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3.7.23

per chi giudica e commenta i miei post solo dal titolo



A volte capita che il pensiero di persone all'opposto di te , in questo caso il video sotto di diego fusaro

arrivino alle tue stesse conclusioni vedere precedente posthttps://urly.it/3w3gv. Quindi caro **** e cara **** che giudicate le persone non da quello che scrivono o riportano ma solo da un titolo ironico \
sarcastico vi serva di lezione .

22.6.19

replica agli odiatori antivaccinisti e metodo hamer e ciarlatani [ Non sapevo che difendere la scienza ed il progresso fosse dittatura fasciosanitaria parte II ]

Risultati immagini per hatersLo  so che   dovrei    non rispondere   e lasciar perdere  e  quindi   evitare    di dare l loro spago  . Ma  in tempi come   questi   dove  gli haters  non  si fermano davanti a nulla   . Replico   agli : antivaccinisti specialmente quelli settari e acritici , ai ciarlatani , ecc che mi hanno riempito di 💩 e d'insulti anche pesanti e personali sulle mie condizioni di salute per il mio post https://bit.ly/2x9txhM critico verso di loro e verso i genitori di Eleonora Bottaro dico solo questo : io giustifico ed accetto le cure alternative hanno basi scientifiche e quando tutte la altre hanno fallito . ma soprattutto che la libertà di scelta fra i due tipi di cure è sacrosanta ma bisogna saperla usare e non imporla impedendo di scegliere quale seguire . 
E che e qui mi fermo non prima di    dire  loro  




 non vale la pena di abbassarmi al livello continuando a diffondere odio inutilmente . Ma soprattutto basta evitiamo speculazioni e strumentalizzazioni sulla povera Eleonora

2.12.12

. Un repubblichino, la Resistenza e l'Italia del '43Emanuele Rosas pilota di guerra a Salò

in sottofondo  mentre  scrivo




Un mio amico\ conoscente di destra replicando a questi due miei post sul 70 anni di El Alamein ( 1 2 ) : << Sostenere la storia è sempre fare un passo "avanti": non c'è sostenibilità di futuro "nuovo" se il "vecchio" è ancora in discussione. >> Infatti  : 1)  la   storia \  intervista  riportata da Giorgio Pisano ( pisano@unionesarda.it )  sull'unione sarda del 2\12\2012  



Il repubblichino pilota di guerra «Ero un soldato, difendo Salò»


