in sottofondo
canzone - Lucio dalla
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http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/yuja-wang-la-pianista-che-suona-con-stile--la-musica-e-sensuale-io-mi-adeguo/272816/273341?ref=RHRD-BS-I0-C6-P1-S6.6-T1
.... prima di riportare queste due storie spero di riuscire a rispondere ( all'altra se lui vuole ci penserà Criap ) a chi mi chiede : << perchè ui colonne sonore , perchè suggerisci musiche , fai riferimenti indiretti a canzoni , due racconti storie di canzoni artisti e altro , segnali libri musicali o attinenti ad esso come quello di cristian porcino >> .
Perchè Raccontare il mondo po le proprie esperienze ed stati d'animo attraverso le canzoni tì ( almeno per me è cosi ) aiuta ad esprimere meglio le tuer emozioni \ sentimenti . Raccontare quelle storie piccole che non conosce nessuno, gli universi più discreti, che non fanno notizia ma hanno tanto da dire, la quotidianità silenziosa di chi a volte è dimenticato, di chi solitamente non è ascoltato. Significa anche tornare alle origini capire chi siamo e dove stiamo andando , formare o rafforzare una propria identità , ecc
La musica << fa il resto, colonna sonora di un mattino all'asilo in mezzo ai bambini o di un pomeriggio alla casa di riposo con nonni che non si ricordano più cosa hanno fatto il giorno prima ma "Bella ciao" te la sanno cantare dalla prima all'ultima strofa senza indugi. Si chiama Giving Voice, il progetto di Radio LiberaMente Modena. >> (Gazzetta di Modena)
ecco le storie a cui faccio riferimento
La prima
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Modena, Federica Cipolli: una vita in musica iniziata a 4 anni
Recital e insegnamento per la pianista ora scelta come maestro collaboratore al Belli di Spoletodi Giovanni Balugani
MODENA. Di solito i grandi musicisti crescono in famiglie in cui la musica è parte integrante della vita dei genitori. Ma per Federica Cipolli non è stato così.
La propensione per la musica è stata per Federica qualcosa di naturale e non di imposto o derivante dalle abitudini di chi l’ha cresciuta. E così, che fare quando una bambina di 4 anni mostra un’attrazione naturale verso la musica? Quando canticchiando qua e là, in giro per casa, è palese che la voce di quella bambina sia speciale?
I genitori di Federica non hanno avuto dubbi: l’hanno avvicinata ulteriormente alla musica, aiutandola a coltivare quella passione che poi nel corso degli anni sarebbe diventata la sua vita. Ed è così che a soli 4 anni ha iniziato a prendere lezioni di pianoforte, a esibirsi davanti a un pubblico e a partecipare a selezioni ed audizioni. Allenandosi anche sette o otto ore al giorno, perché il trasporto della mente e del cuore superavano anche i limiti del fisico. Tanto che a 14 anni Federica ha trascorso un’estate intera a suonare in preparazione di un esame, chiedendo troppo alle sue mani e ritrovandosi a doverle fasciare per proteggere i tendini.
Il lavoro, però, paga. A 20 anni si è laureata in pianoforte, all’Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi-Tonelli di Modena. Per poi entrare nell’accademia diretta da Mirella Freni.l lavoro, però, paga. A 20 anni si è laureata in pianoforte, all’Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi-Tonelli di Modena. Per poi entrare nell’accademia diretta da Mirella Freni.
Federica al piano suona LisztEcco uno dei due brani (Chapelle de Guillaume Tell, Liszt) con cui Federica Cipolli, pianista modenese 25enne, ha superato le audizioni per diventare maestro collaboratore al teatro "Belli" di Spoleto. Una vita dedicata alla musica quella di Federica, che suona da quando ha 4 anni.
