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10.9.21

contro il femminicidio non bastano leggi occorre cambiare mentalità anche da parte delle donne . il caso di Angelica Salis

  N.b
Avviso  a  chi  legge  il titolo  e li   poi commenta  senza leggere  il  resto dell'articolo ,  di contare  fino  a 10 se  non basta anche  di più    prima  d'esprimere  un commento   .

Ieri Angelica Salis è morta in un lago di sangue, dopo sette coltellate. Ad ucciderla il marito.
Qualche sera fa, la donna era riuscita a scappare scalza di casa e a chiedere aiuto in un bar: ma tutti avevano minimizzato la faccenda.
Fin qui niente  di nuovo    , succede  ogni  volta  . Quello che  lascia perplesso   ed indigna   sono , i commenti a caldo della sorella della vittima:
[...  ] Lui l'amava, non era violento, ha perso la ragione, le avrebbe regalato anche la luna, non è un femminicidio [....  segue  su screenshot  a  sinistra   ] 
  << Non vi stupite  <<  fa  giustamente   notare  l'amica  ( ho raccontato  su questo  blog la sua storia delle  violenze  psicologiche   e verbali  che  riceve  dal suo  ex     )   Patrizia Cadau   << Sono cose frequenti: una donna vittima di maltrattamenti non trova mai solidarietà neppure in famiglia. Anzi, le famiglie sono luoghi ostili, in cui ciascuno ha paura del giudizio altrui e ha vergogna per quanto accade e contestualmente, tende a giustificare il violento, in questo caso un assassino, e ad attribuire colpe e responsabilità alla vittima.La delegittimazione della vittima è così collaudata e potente, che ho letto pure che lei fosse depressa, quasi a giustificare il femminicidio: ma anche fosse, in una storia di violenza la depressione è una conseguenza della violenza non una causa. E poi il paradosso: lui uccide ma quella con presunti disturbi mentali è lei.>>
E davvero per oggi non ci sono più parole  se  non   questa   : Angelica, che tu possa riposare in pace . 





2.4.17

Fanno pensare le frontiere svizzere chiuse perché dall’Italia «entrano troppi ladri» e i sindaci leghisti che rispondo affermando che «chiudersi non risolve i problemi». E se un giorno diventassimo davvero noi le vittime dell’intolleranza?

articolo interessantissimo di http://www.tvsvizzera.it/tvs/effetto-trump_la-svizzera-chiude-le-frontiere-agli-italiani--e-la-lega-s-incazza-/43075128

                                       (Keystone)

articlo interessantissimo di http://www.tvsvizzera.it/tvs/effetto-trump_la-svizzera-chiude-le-frontiere-agli-italiani--e-la-lega-s-incazza-/43075128
Fanno pensare le frontiere svizzere chiuse perché dall’Italia «entrano troppi ladri» e i sindaci leghisti che rispondo affermando che «chiudersi non risolve i problemi». E se un giorno diventassimo davvero noi le vittime dell’intolleranza?
È recente la notizia che il Canton Ticino chiuderà tre frontiere con le province di Varese e Como - con tanto di sbarre - per impedire fisicamente il passaggio dalle 23 alle 5, per sei mesi. La motivazione? Dall’Italia «arrivano troppi ladri». Curioso, no?
E altrettanto curioso è sentire i locali sindaci della Lega Nord - sì, quella delle frontiere chiuse, del No a Schengen e degli applausi al muro di Donald Trump tra Usa e Messico - indignarsi contro questa decisione: «È una cosa che non ha senso, la sicurezza non si ottiene blindando i confini», ha dichiarato al Corriere della Sera Christian Tolettini, sindaco di Colverde, già segretario provinciale del Carroccio in provincia di Como. «Gli svizzeri non devono scaricare a priori la responsabilità dei furti sugli italiani», chiosa il primo cittadino del comune frontaliero. Applausi.
Pesce d'Aprile in anticipo. No, ma potremmo comunque riderci su, fosse un caso isolato. Non lo è, però. Perché in quest’epoca impaurita e regressiva, di contrappassi è piena la cronaca recente. Chiediamo dazi per difendere le nostre produzioni e rischiamo di veder colpire il nostro export - l’unica cosa che tiene in piedi davvero la nostra economia - dalle velleità protezioniste dell’America di Donald Trump Malediciamo l’Euro, causa primigenia di tutti i nostri mali, e ci ritroviamo a tremare al solo pensiero che la Banca Centrale Europea cessi di comprare il nostro debito pubblico il prossimo anno. Ce la prendiamo coi migranti che arrivano a Lampedusa e ci indigniamo se qualcuno adombra solamente la possibilità che ai nostri migranti - pardon, expat - possa toccare la stessa moneta, con la Brexit.
A legare fra loro ognuna di queste piccole vendette del destino la medesima paura: e se il confine si spostasse un po’ più in alto, dal Mediterraneo alle pendici delle Alpi?Se ci ritrovassimo improvvisamente dalla parte sbagliata della frontiera? Se l’Italexit - o Exitaly, più bello - tanto agognata dai nostri sovranisti non fosse che questo, un giro di filo spinato o una sbarra lungo il confine che ci divide dall’Europa del Nord, ributtandoci mani e piedi nel Mediterraneo? Se dopo aver tentato invano di fare della Libia il nostro Messico e del Mediterraneo un muro, finissimo noi per noi per essere il Messico dell’Europa ?