di  Giorgio Pisano 

Il pilota di guerra, repubblichino di Salò, s'è fatto un'idea precisa di Mussolini, della Resistenza e degli Alleati. Novant'anni compiuti non attenuano la lucidità di Emanuele Rosas, italiano di Sassari, che pur dichiarando di «non essere stato fascista», confessa serenamente che «si stava meglio quando si stava peggio». Quanto a lui, c'è poco da dire: «Ero un soldato e come soldato dovevo obbedire». L'italia che è arrivata dopo («quando ci siamo svegliati tutti democristiani») non gli piace. La nostalgia è forte ancora adesso: «Volare dà una sensazione irripetibile. Di libertà ma soprattutto di onnipotenza».Il ragazzo di Salò adesso ha novant'anni, il passo prudente e neanche l'ombra di un imbarazzo. Si chiama Emanuele Rosas, sassarese: è stato uno dei Diavoli rossi dell'Aeronautica nazionale repubblicana (Anr), ultimo baluardo della resistenza fascista all'avanzata degli Alleati.L'Italia di allora, a ridosso dell'armistizio firmato l'8 settembre 1943, era un Paese sbracato e annichilito. Molti hanno buttato la divisa alle ortiche, altri si sono affiancati ai partigiani, altri ancora - una minoranza irriducibile e disperata - ha aderito, come lui, alla Repubblica sociale creata da Mussolini a Salò. Rosas ha qualche difficoltà a digerire la Resistenza e deplora che in quella delicatissima fase di passaggio «siamo stati proprio dentro una guerra civile per almeno un mesetto». Alessandro Ragatzu, editore-scrittore, gli ha dedicato un libro ( UnDiavolo rosso sardo nella Rsi ) per raccontare una storia di vita diversa, la pulizia e la trasparenza di un soldato che aveva fatto una scelta opposta a quella di tanti suoi coetanei: non per un ideale ma solo per senso dell'obbedienza. «Io non sono fascista». Nessuna ricerca di attenuanti e, meno ancora, di pacificazioni tardive.Nello studio della sua casa algherese, Emanuele Rosas accetta di rispondere a qualche domanda ben sapendo d'essere «minoranza assoluta». Fuori dal tempo e dalla logica, direbbe qualcuno. Sulle pareti, le foto della gloria, il sorriso orgoglioso (manco fosse una fidanzata) accanto ai caccia che hanno tentato di fermare la Storia. Una è perfino famosa: circolava a Milano, appesa ai muri delle strade, nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile. Lo ritrae, cuffia e occhialoni, ai piedi di un aereo da combattimento. «Periodo difficile», dice lui senza enfatizzare. Ma sa bene che se in quel momento i partigiani lo avessero individuato non avrebbe avuto scampo.Del resto, con la morte ci ha giocato più d'una volta: «Faceva parte del lavoro». Pian piano, mentre srotola i ricordi come una lunga e solenne guida rossa, si fa prendere la mano dai lampi di un'avventura che non rinnega e anzi gli accende ancora lo sguardo. In un cassetto conserva i documenti-chiave di quella stagione, a cominciare dal libretto di volo dove sono registrate tutte le missioni contro un nemico potente, più numeroso e meglio armato.Sorride di rado Emanuele, fosse per lui preferirebbe rispondere a domande tecniche più che politiche. Svela in velocità d'essere stato compagno di Enrico Berlinguer alle elementari («andavamo insieme alle adunate fasciste») ma appena può tenta di tornare all'unica religione che l'ha guidato: il volo. Di questo e basta vorrebbe parlare. Ha pilotato per quarant'anni, dopo la guerra è ovviamente planato negli aero-club ma a farlo atterrare in via definitiva ha pensato l'Agenzia delle Entrate con un accertamento fiscale che l'ha costretto a vendere un piccolo velivolo di proprietà.Chi era il Duce agli occhi d'un ragazzo?«Checché se ne dica, proclamando la Repubblica di Salò, Benito Mussolini ha evitato che continuassero i saccheggi dei tedeschi. E questo ha salvato tante persone».
Dunque il Duce...«Il fascismo non è quello che raccontate voi. Era solo un nuovo modo di governare. Certo, c'era un partito unico e niente elezioni ma non era affatto tutto quello che si dice. Appena è tramontato, gli italiani si sono svegliati all'improvviso democristiani».
Nostalgico?«Soltanto del volo. Ero un soldato, allora. Dovevo obbedire e ho obbedito. La parola democrazia non la conoscevamo».
Dov'era il giorno dell'armistizio?«A Gorizia. Venivo da Foligno, dove non era rimasto nessuno. Il comando tattico aveva dato un ordine preciso: attaccate gli americani, fate fuoco contro i bombardieri. Così diceva la radio ma io non potevo far nulla: ero solo. L'unico ufficiale rimasto vivo».
Poi?«A Gorizia mi hanno fatto prigioniero i partigiani slavi. Dopo un paio di giorni sono arrivati i tedeschi e i partigiani sono fuggiti».
Com'è che decide di aderire alla Repubblica di Salò?«Una sera, mentre passeggiavamo, c'è stato un passaparola che annunciava la Repubblica sociale. A quel punto ci hanno caricato su un camion e portato a Malpensa. Non posso dire che eravamo prigionieri ma nemmeno liberi».
Lei però se l'è squagliata ugualmente.«Un giorno sono uscito dal campo e me ne sono andato a Genova. Lì, senza mai smettere la divisa, sono entrato nella squadriglia che avrebbe dovuto combattere contro gli Alleati».
Nel gruppo di piloti era chiamato pinguino. Che vuol dire?«In gergo, il pinguino è il più giovane. Ero un ragazzo. Avevo ventun anni».
Volare.«Dà una sensazione irripetibile. Non solo di libertà, come pensano molti, ma soprattutto di onnipotenza. Ti senti invincibile, padrone del mondo. Tutto è nato quando ho visto al cinema Achille Serra pilota. È stata una folgorazione, in quel momento ho deciso cosa avrei fatto della mia vita».
A quante operazioni ha partecipato?«Se per operazioni intende combattimenti, ne ho fatto una quindicina. Una volta, in fase di decollo, mi sono ritrovato alle spalle un aereo nemico: ammazzarmi era come tirare un rigore a porta vuota. M'ha salvato la disperazione».
