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23.12.20

Morte pasoliniana di Pier Paolo Pasolini di Matteo Tassinari

 Mi  scuso  con l'interessato   per  il ritardo con  cui  pubblico il suo  post . Ma  fra  :  1) lavoro   , 2)  impegni  con  la  classe  per  la  festa  (  faremo solo   quelli religiosi  e non civili causa covid  ) patronale  di    agosto., 3) corvée  domestiche  , 4  )  il  blog    solo ora  trovo il tempo  . Buon lettura  








Un uomo inquieto, in tempesta col mondo
COL VENTO NEI SUOI CAPELLI IN FESTA
Nulla è più  anarchico del potere



La vittima ideale

IL GESU' "VISTO" DA PASOLINI nel film da lui diretto: "Il vangelo secondo Matteo". Una vittima ideale. Solo il volto di Pasolini era un po’ diverso, un volto profondamente segnato, un volto quasi da Cristo, ma un Cristo molto diverso dal terribile Cristo putrefatto di Matias Grünewald o, tanto meno, dal Cristo oleografico dell’iconografia cattolica. Insomma, anch’esso, un Cristo molto normale, un Cristo piccolo borghese. Pasolini non aveva, nei gesti, nel parlare, nel modo di porgersi, nulla della “checca”. Anzi, era piuttosto virile. La scena cambiava ogni qual volta stava in compagnia con sua madre e quest’uomo, l'intellettuale furioso che s'"infantilizzava" per "mendicare" coccole e la mano, in una ricerca d'affetto quasi imbarazzante nella persona da lui più amata. E' difficile immaginarsi un Pasolini, sempre a muso duro, sempre pronto a fare a "cazzotti" verbalmente con chi calpestava verità e giustizia, dare i bacini a sua madre, o tenersi mano nella mano e camminare lungo viali alberati nebbiosi. O forse è semplicissimo, quando hai tanti nemici, a tratti, hai bisogno di tornare bambino e la madre diventa la figura emblematica dell'amore e della tenerezza. Tenerezza.


A MENDICAR TENEREZZE




Adescamento bestiale Pier Paolo Pasolini - Antonello Morsillo


 Profondo  nero




NON SI PUO' TRATTARE, qui, in poche righe, l’opera di Pier Paolo Pasolini. E' possibile invece ricordare una frase che scrisse nel 1962 inserita ne “Le belle bandiere”: "Noi ci troviamo alle origini di quella che sarà la più brutta epoca della storia dell’uomo: l’epoca dell’alienazione individuale e sociale. Questo per un fiorire estremo della tecnologia che sperpera ogni tradizione culturale. La corruzione sarà il male politico da difendersi". Parole dette più di 60 anni fa. Torna il dubbio: la P2 è responsabile o complice, del delitto Pasolini? Pino Pelosi che l'anno scorso dichiarò, com'è scritto sulla prima di copertina di "Profondo Nero". I responsabili della morte di Pasolini erano cinque uomini arrivati sul 
posto all'improvviso, come d'accordo, con una moto e una Fiat targata Catania. Fra loro due habituè dei luoghi di ritrovo di uomini di estrema destra del Tiburtino, Franco e Giuseppe Borsellino. Mentre lo picchiavano, lo pestavano a sangue gridavano: "Sporco comunista! Frocio, ecco quel che ti meriti" e botte fino a sfinirlo, sfigurarlo per poi passarci sopra con la macchina spezzando il tronco corporeo per il peso della macchina. Famose le parole di Pelosi agli atti, quando disse: "Se tu uccidi qualcuno in quel modo, o sei pazzo o hai una motivazione forte. Siccome questi assassini sono riusciti a sfuggire alla giustizia per trent'anni, pazzi non sono certamente. Quindi avevano una ragione, una ragione importante per fare quello che hanno fatto". Uno spettacolo orrido, non volevano solo che morisse Pasolini, ma che soffrisse anche e tanto, quasi una vendetta per tutto quello che aveva reso noto. Pelosi, il borgataro che da ragazzino gli piovve addosso una botta di quelle che non si reggono, è a tutt'oggi impaurito da quei cavalieri della morte 60enni e come, in che maniera, hanno picchiato Pier Paolo Pasolini, anche se non si sa se siano ancora vivi.

