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22.1.25

«Lavoro da anni in terapia intensiva e ho ascoltato i rimpianti dei pazienti terminali: ecco cosa pensano prima di morire»

da leggo tramite msn.it

Perdere una persona non è facile soltanto per i suoi familiari, ma anche per gli stessi medici che hanno assistito il paziente. Lo racconta Julie McFadden, un'infermiera che nel corso della sua carriera ha assistito diversi malati ricoverati in terapia intensiva. «Il mio
obiettivo è quello di aiutare le persone ad accettare che la loro vita sta per finire prima di comprenderlo da sole o che a dirglielo sia un parente - ha raccontato al podcast Disruptors di Rob Moore - e nel corso del tempo ho capito che c'è sempre una situazione che accomuna i pazienti terminali». 

 

Il desiderio dei pazienti

«Vorrei non aver sottovalutato la mia salute». Questa è soltanto una delle frasi che Julie McFadden si è sentita dire mentre lavorava nel reparto di terapia intensiva di un ospedale della California. L'infermiera è conosciuta sui social per condividere contenuti inerenti alla propria esperienza nei reparti, nei quali ha avuto modo di parlare con diverse persone che avevano mali terminali. Un fatto che, come ha dichiarato più volte, l'ha «resa più forte» perché nel corso degli anni «le ha permesso di riflettere sulla prospettiva della vita e della morte».«Parlando con i pazienti, diversi mi hanno detto che avrebbero preferito apprezzare di più le cose piccole della vita - ha spiegato Julie - in tanti avrebbero desiderato fare più passeggiate o stare di più in famiglia. E proprio i parenti sono la loro maggiore preoccupazione, perché chi non può permettersi le cure o addirittura il funerale tende a chiedere aiuti finanziari alle persone vicine. Ho capito che, chi vive una condizione economica più adagiata, affronta la morte con meno stress». L'obiettivo dell'infermiera è quello di sensibilizzare riguardo gli ultimi momenti, perché a suo parere tutti dovrebbero sapere cosa succede prima di affrontare una realtà complessa e spesso difficile da digerire, ovvero il fatto di essere giunti alla fine del propri percorso. 

6.11.23

Il messaggio delle ultime volontà di sibilla barbieri attrice romana morta in svizzera con il suicidio assistito perchè in italia gli è stato negato : «Grave discriminazione a cui lo Stato deve porre rimedio"

   leggi    prima  
Questa donna , per ulteriori informazioni vedere gli url sopra , si chiamava Sibilla Barbieri, 58 anni, attrice e regista, malata oncologica terminale. Per poter morire con dignità cioè come il suo corpo le implorava e non  come lo Stato italiano, fino all’ultimo giorno, le ha negato è dovuta andare in Svizzera per poter morire Prima di partire, ha lasciato un video ( vedere il secondo video da me riportato sotto  ) commovente e uno straordinario testamento biologico e politico, rivolgendosi direttamente alla Presidente del Consiglio e al suo governo. Merita di essere riportato tutto, fino in fondo, per capire che Paese indecente siamo.

Iniziamo dall'ultima   l'ultima  e  lunga    intervista  esclusiva   a Valentina Petrini. 


E' la fine di settembre 2023. Sibilla è una regista e sceneggiatrice, ha due figli. Dal 2013 è anche una malata oncologica. A luglio 2023 i medici le comunicano che non c’è più niente da fare e le sospendono ogni terapia. A Sibilla restano tre mesi di vita. Inizia le cure palliative. Ma quando nemmeno quelle avranno effetto sul dolore? Sibilla non vuole la sedazione profonda. Il 31 ottobre 2023 Sibilla muore, con il suicidio medicalmente assistito, in Svizzera. Al suo fianco, il figlio e l'Associazione Luca Coscioni. 
Nel podcast in cinque puntate 'Disobbedisco, di Valentina Petrini, su tutte le piattaforme dal 7 novembre ogni martedì, il racconto degli ultimi tre mesi di battaglia di Sibilla, perché le venisse riconosciuto in Italia, a Roma, in casa sua, il diritto al suicidio assistito. Una battaglia personale che si fa politica, per tutti coloro che si trovano in una situazione simile alla sua.  Chi decide sui nostri corpi? A che serve e a chi serve lo Stato, la legge?
Ed  ecco  il suo ultimo messaggio  prima  della  morte  



scusate  ma   non  riesco a   scrivere  altro  ,  in  quanto  ho  gli occhi  pieni di lacrime 