In che modo?«Ho messo l'aereo a coltello sulla linea elettrica e via, a duecento chilometri orari. Manovra difficile e spericolata: non potevo prendere quota, schivavo i campanili e speravo. Una follia, ma non avevo scappatoie. L'americano non se l'è sentita di fare altrettanto, troppo rischioso. Ed era talmente preso dall'inseguimento che non s'è neppure accorto di avere uno dei nostri appena sopra di lui. Riposi in pace».
Ha idea di quante persone ha ucciso?«Io, nessuna».
Non ha mai abbattuto un aereo?«Più d'uno. Noi però non puntavamo ai piloti che, tra l'altro, erano blindati. Ci interessava buttar giù il velivolo. Quanti morti? Non posso averne la certezza assoluta ma credo neanche uno».
Quante volte s'è detto: è finita?«Sempre e mai. Quando entri in combattimento, non pensi alla paura, non ne hai la possibilità. Senti magari i colpi di cannoncino investire l'aereo ma tiri dritto con un solo pensiero: vincere la sfida».
Quindi, terrore mai?«Come no, anche tanto. Ma solo prima di partire in missione. Una volta decollato, diventi un altro. Il rombo del motore diventa una specie di canto di guerra: era talmente assordante e avvolgente che non mi consentiva nemmeno di sentire il cuore».
C'è qualcosa di cui va fiero?«Tutto. Non rinnego nulla di quello che ho fatto. Non ho ragioni per vergognarmi».
Ha detto di aver combattuto soltanto contro gli americani.«Esatto. Mai contro i partigiani. Che poi, chi erano i partigiani? A parte i pochissimi che lottavano per un ideale, tutti gli altri non erano altro che renitenti alla divisa in fuga sulle montagne».
Mai sentito neppure di campi di concentramento e deportazioni?«La mia vita si divideva tra un'azione e l'altra. Le informazioni erano poche e contraddittorie. I nostri nemici non erano i partigiani, che non ci davano il minimo fastidio, ma i badogliani».
Cioè quelli che avevano tradito il Duce.«Proprio loro, dei partigiani non c'importava nulla».
Eppure hanno fatto la Liberazione.«Chi, i partigiani? Questa cosa mi fa ridere. La Liberazione, ammesso che sia giusto chiamarla così, l'hanno fatta gli Alleati. I partigiani se ne sono serviti per regolare qualche conto privato: vendette, rappresaglie».
Le risulta ci sia stata la Resistenza?«Massì, qualcuno l'avrà anche fatta. Dev'esser chiaro però che non ha liberato niente e nessuno. Semmai ha provocato tragedie. Io c'ero, posso testimoniare».
Che genere di tragedie?«A cominciare da quella di via Rasella a Roma: a chi si devono, se non ai partigiani, tante stragi perpetrate dai tedeschi nell'ultimo scorcio della guerra? Questo per dire che la cosiddetta Resistenza non ha affatto aiutato le popolazioni. Invece noi...».
Noi, cosa?«Noi, quando tornavamo dalle nostre missioni contro i caccia bombardieri, eravamo ben accolti dalla gente. Gli aderenti alla Repubblica di Salò erano amati, noi piloti poi addirittura venerati. Eravamo il vessillo di un'Italia che non si era arresa».
A casa sua sapevano?«Mio padre era in Africa, l'avevano richiamato. Vuol sapere se era fascista? Queste definizioni sono venute dopo. Allora eri o non eri un soldato, tutto qui».
Lei dice nella biografia: io non ero fascista.«Esatto».
Però aderisce a Salò, una contraddizione.«Cosa c'è da spiegare? Ero un soldato d'onore. Avevo giurato: da militare, non da fascista. Mi sono spiegato?»
Si stava meglio quando si stava peggio.«Io stavo di sicuro meglio. S'è guardato intorno?, ha visto cos'è la democrazia? Un referendum ha abrogato la legge sul finanziamento dei partiti e i partiti l'hanno serenamente aggirato: è questa la strada giusta?»
Cosa ha imparato?«Ho soprattutto capito che, dopo aver salvato la pelle a un sacco di gente, mi hanno preso a calci negli stinchi. Nei giorni immediatamente successivi il 25 aprile 1945 morire era un attimo. Bastava gridare fascista a qualcuno per strada e un secondo dopo quel qualcuno era già cadavere. Non è andata meglio nemmeno dopo».
Vittima di rappresaglie?«Sono stato assunto all'Inps di Sassari e poi mi sono trasferito a Milano. Delle ore di volo, degli anni da soldato non c'è traccia nel mio fascicolo. Mi hanno mandato sotto processo perché avevo aderito a Salò».
Sbagliato?«Volevano che chiedessi l'amnistia, lo stesso giudice me l'ha suggerito e ha compilato la domanda per me. Domanda che io non ho firmato: non dovevo farmi perdonare proprio nulla».
Com'è finita?«Ho dovuto accettarla, l'amnistia. Non faccia l'eroe, mi diceva il giudice, l'Italia è cambiata, si adegui. Ancora oggi, a pensarci, trovo vergognoso essere stato trattato in questo modo per aver servito la patria, essere stato fedele e leale. Creavamo imbarazzo. Per questo ci hanno come rimosso, come se non fossimo mai esistiti. Nel mio “stato di servizio” non c'è traccia dell'adesione alla Repubblica sociale».
Deluso?«Prendo atto. Con questo non voglio dire che l'ideale sarebbe tornare al fascismo, però...».
Però?«Questa che chiamano democrazia non è esaltante».
Servirebbe un Uomo della Provvidenza?«Basterebbe uno con la schiena dritta, senza scomodare la Provvidenza. Allora non c'erano delinquenti e tutte le ruberie che oggi restano impunite».
Ce l'ha, oggi, un partito di riferimento?«Dopo la guerra, mi riconoscevo nel Movimento sociale italiano finché non è arrivato Gianfranco Fini. Ho una pessima opinione di lui».
Perché?«Ha tradito lo spirito del partito, ha imbrogliato quel bonaccione di Silvio Berlusconi, ha sputato sui nostri morti».
A proposito di morti: tutti uguali?«Rigorosamente. Chiunque abbia combattuto per un ideale ha diritto al rispetto».
Stringerebbe la mano a un partigiano?«Che domanda è questa? I partigiani mettevano bombette a bordo strada per colpire le autocolonne. E i tedeschi rispondevano con le stragi».
Dunque?«Sto nel mio».