Sarebbe  bello   cosi almeno capiremo    cosa  vuol dire  dare retta   e  accogliere  acriticamente   \  passivamente le politiche  xenofobe  e  populiste   della lega  e  simili   





essere il Messico dell’Europa?

16.1.13

Pagatevi anche l'aria che respirate . ticket d'ingresso nel parco giochi a Bologna

Leggendo questa  news  , mi accorgo   che  ed  è  il caso  successo  
A Bologna il paradosso diventa realtà. Un assessore propone di pagare un ticket per entrare nei parchi pubblici e per i giochi dei bambini. La valorizzazione capitalistica delle metropoli non ha alcun pudore.
Finalmente  una risposta   a quella    domanda  in cui  Molte volte ci siamo ripetuti come paradosso che prima o poi ci faranno pagare anche l'aria che respiriamo o introdurranno la tassa sulla tosse. Ma la realtà supera sempre la fantasia .  Infatti   cosa  dice sempre  il  portale  Contropiano.org  

 ecco che un assessore comunale di Bologna, anche lei un tecnico prestato alla politica, avanza la proposta adeguata. L'ispiratrice è Patrizia Gabellini, docente al Politecnico di Milano e assessora all'urbanistica della Giunta Merola. La proposta è quella di far pagare un ticket di uno o due euro per l'uso dei giochi nei parchi pubblici da parte dei bambini. “Si stiamo prendendo in considerazione l'idea di privatizzare alcuni dei giochi per bambini nei parchi pubblici, abbiamo già ricevuto alcune proposte da parte di imprenditori e, qualora andasse in porto, sarebbe previstoun ticket di 1 o due euro, dipende...” dice l'assessora Gabellini (nomen omen viene voglia di dire) al Corriere della Sera. Ma si sa che il modello emiliano del XXI Secolo ha sempre qualche correttivo per le opzioni più brutali. Tra le ipotesi per edulcorare questo orrore economico e sociale, ci sono anche altre strade come “l'autogestione da parte dei genitori o forme di sponsorizzazione”. 
La motivazione come al solito è economica: il Comune spende quasi 800mila euro l'anno per la manutenzione di 128 parchi pubblici e quasi 1.300 tra scivoli, piccole giostre e casette dei sette nani. Quindi pagatevi l'aria “pulita” e i giochi dei vostri bambini.
Le innumerevoli imposte, tasse e balzelli già esistenti, e quelle in arrivo, non bastano più per assicurare il patto tra cittadini e istituzioni: tasse in cambio di servizi. Adesso oltre alle tasse occorre pagarsi anche tutti i servizi. E' la rottura unilaterale di un patto da parte dello Stato e delle amministrazione locali e la cosa non dovrebbe rimanere senza conseguenze.Il paradosso bolognese non deve però sorprendere oltre un certo limite. Da tempo infatti segnaliamo che la lotta per lo spazio e il tempo nelle metropoli è un motivo di conflitto strategico tra la logica della valorizzazione capitalistica e il diritto alla città. Negli agglomerati urbani lo spazio è sempre meno, perchè uno spazio vuoto non messo a valore viene considerato dai “prenditori” uno spreco. Non solo ma diventando lo spazio vuoto (tali vengono considerate le aree verdi) un bene sempre più scarso, è dis-econonomico che sia gratuito e dunque la sua fruizione deve essere messa a pagamento. Un esempio lampante sono le strisce blu che disegnano le strade. E' sufficiente cambiare il colore delle strisce affinchè quello spazio vuoto debba essere pagato per parcheggiare. Coerentemente a questa logica non potevamo che aspettarci di dover pagare anche il verde pubblico e i giochi per i bambini. Anche l'aria resa un po' più respirabile dagli alberi o un tempo di vita sottratto alla giornata lavorativa sociale (sempre più lunga) come quello che magari uno dedica ai propri bambini per portarli a giocare in un parco, diventano uno sperpero nella logica del capitale. Se non possono estorcere valore direttamente sul lavoro, ti fanno pagare tutto il resto, incluso il verde pubblico, lo spazio vuoto, il tempo sottratto alla produzione sociale.
C'è materia per discuterne e mobilitarsi, ma soprattutto c'è materia per una rivoluzione, vera però.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...