16.2.22

sul fine vita ha trionfato l'ipocrisia di stato

Lo so che  «Il tema è complesso e forse bisognerebbe attendere le motivazioni integrali della Consulta prima di parlare »  come dice la mia amica Federica Raimondi . Ma  a   caldo  mi  è venuto    questo  commento  beati gli ignavi che hanno deciso di non concedere a chi soffre di morire con dignità loro si che hanno i soldi per poterlo fare ed andare in svizzera .  Quindi   non riuscendo  a trovare   altra  risposta   una  risposta   , e    volendo  sentire  altri  pareri  ho condiviso   da un  gruppo di facebook   quella  slide  


e mentre    aspettavo  le  vostre  risposte    ho letto questo interessante  articolo  di  MARTA PETTOLINO   su    https://www.thesocialpost.it/  del 16 FEBBRAIO 2022, 10:24

Cosa vuol dire “vita” quando nasconde la violazione del diritto all’autodeterminazione e alla dignità

C’è da chiedersi cos'è la vita per la Corte costituzionale. E soprattutto perché perpetuare nella sofferenza
irreversibile significa tutelare una persona togliendole anche la dignità di se stesso
Ti sei mai chiesto come ti sentiresti chiuso in gabbia? O peggio ancora incatenato e chiuso in gabbia? Senza avere nessuna possibilità di cambiare la situazione se non convivere ora dopo ora, giorno dopo giorno, con il tuo aguzzino nell’impossibilità di abbandonare una sofferenza insopportabile?
Mi auguro di no. Pensaci adesso: cosa proveresti ad essere totalmente paralizzato e a poter muovere solo gli occhi? Oppure poco altro. Cosa proveresti a pensare che domani mattina, all’improvviso, ti svegliassi in un corpo che non è più il tuo. Cosa proveresti a non avere una via d’uscita.
Eutanasia legale: quando non si ha via d’uscita
Eppure alla via d’uscita siamo stati molto vicini, ma la Corte Costituzionale ha sentenziato che dare agli italiani la possibilità di scegliere la legge sul proprio fine vita è inammissibile.
La Corte ritiene che il referendum non preserverebbe la tutela minima della vita “in particolare delle persone deboli e vulnerabili”.
Oltre 1 M I L I O N E 200 e 40 persone si sono recate ai banchetti per la strada per informarsi e firmare la petizione al referendum. Più di milione di persone che vengono ignorate, a cui viene negato il diritto di votare per il proprio futuro.
L’autodeterminazione che ci rende unici come specie viene sepolta da falsi bigottismi e i diritti ancora calpestati.
Referendum eutanasia: cosa prevedeva
La richiesta era quella di abrogare l’art. 579 del codice penale e quindi abolire il reato di omicidio, punito da 6 a 15 anni, per chi aiuta a morire una persona, con il consenso della stessa, in condizioni di sofferenza insopportabile e irreversibilità della patologia. Mantenendo però le disposizioni relative all’omicidio, contenute nell’articolo originario come aggravanti, se il fatto è commesso:
Contro una persona minorenne;
Contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti;
Contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno.
L’eutanasia non è un suicidio, ma è la libertà di non soffrire più in determinate condizioni
Per rientrare in un caso di eutanasia ci sono delle regole, non è, come spesso sento dire da non informati e sostenitori della libertà di espressione ad ogni costo, una legalizzazione del suicidio, parola inserita anche dal nostro codice penale, che andrebbe riformato anche sul linguaggio.
La società cambia, il linguaggio pure, il codice penale a quanto pare no.
Le regole che ci dice Marco Cappato, politico italiano e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, promotrice della raccolta firme per il referendum sono:
quella della sofferenza insopportabile
quella della malattia irreversibile
e quella della volontà esplicita della persona
E non vada invece inclusa la quarta condizione che è quella di essere tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitali. Io penso che non debba essere necessario essere tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale per ottenere il diritto a morire.
Ma la Corte ritiene che il referendum non preserverebbe la tutela minima della vita “in particolare delle persone deboli e vulnerabili”. C’è da chiedersi fino a che punto bisogna tutelare non la vita ma le funzioni vitali, non più autonome, ma garantite da apparecchiature mediche, nelle condizioni in ci non esiste la speranza di un miglioramento e l’unica certezza è la sofferenza insopportabile. C’è da chiedersi allora cosa significa la vita per la Corte. E soprattutto perché si pensa che perpetuare nella sofferenza significhi tutelare una persona togliendole la dignità della sua volontà.
Ho visto da vicino che cosa è capace di fare la strada e invito i membri della Corte a farsi un giro negli ospedali, dove ci sono i pazienti con gravi traumi cranici acquisiti con danni irreversibili, li invito ad andare a trovare le persone che hanno chiesto l’eutanasia e li invito ad accompagnarle in altri Paesi per porre fine alle loro sofferenze. Paesi che sono capaci di ascoltare e di tutelare la vita senza aggrapparsi a false ideologie, che non dovrebbero essere parte di uno stato laico e democratico. Valori che ci hanno raccontato essere importanti anche per il nostro di Paese, stesso Paese che poi impedisce a noi, ormai sudditi, di votare per la nostra vita.