2 )  e il libro   di A.Ragatzu  UN DIAVOLO ROSSO SARDO DELLA RSI Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas pilota sassarese, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Messerschmitt Me 109 dell’ANR un diavolo rosso   ALISEA edizioni, via Roma 67, 090040 Solemnis (CA)

 da  http://news.liberoreporter.eu/   Le memorie e i documenti del tenente Emanuele Rosas, dai Caproncini della RUNA di Cagliari ai Masserschmitt dell’ANR. L’autore Alessandro Ragatzu, che ha pubblicato diversi volumi sulle varie aeronautiche che si sono incontrate e scontrate nei cieli della Sardegna ha il merito di aver scoperto che il pilota sassarese Emanuele Rosas, dato per morto nel 1944, era ed è vivo e vegeto in quel di Alghero, con una mente lucidissima e quella innata capacità che hanno i sardi di raccontarsi, senza tanti orpelli, dove il proprio operare non corrisponde mai al principio “moderno” del do ut des, bersi a quello molto più antico: “agisco così perché è giusto che agisca così, costi quel che costi”.  A questo si aggiunge che Rosas ha tirato fuori dai cassetti documenti e foto inedite di grande interesse storico. Il risultato contenuto in “Un Diavolo Rosso sardo della Rsi” non poteva che essere un volume brillante e capace, molto più di tanti libri seriosi, di farci comprendere uomini, fatti e idee di un epoca, sulla quale ancora oggi, ci si accapiglia senza molta cognizione di causa.


Più  scarna   e  sintentica ma  non per  questo utile   a chi  non vuole sapere troppe  anticipazioni  sul  libro  è  questa di  da  http://tuttostoria.it/
Racconta la breve ma intensa vita di pilota del tenente Emanuele Rosas, che a soli 17 anni consegue il brevetto civile nel campo di Monserrato, per poi proseguire nelle scuole di volo militari di Pistoia, Gorizia e Campoformido.
Nell'estate 1943 è a Capoterra con il 20° Gruppo Caccia, poi a Foligno e quindi nuovamente a Gorizia, dove lo coglie l'armistizio dell’8 settembre. Arruolatosi nell’ANR e assegnato al 2° Gruppo Caccia (2° Squadriglia Diavoli Rossi), vive da protagonista tutte le vicende del reparto e partecipa a numerosi combattimenti contro i caccia e i bombardieri americani, fino alla fine del conflitto. Il testo è arricchito da numerose immagini tratte dall’album personale del tenente Rosas, che offrono numerosi e interessanti spunti modellistici. 