Una      storia
sbagliata


Il corpo di Pier Paolo Pasolini
dopo il pestaggio avvenuto
all'Idroscalo di Ostia la notte tra
il 1° ed il 2° novembre
ad opera dei Servizi segreti
dello Stato e mafia

La malvagità è nel non saper
nemmeno che si è malvagi
SE PETROLIO fosse stato pubblicato, Pasolini sarebbe ancora vivo. Come è vero che se Saviano non fosse riuscito a pubblicare in tempo "Gomorra", sarebbe morto come Pasolini. Stava lavorando ad un romanzo, "Petrolio", dove alludeva con fatti precisi e e puntuali all'attentato e morte di Enrico Mattei, all'epoca presidente dell'Eni. Pasolini scriveva che Eugenio Cefis, citato con un nome di fantasia che corrispondeva a "Troio Berda Inquisitorio", era responsabile di troppe illegalità. Intanto, Cefis, diventa Presidente dell'ENI. Cefis è colpevole anche di aver fondato la feccia del pianeta, la Loggia Massonica P2, assieme a Licio Gelli il Venerabile, così lo chiamavano nel linguaggio massonico. Il Governatore della Banca Italia di allora Guido Carli, lo definì un importante esponente della borghesia di Stato (?). Per i soloni spocchiosi giornalisti Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani, le penne saccenti del giornalismo economico-finanziario di Repubblica, penne “orribilis” c'era parecchia carne da mangiare. Cip e Ciop, Scalfari e Turani, hanno scritto un libro su Eugenio Cefis, dove viene presentato come una personalità rappresentante della vera "razza padrona" dell'epoca, quella del club esotico di Enrico Cuccia presidente e amministratore delegato di Banca Italia, gli Agnelli, Confindustria ed i sindacati che ci siano o no, nulla cambia.
Santa Sanctorum, la sede di Banca Italia 
ERANO GLI anni '70 e il mondo sindacale ci diede la opportunità di capire come era vuoto il peso della triade.
Per capire il personaggio Cuccia, basta dire che è stata una delle figure di spicco più importanti della scena economico-finanziaria italiana del XX secolo (60 anni di onorato lavoro ai massimi vertici) senza mai rilasciare una sola intervista. Vi sfido a trovarne un altro. Tornando al nostro all'ideatore e mandante dell'omicidio Pasolini, Eugenio Cefis, era uno che girava il mondo con tre orari diversi. I due spocchiosi cronisti, continuarono osservando che: "l'autenticità e genialità dell'uomo d’affari e su cui l’Italia poteva contare affidandogli incarichi importanti governativi". Avevano capito proprio tutto, il filosofo fallito (Scalfari) e Turani, uno che avrebbe voluto essere Franco Lattanzi, un banchiere anarchico sconosciuto, ma dalla grande capacità di decodificare i flussi economico-finanziari internazionali e soprattutto dalla penna che vibrava quando la prendevi in mano, talmente era bello leggerlo. Alto dirigente del gruppo Unicredit e agitatore della contestazione, per finire in una storia dall'epilogo sull'isola di Ventotene da sceneggiatura noir con una improvvisa caduta dalle scale e rottura dell'osso del collo. “Voleva stare da solo ed era andato nella casa del cognato”, testimonia la moglie. L'ennesimo mistero.

