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23.12.24

LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da  

Mauro Domenico Bufi  21 dicembre alle ore 11:05 
il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie.
In testa un buffo cappello blu a falde flosce, nella voce un frammento di vita da regalare al mondo.
Si definisce “lettrice vis-à-vis” e da cinque anni la potete trovare in piazza Carignano, a Torino, con la sua cesta di libri e una scatola piena di frasi scritte su quadrati di carta. “Scegline cinque - dice a chiunque si avvicini - In base a quelle che senti più tue, ti leggerò un brano.” Un saggio, un classico, un racconto di Hemingway, i versi della Szymborska, non importa: Chiara ti ruba l’anima e te la restituisce in forma di  parole, riallacciando miracolosamente una relazione tra esseri umani a cui abbiamo rinunciato
Non è una semplice performance e Chiara non è solo un’artista di strada. Chiara è una archeologa delle relazioni sociali, un’artigiana della cultura che, pazientemente, ricostruisce reti emotive attraverso il potere di un linguaggio universale.
In quest’epoca di tenebre attraversate da odio, violenza e ignoranza, in cui metà degli italiani dichiara orgogliosamente di non aver letto neanche un libro in un anno, in cui la cultura è tornata ad essere vista con sospetto, Chiara è una lanterna accesa all’angolo della strada.
Non lasciamola spegnere per nessuna ragione.

15.1.24

perdite

        


Ci  sono  dei  momenti  nel  tuo cammino  che  in cui  i rapporti   con gli altri  viaggiatrori  non sono  più ottimi   ed  ogni uno   ha  preso strade  diverse   o magari  è rimasto indietro o è andato  avanti  . Ma  quando  ,  soprattutto      se  è  una persona   ch conosci   fin dall' infanzia   ed  è tua  coetanea   ( o  quasi  )  ti  lascia  basito e triste  . infatti  e  me  era   come  il grillo parlante   di  pinocchio  (  vedere la  discussione  avuta   soprattutto   con lei  in questo post  )  . Ed  non  smetto  di pensare  a lei ed  le strada percorsa insieme   ed  alla  sua lontananza  . Te ne sei andata via portandoti via un pezzo del mio cuore e  della mia anima  .Eri  , cara    Rox Galleri , una  combattente una   referente di SARDEGNA Comitato Pazienti Cannabis Medica Una   una persona speciale, nonostante il  suo caratterino  dovuto   alle sue immense sofferenze, eri  sempre pronta ad aiutare gli altri. Un dolore immenso apprendere questa tremenda notizia.Mi   unisco  al dolore del marito Massimiliano, che gli è stato sempre vicino condividendo gioie e dolori donando a lei un amore vero raro e unico. mi  mancherai tanto Rox sei andata via troppo presto, ora sei libera dalle sofferenze .  Non riuscendo  più   a scrivere  per  le lacrime   lascio la  parola  a  https://www.pazienticannabis.it/rossana-solo-la-cannabis/   che  riporta      questa  sua  intervista  





La storia di Rossana Galleri e della sola speranza che della Cannabis terapeutica vengano divulgate informazioni corrette.Rossana Galleri ha 46 anni, combatte da anni una vita sempre più difficile per l’associazione di varie patologie che ne hanno compromesso deambulazione, alimentazione e persino la voce. Accanto a lei Massimiliano Ricciu, 45 anni, operaio sugheriero con cui è sposata dal giugno del 2017. Un amore vero, raro, unico certamente nella totale condivisione di gioie e dolori.«Lui – dice Rossana-  è il mio supereroe», che non è una frase difficile da comprendere quando si vive una totale simbiosi tra chi si ama. Massimiliano è la sua voce, talvolta, non solo le braccia e la testa. Rossana ogni tanto si blocca, fa fatica a ricordare. Bastano lo sguardo e gli occhi di lui che interviene con empatia ed armonia.A volte la malattia le blocca i muscoli di ogni parte del suo corpo, e lui le viene in soccorso, ridandole  l’indispensabile serenità interiore, L’amore consacrato, desiderato dalla maggior parte della gente, in due persone straordinarie per resistenza e abnegazione. Chi vive accanto alle disabilità, sa capire cosa vogliano dire queste parole.Rossana e quella maledetta associazione di malattie.Il problema di Rossana è una maledetta associazione di mali che l’accompagnano da tempo.  Una subdola forma di consociativismo diabolico di patologie che la costringono a notti insonni, difficoltà a parlare e deglutire, dolori atroci e la terribile disperazione di non poter camminare se non per sporadiche camminate con le stampelle.Una vita che si circonda però di affetti e tante amicizie, la sorella e le nipoti, dalla madre  acquisita, la suocera, alle tante amiche ed amici che la vengono a trovare. Ma Rossana è tosta, dura e, come lei stessa dice, non brilla per diplomazia. Rossana si nutre di una determinazione non comune che la spinge a tirare fuori le unghie ed urlare al mondo la sua rabbia per quel farmaco a torto chiamato “droga”.Ogni mese le medesime difficoltà ad avere il farmaco, un preparato galenico derivato dalla Cannabis con una determinata percentuale di THC. Solo questa sostanza, perfettamente legale,  le permette di rilassare la muscolatura e potersi considerare viva e ancora piena di speranze ed aspettative.   