11.10.21

Serdiana, il prete "dissidente" Don Cannavera firma per l'eutanasia legalecosa dirà la chiesa fara come il referendum sulla procreazione assistita ?

Leggo sulla    pagina fb    dell'unione  sarda   11 ottobre 2021 alle 18:23   questa  news  


Serdiana, il prete "dissidente" Don Cannavera firma per l'eutanasia legale
"Ho firmato anche io il referendum per l'eutanasia legale e organizzato due incontri con docenti universitari, per questo sono stato 'richiamato' dal vescovo di Cagliari per chiarire le mie idee".

Lo ha rivelato don Ettore Cannavera (  foto a  destra  )  impegnato in una battaglia culturale all'interno della Chiesa, affinché si affronti e si superi il tabù del fine vita.Il sacerdote è intervenuto al Congresso dell'Associazione Luca Coscioni a Roma.
Nella mia visione di fede Dio è amore, non siamo individui singoli io io conta la relazione con gli altri, il noi. Una caratteristica fondamentale dell'essere umano è la relazione. Occorre combattere la solitudine più che altro. Non lo chiamerei suicidio assistito, ma condiviso. La vita non viene tolta ma trasformata, perché ti accanisci, lo tieni nella sofferenza, a fare che? A chi appartiene la nostra vita, non al singolo, ma alla comunità, alla nostra famiglia, a tutti. E un bene comunitario. Se a fronte di atroci sofferenze la decisione migliore per qualcuno è interrompere la vita allora io gli dico fallo serenamente, sarai benedetto dal Padre Eterno".

Incuriosito    sono  andato a    cercare  un video  sulle  sue  dichiarazioni  ed  ho trovato questo  



Referendum eutanasia, il prete “dissidente” Don Cannavera dice sì Cappato "Nella Chiesa vi è uno scisma sommerso"
Roma, 11 ott. (askanews) 
“Ho firmato anche io il referendum per l’eutanasia legale e organizzato due incontri con docenti universitari, per questo sono stato ‘richiamato’ dal vescovo di Cagliari per chiarire le mie idee” rivela don Ettore Cannavera, impegnato in una battaglia culturale all’interno della Chiesa, affinché si affronti e si superi il tabù del fine vita. E’ intervenuto al Congresso dell’Associazione Luca Coscioni a Roma.
“Nella mia visione di fede Dio è amore, non siamo individui singoli io io conta la relazione con gli altri, il NOI. Una caratteristica fondamentale dell’essere umano è la relazione. Occorre combattere la solitudine più che altro.


 Non lo chiamerei suicidio assistito, ma condiviso. La vita non viene tolta ma trasformata, perché ti accanisci, lo tieni nella sofferenza, a fare che? A chi appartiene la nostra vita, non al singolo, ma alla comunità, alla nostra famiglia, a tutti. E un bene comunitario. Se a fronte di atroci sofferenze la decisione migliore per qualcuno è interrompere la vita allora io gli dico fallo serenamente, sarai benedetto dal Padre Eterno”
“Sull’eutanasia è ora di aprire un dibattito anche teologico all’interno della Chiesa cattolica – replica Marco Cappato, Tesoriere dell Associazione Luca Coscioni -, intesa non semplicemente come gerarchie vaticane ma come comunità dei credenti. Quel 52 per cento di praticanti assidui della messa che a Nordest sono a favore della possibilità di un medico di terminare la vita del paziente su sua richiesta (fonte IPSOS , Il Gazzettino) indicano l’esistenza di quello che il grande filosofo ed esponente dell’esistenzialismo cristiano Pietro Prini definiva “scisma sommerso”. Ringrazio don Ettore Cannavera perché il suo intervento al Congresso dell’associazione Luca Coscioni aiuta ad aprire finalmente quel dibattito all’interno della Chiesa cattolica, a far emergere quello scisma”.

