signora Michelina Marceddu risulta viva. E quindi non possono rilasciare il certificato di morte agli eredi.

    30.10.19

    Il vero artista, quello che ha qualcosa da dire e comunicare, non ha bisogno di essere adorato. È se stesso e questo basta, a prescindere dal risultato e dai successi ottenuti.il caso degli Stone Roses

      fonti





    Ogni grande capolavoro  noto o poco  noto   ha una storia da raccontare. Ed  è  questo  il caso d'oggi .  

    Nella storia  della musica ( e  non solo  )    capita  che  ci siano eventi  di    durata inferiore  ad una meteora   e finiti nel  dimenticatoio  dai media ufficiali (  salvo  che  non  finiscano per  essere usati  per  un colonna sonora  di grido    o  dalla pseudo cultura  del reveival  ). Infatti , come dicevo  dal titolo   del post  d'oggi   ,  c'è un gruppo, meno conosciuto di tanti altri, senza il quale non sarebbe esistita l’ondata brit-pop inglese. Infatti essi hanno fortemente influenzato gran parte della scena rock alternativa britannica a venire: gruppi come Oasis, Kasabian, Arctic Monkeys e Kings of Leon hanno esplicitamente ammesso di aver preso il gruppo di Manchester come riferimento essenziale per la loro musica.
    Gli Stone Roses sono considerati importanti esponenti della scena musicale Madchester che, conciliando i ritmi dell'acid house a influenze rock,avrebbe gettato le fondamenta del britpop.Si ispirano a stili quali il garage rock, il krautrock, il northern soul e il punk rock nonché ad artisti quali i Beatles, i Rolling Stones, i Beach Boys, i Byrds, Johnny Marr, Jimi Hendrix, i Jesus and Mary Chain, i Led Zeppelin, i Sonic Youth, i Sex Pistols e i Clash[15][16][17][18]. I loro due unici album differiscono stilisticamente. Se l'omonimo esordio (1989) unisce "chitarre rock, melodie avvolgenti e un apparato ritmico vicino al funky e alla musica da discoteca", con il successivo Second Coming (1994) si sono allontanati dalle atmosfere eteree del primo capitolo introducendo riferimenti alla musica dei Led Zeppelin.
    Il loro album d’esordio è un capolavoro e al suo interno è presente una canzone ipnotica e trascinante, I Wanna be Adored, forgiata dalla ritmica della coppia Mani-Reni, rispettivamente basso e batteria, sempre ricca di estro e inventiva, sulla quale Ian Brown canta: “Voglio essere adorato”.

    Il brano in realtà nasce per comunicare proprio l’opposto. Ian non voleva che la gente lo adorasse, stava cercando di dire che se vuoi essere adorato commetti un peccato, come una lussuria, un’ingordigia o qualcosa del genere. Perché? Semplice: il piacere dell’apoteosi è effimero e un vero artista lo sa. E, infatti, lui non deve vendere la sua anima, la fiamma della creatività brucia già dentro di lui.

    Buon ascolto 

    8.6.19

    OCCHIO A QUANDO CERCATE IN STERAMING CATCH22 DI CLONNEY A NON CONFONDERLO CON CATCH22 DI Mike Nichols.

