Visualizzazione post con etichetta ipocrisia dei malpancisti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ipocrisia dei malpancisti. Mostra tutti i post

2.4.17

Fanno pensare le frontiere svizzere chiuse perché dall’Italia «entrano troppi ladri» e i sindaci leghisti che rispondo affermando che «chiudersi non risolve i problemi». E se un giorno diventassimo davvero noi le vittime dell’intolleranza?

articolo interessantissimo di http://www.tvsvizzera.it/tvs/effetto-trump_la-svizzera-chiude-le-frontiere-agli-italiani--e-la-lega-s-incazza-/43075128

                                       (Keystone)

articlo interessantissimo di http://www.tvsvizzera.it/tvs/effetto-trump_la-svizzera-chiude-le-frontiere-agli-italiani--e-la-lega-s-incazza-/43075128
Fanno pensare le frontiere svizzere chiuse perché dall’Italia «entrano troppi ladri» e i sindaci leghisti che rispondo affermando che «chiudersi non risolve i problemi». E se un giorno diventassimo davvero noi le vittime dell’intolleranza?
È recente la notizia che il Canton Ticino chiuderà tre frontiere con le province di Varese e Como - con tanto di sbarre - per impedire fisicamente il passaggio dalle 23 alle 5, per sei mesi. La motivazione? Dall’Italia «arrivano troppi ladri». Curioso, no?
E altrettanto curioso è sentire i locali sindaci della Lega Nord - sì, quella delle frontiere chiuse, del No a Schengen e degli applausi al muro di Donald Trump tra Usa e Messico - indignarsi contro questa decisione: «È una cosa che non ha senso, la sicurezza non si ottiene blindando i confini», ha dichiarato al Corriere della Sera Christian Tolettini, sindaco di Colverde, già segretario provinciale del Carroccio in provincia di Como. «Gli svizzeri non devono scaricare a priori la responsabilità dei furti sugli italiani», chiosa il primo cittadino del comune frontaliero. Applausi.
Pesce d'Aprile in anticipo. No, ma potremmo comunque riderci su, fosse un caso isolato. Non lo è, però. Perché in quest’epoca impaurita e regressiva, di contrappassi è piena la cronaca recente. Chiediamo dazi per difendere le nostre produzioni e rischiamo di veder colpire il nostro export - l’unica cosa che tiene in piedi davvero la nostra economia - dalle velleità protezioniste dell’America di Donald Trump Malediciamo l’Euro, causa primigenia di tutti i nostri mali, e ci ritroviamo a tremare al solo pensiero che la Banca Centrale Europea cessi di comprare il nostro debito pubblico il prossimo anno. Ce la prendiamo coi migranti che arrivano a Lampedusa e ci indigniamo se qualcuno adombra solamente la possibilità che ai nostri migranti - pardon, expat - possa toccare la stessa moneta, con la Brexit.
A legare fra loro ognuna di queste piccole vendette del destino la medesima paura: e se il confine si spostasse un po’ più in alto, dal Mediterraneo alle pendici delle Alpi?Se ci ritrovassimo improvvisamente dalla parte sbagliata della frontiera? Se l’Italexit - o Exitaly, più bello - tanto agognata dai nostri sovranisti non fosse che questo, un giro di filo spinato o una sbarra lungo il confine che ci divide dall’Europa del Nord, ributtandoci mani e piedi nel Mediterraneo? Se dopo aver tentato invano di fare della Libia il nostro Messico e del Mediterraneo un muro, finissimo noi per noi per essere il Messico dell’Europa ?


Sarebbe  bello   cosi almeno capiremo    cosa  vuol dire  dare retta   e  accogliere  acriticamente   \  passivamente le politiche  xenofobe  e  populiste   della lega  e  simili   





essere il Messico dell’Europa?

3.5.15

se invece di lamentarci \ arrenderci alla crisi ed scaricare le frustrazioni sui diversi gruppi etnici andassimo a fare i lavori che fanno loro .I cinesi scoprono la campagna: boom di orti e serre in Toscana Nella piana tra Firenze e Prato crescono gli insediamenti


Leggendo l'articolo  sotto  mi chiedo   come mai la lega  e altri malpancisti  ( nessuno  escluso  M5  compreso  )   si lamentano   degli extracomunitari  che   sbarcano  sule  coste  ma  non si lamentano    di  fatti come questi 

I cinesi scoprono la campagna: boom di orti e serre in Toscana Nella piana tra Firenze e Prato crescono gli insediamenti. L'allarme della Coldiretti: "Servono controlli sui semi e sui fitofarmaci"di LAURA MONTANARI    
da  http://firenze.repubblica.it/cronaca  del 30 aprile 2015









