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23.10.21

quando la passione è più forte delle offese federica 22 arbitro donna , trekking per sole donna nasce l'associazione Abbarra

 Lo  so che   nn è l'8 marzo  ma tali storie   non hanno  una  data  fissa  o istituzionalista. Perchè  anche le  donne hanno le  loro storie . 




Concludo il post d'oggi con un altra storia presa da 

Masomah Ali Zada era ancora molto piccola quando i genitori decisero di scappare dall’Afghanistan dei Talebani, che non amano le donne, e non amano nemmeno gli Hazara, il gruppo etnico cui appartiene la famiglia Ali Zada.
Scappano in Iran, ma anche lì la vita non è semplice: non ottengono lo status di rifugiati, non hanno i documenti. Masomah e sua sorella Zahra non possono nemmeno andare a scuola. Sono discriminate e isolate, ma trovano conforto in una vecchia bicicletta usata. Imparano a pedalare, a correre spensierate, a sognare successi talmente impensabili che non hanno nemmeno il coraggio di raccontarseli.
Dopo qualche anno, però, la famiglia pensa che la situazione nel loro paese sia migliorata, e decidono di
tornare a Kabul. All’inizio sembra vada tutto bene: Masomah e Zahra possono finalmente frequentare una scuola vera, fanno sport e le loro doti non passano inosservate. Sadiq Sadiqi, ex ciclista diventato allenatore, fa entrare le due sorelle nella squadra nazionale di ciclismo femminile.
Sembra una favola: Masomah e Zahra ora hanno 17 e 19 anni, e in poco tempo Masomah diventa la più forte della squadra. Indossa un foulard sotto il casco da ciclista, si allena per le strade di Kabul e continua a inseguire quel sogno indicibile: le olimpiadi.
Ma in realtà le cose non vanno affatto bene: andare in bicicletta non è semplice per una donna a Kabul, e così piovono insulti, offese, frutta, uova. E addirittura proiettili. I talebani minacciano le ragazze e il loro allenatore: non vogliono donne in bicicletta. Le due sorelle non vogliono smettere, e continuano ad allenarsi per le strade di Kabul, sfidando divieti e tabù. Finché un giorno Masomah viene picchiata per strada da uno sconosciuto, Sadiq Sadiqi viene rapito. È tutto troppo pericoloso.
Grazie a un documentario prodotto dal canale Arte, Patrick Communal, un avvocato francese appassionato di ciclismo, scopre la storia e le difficoltà delle due sorelle afghane, e si adopera per farle accogliere in Francia, insieme alla loro famiglia come rifugiati. Ci riuscirà nel 2017.
Oggi Masomah Ali Zada è a Tokio, e gareggia nella squadra dei rifugiati.
Il sogno per lei si è avverato.

(Il documentario di Arte si chiama “Les petites reines de Kaboul”, di Katia Clarens, Pierre Creisson, Xavier Gaillard, 2016)

10.6.21

Maria Grazia Carta, sopravvivendo al dolore che conosce solo una madre alla quale muore un figlio in un OMICIDIO STRADALE , è riuscita a rendere questa terribile esperienza sorgente di nuova vita. educando i bambini delle scuole all'educazione stradale

N.b
Per  chi leggesse   di questa  storia    può  o  andare  in archivio   visto    che ne   abbiamo  parlato  precedentemente  ma se   non avete  voglia  o tempo  trovate il racconto (  e non solo )   qui sotto in questo video   



oppure         qui     dalla  nuova Sardegna del  10\6\2021


N.b 2
le  foto   salvo la  1  centrale  presa dall'articolo sotto  citato   , aono prese dalla pagina  fb  di Maria Grazia 


