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24.8.21

Giorgio, morto ad Asti per l'esplosione di un frigo: il "gigante buono" che danzava come nessun altro. La leggenda del pianista sul lago di Como: il Festival 'galleggiante' di Alessandro Martire ed altre storie



Giorgio, morto ad Asti per l'esplosione di un frigo: il "gigante buono" che danzava come nessun altro 
                                                di Marco Patucchi
Tibaldi, 56 anni, era tecnico manutentore di impianti refrigeranti. Lascia la moglie e tre ragazzi a Santena

Repubblica dedica uno spazio fisso alle morti sul lavoro. Una Spoon River che racconta le vite di ciascuna vittima, evitando che si trasformino in banali dati statistici. Vite invisibili e dimenticate. Nel nostro Paese una media di oltre due lavoratori al giorno non fa ritorno a casa e "Morire di lavoro" vuole essere un memento ininterrotto rivolto a istituzioni e politica fino a quando avrà termine questo "crimine di pace".

"Caro Giorgio, tutte le mattine al semaforo ci incontravamo. Io andavo verso Torino, tu a prendere la macchina: la tua sigaretta in bocca - scrive Giordano nei social - a malapena un saluto, tutti e due addormentati. Mi mancherà da matti vederti sul lato opposto della strada, farci un piccolo gesto giusto per salutarci". Esistono attimi di vita ordinaria ai quali non abbiamo dato peso, sommersi nell'oblio del giorno dopo giorno. Poi, improvvisamente, spuntano fuori come un minuscolo tesoro che vorremmo sempre tenere con noi. Ma non si può più. Giorgio Tibaldi, 56 anni, moglie (Alessandra) e tre ragazzi (Gabriele, Stefano, Davide), è morto sul lavoro ad Asti: era un tecnico di una ditta di manutenzione frigoriferi, stava riparando l'impianto in un negozio di surgelati quando è stato investito dalla fiammata di un'esplosione. Il lavoro che è tutto e niente nella nostra vita: se un marziano scendesse sulla terra o desse un'occhiata ai social, penserebbe che Giorgio era prima di tutto un ballerino.

Giorgio, il 'gigante buono' di Santena, una manciata di chilometri da Asti e da Torino: un operaio, un marito, un padre con la passione per le danze. Sempre insieme alla sua Alessandra. "Hanno seguito le lezioni di fandango, di valzer e di sbrando che proprio Giorgio già ballava benissimo - scrive Sara nei social - . Se sentiamo qualche tuono, può darsi sia lui che balla lassù dando calcioni con le sue lunghissime gambe. Sono venuto anche ai corsi di irlandese e ci ha lasciati sbigottiti per la rapidità di apprendimento e la precisione nei passi. Ma soprattutto la simpatia, ragazzi, la simpatia...". E Sara: "Ciao Giorgio, ballerino infaticabile, agilissimo, simpatico, divertente. La vita è ingiusta e crudele con i migliori". Ciao Giorgio, operaio danzatore.

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"Non distruggetelo, lo portiamo nella nostra chiesa", così Madonna di Campiglio ha salvato un organo a canne tedesco

 Gianfranco Piccoli
L'organo nelle chiesa di Saarbrucken, prima di essere smontato

  
Acquistato a un decimo del suo prezzo, lo strumento di una chiesa in via di demolizione a Saarbrücke è stato smontato pezzo pezzo. E verrà rimontato nella parrocchia di Santa Maria a Madonna di Campiglio. Grazie all'impegno di un avvocato di Crema. "Musica celestiale per le Dolomiti"

Come un enorme Lego da mille pezzi, alto cinque metri e largo quattro, smontato e rimontato dopo un viaggio di 750 chilometri su un rimorchio da 18 metri. È la storia dell'organo della chiesa cattolica di San Tommaso Moro a Saarbrücken, capoluogo del Saarland, regione a sudovest della Germania: lo strumento rischiava di essere demolito insieme all'edificio di culto, ritroverà una nuova vita nella chiesa di Santa Maria a Madonna di Campiglio, in Trentino, dove nei prossimi giorni verrà rimontato pezzo per pezzo dalle sapienti mani di un organaro di Montichiari. Una storia a lieto fine grazie alla "folle" idea di un avvocato quarantenne di Crema, Marcello Palmieri.