11.5.12

De Gennaro viceministro. Dal massacro della Diaz a Palazzo Chigi: Monti ne nomina 1 per educarne 100

per coloro che via email che mi scrivono sul mio post sul film della diaz ( 1 2 ) : << è basta con s'to cazzo di scuola Diaz e di G8 2001 , lo sappiamo cosa è successo ., comunista di merda di più dovevano picchiarvi ,ecc >> . Ma



Ed il mio tempo non è denaro
ma il mare aperto dei sentimenti 
Le vele al vento del mio pensiero

finché quel vento resisterà. 






quindi scriverò finché mi pare soprattutto per i secondi , chi lo so già eviti di leggermi o mi legga in silenzio anziché commentare o rispondere con ovvietà 


da HTTP://ISEGRETIDELLACASTA.BLOGSPOT.IT/

VENERDÌ 11MAGGIO 2012 


Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, «ha deliberato la nomina a sottosegretario di Stato della presidenza del Consiglio del Prefetto Gianni De Gennaro con delega ai servizi segreti, che cessa dalle funzioni di Direttore del Dipartimento informazione e sicurezza»
Insomma ancora una promozione, questa volta nella sfera dell'alta politica, per il capo della polizia che ai tempi del g8 di Genova coordinò e pianificò l'orrenda mattanza della scuola Diaz dove 93 persone furono pestate a sangue, prelevate insaguinate e rinchiuse per tre giorni in un carcere appositamente predisposto all'interno della caserma di Bolzaneto.
Amnesty International ha definito quello che avvenne alla Diaz come "la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale".

e se avete stomaci forti ,  e avete superato  quello l'eventuale visione  del promo ( o del film  )  da me recentemente  recensito  qui  non lavate questo sangue   sentite  cosa  è  successo a Bolzaneto   dalla diretta  voce  Marco Poggi, all'epoca in servizio come infermiere presso la caserma in questione  . colui che ha permesso l'apertura  dell'inchiesta giudiziaria su tali fatti 





In chiusura   del post   leggo  sulla mia  bacheca  di  facebook  questo post  Domani i radicali, come ogni anno, andranno alle 11 sul ponte Garibaldi di Roma per onorare la memoria di Giorgiana Masi 35 anni dopo il suo (ancora impunito) omicidio. 
Molti  Giovani    si chiederanno chi era  . Ecco alcune notizie  tratte  dalla   voce  Giorgiana Masi (  da  cui  sono state prese  le  foto   e  a cui rimando  per chi vuole ricordare , chi c'era  o  per  chi era di quel periodo  , o  sapere per chi non c'era  o  come me era troppo piccolo  )    su  wikipedia
Giorgiana Masi (Roma6 agosto 1958 – Roma12 maggio 1977) è stata una studentessa italiana uccisa a diciotto anni durante una manifestazione di piazza.Appartenente a famiglia di media condizione sociale (il padre era parrucchiere e la madre casalinga), Giorgiana Masi abitava con i genitori e la sorella maggiore in un appartamento di via Trionfale a Roma, nei pressi dell'ospedale San Filippo Neri, e frequentava il quinto anno del Liceo Scientifico Statale "Louis Pasteur". Giorgiana Masi (Roma, 6 agosto 1958 – Roma, 12 maggio 1977) è stata una studentessa italiana uccisa a diciotto anni durante una manifestazione di piazza.Appartenente a famiglia di media condizione sociale (il padre era parrucchiere e la madre casalinga), Giorgiana Masi abitava con i genitori e la sorella maggiore in un appartamento di via Trionfale a Roma, nei pressi dell'ospedale San Filippo Neri, e frequentava il quinto anno del Liceo Scientifico Statale "Louis Pasteur".



Sopra   La celebre foto raffigurante l'agente Giovanni Santone in borghese armato durante gli scontri. Alla sua destra un funzionario ed un agente in divisa 
Nel tardo pomeriggio del giovedì 12 maggio 1977 si trovava, in compagnia del fidanzato ventunenne Gianfranco Papini, nel centro storico della capitale, dove imperversavano violenti scontri tra dimostranti e forze dell'ordine. Alle ore 19,55 i due erano in piazza Giuseppe Gioacchino Belli, quando un proiettile calibro 22 colpì Giorgiana all'addome. Subito soccorsa, venne trasportata in ospedale, dove i medici non poterono fare altro che constatarne il decesso.)