19.8.21

Il Vaticano si scaglia contro il referendum per l’eutanasia legale

Puntuale come la pioggia a Pasquetta, arriva il commento di Monsignor Paglia. Nel frattempo la raccolta firme ha superato, di gran lunga, le 500mila adesioniLa grande notizia è che in questi giorni la raccolta firme per il referendum sull’eutanasia ha toccato quota 500.000, che significa vittoria, obiettivo raggiunto (ma si punta già alle 750.000).Quella triste - e oltremodo prevedibile - è che il Vaticano, tramite il Monsignor Paglia, si è scagliato contro l’eutanasia parlando di “eugenetica” (eh???) e di “pericolo che avvelena la cultura” (ah...)La verità è che viviamo in uno Stato laico, è il 2021 (non il 1500) e 7 italiani su 10 sono favorevoli all’eutanasia (cattolici compresi), esiste una sentenza della Corte Costituzionale che impone al Parlamento di legiferare in materia e gli unici che avvelenano la cultura sono quelli che si ostinano a decidere per gli altri come devono vivere e quando morire. Infatti Mentre la raccolta firme prosegue spedita in tutta Italia, superando già le 500mila adesioni, arriva – puntuale come il cattivo tempo nel giorno di Pasquetta – la posizione del Vaticano contro il referendum per l’eutanasia legale. La posizione di buona parte della Chiesa cattolica sul tema è nota da tempo e le parole di
Monsignor Vincenzo Palma – presidente della Pontificia Accademia per la Vita – non fanno altro che confermarla.  Secondo     quantoi riporrta quest articolo di  https://www.nextquotidiano.it/
[...] 
In un’intervista pubblicata su Vatican News, il prelato si è fatto megafono del pensiero del Vaticano e della Chiesa cattolica sul tema dell’eutanasia legale in Italia, senza commentare scelte analoghe fatte in altri Paesi sparsi per il mondo.“C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l’eutanasia. Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura. Si sta man mano incuneando nella sensibilità della maggioranza una concezione vitalistica della vita, una concezione giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde ad un certo benessere e ad una certa concezione di salute viene espulso”. [...] 



 

Una posizione chiara, ben definita e atavica che, però, non contestualizza bene il senso della raccolta firme che ha superato le 500mila adesioni nel nostro Paese. Come ricorda bene Marco Cappato – deus ex machina dell’iniziativa – il referendum non prevede l’inserimento prevede alcun obbligo di scelta ma consente a ogni singolo cittadino di decidere autonomamente. Un qualcosa che è stato rimarcato anche dalla sentenza della Corte di Cassazione sul caso di Dj Fabo. Una sentenza che, come previsto dalle norme italiane, fa giurisprudenza. E, in attesa che il Parlamento promulghi una legge seguendo le indicazioni dei giudici ermellini della Corte Suprema, tutte le decisioni devono essere prese seguendo quel parere.

Ora   mi  si  chiamerà assasino  ,  che non rispetto    la  vita  ,la  vità è    di Dio  è  l'unico che    può  dartela  o toglierla  , ecc.
Ma  io chiedo    è vita    quello  di  vivere   in un letto ,  senza  parlare  , mangiare   e bere  ,  muovere  un muscolo  (  se  va bene  ) o  rimanere  addormentati ?   Pur  essendo contrario  , preferisco il suicidio  assistito  o  la  fine  delle cure  inutili  , all'aeutanasia  perchè non mi và che siano  (  a seconda  della gravità dei casi  )   gli altri  a decidere  se mantenerti in vita  o  pure  pore  fine  ad essa ,  io  firmato  per  il referendum . Infatti   come      da testamento   biologico  mi sembra  giusto che  ogni uno  di  noi  scelga    se acccettare il dono  della  vita  o  rifiutarla  in quanto  Dio  oltre  ad   aver creato la vita  ci ha  anche dato il libero arbitrio  ovvero la scelta   se   acettarla   fino in fondo     viverndo anche  come  un vegetale  oppure    di porre ad  esso  fine  .  Ma  soprattutto poterlo fare    senza  dover  emigrare  all'estero  o  clandestinamente . Capisco la  chiesa  e  quindi  anchele  doiverse religioni    che  vi s'oppongono  , ma almeno lo si faccia  con  criterio non sparando  giudizi  perchè   se  una \o  sceglie di ricorrervi   nn lo fa  mica  per gioco  o  a cuor leggero .
Invece di impedire alle persone di scegliere se e come morire, dovrebbero impedire a taluni loro rappresentanti di rovinare molte giovani vite.
Sarebbe decisamente più utile e cristiano