La vicenda dell'organo di Saarbrücken non è così rara, almeno in Germania, dove il vento della secolarizzazione soffia forte, svuota le chiese e (a volte) le butta giù. Un processo che nella terra di Goethe corre più veloce che altrove. Non a caso nelle 27 diocesi tedesche negli ultimi 20 anni sono stati centinaia gli edifici di culto demoliti per mancanza di fedeli. L'uso delle ruspe, certo non di fronte ad edifici dal riconosciuto valore artistico, è l'extrema ratio, quando anche le spese per il mantenimento diventano insostenibili o non è possibile destinare gli immobili ad altro uso una volta sconsacrati. Un fenomeno che ha, tra le conseguenze, il destino incerto degli organi che per decenni hanno accompagnato la liturgia in quelle chiese un tempo gremite di fedeli.


Risultato? L'abbandono degli edifici sacri ha alimentato un ricco mercato dell'usato: organi del valore di centinaia di migliaia di euro finiscono in vendita per una manciata di soldi. L'alternativa è finire a pezzi sotto i colpi di una benna per poi essere smaltiti (a caro prezzo) in discarica.

È il destino cui sarebbe andato incontro l'organo della chiesa cattolica di San Tommaso Moro di Saarbrücken, uno strumento da 700 canne realizzato nel 1981, un decennio dopo la consacrazione della chiesa. E qui la storia dell'organo - un Oehms da 13 registri e 2 tastiere a trasmissione meccanica - si intreccia con l'intuizione di Marcello Palmieri. Campigliano d'adozione, organista appassionato con una predilezione per i brani liturgici, Palmieri durante le vacanze estive accompagna la messa nella grande chiesa di SantaMaria, costruita ad inizio anni Settanta per rispondere alle esigenze del turismo nella località della Val Rendena. Un organo "vero" non c'è, gli organisti si alternano su uno strumento digitale. L'avvocato di Crema, grazie ad un amico, scopre così il fiorente mercato dell'usato in Germania e mette gli occhi sull'organo di Saarbrücken, in vendita su un sito specializzato a poco più di 20mila euro, un decimo del valore reale. Palmieri coinvolge le autorità ecclesiastiche locali, ottenendo un formale via libera, e trova anche i finanziatori, di Campiglio, eredi di un patrimonio importante che lo stesso avvocato si è trovato a gestire in qualità di legale di fiducia.

Detto e fatto. All'alba del 2 agosto, il carico eccezionale è arrivato nel cuore di Madonna di Campiglio: quattro volontari hanno scaricato l'organo, ora custodito in un deposito della Funivie. Nei prossimi giorni Giuseppe Tisi, organaro di Montichiari, comincerà ad assemblare i mille pezzi (un lavoro che durerà circa un mese) e l'organo di Saarbrücken tornerà a far sentire la sua voce possente ai piedi delle Dolomiti di Brenta.

Miura, il toro veneto da un milione di euro con cinquemila eredi

Miura al pascolo a Vallevecchia 

Primo in classifica nella razza Frisona, ha richieste da tutto il mondo. Con il suo Dna genera vacche che producono latte di primissima qualità