    A volte capita che per sbaglio si vedano film caratteristici ed eccellenti .Ed è quello che mi è capitato cercando in streaming la serie tv Catch-22 di George Clooney .
    Catch-22, Christopher Abbott in una scena
                                                                     CATCH22    DI CLOONEY                                                                                                                    
     Infatti dopo quasi due ore : non vedendo clooney , vedendo che aveva una colorazione particolare rispetto alla purezza di quelli d'oggi , e che le spiagge ed i luogo della base non rassomigliava per niente a quello uno dei luoghi del set l'ex aeroporto di Olbia , mi sono accorto che era Comma 22 (Catch-22) un film del 1970  --  FOTO  A  SINISTRA  --diretto da Mike Nichols. Fu sentendo ml'ultima edizione del regionale che scopri che era una serie tv .
    il  film      del 1970 
     Allora mi domandai vederla o non vederla ? scelsi di vederla in quanto molte scenee due episodi su 6 sono girati nella mia Gallura anche se SPOILER Ha un po’ deluso. O forse non ha sorpreso. Tanta era l’attesa e l’aspettativa che avevamo creato intorno a questo Catch 22, la mini serie girata da George Clooney sulla pista dell’ex aeroporto di Venafiorita di Olbia (e anche a Viterbo) e nelle acque di Santa Teresa, che a vederlo veramente sul piccolo schermo ci ha lasciato un po’ con quella sensazione di inespresso. Sarà perchè, alla fine, come afferma https://www.galluraoggi.it/ , nelle due puntate girate in sardegna si è visto poco, o meglio, poco di veramente entusiasmante. C’era il tenente Sheisskopf (Clooney), intento a riprendere con veemenza il suo esercito dopo alcuni scandali e di comunela con il nemico . Si vedevano i bombardamenti nei cieli (che tanto hanno tenuto Olbia con gli occhi all’insù durante le riprese). C’era lo spazio al racconto della vita da campo, tra le esercitazioni e i momenti spensierati dei soldati e la follia di uno d'essi . Sicuramente è rimasto deluso chi credeva di riconoscere in maniera nitida le immagini della rada di Olbia o del vecchio aeroporto. La tecnica cinematografica dello sfumato, usata da Clooney, ha ovattato un po’ tutto, a partire dall’orizzonte, che avrebbe potuto regalare i riferimenti migliori. A risaltare in video è la bellezza del mare di Santa Teresa, che risplende con i suoi colori SPOILER .
     Infatti inizialmente lo reputavo magari condizionato dal film ( forse avrei dovuto aspettare a vederlo dopo il film ) più incisivo questo della serie un mezzo mezzo polpettone ma per questione di principio ed evitare rimorsi \ sensi di colpa nel lasciare a metà le cose iniziate l'ho visto fino alla fine e soprattutto per vedere le scene girate nella mia regione e s'era migliore la serie o il film . Poi invece leggendo un sunto del romanzo e sentendone il giudizio di una mia amica professoressa d'inglese mi sono accorto che SPOILER Pian piano, il microcosmo che hai attorno comincia a sgretolarsi sotto una montagna di morte, sangue, disperazione. 
    L'immagine può contenere: testo
    IL  ROMANZO 
    Non resta che appellarsi al Comma 22 per tornare a Coney Island. Solo che, quella postilla, è una vera e propria legge di Murphy: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Comincia così, tra campi, sudore e una strabiliante fotografia color ocra (Martin Ruhe) la miniserie Catch 22, show originale Sky in sei episodi (negli USA su Hulu), basata sull’omonimo romanzo antimilitarista di Joseph Heller, edito nel 1961.Comincia così, tra campi, sudore e una strabiliante fotografia color ocra (Martin Ruhe) la miniserie Catch 22, show originale Sky in sei episodi (negli USA su Hulu), basata sull’omonimo romanzo antimilitarista di Joseph Heller, edito nel 1961.Avendo come punto di partenza un romanzo fondamentale», ha raccontato Clooney, «e tenendo in considerazione il film di Mike Nichols del ’70 (dove c’era l’amico Bob Balaban, oltre ad un giovane Alan Arkin nel ruolo di YoYo, ndr.) abbiamo cercato di realizzare -- ha affermato Clooney -- un’opera sulle assurdità della guerra e del potere, perché puoi cercare di combatterlo ma senza riuscire a sconfiggerlo». Nei panni di Yossarin, un bravissimo Christopher Abbott, affiancato da Hugh Laurie, Kyle Chandler e Grant Heslov.

                                 Alan Arkin nei panni di Yossarian nel film del 1970: Comma 22. 