                                                   Giovanni Agnelli con Eugenio Cefis

MA A CAUSA DELLA SUA FUGA dall'Italia, nel '77, il suo posto fu preso da Licio Gelli. Cefis, di Cividiale del Friuli, teorizzava un golpe bianco, senza l'uso dei militari e della violenza, attraverso il controllo dei mezzi di informazione, come descritto in seguito nel "Piano di rinascita democratica" di Gelli. Per Pasolini, l'assassinio Mattei, è il 1° di una ampia carrellata di stragi di Stato di cui Cefis ha preso parte in qualche misura più o meno diretta. Opinione sottolineata da Amintore Fanfani che proprio un ribelle non era e Che Guevara pensava fosse un giocatore oriundo: "forse l'abbattimento dell'aereo di Mattei, più di vent'anni fa, è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese, il primo atto della piaga che ci perseguita." Se il libro "Petrolio" fosse riuscito ad uscire, fosse stato pubblicato, forse Pasolini sarebbe ancora vivo. Pensate a Roberto Saviano. Se non fosse riuscito a pubblicare "Gomorra", ora sarebbe morto da un pezzo. Quando un pezzo, un'inchiesta riesci a pubblicarla, sei quasi a posto, non si sa mai. Perché quello che era un segreto inviolabile, ormai, grazie alle inchieste pubblicate, il più è fatto. Anche se a certi livelli è obbligatorio guardarsi spesso e volentieri alle spalle, perché esiste anche, soprattutto fra i criminali, il senso della vendetta, il fartela pagare facendoti molto male, se non chiuderti la luce per sempre su questa crostone di terra che tutti i giorni calpestiamo. 

Un delitto infinito
Cos'è questo golpe?





Io so

Scritti Corsari
di Pier   Paolo  Pasolini

Corriere della Sera

Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).



OGNI TANTO si avvicinavano dei ragazzi, le classiche "marchette" e scambiavano due chiacchiere in modo molto pulito e Pasolini rinasceva spiritualmente. Era vero amore quello, ve lo dico. Uno di questi lo avrebbe ucciso. Il Pci e tutti i suoi vassalli e vassallieri, nella loro ipocrisia, non hanno mai accettato che Pasolini fosse morto com'é morto. Cioè, loro, che non centravano nulla, volevano decidere i gusti sessuali di Pasolini. Come i genitori coi loro figli: "Fai il bravo a scuola e non far arrabbiare la maestra". Si sa, Colpa e pene sono gemelle, anche perché spesso è l'innocente a portare la pena del reo bastardo. Poi ci vengono a dire che la pena nell'ira non conosce né modo né misura. Come minimo doveva essere stato un complotto dei fascisti, fantasticheria cui diede voce per prima Oriana Fallaci che aveva orecchiato qualcosa dal parrucchiere mentre si faceva i bigodini blu. Non si è mai capito che il fondo
oscuro di Pasolini, era necessariamente l’humus al suo essere artista visionario e, soprattutto, un grande, grandissimo intellettuale. “L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perché questo è l'ordine che egli inconsciamente ha ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi "diverso". “Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una falsa uguaglianza ricevuta in regalo”, scriveva sul Corsera Pier Paolo Pasolini, dagli Scritti corsari. Era il 1974. 
AD OGGI SI SA CHE I responsabili della morte di Pasolini erano cinque uomini arrivati sul posto all'improvviso, mentre Pasolini era in macchina con Pelosi. Come d'accordo, con una moto e una Fiat targata Catania, arrivarono sul posto improvvisamente. Si capiva che volevano 


fargli molto male, non gli bastava dargli una lezione ancorchè estremamente orrenda. Un odio profondo che Pelosi aveva avvertito e confermato ai giudici, per poi ridire tutto quanto due anni fa: "Fu un malvagio adescamento. Io ho le mie responsabilità, le conosco, ero solo un'esca utile ad attirare Paolo per poi farmi da parte. Quelli chissà da quando ci seguivano con la macchina, ma chi pensava che poi alle due di notte sarebbe successo quel che è accaduto? E poi noi due stavamo tranquilli in macchina". E' stato irretito solo come sanno irretire persone spietate, con il dovere di non ucciderlo soltanto, ma farlo soffrire col dolore di mille agonie.