Il toro Miura ha 5mila figlie in 5 continenti, ma non ha mai conosciuto una femmina. Si chiama come la Lamborghini ammirata dal suo allevatore, ma se l’auto negli anni ’70 costava 8 milioni di lire, lui oggi che ci sono gli euro arriva a valerne un milione. Ferruccio Lamborghini scelse per il bolide il nome di una famigerata razza di tori da corrida di Siviglia. Miura è il contrario. Con i suoi 11 quintali di muscoli lavati e coccolati quotidianamente, trascorre il tempo ruminando foraggio biologico sull’isola di Vallevecchia, oasi naturalistica della Laguna veneta. «Da noi non mancano gli esemplari pericolosi, ma lui è mansueto come un agnellino» racconta Francesco Cobalchini, direttore di Intermizoo, l’azienda per la genetica animale fondata dalla Regione Veneto nel 1974.«Oggi per le vacche da latte il 90-95% delle gravidanze avviene con inseminazione artificiale». E Miura con il suo Dna garantisce alle figlie mammelle sane, capezzoli adatti alle mungitrici, latte ricco di grassi e proteine. Per questo, suscitando l’orgoglio del governatore del Veneto Luca Zaia, a 6 anni ha conquistato il primo posto nel catalogo dell’Associazione Nazionale Allevatori di Razza Frisona e Jersey Italiana. Non arriverà a farsi pagare 15mila euro a puledro, come il cavallo da corsa Varenne, ma è pur sempre un bel risultato.Sarebbe un toro da monta, quindi, il campione Miura, «ma per raccogliere il suo seme lo stimoliamo con tori castrati e usiamo una vagina artificiale» racconta Cobalchini. L’operazione si ripete 3 giorni a settimana. «Produce circa 500 dosi ogni volta», vendute in 55 paesi. «I ricavi della sua vita arrivano tranquillamente al milione di euro». Ogni provetta, spedita in azoto a — 196°, costa 15-17 euro. Oppure 37 euro se “sessata”: sottoposta a una selezione degli spermatozoi che porta al 90% le chance di concepire una femmina. Perché è alla virilità che Miura deve il primato, ma sono le femmine a contare veramente nell’industria del latte.Oggi solo a Roma, diventata una città zoo, si poteva filmare un video con un toro e una mucca che si accoppiano nel traffico, come avvenuto di recente. Che la riproduzione nel mondo bovino sia cambiata lo raccontava già il film “Il toro” di Carlo Mazzacurati, in cui il campione di sperma, chiamato Corinto, era rubato dall’uomo che l’accudiva, appena licenziato.

«È dagli anni ‘70 — conferma Cobalchini — quando è stato introdotto il congelamento del seme, che l’inseminazione artificiale è così diffusa». All’inizio serviva a evitare infezioni. Ora con gli esami del Dna rende possibile la selezione. «Negli animali cerchiamo di recuperare le caratteristiche del passato. Se negli anni ‘80 e ‘90 si spingeva per aumentare la produzione, oggi lavoriamo sui nutrienti del latte». A Miura e alle sue figlie si chiede di restituirci il sapore del latte di una volta. Un compito in effetti da un milione di euro.








 

Un pianoforte suona in mezzo al lago di Como, all’ora del tramonto, e sullo sfondo c’è l’incantevole villa Balbianello. E’ la performance di Alessandro Martire, famoso per le sue esibizioni con il pianoforte in mezzo alla natura o in contesti spettacolari e insoliti, per lanciare il LEJ Festival – Floating Moving Concert 2021, il festival che unisce musica e natura e che è nato da un’idea del pianista e compositore comasco. Dal 27 agosto al 5 settembre l’evento torna in presenza dopo l’edizione in streaming dell’anno scorso, con l’obbiettivo di portare giovani artisti e compositori provenienti da tutto il mondo a esibirsi sul territorio comasco: dalla Valle Intelvi, a Cernobbio, a Oltrona di San Mamette, da San Fermo della Battaglia ad Argegno, per citarne alcune. Assieme a Martire si esibiranno anche Ana Zimmer, Naiad, Summit, Harp Night, Jamira, Frapporsi, Frontera e altri ospiti. Cuore della manifestazione sarà il Floating moving concert, la performance sul lago di Como che si terrà il 31 agosto dalle 18 a Cernobbio: un concerto su piattaforma galleggiante trainata da un motoscafo, che porterà la musica creando una passeggiata musicale godibile da tutto il lungolago. Alessandro Martire eseguirà brani tratti da “Share the world”, suo ultimo album (Carosello Records). Per partecipare all’evento è obbligatoria la prenotazione gratuita tramite Eventbrite: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-alessandro-martire-floating-moving-concert2021-164009357403. Il Floating moving concert verrà poi trasmesso in esclusiva su TikTok Live a settembre.