    Così, a proposito del potere, Catch-22 diventa la metafora, tutt’ora, delle aberranti declinazioni umane, che possono trovarsi anche sotto la stessa bandiera. «Viviamo in tempi di grande nervosismo e autoritarismo, quindi la satira sulla guerra è sempre attuale. Se Catch 22 mi farà entrare in politica? No, non sarebbe logico. Voglio continuare a fare quello in cui credo di essere bravo. , ha continuato l’attore e regista. Perché, come mostra la serie, dirompente e a tratti diabolicamente esilarante, l’epopea del bombardiere Yossarin è pura catarsi greca, arrivando ad un’evoluzione finale che SPOILER lo rende consapevole di cosa può significare ricevere una stupida medaglia di bronzo. C’è il tempo e c’è lo spazio della Seconda Guerra Mondiale, il cameratismo effimero che porta solo dolore, quando pian piano quei volti cominciano a non tornare in tenda. Una missione, due missioni, tre missioni. Fino ad arrivare ad un numero spropositato, spinto oltre da quegli ufficiali senza scrupoli ossessionati dal comando, a cominciare dallo smunto e perverso tenente Scheisskopf interpretato dallo stesso Clooney. «Tanto idiota quanto arrogante. Un personaggio perfetto per me, anzi grazie a lui ho potuto urlare in modo molto terapeutico». Perché, dietro la storia di Yossarin, idealista e romantico, si combatte la sua battaglia verso un mondo esterno che necessita della guerra e dei morti in battaglia, finendo per diventarne un tragico paradosso. SPOILER
     Del resto, lassù, tra le nuvole bianche dell’Italia, mentre più giù saltano per aria ponti e uomini, a volare e morire c’erano ragazzi che avevano appena lasciato il nido. Troppo piccoli e troppo impauriti per morire. Mentre le donne, la domenica, non rinunciano ad indossare un vestito a fiori, innamorandosi di quello straniero venuto da lontano, imbrattato dal sangue innocente di un soldato che non tornerà mai più a casa. E, alla fine, pure quell’allegro motivetto di Nat King Cole suona in modo diverso, «Straighten up and fly right Cool down, papa, don’t you blow your top».
    Un buon  Kolossal   che  rende  ,  forse  in  maniera   più sottile   e meno diretta   ma   non per  questo significativa  ed  eccellente  , in pieno   il   romanzo  . Tanto  da  superare   di  qualche spanna  il  film  del 1970 . Ha  avuto   tanto successo che  i  fans     ne  chiedono una seconda  stagione   . Infatti  concordo  con l'amico 






    Catch-22 è finita, la 2 stagione ci sarà? Credo proprio di no, il finale ha chiuso ogni possibilità di sequel, ma con gli americani non si può mai dire . George ci sta pensando



    mah staremo a vedere chi vivrà vedrà .
    L'adattamento televisivo del romanzo antimilitarista di Joseph Heller è stato concepito come una mini-serie o serie limitata che dir si voglia, pertanto non è previsto un seguito né una prosecuzione, quantomeno al momento. Non è stato annunciato alcun progetto di continuare la serie con una possibile stagione 2 di Catch-22, che si ritroverebbe a misurarsi con la sfida di superare o espandere gli eventi raccontati nel romanzo. Gli episodi 5 e 6  andati  in onda il 4 giugno su Sky Atlantic sono da considerarsi come gli episodi finali di Catch-22 che concludono la storia della mini-serie e non lasciano adito ad un continuo.
    Qualora Hulu o Sky decidessero di dare il via libera ad una seconda stagione di Catch-22, la serie si unirebbe a titoli come Game of Thrones, Big Little Lies e The Handmaid’s Tale nell'avere proseguito il racconto televisivo oltre le vicende dei romanzi da cui sono tratti. Catch-22 è stato tuttavia promosso come una mini-serie sin dal principio: una seconda stagione sembra pressoché impossibile. Pur vero è che lo stesso si diceva due anni fa di Big Little Lies, e la stagione 2 debutta il 18 giugno. Una possibile strategia potrebbe vedere Catch-22 virare verso il formato antologico, presentando una vicenda inedita con personaggi nuovi in ciascuna stagione e continuando a raccontare le situazioni  l SPOILER lasciate  in sospeso    dal romanzo   , dal  film  . Inmfatti   Vedremo se il protagonista sarà ancora vivo e troverà ( o ritroverà ) l'amore che alla base come militare e poi in cura da civile non è riuscito a realizzare . E il crimine , la violenza stupro e l'uccisione di una donna di vita , del collega il quale lui è costretto a tacere per evitare condanne per insubordinazione venga punito SPOILER vedremo come gli sceneggiatori e lo stesso Clooney che ha diretto ( oltre a recitare ) due puntate colmeranno " i buchi " presenti anche nello stesso romanzo

