29.9.19

non credo che chi chiede il suicidio assistito o si uccida per gravi malattie ed soprattutto ci aiuta come cappato sia un Assassino

nello scrivere il post precedente m 'ero  dimenticato    di mettere nelle risposte agli haters odiatori  che non sono un assassino  . Ma solo  uno che  vuole  morire  con dignità . Infatti  ti   se  mi  dovesse  (  faccio gli scongiuri 🤞🤘👎  )  capitare  una cosa  del genere   chiederò ed  lascerò scritto ✍ o  un vocale  il mio fine vita   in cui  non solo  :   come  ho  lasciato  nel modulo  per la  nuova  carta  d'identità  voglio  (  avendo  già  sofferto  abbastanza    ed   vedendo  grazie  ad  un trapianto  )   che  i miei  organi  e le  mie cellule  staminali siano  donati   a  chi   ne  ha  bisogno o  alla    ricerca   per   sconfiggere o ridurre   malattie  fin   ora  incurabili  o  curabili con difficoltà  , ma  che mi siano  dati  o  ma  on sono  troppo forte per  farlo   il suicidio assistito   o interruzione  delle cure  inutili  ma  di  lasciare    eventualmente    quelle  palliative  Se invece  dovesse  capitare, ancora  scongiuri ed  cosa  che non auguro  ci si debba trovare  ne a me stesso  ne ad  altri\e   ,  per  me    sarebbe molto difficile     come   la stessa situazione in cui  si  trovato Roberto Recchioni quando  ha  dovuto  dare  la  morte  al suo gatto (   perchè  cari  lettori\lettrici    gli animali sono come noi esseri umani e  soffrono come  noi  ) , chiederò  se non dovessi  trovare  coraggio   di farlo  a qualcun altro   qualora  ci fosse  una sua  richiesta  di fine  vita  .  Infatti    da Laico credente   chiedo le stesse  cose  ,  pur  non  essendo (  speriamo  di  non   esserlo mai   )  nelle  sue    condizioni  o  di quei    malati incurabili  o che  vogliono morire  con dignità ,   di Gianfranco Bastianello  ( foto  sotto al  centro   )   e  di cui  riporto    sotto    una sua intervista  a  repubblica  del   27 Settembre 2019
Malato di Sla scrive al Papa: "La morte può essere l'unica scelta. Dio non può permettere di vivere oltre il sopportabile"

Sentenza sul fine vita, la testimonianza di un malato: “Da cattolico voglio libertà di scelta”

Gianfranco Bastianello, veneziano, 63 anni, è malato di distrofia muscolare da quando ne aveva 14. Ha scritto una lettera aperta a Papa Francesco per dirgli che "l’eutanasia o il suicidio assistito non sono soluzioni di comodo”


VENEZIA. "Certe volte c'è un'unica via d'uscita. Andarsene". Gianfranco Bastianello ha 63 anni, è malato di distrofia muscolare da quando ne aveva 14 e da 10 è costretto a muoversi con una carrozzina. Da cattolico praticante ha scritto una lettera aperta a papa Francesco per dirgli, come si direbbe all'amico più caro di cui non si condividono le idee, che "l'eutanasia e il suicidio assistito non sono soluzioni di comodo, o sbrigative. Te lo assicuro". La lettera, pubblicata dalla Nuova Venezia, è partita da Cavallino, comune della costa veneziana dove Bastianello abita. Pensionato dopo aver lavorato all'hotel Danieli di Venezia, è impegnato nella Uildm e nell'assistenza ai malati gravi.

Bastianello, perché ha deciso di scrivere una lettera aperta al Papa?
"Sono cattolico, mi interrogo. Ma soprattutto volevo portare la mia esperienza personale, cercare di trasmettere lo stato in cui sono costretti a vivere alcuni malati gravi dopo che il Papa aveva parlato dell'eutanasia come di una scelta sbrigativa. Ho la distrofia muscolare da quando ero bambino, ogni mattina un pezzetto in più del mio corpo non risponde ai comandi, devo farci i conti tutti i giorni".

Parla di esperienza personale, c'è la sua biografia. Ma quanto conta l'impegno nell'assistenza ai malati gravi?
"Con un gruppo di volontari prestiamo assistenza alle persone con gravi disabilità, costrette a letto, spesso in stato vegetativo. Sia chiaro, io mi batto per la vita, e per un'assistenza dignitosa per chi è malato di distrofia muscolare, di Sla, o di altre gravi malattie neurodegenerative. Ricordo con orgoglio la battaglia che feci anni fa, incatenandomi davanti a Palazzo Balbi, sede della Regione a Venezia, per garantire l'assistenza notturna che veniva negata a un malato di Sla. Dico però che deve esserci la libertà delle persone".

Cosa intende quando parla di libertà delle persone?
"Parlo della libertà delle scelte delle persone. Chi decide di rimanere in vita lo deve fare, e gli devono essere garantite tutte le cure e il sostegno necessario, cosa che oggi non avviene, come sanno bene le famiglie. Ma chi decide di andarsene, deve essere lasciato libero".