A Milano Spazio Caroli12, in sala e in cucina vince l’inclusivitàdi Alessandra Iannello

Paolo Ferrario nella fattoria della Fondazione Pino Cova da lui presieduta 
Così un quartiere abbandonato diventa il teatro di integrazione sociale e lavoro per giovani con disagi. Paolo Ferrario, presidente della Fondazione Pino Cova: "Accogliamo gli emarginati e diamo loro un futuro fra fornelli, fattoria didattica, bar e 
Paolo Ferrario, presidente della Fondazione Pino Cova: "Accogliamo gli emarginati e diamo loro un futuro fra fornelli, fattoria didattica, bar e bistrot"


Via Caroli 12 Milano. Per i “ragazzi” cresciuti nella zona delimitata dal triangolo via Padova-Crescenzago, via ponte Nuovo, via del ricordo, questo era l’indirizzo dell’oratorio. Di un luogo dove le brutture di un quartiere della periferia milanese, noto per le ondate migratorie (prima meridionali e poi straniere), rimanevano fuori dai cancelli di ferro. Un luogo che, alla metà degli anni ’90 del secolo scorso, chiude e rimane alla mercé dell’incuria. I cancelli vengono mangiati dalla ruggine, le piante infestano il cortile mentre l’edificio invecchia male e senza manutenzione. Tutto questo degrado sembra non avere fine finché un uomo, visionario ma con i piedi ben saldi a terra, se ne innamora. «Un paio di anni fa – racconta Paolo Ferrario, presidente della Fondazione Pino Cova – stavo cercando un’area per creare un luogo dove persone con disabilità o con condizione di emarginazione sociale, soprattutto giovani, potessero percorrere un cammino nel mondo del lavoro. Ho visitato tante realtà, ma mi sono innamorato di questo luogo». Con la preziosa collaborazione della Curia milanese, alla Fondazione non resta che iniziare la ristrutturazione degli oltre 1500 metri quadri fra aree coperte, cortili e giardini. Dopo diversi stop dovuti alla pandemia, nel giugno del 2020 si inaugura lo spazio multifunzionale Caroli12. «Con questo progetto – continua Ferrario – abbiamo voluto restituire qualcosa al territorio che ha visto crescere l’azienda grazie alla quale la Fondazione è nata. Nel 2000, infatti, dopo una vita spesa fra sindacato e associazionismo, Giuseppe Cova, detto Pino, ha fondato e-work, un’agenzia per il lavoro con una particolare attenzione all’etica. Nel 2020 abbiamo creato la Fondazione dedicata a Pino, che è purtroppo mancato nel 2013».

Spazio Caroli12 

Il primo progetto della Fondazione è lo Spazio Caroli12 (che ospita anche la sede della Fondazione) che, a oggi, ha dato una possibilità lavorativa, nella sala e nella cucina del Cafè & Bistrot, a una oltre una decina di persone con disagio. «Abbiamo accordi con molte scuole alberghiere in Lombardia – spiega Ferrario - che hanno progetti specifici per i ragazzi che necessitano di percorsi di inclusione sociale o mirati di accompagnamento. Una su tutte, come esempio, la scuola alberghiera In-Presa di Carate Brianza che ha una linea dedicata a ragazzi che in una cucina o in una sala o in un albergo “normale”, fanno fatica a inserirsi e a trovare un cammino di alternanza scuola-lavoro o stage. Con loro individuiamo le persone più adatte per operare a contatto col pubblico per abituarli, in un ambiente protetto, al lavoro del loro futuro. Facciamo anche formazione e tirocini formativi per gli adulti con disagi psichici».

Oltre che in cucina e in sala, gli “stagisti”, trovano lavoro anche da Tana Caroli, una fattoria didattica composta da un orto e da recinti che ospitano animali da fattoria provenienti da situazioni di maltrattamenti o dai macelli. «Nell’orto – precisa Paolo - vengono coltivati gli ortaggi che impieghiamo in cucina. Inoltre, abbiamo strutturato dei percorsi per i bambini. Così, insieme con Marta, la responsabile di Tana Caroli, i più piccoli possono approcciarsi agli animali entrando nei recinti e dando loro da mangiare». All’insegna dell’inclusività è anche il parco giochi strutturato con giochi non più alti di un metro e senza barriere architettoniche per permettere a tutti i bambini di giocare insieme.