Ora la madre Maria Grazia Carta, sopravvivendo al dolore che conosce solo un  familiare   alla quale muore un figlio, è riuscita a rendere questa terribile esperienza sorgente di nuova vita. Ed ha  incanalato il suo dolore  non nell'odio e nella vendetta (  e sta ancora lottando  visto che attende  la sentenza  , ormai  vicina    della cassazione  ,  vedere   secondo articolo sotto  )  ma in programmi  di prevenzione   nellle  scuole  .Infatti dopo la morte del figlio ha deciso di portare la sua esperienza nelle scuole. Parla ai ragazzi Maria Grazia, ai loro genitori, agli insegnanti e alle istituzioni che lei stessa giudica 
locandina  della  sua iniziativa  

giustamente   assenti.
E proprio nelle scuole, ai bambini e ai ragazzi che chiama “semi”, la signora Carta parla di sicurezza stradale, di rispetto della legge, di amore per la vita; lo fa per ricordare Davide e per evitare che ci siano altre famiglie colpite da tragedie come la sua .
 << [...]Sono sarda e come tale tenace e sin dall’inizio, dal momento in cui ho saputo che mio figlio è stato ammazzato, ho giurato che avrei fatto prima la battaglia giudiziaria e poi ho voluto fare qualcosa di buono per il futuro, per le giovani vite ma anche per chi è sordo e non vuole ascoltare.
Sto portando un messaggio all’interno delle scuole perché serva a scuotere le coscienze di tutte quelle istituzioni che non si fanno carico di quella che è la sicurezza stradale.
Oggi più che mai si muore sulle strade tra l’incuria istituzionale, ma io ho fatto un giuramento a Davide  perché quello che gli è successo non capitasse più.La vita è bella, è una sola e rivolgo un appello: non ammazzatevi e non ammazzate: salite in macchina consapevoli che anche un solo bicchiere di birra o di vino vi può togliere la lucidità >> ( da https://www.castedduonline.it/automobilista-educazione-stradale/ 


«Davide travolto da un ubriaco
ora insegno le regole ai bimbi»

di Silvia Sanna

SASSARI
In fila tra i percorsi tracciati nel cortile, attenti a rispettare la segnaletica e le distanze con le loro macchinine di cartone. Poi alla domanda "cosa si indossa appena si entra in auto?" rispondono in coro "il cervello", perché è la testa l'elemento più importante, ancora più della cintura di sicurezza. Hanno dai 3 ai 13 anni, sono gli scolari di un istituto comprensivo di Roma, quartiere Tor Bella Monaca:





 tutti gli alunni, dall'infanzia alla secondaria di primo grado, conoscono l'insegnante Maria Grazia Carta, maestra quest'anno della prima elementare. Nuorese di 59 anni, da 26 vive a Roma: è la mamma di Davide Marasco, investito e ucciso due anni fa - il 27 maggio del 2019 - da un automobilista ubriaco mentre in sella al suo scooter, di notte, andava a lavorare nel panificio. Da quando Davide non c'è più la mamma Maria Grazia non si è fermata nel portare avanti la sua duplice battaglia: ottenere giustizia per la morte del figlio