18.7.19

morte di un poeta e di un filosofo

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Ma come poeta ? Camilleri è uno scrittore 🤔😒? Certo In senso stretto nell'ambito di una classificazione letteraria o estetica un poeta è uno scrittore di poesie. Il sostantivo deriva dal verbo greco ποιέω (traslit. poieo), il cui significato letterale è "fare". Ma molti  di loro si applicarono non solo nel campo della poesia, ma anche della commedia, della tragedia e della narrativa divenendo veri e propri letterati e intellettuali del loro tempo e dando vita a vere e proprie correnti poetico-letterarie.  Infatti  Il valore dei testi dei poeti va al di là del vero significato delle parole, e coinvolge aspetti fonetici e musicali, attraverso un linguaggio che spesso si presta a varie interpretazioni e può suscitare forti emozioni. Perciò in senso lato si suole definire poeta chiunque - artista o no - manifesti questa capacità nelle proprie opere o anche soltanto nel proprio modo di comunicare.Ed  è questo il caso  di  Camilleri .  Uno  che  porta persone   di diversa  provenienza  geografica   ed  esperienze   diverse (  vedere  gli stati sotto   anche se  entrambi laureati in filosofia siano concordi    nel ricordare  ed  arrivare  alle mie  stesse  considerazioni  su un grande  letterato  il  termine poeta  ci   sta  tutto








 vacanze siciliane un suo romanzo storico, o un giallo (ora lieve ora fosco) di Montalbano, o qualche altra opera.

Mangiavo ancora carne e, soprattutto, pesce all'epoca, così mi incapricciai della sua vasta e puntigliosa cucina letteraria. (Cucinai persino gli arancini seguendo la ricetta di Adelina).
Parallelamente scoprii la Sicilia barocca, quella messa in scena dagli sceneggiati (chiamiamoli col loro nome) di mamma RAI. Una Sicilia molto diversa dalla mia dei monti Nebrodi. Fu così che mi appassionai agli Iblei e al ragusano - Modica, Ibla, Scicli (la "città più bella del mondo" per Vittorini). Fu un incredibile andirivieni tra letture, viaggi, visione e immaginazione. 
Ma più di ogni cosa fu la lingua a farmi impazzire. Tutto quel mondo che avevo in me fin dalla mia infanzia, instillato goccia a goccia dai miei genitori, dai miei parenti nati agli inizi del secolo scorso, dai modi di dire, dalle storie di paura, dalle "iastime", dai racconti degli antichi - la "lingua-madre", appunto. Fu una nuova eruzione di sicilianità, però più consapevole. 
Camilleri ricreò quel mondo a modo suo, e contribuì - insieme a tutti gli altri poeti, narratori, visionari e contastorie di questa mia folle isola - a tenerne vivo il mito, che tuttora perdura. Con le tante luci - e le altrettante ombre. E lo sterminato desiderio di riscatto. 
Un'ultima cosa m'impressionò: le forti e pensose bracciate di Montalbano nelle sue nuotate in mare (l'equivalente, per me, del camminare per ridare senso al mondo).
L'aperto. L'orizzonte. L'oltre. L'altro. L'andare. 
È giusto l'ora del tramonto. Nuoterò con quella stessa foga.







Bizzarro come si possa godere della morte di un "comunista pdiota" (per chi non sa nemmeno come sia tenere un libro in mano dopotutto Camilleri non è niente di più) e sostenere con fanatico sentimento d'entusiasno un leader che si vende l'anima e l'Italia a Putin per un pugno di spiccioli.

Ovvero quando hai solo un neurone ed è pure irrimediabilmente spento. 


. Infatti  molti  hanno  reagito    a  gli insulti   con un odio costruttivo (  anche  se  per  la stampa  serva   sono   tutti insulti  )  verso  l'ipocrita ministro  degli interni   definendolo  giustamente   un "provocatore" e un "ipocrita". "Non hai avuto rispetto di lui da vivo dovresti solo vergognarti di onorarlo da morto!!!", "Se c'era una volta, nella vita che potevi non scrivere niente e stare zitto, era in questa occasione", "come telegramma può andare. Ma a volte il silenzio è d'oro", sono solo alcuni dei commenti comparsi sotto il tweet del ministro.

Se c'era una volta, UNA VOLTA, nella vita che potevi non scrivere niente e stare zitto, era in questa occasione.