Tana Caroli è la fattoria dedicata agli animali nell'ambito del progetto della Fondazione Pino Cova 
Bimbi giocano con gli animali a Tana Caroli 

 

Lo Spazio Caroli12 è aperto dalla colazione della mattina, appuntamento per gli anziani della zona, fino al dopocena, una volta la settimana c’è anche la musica dal vivo, passando per pranzo, merenda e cena. La cucina è semplice e il menù, stagionale, è composto da una ventina di pietanze preparate al momento. Le materie prime sono di produzione locale, oltre che dall’orto si trovano salumi, formaggi e carni lombarde. La sera si apre il ristorante e la proposta si fa più raffinata con piatti a base di pesce, molluschi e crostacei. In menù c’è anche una buona scelta di piatti vegetariani e vegani. Ad accompagnare vini bianchi, rossi e bollicine italiane e champagne francesi oltre che birre artigianali e cocktail. Per gli amanti degli spirits c’è una drink list dedicata ai gin con oltre 25 proposte e una agli amari con una ventina di referenze da tutto il mondo.

Nei progetti futuri della Fondazione, l’ampliamento dello Spazio Caroli12, l’apertura di una caffetteria sempre nel quartiere (a poche centinaia di metri da Spazio Caroli) e l’inaugurazione di un albergo a Buscate (in provincia di Milano). «Stiamo trattando con il Comune di Milano – conclude Ferrario – la riqualificazione di un'area adiacente a Spazio Caroli in stato di abbandono per iniziare ulteriori progetti di inserimento sociale e lavorativo. Sarà un’attività legata al florovivaismo, alla coltivazione in piena terra e in serra con punto vendita gestito da ragazzi down. La vicina fisica è fondamentale non solo per la residenza, presso Spazio Caroli ci sono delle camere dove alloggiano gli stagisti fuori sede, ma anche per psicologi e tutor che devono seguire i ragazzi. Infine, a Buscate, accanto ad Arluno (città natale di Pino Cova) stiamo ristrutturando una vecchia corte contadina dove apriremo un hotel 4 stelle con ristorazione, il tutto circondato da parco di oltre 16mila metri quadrati. Qui, i ragazzi potranno fare esperienza oltre che in cucina e in sala, anche nelle diverse mansioni dell’albergo».



15.4.16

UNA PIETRA SOPRA

È finita, ed è meglio, perché quell'agonia sarebbe stata intollerabile, così arida e refrattaria. Roberto e Federico, operai a Cava Gioia, nelle Apuane, sono rimasti travolti da un'inesausta frana di marmo e non si sapeva più dove fossero, come Rosso Malpelo. Non era Sicilia, ma una Toscana misterica e inattesa. Sbiadito interregno.



Adesso è finita, ed è meglio. Il cuore duro della roccia era l'incubo d'ogni giorno. Di secoli. Nelle cave e nelle miniere il tempo non si muove mai. Uomini o donne, bestie o cose, tutto in quei luoghi ha un ritmo atarassico. Le voci le sento chiuse, inghiottite dal pallore polveroso. Dalla Lunigiana erano emigrati in Liguria i miei bisnonni. Un'Italia agra. Altri hanno continuato a esistere immersi nel bianco accecante. Roberto e Federico avevano volti moderni e un mestiere antico. È finita ed è meglio. Ma non doveva finire così. Non in un paese che si pretende civile.