Ora per Federica si apre una nuova esperienza. Da qualche giorno si trova a Spoleto, in Umbria, dove sarà maestro collaboratore al teatro lirico sperimentale “Belli”: «Sono emozionata -
racconta - e riuscire a superare la selezione non è stato semplice. Ho affrontato l’audizione il 30 maggio. Eravamo 50 pianisti provenienti da ogni angolo del mondo e i posti erano 10. Ce l’ho fatta e per me è stata una soddisfazione unica, anche perché sono la seconda più giovane tra i selezionati». Federica resterà a Spoleto fino ad ottobre e il suo compito sarà quello di preparare i cantanti durante le sessioni di prova: «Ma ho già chiesto qualche permesso per rientrare a Modena, perché dovrò suonare durante alcune serate dell’estate modenese».
Quando Federica parla è fin troppo semplice riconoscere l’amore per la musica e nella musica ha scelto l’amore, quello vero: «Sono monotematica, lo ammetto. Mio marito è un direttore d’orchestra e quindi la musica pervade a 360 gradi la mia vita. Per me suonare non è un lavoro, è un modo di vivere, è qualcosa che ti accompagna durante tutto il giorno. Che cosa ascolto? Classica, opere. Ma in qualche viaggio, quando io e mio marito vogliamo staccare un attimo, ascoltiamo Elio e le storie tese: testi demenziali, ma musica di valore».
Federica è energica e mentre si racconta candidamente confessa: «Nel periodo dell’accademia, durante le pause pranzo fuggivo per sostenere qualche esame». Ride.
Quali esami? «Diciamo che ho voluto accontentare i miei genitori e così mi sono iscritta a Scienze Giuridiche, studiavo di notte e ho conseguito la laurea triennale. E poi anche la magistrale in Public Management, sempre con lode. La musica è un lavoro stupendo, ma fragile. Non si sa mai se ti consentirà di vivere o meno e quindi ho pronta un’alternativa nel caso in cui la strada del pianoforte, economicamente parlando, si dovesse interrompere».
Quindi 25 anni, trilaureata, impegnatissima sul piano lavorativo, ma con anche un occhio verso il prossimo: «Insegno musica ai ragazzi, in particolare alle scuole Paoli nel progetto di musica pomeridiano. Adoro trasmettere la passione per la musica ai miei studenti, ma attenzione non significa imporla. Il mio compito è quello di fornire loro gli strumenti per comprendere la musica e di poter utilizzare tali strumenti a loro piacimento nel corso della vita. È bello sapere che se un giorno ascolteranno una canzone avranno il bagaglio di conoscenze necessario per potersi andare a cercare lo spartito, leggerlo e replicarlo con un pianoforte o una chitarra».
Una scelta, quella di conoscere la musica, che Federica fece autonomamente a quattro anni. E che da 21 anni la accompagna fedelmente.
la seconda storia
Modena, “Mani bianche”, cantare a gesti
Nasce a Modena Est un coro che coinvolge udenti, non udenti e persone con altre disabilità
di Martina Stocco
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MODENA. La musica, si sa, da sempre unisce e crea momenti di condivisione, ma in questo caso ancora di più. Di cosa stiamo parlando? Della realizzazione a Modena del progetto coro Mani Bianche, già attivo in altre città. Questo particolare coro, i cui corsi saranno svolti alla polisportiva di Modena Est, a partire da aprile, vedrà la partecipazione sia di bambini sia di adulti.
Tuttavia, la specificità del gruppo corale sarà la presenza sia di persone udenti sia non udenti o aventi altre disabilità. Com’è possibile realizzare un’attività simile ce l’ha spiegato Maria Pia Milani, neuropsichiatra infantile e volontaria del progetto. «Innanzitutto bisogna sottolineare che a Modena verrà importata la realtà dell’associazione Mani Bianche di Roma - ha detto Milani - che da tempo si occupa di questo genere di attività. Il coro Mani Bianche di Roma è un coro misto, dove bambini che possono utilizzare la voce cantano assieme ad altri che presentano, invece, deficit uditivi».
Esigenze e abilità differenti, come si amalgamano nello stesso coro?