ed evitare altre croci come la sua. «Educare i bambini e gli adolescenti è fondamentale: imparano presto le regole e le insegnano ai genitori, agli adulti che usano l'auto ogni giorno - spiega Maria Grazia - e troppo spesso si dimenticano che al volante bisogna essere lucidi: niente distrazioni, come il telefono cellulare, e niente alcol. Se la persona che ha travolto Davide avesse usato la testa, mio figlio sarebbe ancora qui con noi, con la sua famiglia, con il suo bambino». E proprio ai bambini, "i semi" come li chiama Maria Grazia Carta, si rivolge la campagna di educazione stradale che tante scuole, sull'esempio di quella in cui lei insegna, vogliono inserire nel Ptof, il Piano triennale dell'offerta formativa. «Io ci sono, l'ho promesso il giorno in cui è morto mio figlio: voglio impegnarmi perché altre madri non debbano piangere come me».Lezione speciale. Il progetto si chiama "Una scuola sulla buona strada" e punta a diffondere «la cultura del rispetto e della legalità tra i bambini e i ragazzi - spiega Maria Grazia Carta - per veicolare il messaggio anche gli adulti. I piccoli sono gli automobilisti di domani e devono crescere con la consapevolezza che un'auto può trasformarsi in un'arma potenzialmente pericolosissima per se stessi e per gli altri. Abbiamo insegnato ai bambini che non ci si può mettere al volante dopo avere bevuto alcolici o assunto droghe, e che è vietato telefonare o mandare messaggi. Loro hanno capito e lo ricorderanno a qualche genitore distratto». L'iniziativa ideata da Maria
Grazia, presidente dell'associazione sportiva e culturale Davide Marasco, è stata accolta con entusiasmo dalla scuola in cui lei insegna, l'Istituto comprensivo Via Acquaroni, e tutti gli alunni hanno partecipato con elaborati e prove pratiche «sulla base delle diverse fasce d'età». Il 27 maggio, giorno del secondo anniversario dell'incidente in cui Davide perse la vita, i piccolini hanno letto i temi e i pensieri dedicati a lui e a tutte le vittime della strada, hanno piantato alberi, illustrato le regole imparate alla perfezione. «Sono stati bravissimi, alunni, colleghi e dirigenti hanno dimostrato da subito una sensibilità straordinaria. Avere loro accanto mi ha aiutato ad affrontare il momento più doloroso della mia vita, in cui mi sono sentita abbandonata dalle istituzioni. Invece la scuola è presente e dimostra ancora una volta di essere capace di grandi cose, arrivando a sensibilizzare su temi cruciali come la sicurezza stradale sui quali lo Stato invece è assente. Non c'è infatti alcuna campagna di educazione, non si fa abbastanza per fare capire che chi guida deve essere lucido, perché bere anche un solo bicchiere di birra può rivelarsi fatale».I testimonial. Accanto a Maria Grazia, in alcune iniziative nelle scuole, c'è Omar Bortolacelli: è anche lui una vittima della strada, sopravvissuto a un incidente che gli ha lasciato una infermità gravissima. Operatore del 118, aveva 27 anni quando l'ambulanza su cui viaggiava si schiantò: un colpo di sonno del collega alla guida e l'esistenza di Omar cambiò per sempre. «Gli avevano dato poche ore di vita - dice Maria Grazia - invece è sopravvissuto. Ha perso l'uso delle gambe ma nonostante questo non si è mai arreso: è diventato un campione di motociclismo, fa immersione subacque ed equitazione. E continua ad aiutare gli altri, come operatore del
118, sempre con il sorriso. Dice che lo sport lo ha salvato e per i ragazzi è un ottimo esempio di coraggio e determinazione. Sono fiera che mi accompagni in questo viaggio, perché so che Davide ne sarebbe felice».Il futuro. Maria Grazia Carta ha lasciato la Sardegna molti anni fa «ma l'isola resta casa mia, sono sarda e tenace come tutte le donne sarde. Non ci pieghiamo mai e andiamo avanti a testa alta, come diceva Grazia Deledda. Nuoro è la mia città, il luogo del cuore. Lì ho le amicizie più care e i ricordi più belli. Anche Davide, che era nato a Sassari, amava tanto Nuoro: era tifoso della Nuorese, la squadra gli ha dedicato gol e striscioni bellissimi. Saremmo tornati insieme d'estate. Invece ci andrò da sola o con gli altri miei figli. E mi piacerebbe ricordare Davide anche lì, portare la testimonianza di una madre che ha perso un figlio per colpa del comportamento insensato di un'altra persona: solo così riesco a dare un senso alla mia vita e ad aiutare altri a salvare la propria».