© Daniela Tuscano

16.11.13

ricordi di persone scomparse in un giorno di pioggia

Musica  consigliata  ed  in sottofondo Modena City Ramblers - In un giorno di pioggia


  a  chi leggendo questo post    mi dirà che parlo di cose  tristi  rispondo  come ha  risposto   questa persona  all'interno della discussione   da  cui  ho tratto questo post  di  Ivan Il Terribile  eccetto  l  foto   della  finestra  della mia  camera ( le  altre due le  trovate   qui sul  mio facebook  )   fatta poco fa con il mio samsung GT -S6500il testo



Roberto Ladu la pioggia rende più malinconici...ci son quelle giornate che è bello ricordare anche le cose che ci fanno male...35 minuti fa · Non mi piace più · 2



Quando ti ho visto la prima volta, tutto tirato, dietro il bancone di quella discoteca paesana, mi sei stato subito antipatico. Sorridente e un pò convinto. Capelli scolpiti e un sorriso che non risparmiavi.
Poi nasce l'amicizia. Una strana tra ragazzi di età molto diversa, eravamo quasi fratello grande e tu quello
piccolo. Tu che riscuotevi grandi successi con le donne ma non ti concedevi facilmente. Mi chiedevo perché non le amassi tutte, quelle donne che ti facevano sguardi languidi e proposte per me insperate. Invece tu avevi un cuore grande come una casa, volevi una ragazza con cui avere una storia d'amore nonostante tutto. Avevi paura di innamorati. Ti davo qualche consiglio ma sapevi cavartela benissimo.
Arrivò l'amore, l'estate, ci si vedeva meno ma ero felice di riabbracciarti quando ci incontravamo. Poi l'estate è finita. E pure tu te ne sei andato.
Lavoravi e un maledetto giorno ti ha visto cadere sotto quella trave di ferro. Ti sei rialzato, come sempre, tranquillizzando tutti.
E così sei morto, un arresto cardiaco dopo l'altro.
Ti potevi salvare hanno detto.
Pioveva quei giorni.
Quando inizia la pioggia mi manchi più del solito.



facebook smiley sad mi  ha fatto   ritornare  alla mente  ,  un mio  amico  \  conoscente  morto   in un cantiere  non ricordo se   cadendo  da  un ponteggio  o  un ponteggio  gli  è caduto  sopra  .  Ma   poi sempre  all'interno della discussione da  cui ho preso  il testo   ho appreso  e  ricordato che  :   non solo  la persona scomparsa
aveva 24\25 anni , ma che Fu travolto da un elemento di prefabbricato metallico :-(  \  facebook smiley sad 

5.11.12

I NON BAMBOCCIONI , IL LAVORO NERO \ MORTI BIANCHE E LA POLITICA

Ci  sono  anche  storie  di ragazzi  " non schizzinosi "  che  non sono  nè  bambocioni nè pessimisti  \  sconfortati    ecco alcune storie   


«Laureati,non siamo schizzinosi» Storie di ragazzi che smentiscono il ministro Fornero:«Siamo pronti a tutto»


di Sabrina Zedda
CAGLIARI Dell’aiuto di mamma e papà ne fanno a meno:sanno quanti sacrifici hanno già fatto per
loro e non sono intenzionati a chiederne di più. Ma ai loro sogni non rinunciano. E allora altro che “choosy” (schizzinosi) come ha detto, tristemente, la ministra Elsa Fornero, la quale ha mostrato di inciampare ogni tanto sulle parole : inattesa di trovare il lavoro che possa dare dignità agli anni passa-
ti dietro a un percorso universitario c’è chi si offre per fare le pulizie, chi passa le serate servendo in ristorante e chi,stanco delle solite promesse,si reinventa artigiano.
Altro che schizzinosi i giovani laureati: concreti piuttosto,e perfino altruisti perché per loro lavorare significa creare un valore di cui possano beneficiare tutti. E’ il caso di Sara Cacciuto, 36 anni e due lauree: una di primo livello come Educatrice ambientale all’Università dell’Aquila, l’altra,magistrale, conseguita a marzo all’Università di Roma 3 in Scienze dell’educazione degli adulti. Tra l’una e l’altra un sfilza di lavoretti. «A L’Aquila per mantenermi agli studi –racconta – facevo due lavori,entrambi in località a tre ore dalla città in cui vivevo :la guida naturalistica in un parco durante la settimana,la cameriera nel weekend : lavoravo in una pizzeria».Per Sara i sacrifici sono continuati anche durante il percorso per la laurea magistrale a Roma: «Una città dove la vita costa cara e dove mi sono adattata a fare di tutto: pulizie nelle case, collaborazioni con l’università…»Una fatica che Sara è riuscita a sostenere grazie alla forte motivazione: «Il mio sogno è  aiutare la gente della mia città a mettere a frutto le proprie potenzialità: in tempi di crisi perché le cose cambino è necessario puntare sul potenziale umano».Per fare questo Sara ora sta frequentando anche un corso di specializzazione ma i soldi sono sempre pochi  e il lavoro è poco: «Lavorerei pure in un call center, ma alla mia richiesta non 
hanno risposto ».Davvero per niente choosy questa giovane che però ha ben chiaro cosa significa dare