Non c'è contrasto tra questa posizione sul fine vita e l'essere cattolico?
"Non è una questione di religione, ma di buon senso. Si parla di sacralità della vita, ma che cosa c'è di sacro nel corpo di una persona che si trova in uno stato di coma vegetativo permanente? Non voglio essere irrispettoso, ma ripeto: se uno vuole andarsene deve essere lasciato libero di farlo. Qual è il senso di tenerlo in vita, di tenerlo, come si dice, attaccato alle macchine? Io non lo vedo, mi sembra piuttosto un atto di violenza. Lasciateci andare".

Spera che la sua testimonianza possa incidere nel dibattito?
"Sono disilluso, anche un po' stanco. Ma non mollo. Il dibattito c'è da anni, non porta da nessuna parte. La Cei ha parlato di una sconfitta. Mi chiedo quanti di coloro che parlano abbiano un'esperienza diretta con il fine vita, quanto conoscano la fatica delle famiglie. L'unica speranza è arrivata dalla Corte Costituzionale ma temo che, tra qualche giorno, non ne parlerà più nessuno".
                                       


12.7.19

eutanasia Si o eutanasia No . Parliamone e confrontiamoci come si fece con il divorzio e sull'aborto . eviteremo altri casi Vincent Lambeert o di andare all'estero

  lo avevo  già  parlato   del caso  Lambert   di sfuggita    qui   e  poi   in questo post   sul mio facebook  




ma  dopo questo articolo   che trovate  sotot di  https://www.huffingtonpost.it/ ed  a  mente  fredda  affermo che esso   è un assassino  di stato   riconfermando    quanto detto  giovedi   su fb

ESTERI
11/07/2019 14:31 CEST

Michel Houellebecq: "Lo Stato ha ucciso Lambert perché costava troppo"
Lo scrittore su Le Monde contro il governo francese: "Speravo nella sua neutralità". E attacca la ministra della Sanità: "Ha voluto farne un esempio"


LIONEL BONAVENTURE VIA GETTY IMAGES


“Lo Stato è riuscito a fare ciò che gran parte della sua famiglia aveva insistentemente provato a fare da anni: uccidere Vincent Lambert”. Inizia così il duro attacco dello scrittore francese Michel Houellebecq contro le istituzioni di Parigi. Il testo è stato pubblicato da Le Monde poche ore dopo la morte dell’uomo che viveva da anni in stato vegetativo a causa di un incidente. Lo scrittore fa un cenno ai parenti di Lambert solo all’inizio, perché le sue invettive sono riservate tutte al governo francese: “Speravo nella neutralità dei suoi esponenti. D’altra parte Macron aveva dichiarato che non si sarebbe immischiato. E io pensavo che i suoi ministri avrebbero fatto lo stesso”. Così non è stato.
Le parole di Houellebecq fanno riferimento alle esternazioni della ministra della Salute e della Solidarietà, Agnès Nuzyn. “Avrei dovuto diffidare di lei e, in verità, un po’ avevo diffidato quando l’avevo sentita dire che l’insegnamento di questa triste vicenda sarebbe stato che non bisogna dimenticare di mettere nero su bianco le direttive anticipate (il riferimento è alle disposizioni da redigere quando si è in buono stato di salute sulle proprie volontà in caso di malattia grave o di condizioni simili a quelle cui si trovava Lambert, ndr)”.
Lo scrittore non usa mezzi termini e, facendo riferimento alla condotta che (secondo la sua interpretazione del pensiero di Nuzyn) Lambert avrebbe dovuto tenere prima dell’incidente stradale che lo aveva condotto in stato vegetativo, scrive: “Lambert non aveva lasciato alcuna disposizione. Circostanza aggravante: era infermiere. Avrebbe dovuto sapere meglio di ogni altro che l’ospedale pubblico ha altre cose a cui pensare rispetto a mantenere in vita una persona con un grave handicap. Se nelle strutture pubbliche ci fossero troppi Vincent Lambert, costerebbero un sacco di soldi”.
Poi il riferimento allo stato di salute dell’uomo: “Non era in preda a sofferenze insostenibili, non soffriva affatto. Non era neanche in fin di vita. Viveva in uno stato mentale particolare o, più onestamente, dovremmo dire che non era quasi per niente cosciente. Non riusciva a comunicare con chi gli stava intorno (questa cosa, francamente, non è un fatto isolato: succede a tutti quasi tutte le notti)”.
Per lo scrittore, insomma, non ci sono giustificazioni per l’interruzione del trattamento che teneva in vita Lambert. L’infermiere, sostiene, è stato vittima della sovraesposizione mediatica e dell’ingerenza dello Stato.

concludo     con questa  osservazione  fatta su  fb    
Giuseppe Scano E se invece SE ne discutesse e poi si fa una campagna refendaria ( senza intromissioni esterne come avvenne nel 2004 ) in modo da arrivare ad un compromesso come fece per aborto divorzio? Eviteremo suicidi, migrazioni in Svizzera o nord Europa omicidi - suicidi ed altri drammi familiari. Una società -- come dice Massimo Dadea -- matura, libera, non può avere paura di misurarsi con un tema così delicato e complesso. Non può negare il diritto a decidere di se stessi, di morire consapevolmente e con serenità, senza atroci sofferenze, oppure costringerlo a farlo in esilio. Le istituzioni democratiche, per primo il Parlamento, non possono non impegnarsi per trovare un punto di mediazione tra visioni della vita e della morte solo apparentemente inconciliabili. 