Sono cresciuti «nel giro di paio d'anni, anche meno». «Prima quei campi erano abbandonati» dice uno affacciandosi alla finestra di una casa che dà sulle serre e sugli orti coltivati dai cinesi lungo la piana. Campagne tra Firenze e Prato, zona di Paperino, di Sant'Angelo a Lecore, di San Giorgio, di Galciana. È qui che sta crescendo piano piano un'altra Chinatown, rurale e povera. Popolata di contadini, molti dei quali non parlano italiano: «Sono venuti in Italia con le famiglie, ma sono vecchi per il lavoro in fabbrica» racconta Guo, 44 anni, agricoltore. Sono un effetto collaterale della crisi economica: «Non c'era lavoro in fabbrica - riprende il contadino cinese - così sono venuto in campagna a coltivare la terra».
Via del Pozzo è una strada a curve nella zona di Paperino (Prato). A un certo punto, da una parte si incontra il cimitero, dall'altra uno sterrato che porta a una decina di serre protette da teli di plastica. Dentro ci sono fagiolini e insalate, melanzane, tantissimi cavoli e pomodori. Dall'altra parte della strada è cresciuta una specie di discarica: pezzi di arredamento, una Espace abbandonata, un camion, pezzi di ferro e reperti da archeologia degli elettrodomestici alla deriva. «I cinesi con la discarica non c'entrano, sono i romeni che trafficano» dice uno che passa in macchina. Racconta però che dai campi coltivati si vedono ogni tanto i falò «bruciano di tutto, cassette e plastica. Ma non è vietato?».
Orti cinesi, sequestrate sementi importate illegalmente Si moltiplicano i cinesi che fanno gli agricoltori, la Coldiretti parla addirittura di «land grabbing», un «accaparramento cominciato a Prato e che si sta estendendo ad altre parti della Toscana» sostiene Claudio Lombardi segretario pratese dell'associazione di categoria. Secondo i calcoli di Lombardi sarebbero già oltre un centinaio gli ettari di terreno affittati ai cinesi. Intanto conviene: «Il prezzo medio pagato per   un affitto annuale di un ettaro di terreno è di 250-300 euro, ma i cinesi - spiega un investigatore del corpo forestale - ne pagano anche 1.200-1.300 e con contratti regolari». Il fenomeno è giovane. O meglio, un certo numero di contadini cinesi ci sono sempre stati, ma negli ultimi anni sono cresciuti in maniera esponenziale probabilmente per effetto della crisi non solo del pronto moda ma anche delle borse (a Campi Bisenzio) e per lo svilupparsi di un commercio  e di una ristorazione che ha bisogno di prodotti freschi a basso prezzo.
I numeri di Chinatown sono grandi, oltre 30mila persone. Così creare una rete agricola è diventata una necessità e una speranza di lavoro. Guo, sul suo trattore, nei campi che si vedono da via Castelnuovo, periferia di Prato, racconta: «La terra, sei ettari, il proprietario me l'ha data gratis, lui non la coltivava più perché non gli rendeva. Io ricambio dandogli una parte del raccolto».


Ha comprato a rate un trattore e adesso è qui a coltivare nelle serre cavoli di vario tipo, meloni, zucchine e altri ortaggi. «La fabbrica non faceva per me, sto meglio in campagna». Guo è fra i pochi ad avere un trattore, la maggior parte dei contadini che si incontrano tra Firenze, Campi e Prato usano vecchie zappe, badili e carriole scassate. Seminano con le mani e con le mani tolgono le erbacce. Spesso nei pressi delle serre si trova parcheggiata una roulotte dove i braccianti si riposano o mettono gli attrezzi o vivono e fanno la guardia ai raccolti: «Replicano nelle campagne il modello azienda-casa che abbiamo già visto nell'industria» sottolineano la Coldiretti che chiede più controlli. «Il nostro obiettivo - dice Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - è di tutelare le imprese senza distinzione di nazionalità. Ci battiamo per la trasparenza e per il rispetto delle regole, da anni ci battiamo anche contro gli ogm e ci troviamo a fare i conti con semi made in China di cui non sappiamo nulla e che vengono per lo più importati illegalmente».
Spesso vicino alle serre ci sono parcheggiati dei camion telonati: vengono usati per il trasporto dei prodotti. Gli ortaggi, da queste periferie, arrivano ai mercati e ai negozi di alimentari a Chinatown. Qualcuno sibila che i cinesi vendono anche a prezzi stracciati agli ambulanti italiani. Il problema non è a chi vendono, semmai quello del rispetto delle regole e dei dosaggi dei fitofarmaci e dei fertilizzanti. Una cosa è certa e lo si capisce al primo colpo d'occhio entrando in una delle tante serre: i cinesi che abitano questa campagna toscana non praticano agricoltura biologica. Ci sono sacchi e sacchi di concimi vari, per esempio la Pollina, un concime organico ottenuto dal riciclaggio per trattamento industriale delle deiezioni degli allevamenti avicoli. È un prodotto che sta a metà fra i fertilizzanti organici e i concimi chimici.
Le giornate dei contadini cinesi cominciano appena fa giorno: sbucano nei campi, alcuni arrivano sulle biciclette. Chi affitta la terra non la coltiva direttamente, ma assume dei braccianti. Sono loro quelli che si incontrano nelle serre, coi cappelli di paglia stracciati, gli stivali e le facce sfinite dalla stanchezza.


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...