dignità al lavoro: «Un lavoro dignitoso è un lavoro che abbia una retribuzione congrua:posso anche  fare le pulizie,ma chiedere per questo meno di otto euro l’ora significherebbe sminuirsi».Idee chiare le ha anche Giovanna Pala  ( foto a  sinistra  ) 28 anni e una laurea col massimo dei voti e la lode in Storia dell’arte.« Arrivo da Mamoiada e voglio stare a Cagliari, dove ho la mia vita,ma non posso più chiedere ai miei genitori di aiutarmi».Così anche per lei, che sogna un futuro da critica d’arte per valorizzare il prezioso patrimonio culturale della Sardegna  (lasua tesi di laurea è stata un omaggio a Eugenio Tavolara) la scelta, nel frattempo, di accontentarsi d’altro: « Diverse sere a settimana lavoro come
cameriera in un ristorante»,dice.Il resto delle giornate insegna invece italiano agli stranieri in una cooperativa di Quartu: dovrebbe pagarla la Regione con il fondi per progetti a favore dei giovani disoccupati, ma, si sfoga, «è tutto bloccato e lavorare senza una retribuzione fa calare la motivazione». Un altro che pur di lavorare ha messo da parte i titoli di studio è Massimo, laurea in filosofia e anni passati alla ricerca di un posto da laureato.«Alla fine ho preferito fare da me–racconta–Grazie ai miei genitori ho potuto chiedere un prestito e mi sono aperto una foto copisteria».
Storie di oggi, di chi per andare avanti ha capito che bisogna stringere i denti. Eppure sognare un posto da laureato non significa essere choosy ma cercare di ottenere quello che spetterebbe di diritto: «Siamo solo giovani che vogliono andare avanti – dice Giovanna Pala–Non per essereschizzinosi,ma per daren
senso ai tanti anni di studi».

INCIDENTI SUL  LAVORO . I drammi E LE STORIE

di  Pier Giorgio Pinna
SASSARI Sono scampati alla morte bianca. Ma a un prezzo altissimo.Uno scuro calvario. Mesi di sofferenze e riabilitazioni. Sempre in attesa di qualche spiraglio di luce: la speranza di un reinserimento. Le loro sono vicende drammatiche. 
           Da sinistra,due lavoratori rimasti gravemente feriti:Angelo Addis,40anni,di Ittiri,e GiuseppeSechi,64,sassarese.
Affianco un  incidente  sul lavoro 

Eppure,speculari rispetto a quelle di compagni sfuggiti per un soffio a una fine atroce sotto un trattore o tra le macerie di un capannone crollato. Certo, tutti hanno avuto più fortuna delle decine di operai che ogni anno perdono la vita nell’isola: per
capirlo è sufficiente un’occhiata ai quotidiani degli ultimi mesi,quando la spirale degli infortuni si è fatta angosciante.Però chi rimane ferito a causa d’incidenti terribili poi deve affronta re un inferno. E non è facile riuscire a riprendersi, anzi. Quseta è la storia di chi alla fine ce  l’ha fatta.
Giuseppe Sechi ha 64 anni e da 43 guida di tutto: « Mi mancano solo navi e aerei,per 

15.4.12

ecco perchè è morto Morosini l'Ambulanza bloccata da auto dei vigili Il mezzo ostruiva l'accesso allo stadio


 fonte unionesarda.it  del  

Ambulanza bloccata da auto dei vigili
Il mezzo ostruiva l'accesso allo stadio

Problemi per l'ambulanza che ha soccorso Piermario Morosini: il mezzo è stato bloccato per qualche minuto da un'auto dei vigili urbani che ostacolava l'ingresso al campo.