    3.3.18

    Facebook ha un problema con i "Negri" (di cognome) Attivista politica oscurata per un giorno a causa di un vecchio post su Toni Negri, confuso con i "negri"



    FERRARA. Passano gli anni, eppure basta un vecchio post su Toni Negri (con la "N" maiuscola) per bloccare l'attività social di Elisa Corridoni, storica attivista ferrarese del partito di Rifondazione comunista, impegnata in questo giorni per la campagna elettorale di Potere al Popolo. Un giorno di oscuramento su Facebook andando a ripescare chissà come una frase per l'appunto legata a Toni Negri.Infatti  negli ultimi giorni il social dei social si è dimostrato un po' troppo zelante con le segnalazioni degli utenti per razzismo, tanto da sospendere due militanti della sinistra radicale per aver scritto la parola "negri". Peccato che Mauro Vanetti candidato con "Sinistra rivoluzionaria" a Pavia aveva citato la poetessa Ada Negri, mentre Elisa Corridoni di Potere al Popolo di Ferrara era incappata in una conversazione sul "cattivo maestro" Toni Negri

    «Sembra una barzelletta ma la realtà supera la fantasia: Facebook mi ha bloccata per due giorni per un contenuto nel quale ho scritto la parola "negri"; peccato che parlassi di Toni Negri... - così la Corridoni, della segreteria nazionale di Rifondazione comunista ed esponente di Potere al Popolo -. Per noi che siamo un partito piccolo e senza risorse non avere accesso a Facebook, che poi è anche il mio lavoro, visto che mi occupo di social media managing, è un danno gravissimo ed è imbarazzante assistere a questa escalation di errori da parte di questo social. Ci auguriamo che facciano al più presto chiarezza e che elaborino una strategia più efficace per censurare davvero i contenuti razzisti e xenofobi e non colpire invece chi lotta contro le discriminazioni».
    E va aggiunto che proprio fino a martedì, infatti, era stato il segretario di Rifondazione, Maurizio Acerbo, anch'egli candidato di Potere al Popolo, ad avere l'account Facebook bloccato per un suo contenuto su #Marx e antirazzismo.

    2.6.17

    A Bergün, piccolo paese dei Grigioni tra St. Moritz e Davos, firmata la delibera: divieto di scatti, pena multa di 5 franchi. E il sindaco fa appello alla Nasa: "Cancellate le nostre foto dall'alto"

    va bene porre un argine al trash fotografico e telematico , e allo sfruttamento commerciale € delle proprie bellezze naturalistiche come ha fatto il comune di San quirico borgo del Senese
    Ma  qui  si  esagera  e  si rischia  di scendere  nel  ridicolo  . Speriamo che la Nasa   glki risponda  con una sonora  risata  e peggio un  Vaff
    La singolare iniziativa del paesino svizzero di Bergun, che ha vietato ai turisti con delibera comunale di scattare foto nel suo territorio per non "rendere infelici quelli che vedono le nostre foto e non ci hanno visitato" non si ferma. In un video , vedere  sotto , del sindaco Peter Nicolay ha radunato tutti gli abitanti per fare un appello alla Nasa: "Sappiamo che avete nostre foto dal satellite. Cancellatele, grazie" 

    Infatti  


    A Bergün, piccolo paese dei Grigioni tra St. Moritz e Davos, firmata la delibera: divieto di scatti, pena multa di 5 franchi. E il sindaco fa appello alla Nasa: "Cancellate le nostre foto dall'alto"

    di GIACOMO TALIGNANI

    Così belli da causare infelicità negli altri. Con un po' di supponenza e molta strategia di marketing un piccolo comune svizzero di 507 abitanti ha deciso di vietare a chiunque lo visiti di scattare foto del suo paesaggio (e non solo). Pura trovata pubblicitaria? Non del tutto, dato che la questione è diventata legge: da poche ore il consiglio comunale di Bergün (noto come Bergün/Bravuogn) ha infatti ufficialmente votato a favore della delibera che vieta "di fare e pubblicare foto del comune e dei suoi paesaggi", pena una multa simbolica di 5 franchi.  

    Venticinque chilometri di innevate piste da sci, altre per il fondo, splendidi scorci montani per escursioni e con il suo centro situato a meno di 40 chilometri da Sant Moritz o Davos, Bergün - nel mezzo del cantone dei Grigioni nella regione dell'Albula - è convinta con la sua "straordinaria bellezza" possa far male a chi si imbatte in una qualsiasi fotografia che la ritrae.



