Questa mattina mi sveglio
col sonno e la stanchezza
ancora addosso di ieri
stropiccio con le mie mani
gli occhi coccolati da loro,
dal mio domani
che mi chiedono:
“Quando torni, papà?”
Guido piano sulle strade
e immagino di raccontare,
magari a fumetti,
il mio lavorare straziante
il gioco nella fatica,
“come un calciatore”, penso...
e perché no?
Le braccia di lei
le sento ancora addosso
con un profumo misto all’amore
che sento...
e anche lei che cerca, immagina
risposta in illusorio
soldo mensile
d’un domani estirpato sul lavoro
per taglio, per risparmio,
per una scopa che non si può
acquistare
perché costa troppo per ramazzare...
figuriamoci...
una ditta di pulizie
che ti sbatte sulla sponda della porta
ciò che non volevi sentire
di nascosto...
Amplificazione di risorse.
Parlano così.
Io ci credo, perché non capisco.
e vedo risorsa “in me” uomo...
nelle mie mani...
Sogno. ORA.
Una trave tra i mattoni
mi sega la vita.
La favola da raccontare
ai miei figli
si estingue
in inutile pensiero
d’un non vissuto di “risorsa”.
Sanno arbitrare,
LORO,
i destini scomodi
di chi vuole sapere,
di chi ha bisogno
di protezione
in questa miniera mondiale
di merce umana
colpita nello sfruttamento
nel chiedere
(senza risposta politica),
nel bisogno di sopravvivenza
(senza cibo globalizzato in “marca”)
RIGORE.
Io, papà, colpisco.
Portieri d’imprese affiancati
respingono ogni richiesta
di mia vittoria su (fattibile) gol.
Ecco la parata
dell’alta finanziata gestione
di mercato umano.
Boia senza cappuccio sorridente.
1 commento:
Brava, come sempre! Ciao.
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