«I ragazzi che fanno parte del coro Mani Bianche si esprimono attraverso la gestualità delle mani - ha spiegato la neuropsichiatra -indossano dei guantini bianchi, appunto, per metterne in evidenza il movimento. Non è un vero e proprio linguaggio dei gesti. Le parole delle canzoni non vengono tradotte alla lettera, ma vengono compiuti dei movimenti attraverso cui la musica viene interpretata: ciò che traspare è l’emozione. Il canale di comunicazione privilegiato non è, dunque, quella verbale».
«I ragazzi che fanno parte del coro Mani Bianche si esprimono attraverso la gestualità delle mani - ha spiegato la neuropsichiatra -indossano dei guantini bianchi, appunto, per metterne in evidenza il movimento. Non è un vero e proprio linguaggio dei gesti. Le parole delle canzoni non vengono tradotte alla lettera, ma vengono compiuti dei movimenti attraverso cui la musica viene interpretata: ciò che traspare è l’emozione. Il canale di comunicazione privilegiato non è, dunque, quella verbale».
Da Roma a Modena, com’è avvenuto il passaggio?
«Attraverso un passaparola, tra diverse persone, è nata l’idea - ha risposto l’intervistata - di poter realizzare questo coro anche in città».
Lo scorso gennaio si è svolto a Modena un corso teorico e pratico, della durata di due giorni, riguardante l’attività delle Mani bianche. Nell’occasione sono state individuate persone con diverse professionalità (musicisti, interpreti del linguaggio dei segni, neuropsichiatri) che possono, sull’esempio romano, ricreare quell’ambiente di condivisione. Mancava ancora un luogo dove poter svolgere l’attività corale: la scelta è ricaduta sulla polisportiva di Modena Est. «Spazio in polisportiva ce n’è a volontà - ha raccontato Ivan Baracchi, il presidente dell’impianto sportivo - e poi, quando abbiamo conosciuto le motivazioni del progetto, come l’inclusione e l’integrazione delle persone diversamente abili attraverso l'esperienza corale, non potevamo fare altro che sostenerlo. I ragazzi che vorranno partecipare al corso, lo potranno fare gratuitamente presso gli spazi della polisportiva. Oltre a questo, inizieranno a breve, tante altre attività». «Il coro Mani Bianche - ha concluso Milani - è ispirato all’esperienza venezuelana dove sono stati creati diversi cori di questo tipo. L’intento del governo, nell’ambito del programma di educazione, era di ridurre i livelli di criminalità attraverso la musica. Iniziarono ad impartire lezioni gratuite di musica e a mettere strumenti a disposizione dei giovani».
«Attraverso un passaparola, tra diverse persone, è nata l’idea - ha risposto l’intervistata - di poter realizzare questo coro anche in città».
Lo scorso gennaio si è svolto a Modena un corso teorico e pratico, della durata di due giorni, riguardante l’attività delle Mani bianche. Nell’occasione sono state individuate persone con diverse professionalità (musicisti, interpreti del linguaggio dei segni, neuropsichiatri) che possono, sull’esempio romano, ricreare quell’ambiente di condivisione. Mancava ancora un luogo dove poter svolgere l’attività corale: la scelta è ricaduta sulla polisportiva di Modena Est. «Spazio in polisportiva ce n’è a volontà - ha raccontato Ivan Baracchi, il presidente dell’impianto sportivo - e poi, quando abbiamo conosciuto le motivazioni del progetto, come l’inclusione e l’integrazione delle persone diversamente abili attraverso l'esperienza corale, non potevamo fare altro che sostenerlo. I ragazzi che vorranno partecipare al corso, lo potranno fare gratuitamente presso gli spazi della polisportiva. Oltre a questo, inizieranno a breve, tante altre attività». «Il coro Mani Bianche - ha concluso Milani - è ispirato all’esperienza venezuelana dove sono stati creati diversi cori di questo tipo. L’intento del governo, nell’ambito del programma di educazione, era di ridurre i livelli di criminalità attraverso la musica. Iniziarono ad impartire lezioni gratuite di musica e a mettere strumenti a disposizione dei giovani».