Fatti  , sia  quelli del G8 di Genova 2001  sia  quello di Giorgiana Masi  che   confermano  che conferma   questa foto  che  ho trovato  in rete   e il discorso   che trovate  ala fine del post   tratto da il film il Gattopardo  tratto dal  romanzo  omonimo dello  scrittore Siciliano   Giuseppe Tomasi di Lampedusa



con questo è  tutto meditate  gente meditate


17.6.07

Senza titolo 1894




eccola risposta   all'anonima  ( IP: 83.181.172.97 ) che il 14/06/2007 ore: 16.23.00 nel  guest book  ha scritto  : <<  Cos'è questo..un blog ecclesiastico ? >>. Scusate se nel video canta in playback  , ma non ne ho trovato altri  .








radio baccano"(G.NANNINI - Jovanotti)
1= Nannini
2= Jovanotti



1: non credi mai
a quello che e' vero
perche e' vero anche il contrario
giorni di allarme e confusione
sono il mio pane quotidiano
piccole donne i bimbi crescono
i giochi non ti sono mai bastati
neanche le botte che gli hai dato
sotto la luna senza fiato
lo scrivero' su tutti i muri
dio c'e' con tutti gli altri nomi
sacre scritture dell'informazione
scoppia la guerra del rumore
e faremo un gran baccano
tu con la chitarra in mano...
per un idolo ribelle...
che ci scorre sotto pelle
hai ragione in prigione
hai ragione in prigione
hai ragione in prigione
hai ragione e s'e' creduto
davvero che avremmo parlato
e la solidarieta' fa bene
come la solitudine sui tram
tra soldi, lacrime e catrame
mi godo questo mondo infame
e faremo un gran baccano
tu con la chitarra in mano...
per un idolo ribelle...
che ci scorre sulla pelle
hai ragione
2: radio baccano mondo cristiano
indu' buddista ebreo mussulmano
fine del mondo segnale orario
colonna sonora di questo scenario
di guerra un suono distorto
un urlo incazzato di chi non'e morto
ma vive e si muove
in mezzo ai palazzi insieme ad altri
cento mille ragazzi
radio baccano come un terremoto
niente e nessuno
che chiede il tuo voto
niente piu' leader a guidare le masse
musica dura che buca le casse
mondo che gira radio baccano
suono che scalda dal freddo che fa
nelle apparenze si nascondono gabbie
dentro allo stomaco
la liberta'
1: hai ragione in prigione
hai ragione in prigione
hai ragione in prigione
e faremo un gran baccano
tu con la chitarra in mano
nuovi idoli d'amore...
lasceremo un polverone
2: radio baccano mondo cristiano
indu' buddista ebreo mussulmano
fine del mondo passa parola
dentro la mente fuori da scuola
1: e faremo un gran baccano
lasceremo in fondo al cuore
lasceremo in fondo al cuore



                                                

E ora  rivolgo ,all'onima ( se mai leggera questo  blog  o  fosse solo di passaggio ) cosi come a chi nonostante le  faq  e  gli aggiornamenti  e la tag avvisi  ai cdv e ai naviganti  mi  fa simili domande  ,  un   domanda .
E' ecclesiastico affrontare  sia  con il metodo della contaminazione e dei colegamenti mentali-telematici  (vedere manifesto blog)  tematiche \ aspetti  etico-morali , spirituali-irrazionali , oltre che politiche e culturali  , e letterarie -artistiche  ed interrogarsi  sul chi siamo, dove siamo  ,  dove  andiamo  , che ci facciamo  al mondo , c'è vita dopo la morte , ecc .  sia in senso laico  come  neroassenso , trotzky, fatanuda  , ecc  o  in senso  confessionale\ religoso  come  benedettaj o luciamerli  ?  Dando  voce  a tutti\e indipendentemente  ( salvo ovviamente  l'antirazzismo , l'antifascismo , il sessimo   )   in una società   dove  l'informazione   libera   è sempre  a rischio di repressione  e  di limitazione  ( leggio censura  e repressione )  ed è controlata  da gruppi\ lobby di potee  o  gruppi di pressione  come  si chiamavano un tempo , indipèendentemente  (  è per  questo che  ho scelto   la  come  colonna sonora  radio baccano    di Nannini-jovanotti )   dellla loro confessione  religiosa  , dall'essere ateo  ,  agnostico  , nichilita , etereo , bisex , transex ,  di destra o dio sinoistra   , apartitico  . ? 
A voi una eventuale risposta  anhce  se  come dice la traduzione  la  risposta  è volata nel vento di iblowing in the  wind  di Bob dylan  con cui chiudo il post  d'oggi
fonte www.maggiesfarm.it/


BLOWIN' IN THE WIND
Bob Dylan

How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
Yes, 'n' how many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, 'n' how many times must the cannon balls fly
Before they're forever banned?
The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind.