13.4.21

Tempio pausania , operaio ubriaco alla guida distrugge un’auto e scappa Ha causato un incidente con la macchina dell’impresa per cui lavora. Il titolare voleva licenziarlo ma ci ripensa

Questo fatto di cronaca che vi apprestate a leggere sarà normale \ comune come ne avvengono quotidianamente . Ma 
Ho forse definitivamente perso la mia macchina ma non ho voluto infierire su questa persona e non l'ho denunciato. La disperazione ha mille facce e la sua non faceva eccezione. I danni mi verranno ripagati, come giusto, ma una parola la spendo per il datore di lavoro di questo operaio edile. A lui, ieri mentre compilavamo il CID, ho chiesto espressamente di non licenziare il suo operaio. La rabbia, credetemi, era tanta ma la disperazione è assai peggio della rabbia, alcol o non alcol.

  visto il gesto del proprietario  dell'auto distrutta  dall'ubriaco   mi sembra   di no  . Un bel  gesto  in un periodo  di crisi  ,   aggravato dalla pandemia  . 


dalla  nuova    Sardegna   del 12\4\2021  

DI ANGELO MAVULI

Tempio, operaio ubriaco alla guida distrugge un’auto e scappa
Ha causato un incidente con la macchina dell’impresa per cui lavora. Il titolare voleva licenziarlo ma ci ripensa








TEMPIO. Si è messo alla guida completamente ubriaco, ha preso in pieno un’auto parcheggiata e poi è scappato. Ma è stato intercettato e denunciato dai carabinieri di Aglientu. La Nissan che conduceva è dell’impresa (di Cagliari) per la quale lavora. Il suo datore di lavoro voleva licenziarlo, poi ci ha ripensato «perché ha moglie e due figli».
Nei guai un operaio edile che ieri mattina ha tamponato violentemente sulla statale Tempio-Palau una Fiat Bravo parcheggiata regolarmente in un’area di sosta dal proprietario tempiese che, poco lontano, stava facendo una passeggiata. I danni che ha causato sono ingenti, ma l’operaio anziché fermarsi si è dato alla fuga sperando di far perdere le proprie tracce. Non si è accorto, però, di aver perso la targa, trovata poi tra i rottami: un elemento prezioso per i carabinieri, che sono così riusciti a dare subito un’identità all’uomo in fuga.
A lanciare l’allarme è stato il proprietario della macchina danneggiata: finita la sua passeggiata e tornato nell’area di sosta, ha trovato infatti l’amarissima sorpresa. «Come tutti i giorni - racconta l’uomo ancora incredulo - mi sono recato in auto sulla Tempio-Palau, poco fuori città, per svolgere, lungo i viottoli accanto alla statale, la mia quotidiana e solitaria passeggiata all’aperto imposta dalle condizioni di salute. E come sempre ho posteggiato il mezzo all’interno di una piazzola di sosta autorizzata, di fianco alla carreggiata, allontanandomi a piedi su una vicina strada sterrata. Al ritorno, già da lontano, ho avuto l’impressione che l’auto non fosse più al suo posto ma non mi sono preoccupato pensando a una illusione ottica dovuta ai raggi del sole. Quando però mi sono avvicinato ho subito notato il retro della macchina distrutto: era il il risultato di un violentissimo tamponamento che aveva spostato la macchina in avanti almeno di sette, otto metri. Aiutato anche da un signore di Tempio, che fa il vigile urbano a Santa Teresa, ho chiamato allora i carabinieri della compagnia: sono arrivati immediatamente e dopo aver fatto il sopralluogo hanno trovato una targa. Le verifiche sono state tempestive e si è quindi subito capito che era la targa dell’auto che aveva investito in pieno la mia».
A quel punto è partita la caccia al conducente fuggito: sono stati i militari di Aglientu a intercettarlo e sono stati loro a rendersi conto immediatamente di avere di fronte un uomo ubriaco fradicio.
Da qui la denuncia per guida in stato di ebbrezza (con ritiro della patente) e danneggiamento.
Da una prima valutazione, i danni provocati dal tamponamento ammonterebbero a circa 4mila euro. Il datore di lavoro dell’operaio colpevole dell’incidente, si è anche scusato a titolo personale e a nome dell’azienda per l’accaduto. E oggi si provvederà alla compilazione del Cid per risarcire il danno.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...