Ambulanza bloccata da auto dei vigili Il mezzo ostruiva l'accesso allo stadio
LA MACCHINA DEI VIGILI URBANI BLOCCA IL PASSAGGIO DELL'AMBULANZA

Attimi concitati: per rimuovere il mezzo è stato rotto un vetro. Ma, come ha sottolineato il cardiologo Paloscia, "un minuto in più o un minuto in meno nei soccorsi non sarebbe servito a nulla. Il cuore si è fermato e non ha più ripreso a battere. Abbiamo infatti provato a rianimarlo in ogni modo per un'ora e mezza, ma tutto è stato inutile". All'esterno del pronto soccorso, il primo a rilasciare alcune dichiarazioni, tra le lacrime, è stato il portiere del Pescara, Luca Anania."E' una tragedia, credetemi, non so veramente cosa dire". "All'inizio non avevamo ben capito la gravità della situazione. Io, tra l'altro, mi trovavo dalla parte opposta e sono subito corso verso la metà campo del Livorno, dove era caduto a terra Morosini. Ci sono stati momenti di grande confusione e mi è sembrato di capire che c'è stato anche qualche attimo di ritardo nei soccorsi, perché ci hanno detto che l'ambulanza non poteva entrare sul terreno di gioco perché l'ingresso era ostruito da un'altra macchina. Alcuni miei compagni hanno portato la barella a mano fino all'ambulanza". Il portiere del Pescara ha riferito anche dei momenti di grandissimo dolore vissuti al pronto soccorso. In questo momento il pullman della squadra del Livorno ha lasciato, fra gli applausi dei tifosi del Pescara, la strada antistante il nosocomio.

miracolo per una volta il calcio non è The Show Must Go

ma  si ferma  davanti ad  una morte di un giocatore



 qui  la  sua  foto


6.8.08

MAGLIA NERA


 


Questa mattina mi sveglio


col sonno e la stanchezza


ancora addosso di ieri


stropiccio con le mie mani


gli occhi coccolati da loro,


dal mio domani


che mi chiedono:


“Quando torni, papà?”


 


Guido piano sulle strade


e immagino di raccontare,


magari a fumetti,


il mio lavorare straziante


il gioco nella fatica,


“come un calciatore”, penso...


e perché no?


 


Le braccia di lei


le sento ancora addosso


con un profumo misto all’amore


che sento...


e anche lei che cerca, immagina


risposta in illusorio


soldo mensile


d’un domani estirpato sul lavoro


per taglio, per risparmio,


per una scopa che non si può


acquistare


perché costa troppo per ramazzare...


figuriamoci...


una ditta di pulizie


che ti sbatte sulla sponda della porta


ciò che non volevi sentire


di nascosto...


 


Amplificazione di risorse.


Parlano così.


Io ci credo, perché non capisco.


e vedo risorsa “in me” uomo...


nelle mie mani...


 


Sogno. ORA.


Una trave tra i mattoni


mi sega la vita.


La favola da raccontare


ai miei figli


si estingue


in inutile pensiero


d’un non vissuto di “risorsa”.


 


Sanno arbitrare,


LORO,


i destini scomodi


di chi vuole sapere,


di chi ha bisogno


di protezione


in questa miniera mondiale


di merce umana


colpita nello sfruttamento


nel chiedere


(senza risposta politica),


nel bisogno di sopravvivenza


(senza cibo globalizzato in “marca”)


 


RIGORE.


Io, papà, colpisco.


Portieri d’imprese affiancati


respingono ogni richiesta


di mia vittoria su (fattibile) gol.


 


Ecco la parata


dell’alta finanziata gestione


di mercato umano.


Boia senza cappuccio sorridente.


 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...