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Concludo     sotto   rispondendo a  daniele  ormai davanti  agli insulti  ed  all'odio inutile   smetterò  (   ma    non credo di riuscirci   )   di indignarmi ed scrivere post  su  tali odiatori   come  ho  già  detto in precedenza su queste pagine  mi ci incazzerò neanche più. Tutti i giorni si vede di peggio. Temo che tra un po’ si arriverà alla resa dei conti, speriamo incruenta.Ed  è  per  questo che approvo la decisione della  famiglia  Camilleri  di volere  funerali privati 

P.s
proprio mentre  mi accingevo a scrivere le  ultime righe  di questo blog    apprendo della morte di Luciano de  Crescenzo   e  non trovando  parole   adatte    lascio    che a parlarne  sia la testimonianza    di chi o ha conosciuto  

La notizia della tua morte mi lascia senza parole. Sei stato un maestro eccezionale e ho avuto la fortuna di conoscerti. La tua dipartita lascia un vuoto incolmabile in chi ha amato i tuoi libri e la tua profonda ironia. Ti immagino adesso a passeggiare e dialogare con il tuo amato Socrate. Buon viaggio “nonno” Luciano. Tuo “nipote” Cristian #lucianodecrescenzo#decrescenzo #rip #bellavista #ilfilosofoimpertinente



con questo  è tutto buonanotte  

25.3.12

Antonio tabucchi morte di un poeta


mentre  scrivo  questo  post  mi ritornano in mente  le parole dei Modena  City  Ramblers    di questa  canzone della mia gioventu' Facebook emoticon Triste





e  questa frase  dello stesso Tabucchi   :<<  La vita non si racconta, te l'ho già detto, la vita si vive, e mentre la vivi è già persa, è scappata.  >>


Leggo  sulla mia bacheca  di facebook questo necrologio  per  la  morte  di  Antonio  Tabucchi
 << E' morto a Lisbona lo scrittore Antonio Tabucchi, aveva 68 anni. Noi lo ricordiamo. Ci lascia senza parole... (www.chiarelettere.it)   >>. La  sua morte  è e  come  quella di  De  andre  , di Dalla  , di Guerra , lascia  un vuoto immenso  nella cultura  ufficiale  italiana 
Adesso attaccheranno  con gli articoli ipocriti e  strappa lacrime  dei soliti ( salvo pochi  ) pennivendoli  . Che  di  solito   quando  era  in vita  se  non fosse stato per  sostiene Pereira  ( romanzo  e  film ) nopn lo cagava nessuno  se  non pochi    nonostante Il suo primo romanzo è del '73, Piazza d'Italia, mentre il 1984 è l'anno di Notturno indiano, da cui nel 1989 viene tratto un film di Alain Corneau e per il quale riceve in Francia il Prix Medicis, per il miglior romanzo straniero. Nel 1986 esce Il filo dell'orizzonte: anche da questo romanzo viene tratto un film (1993) con Claude Brasseur e la regia del portoghese Fernando Lopez. Nel 1989 il presidente della Repubblica portoghese gli conferisce l'Ordine Do Infante Dom Herique ed è nominato Chevalier des Arts et des Lettres dal Governo francese .  Infatti in  Italia  specie  in tempi  in cui  anche  la  rai   si sta  defilipilizzando  come  snob (  vedere  mio  post  precedente ) . Ma  ora  basta   altrimenti rischio di cadere  nel retorico    e nella banalità  più  comune  .
 Concludo permettetemi    ( e scusatemi  in particolare i miei utenti di  facebook )   l'ennesima citazione  musicale




Ma  come ho scritto sulla mia bacheca  di fb   (trovate     sotto  la  tagbord  di fb  per  chi  volesse  richiedermi l'amicizia  \  il contatto  li ) : << addio . non basteranno fiumi d'inchiostro e di retorica per ricordarti . lo faccio cosi , in mona a chi mi dice che sono banale , con questo pezzo tratto dfala colonna sonora dell'omonimo film >>


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...