6.2.19

grazie Peppino Englaro e Marco Cappato che si può morire con dignità


anche se fra mille ostacoli  adesso  si può   . la tua morte è servita . lo sciacallaggio e la speculazione politica che dovesti subire non sono stati   inutili   

Grazie  anche   a suo padre  ,  Ricordo ancora    quando  venne  ,  ne  ho parlato    in queste pagine   cercate  nell'archivio   oppure    godetevi  questo  stralcio    da   me  girato

12.10.17

ma per poter morire con dignita' bisogna.s andare al'estero o andare in tribunale ?



in sottofondo
Breathless - Don't Just Disappear




"Qualcuno ha provato a convincermi che questa scelta poteva essere rimandata, che c'era ancora tempo. Li ringrazio per questo tentativo e per essermi stati vicini, ma il mio tempo è terminato". Loris Bertocco, di Fiesso d'Artico, è morto l'11 ottobre.




Era nato nel 1958 e da 40 anni era paralizzato a causa di un incidente, da 15 era cieco. Ha scelto l'eutanasia e in una lunga lettere che ha lasciato spiega la sua storia e le sue ragioni

da  http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2017/10/12/

Da 12 anni in stato vegetativo: "Un giudice liberi mia figlia Elisa"
Dopo Loris Bertocco che ha scelto il suicidio assistito in Svizzera ecco a Mestre la battaglia di un papà per la figlia da 12 anni in stato vegetativo

di Mitia Chiarin


MESTRE. Non ci sono solo le storie come quelle di Loris Bertocco e di quanti hanno scelto l'eutanasia in una clinica svizzera piuttosto di vivere una vita senza autonomia. Ci sono anche le storie di persone che vivono da anni in uno stato vegetativo, senza possibilità di risvegliarsi


Fine vita, "Serve una legge per aiutare Elisa a morire"Giuseppe "Pino" P. vive a Mestre ed è il padre di Elisa. Una giovane donna che oggi ha 46 anni e che da 12 anni versa in uno stato vegetativo persistente, irreversibile, e viene tenuta in vita con un sondino che le garantisce l'alimentazione e una cannula che le consente di respirare. "Serve una legge sul testamento biologico - dichiara Pino - il Parlamento prenda coscienza" (a cura di Damiano Mari).










Eutanasia, Englaro: "Un quarto di secolo per questa legge, ora siamo pronti" La legge sul biotestamento è stata approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 20 aprile, ed è attualmente in Commissione Sanità del Senato. Beppino Englaro, padre di Eluana, porta avanti da anni la sua battaglia per il fine vita e ancora oggi considera necessario che il paese abbia una legge sul tema. "Siamo stati due randagi che abbaiavano alla luna per quattro anni, noi eravamo già avanti e per noi era la strada più ovvia e naturale che Eluana potesse autodeterminarsi", ha detto Englaro al termine di una conferenza stampa sull'eutanasia alla Cameravideo di Martina Martelloni Ci sono anche storie come quelle di Elisa P. Nelle foto la vediamo bella e sorridente a 34 anni: ma oggi ha 46 anni e da 12 anni è in stato vegetativo: respira con una cannula, alimentata da un sondino in un letto dell'Antica Scuola dei Battuti di Mestre. A prendersi cura di lei in tutti questi anni è stato il padre Giuseppe, per tutti "Pino", che ha deciso di rivolgersi a un giudice per ottenere la possibilità di «ottenere un modo alternativo per un accompagnamento» di sua figlia a un fine vita dignitoso. «Non ho minimamente cambiato idea», ribadisce.


Biotestamento, Beppino Englaro a 'Tempo di libri': ''Proposta di legge molto valida, le cose si mettono bene''Beppino Englaro guarda con favore alla proposta di legge sul biotestamento in discussione alla Camera. Intervenuto a Tempo di Libri per presentare la sua pubblicazione "Vivere e morire con dignità", il papà di Eluana ha affermato: "Proposta di legge molto valida, le cose si mettono bene"di Francesco Gilioli

È un caso simile a quello di Eluana Englaro. Anche Elisa e suo padre attendono la legge che normi il fine vita e il testamento biologico. «Chi sceglie di andare in Svizzera per l'eutanasia, ha una sufficiente capacità di comprendere che la sua personale situazione è insostenibile. La situazione di mia figlia, invece, è diversissima. Elisa non ha alcuna possibilità di risveglio o di miglioramento e in assenza di una legge dovrò andare a chiedere aiuto a un giudice».

