nello scrivere
il post precedente m 'ero dimenticato di mettere nelle risposte agli
haters odiatori che non sono un assassino . Ma solo uno che vuole morire con dignità . Infatti ti se mi dovesse ( faccio gli scongiuri 🤞🤘👎 ) capitare una cosa del genere chiederò ed lascerò scritto ✍ o un vocale il mio fine vita in cui non solo : come ho lasciato nel modulo per la nuova carta d'identità voglio ( avendo già sofferto abbastanza ed vedendo grazie ad un trapianto ) che i miei organi e le mie cellule staminali siano donati a chi ne ha bisogno o alla ricerca per sconfiggere o ridurre malattie fin ora incurabili o curabili con difficoltà , ma che mi siano dati o ma on sono troppo forte per farlo il suicidio assistito o interruzione delle cure inutili ma di lasciare eventualmente quelle palliative Se invece dovesse capitare, ancora scongiuri ed cosa che non auguro ci si debba trovare ne a me stesso ne ad altri\e , per me sarebbe molto difficile come la stessa
situazione in cui si trovato Roberto Recchioni quando ha dovuto dare la morte al suo gatto ( perchè cari lettori\lettrici gli animali sono come noi esseri umani e soffrono come noi ) , chiederò se non dovessi trovare coraggio di farlo a qualcun altro qualora ci fosse una sua richiesta di fine vita . Infatti da Laico credente chiedo le stesse cose , pur non essendo ( speriamo di non esserlo mai ) nelle sue condizioni o di quei malati incurabili o che vogliono morire con dignità , di Gianfranco Bastianello ( foto sotto al centro ) e di cui riporto sotto una sua intervista a
repubblica del 27 Settembre 2019

Sentenza sul fine vita, la testimonianza di un malato: “Da cattolico voglio libertà di scelta”
Gianfranco Bastianello, veneziano, 63 anni, è malato di
distrofia muscolare da quando ne aveva 14. Ha scritto una lettera aperta
a Papa Francesco per dirgli che "l’eutanasia o il suicidio assistito
non sono soluzioni di comodo”
di FRANCESCO FURLAN
VENEZIA. "Certe volte c'è un'unica via d'uscita. Andarsene". Gianfranco
Bastianello ha 63 anni, è malato di distrofia muscolare da quando ne
aveva 14 e da 10 è costretto a muoversi con una carrozzina. Da cattolico
praticante ha scritto una lettera aperta a papa Francesco per dirgli,
come si direbbe all'amico più caro di cui non si condividono le idee,
che "l'eutanasia e il suicidio assistito non sono soluzioni di comodo, o
sbrigative. Te lo assicuro". La lettera, pubblicata dalla Nuova
Venezia, è partita da Cavallino, comune della costa veneziana dove
Bastianello abita. Pensionato dopo aver lavorato all'hotel Danieli di
Venezia, è impegnato nella Uildm e nell'assistenza ai malati gravi.
Bastianello, perché ha deciso di scrivere una lettera aperta al Papa?
"Sono cattolico, mi interrogo. Ma soprattutto volevo portare la mia
esperienza personale, cercare di trasmettere lo stato in cui sono
costretti a vivere alcuni malati gravi dopo che il Papa aveva parlato
dell'eutanasia come di una scelta sbrigativa. Ho la distrofia muscolare
da quando ero bambino, ogni mattina un pezzetto in più del mio corpo non
risponde ai comandi, devo farci i conti tutti i giorni".
Parla di esperienza personale, c'è la sua biografia. Ma quanto conta l'impegno nell'assistenza ai malati gravi?
"Con un gruppo di volontari prestiamo assistenza alle persone con gravi
disabilità, costrette a letto, spesso in stato vegetativo. Sia chiaro,
io mi batto per la vita, e per un'assistenza dignitosa per chi è malato
di distrofia muscolare, di Sla, o di altre gravi malattie
neurodegenerative. Ricordo con orgoglio la battaglia che feci anni fa,
incatenandomi davanti a Palazzo Balbi, sede della Regione a Venezia, per
garantire l'assistenza notturna che veniva negata a un malato di Sla.
Dico però che deve esserci la libertà delle persone".
Cosa intende quando parla di libertà delle persone?
"Parlo della libertà delle scelte delle persone. Chi decide di rimanere
in vita lo deve fare, e gli devono essere garantite tutte le cure e il
sostegno necessario, cosa che oggi non avviene, come sanno bene le
famiglie. Ma chi decide di andarsene, deve essere lasciato libero".
Non c'è contrasto tra questa posizione sul fine vita e l'essere cattolico?
"Non è una questione di religione, ma di buon senso. Si parla di
sacralità della vita, ma che cosa c'è di sacro nel corpo di una persona
che si trova in uno stato di coma vegetativo permanente? Non voglio
essere irrispettoso, ma ripeto: se uno vuole andarsene deve essere
lasciato libero di farlo. Qual è il senso di tenerlo in vita, di
tenerlo, come si dice, attaccato alle macchine? Io non lo vedo, mi
sembra piuttosto un atto di violenza. Lasciateci andare".
Spera che la sua testimonianza possa incidere nel dibattito?
"Sono disilluso, anche un po' stanco. Ma non mollo. Il dibattito c'è da
anni, non porta da nessuna parte. La Cei ha parlato di una sconfitta. Mi
chiedo quanti di coloro che parlano abbiano un'esperienza diretta con
il fine vita, quanto conoscano la fatica delle famiglie. L'unica
speranza è arrivata dalla Corte Costituzionale ma temo che, tra qualche
giorno, non ne parlerà più nessuno".