    "E' scientificamente provato che belle foto delle vacanze sui social media rendono gli spettatori infelici perché non possono essere lì” scrive l'ufficio del turismo cittadino nella sua campagna anti "Fomo". Questa sigla sta per  "Fear of missing out" ed è una sindrome legata alla "paura di perdere un evento o qualcosa", insomma il "terrore" di essere tagliati fuori da qualcosa di bello a causa delle migliaia di foto postate sui social network.  
    In pratica, con questa curiosa motivazione, quelli di Bergün sono sicuri che chiunque si imbatta in uno scatto delle loro splendide vallate senza essere lì o averle visitate almeno una volta nella vita, possa soffrirne. Ci credono talmente tanto che - con indubbia trovata pubblicitaria - gli abitanti del villaggio sindaco in testa si sono ritrovati a fare un video appello persino alla Nasa: "Non fotografateci nemmeno dall'alto e cancellate le nostre foto" dice il primo cittadino in inglese fornendo le coordinate geografiche del suo villaggio.  
    Passata la legge, in men che non si dica dai profili social di Bergün sono scomparse molte delle fotografie del paese. "Bergün/Bravuogn è un bellissimo posto e noi non vogliamo rendere infelici le persone al di fuori della nostra comunità. Dunque anziché attraverso le foto, invitiamo chiunque a venirci a vedere dal vivo" ha spiegato orgoglioso il sindaco Peter Nicolay.  Premesso che la multa difficilmente verrà applicata ("è più che altro simbolica") è lampante come l'operazione sia parte di una strategia di marketing per attirare turisti, ha ammesso anche il direttore del turismo Marc-Andrea Barandun, ricordando però che "la legge è reale e in vigore". 
    Da Facebook a Twitter non sono mancate le prime critiche da parte dei viaggiatori da ora in poi a secco di selfie: c'è chi ha paragonato la scelta alle rigide leggi della Corea del Nord e  chi ha scritto che "allora non visiterò mai questo paese".  Lo stesso ufficio del turismo si è detto consapevole che la decisione "non piacerà a tutti" ma difende la sua scelta. Una scelta che, seppur differente, richiama ad esempi casi come quelli di San Quirico D'Orcia che impose una sorta di copyright sulle sue valli ultra fotografate (e sfruttate come immagini). 

    "Ma per noi l'importante è che si parli di Bergün"  ha precisato Barandun confermando la parte di trovata pubblicitaria dell'operazione, anche se sui social alcuni gruppi di appassionati di fotografia avrebbero già deciso di annullare il loro viaggio nella zona. Gli svizzeri comunque non mollano. "Al fine di rendere tutti consapevoli della bellezza del nostro paese di montagna oggi abbiamo bisogno di metodi coraggiosi e ne abbiamo scelto uno. Grazie per la vostra comprensione e saluti da Bergün". Chiaramente, solo testo e niente foto-cartolina di corredo.

    Guardate queste foto, potrebbero essere le ultime immagini di Bergun che vedete. Perchè questo paesino di 507 anime incastrato fra le montagne svizzere, a soli 40 chilometri da Sant Moritz, è talmente convinto di essere "così bello da causare infelicità in chi vede le nostre foto" che ha deciso di vietare ai turisti di fare foto nel suo territorio.



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    Tramite delibera comunale è stato infatti vietato ai visitatori di scattare immagini del paesaggio, che di solito venivano poi pubblicate sui social network. Cinque franchi di multa per chi non rispetta la legge. Una sanzione più che altro simbolica, dato che si tratta in parte di una trovata di marketing. Proprio dalla pagina Facebook del turismo di Bergün sono già state rimosse decine di fotografie, tranne quelle qui pubblicate. Ne compaiono invece di nuove: il cartello con il divieto di fotografare e sindaco e abitanti felici con delibera appena firmata in mano.