DJ Fabo: la scelta che divide l'ItaliaIn Svizzera per porre fine al dolore: la scelta di DJ Fabo fa discutere e pone nuovamente l'accento sul problema del fine vita in Italia. Un vuoto normativo che dura da anni e che, da Welby a Eluana Englaro,si ripropone puntalmente nel dibattito pubblico del nostro Paese


«Altri che hanno vicende simili la pensano diversamente. Sono scelte», spiega il padre della donna, che in questi mesi ha ottenuto l'assistenza dell'associazione Coscioni che gli fornisce assistenza legale. Oggi la difficoltà, spiega Giuseppe, è quella di organizzare i due esami a cui la figlia Elisa deve sottoporsi dopo la visita di un neurologo. Elettroencefalogramma e risonanza magnetica, necessari visto che gli ultimi sono stati eseguiti 12 anni fa quando la giovane, allora 35enne, rimase gravemente ferita in un incidente stradale assieme al fidanzato.Ma a quanto racconta l'uomo, difficili da organizzare anche a pagamento.Oggi Elisa è alimentata e idratata artificialmente. «Per una polmonite è stata trasferita al Policlinico San Marco e le sono stati somministrati farmaci, quindi non è solo alimentata e idratata. Serve sicuramente la nuova legge che però è bloccata al Senato», conclude il padre. «Ma a pochi mesi dalle elezioni politiche a chi interessa questa legge? Siamo in balìa della politica che non decide e anche di una Chiesa troppo rigida su questi temi», conclude

26.2.17

FABO, IL PESO DEL DOPPIO © Daniela Tuscano

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Caro Fabo,
Non mi dilungherò. Ho conosciuto la tua storia in questi giorni, come tanti. L'ho conosciuta al capolinea, quando è troppo tardi, ma non al punto di non acciuffarne un lembo. L'ultimo, il più prezioso.
Qualsiasi decisione tu prenda, ci sarò. Invisibile, inesistente per te. Ma egualmente ci sarò, come ai tempi di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro. Leggo che le hai provate tutte, hai lottato disperatamente e ora non resisti più. Non possiamo nemmeno lontanamente immaginare il tuo strazio. Se penso che, per una semplice eppur invalidante emicrania, la qualità della vita già si abbassa...
Don Vinicio Albanesi ti ha indirizzato parole bellissime e toccanti http://www.famigliacristiana.it/articolo/dj-fabo.aspx . A suo dire, se invochi la morte, è perché ti senti solo. Io pure lo credo.
Tuttavia, in quei momenti, si è sempre soli. E non poter comunicare, e vedere i volti attorno a te, sempre più sfocati e distanti... In un attimo bianco, spumoso come vortice...
Ma tu, forse, ti senti solo il doppio. Per il dolore fisico? per l'incapacità di comunicarlo? per l'assenza d'un volto? di quell'immagine vaga, remota, ma alla quale lo spirito s'aggrappa, come il naufrago? o semplicemente vuoi finirla con questa pena? Impossibile rispondere. Di sicuro, avverti il peso d'una doppia solitudine.
E quel doppio, dobbiamo eliminarlo. Noi, come società. Indipendentemente dalla tua scelta. Vorrei, anzi, esigo non sia strumentalizzata dai vivi, cioè da noi, obbligati (sì, ci tocca) a disquisire su un momento fatale di cui non sappiamo nulla. Vorrei si onorasse la tua memoria operando per una cultura della vita e non dell'efficientismo. Che si diffonda il rispetto per il disabile grave e non la falsa pietà di chi, considerandolo scarto, ricorre al facile espediente dell'eutanasia. Che aumenti la sensibilizzazione verso la cura palliativa, comprendente pure la sedazione profonda, come ha scelto Dino alcuni giorni fa. Perché si può, si deve arrivare con dignità anche e soprattutto con la fine naturale. Questo è il compito della scienza.
Ma qui mi fermo. Ora ci sei tu. Vorrei abbracciarti, grattare quella testa che hai detto pruderti senza tu possa nemmeno alleviare un simile, banale fastidio. Le mie frasi ti sembreranno goffe, contorte, inadeguate. Ma false no, non lo sono. Inutili? Può darsi. Ma quanto desidererei le ascoltassi, tu e chi, nella sofferenza, ci è stato affidato. Non chiudete gli occhi, pur se siamo in ritardo.



emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...