How many times must a man look up
Before he can see the sky?
Yes, 'n' how many ears must one man have
Before he can hear people cry?
Yes, 'n' how many deaths will it take till he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind.


How many years can a mountain exist
Before it's washed to the sea?
Yes, 'n' how many years can some people exist
Before they're allowed to be free?
Yes, 'n' how many times can a man turn his head,
Pretending he just doesn't see?
The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind





A RISPOSTA E' CADUTA NEL VENTO
di Mogol/Dylan

interpretata da Luigi Tenco


Quante le strade che un uomo farà
e quando fermarsi potrà?
Quanti mari un gabbiano dovrà attraversar
per giungere e per riposar?
Quando tutta la gente del mondo riavrà
per sempre la sua libertà?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.


Quando dal mare un'onda verrà
che i monti lavare potrà?
Quante volte un uomo dovrà litigar
sapendo che è inutile odiar?
E poi quante persone dovranno morir
perché siano in troppi a morir?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.


Quanti cannoni dovranno sparar
e quando la pace verrà?
Quanti bimbi innocenti dovranno morir
e senza sapere il perché?
Quanto giovane sangue versato sarà
finché un'alba nuova verrà?
Risposta non c'è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.







N.b
  consiglio la lettura ( o rilettura  )  oltre  che le faq  e  gli aggiornamenti di questo mio  post sulla libertà
( Chiedo umilmente scusa se a causa dei soliti problemi tecnici di probabile  d'incompatibilità fra windos\xp e  linux,e quest'ultimo e la piattaforma di splinder i colegamenti ipertestuali che  sono  quelli in neretto  sottolineati dovesssero risultare  come capita   a me  che uso fire fox e  ubuntu   sappia che  sono  voci prese dall'enciclopedia free di   it.wikipedia.org e quindi volendo può  trovarle   e leggerle tranquillamente )


3.4.07

Senza titolo 1739

Rispondo a  gli ultimi commenti  di lucia  con  questo articolo  scritto sul  il nord sardegna di oggi  dell'artista  Gino Marielli  : è il chitarrista del gruppo dei Tazenda. Luigi, detto Gino è anche il compositore di tutti gli album pubblicati dai  Tanzenda (   qui ulteriori news su di lui  )



Il punto di vista di Dio non è mai subliminale


Nei giorni scorsi, a Sassari, sono saliti per l’ennesima volta alla ribalta gli  zingari. Sono rimasto colpito dalla forma di comunicazione dei media, da aggettivi presi dallo specifico vocabolario delle religioni. Si è parlato di zingari ortodossi e zingari musulmani. I sardispesso si sono indignati quando nei tg o nei giornali nazionali, si è messo l’accentosulla provenienza di eventuali malfattori. Cinque malviventi arrestati per abigeato: due dei quali sardi Questo atteggiamento di precisazione, distrattamente connotativo,conferisce all’informazione una subliminale valenza non necessaria. Tali piccoli virus vanno ad appestare ed istruire certi animi dormienti alla  simpatia/antipatia, del buono/cattivo. Ora, dire che gli zingari sono ladri è facile. Proviamo allora a trovare il bello ed anche    il temeratiamente   lecito  .  De Andrè cantava:« Ora alzatevi spose bambine /che è venuto il tempo di andare / con le vene celesti dei    polsi / anche oggi si va a caritare / e se questo vuol dire rubare / questo filo di pane tra miseria e sfortuna / allo     specchio di questa kampina /  ai miei occhi limpidi come un addio / lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca / il punto di vista di Dio » E noi… saremmo capaci di raccogliere obiettivamente
Ginol’eventuale punto di vista di Dio, senza annegare nel risentimento, qualora un esponente di una cultura diversa dalla nostra scrivesse: “arrestate in Sardegna cinque persone per sequestro di persona, tutti cattolici”?.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...