    10.5.17

    Di Gucci ce n'è uno solo: ristorante costretto a cambiare nome Prato, la multinazionale della moda e dell'abbigliamento ha inviato una diffida al ristorante "Gucci doc" di via dell'Accademia dove tutti si chiamano Gucci

    leggi anche 
    http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2016/06/05/news/il-gucci-doc-in-via-dell-accademia-1.13609221


    dopo  Armani    adesso anche Gucci si mette  a fare il preopotente  verso un debole reo  di essere  omonimo  dello stilista  .  Nonfaccio ulteriori  n  commenti onde  evitare   qualunquismi  , populismi , ed ovvietà  . lasdcio parlare  larticolo ed  eventualmente  i vostri commenti

    da http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2017/05/10/

    Di Gucci ce n'è uno solo: ristorante costretto a cambiare nome

    Prato, la multinazionale della moda e dell'abbigliamento ha inviato una diffida al ristorante "Gucci doc" di via dell'Accademia dove tutti si chiamano Gucci di Vittorio Vannucci



    PRATO. Prendersela con i più piccoli sembra andare di moda. E' proprio il caso di dire. Incredibile ma vero: un ristorante del centro di Prato, aperto da appena un anno, è stato costretto a cambiare denominazione niente meno che da Gucci, multinazionale della moda e dell'abbigliamento.E' la vicenda paradossale capitata al ristorante "Gucci doc" di via dell'Accademia 49 di Prato, aperto nel 2016 dalla famiglia Gucci, il babbo Fabio, la mamma Barbara, le figlie Laura e Martina Gucci. Il lavoro è filato via liscio per più di dodici mesi con le soddisfazioni e le fatiche di ogni giorno, quando una bella mattina i titolari si sono visti recapitare una lettera di diffida da Gucci direttamente nella casella della posta: "Vi diffidiamo dall'utilizzo della denominazione Gucci doc o adiremo le vie legali"

    Gucci vs i Gucci: la maison contro una famiglia di Prato: "Cambiate nome al vostro ristorante"questo il tono della missiva che non lasciava molto spazio all'immaginazione.Fulmine a ciel sereno per la famiglia di ristoratori pratesi. La strada che si poneva davanti era quella di un bivio, o rischiare di andare per vie legali con Gucci cercando di mantenere il nome con cui il ristorante si era già fatto conoscere e apprezzare, oppure cambiare denominazione ed evitare di ingaggiare la battaglia legale col colosso della moda: "Alla fine abbiamo optato per cambiare nome al ristorante - commenta Barbara madre di Laura e Martina e moglie di Fabio - purtroppo non abbiamo avuto scelta. Peccato, ci siamo rimasti molto male. Pare quasi che portare il cognome Gucci sia una colpa agli occhi di questi signori. Mio marito e le mie figlie si chiamano Gucci, essere penalizzati per questo è veramente assurdo".
    E anche le figlie Martina e Laura Gucci che gestiscono il ristorante assieme ai genitori, sobbarcandosi l'impegno e la fatica di tutti i giorni, hanno voluto commentare su facebook l'accaduto: "Ci scusiamo con la gentile clientela per la modifica del nome del nostro locale. Purtroppo, in questi mesi -spiegano le due sorelle- oltre all'attenzione dei clienti e appassionati di vino e buon cibo toscano, abbiamo attirato anche le 'attenzioni' sbagliate di chi porta il nostro stesso cognome, ma che è, ahinoi, più potente e ricco. Nonostante abbiamo cercato di farci valere - continuano Laura e Martina - abbiamo dovuto provvedere a modificare il nome al nostro ristorante, che però rimane intatto nella sua idea di buona cucina con quel mix di tradizione e innovazione che ci contraddistingue! Speriamo di vedervi presto da noi!". Il ristorante si chiama adesso Gi doc ristobistrò, una piccola modifica imposta per forza, che però non ha abbattuto il morale, l'inventiva e la voglia di fare della famiglia di ristoratori: "Il nuovo logo sarà caratterizzato da una G con tre puntolini e poi una I a forma di calice con il doc a chiusura di denominazione -aggiunge Barbara - per ribadire il concetto che porteremo avanti come prima e più di prima la nostra cucina con la solita ospitalità e semplicità".

    Tutti i Gucci nel locale di via...
    Tutti i Gucci nel locale di via dell'Accademia


    L'insegna Gucci Doc che dovrà essere...
    L'insegna Gucci Doc che dovrà essere cambiata





    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...