Ma c’è da informare, troppa purtroppo la disinformazione e i preconcetti su qualcosa che non è droga ma farmaco. Troppi i pregiudizi di tanti che considerano un malato come lei, un drogato. Scordano anche l’effetto tossico dei normali farmaci così come non sanno nulla di come agisca la cannabis. Le reticenze appartengono anche alla classe medica, dove sono tanti gli oppositori a questa terapia. Dietro, come al solito, ci stanno interessi pazzeschi di lobbie farmaceutiche, l’uso indiscriminato di oppiodi contenuti nei farmaci tradizionali e quello che, a ragione, Rossana chiama “Mafia” delle multinazionali che speculano anche sull’informazione veritiera sulla cannabis.In questa lunga intervista ci spiega cosa sia la Cannabis Terapeutica. Sentirete, oltre Rossana, anche il marito Massimiliano, la suocera e l’amica Barbara. 

    e con questa  poesia di Daniela Piras dedicata a Rossana Galleri


        Nonostante la Vita


"Un alito sofferto
Si scontra con il vento della vita
Crea vortici irrequieti
Correnti e cascate
Agita emozioni
Affiorano rivalse ineluttabili
Bellezza
Amore
Voglia
Gioia
È un faro che rischiara il buio
La potenza dell’essere vivi
È vita che osteggia la vita
In una lotta impari 
Dall’esito incerto" 

                                  


   sule  note  della canzone    prima  riportata     chiudo il post  d'oggi 




5.6.17

piccoli e quotidiani stratagemmi per riempire il tempo infinito del suo ragazzone autistico e ragazzi\e speciali











la prima storia




è tratta da diversi siti trovati in tìrete in particolare da http://news.leonardo.it/achille-il-ragazzo-autistico-che-insegna-inglese-ai-bimbi/ è risale al giugno del 2017
















Achille, il ragazzo autistico che insegna inglese ai bimbi

DI FABIO GIUFFRIDA, 5 GIUGNO 2017



Ha 18 anni Achille, un ragazzo autistico che insegna inglese ai bambini, due quarte elementari, che lo attendono con ansia ad ogni lezione. Al lavoro si presenta sempre in giacca e pantaloni blu, come riporta il Corriere.it. A stupire è che il giovane abbia appreso l’inglese da solo, senza alcun corso: il suo amore per le lingue è stato determinante e gli ha consentito di diventare un vero e proprio “teacher” temutissimo dai suoi piccoli alunni. Achille, tra l’altro, ha perfezionato l’inglese guardando video su internet e ripetendo le frasi con grande costanza e determinazione.Il ragazzo autistico che ha appreso le lingue su internet
“La prima volta che Achille è venuto a fare lezione non avevamo detto loro che aveva l’autismo: non se ne sono accorti e non hanno colto le sue difficoltà sociali. Poi abbiamo lavorato per sensibilizzarli su chi è un “fuori classe”. Abbiamo già un altro appuntamento per l’anno prossimo” ha dichiarato una delle insegnanti, entusiasta per il progetto che ha portato un giovane autistico ad insegnare inglese.nico, sta partecipando all’alternanza scuola-lavoro ed è affetto da disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento. Ha un quoziente di intelligenza alto, 111 sulla scala non verbale



e  dal  corriere ella sera
LA STORIA

Achille, il ragazzo autistico
che insegna inglese ai bambini
Modena, il 18enne insegna alle primarie. «Ho imparato su YouTube»


di Elena Tebano








I bambini, due quarte elementari, sono tutti sulle spine: qualcuno fa addirittura fatica a stare seduto. Achille Missiroli, elegantissimo in giacca e pantaloni blu, aspetta nascosto dietro una porta. Poi avanza fino al centro dell’aula di fronte alla cattedra, appoggia il libro illustrato su un leggio e inizia a declamare, la pronuncia perfetta: «Alice was sitting by the river». Accompagnandosi con un gesto delle mani descrive, sempre in inglese, il coniglio bianco dagli occhi rosa e il salto di Alice nella tana che la condurrà nel Paese delle Meraviglie.

Alla scuola primaria Nicola Pisano di Modena si fa lezione di lingue. Niente di strano se non fosse che l’insegnante, Achille, è un ragazzo autistico di 18 anni che ha perfezionato da solo l’inglese guardando e riguardano video su Internet e ripetendone le frasi. È già la terza volta che tiene una lettura nell’istituto e il giorno dopo lo aspetta un’altra scuola.

Le domande dei bimbi


Quando Achille pronuncia le parole conclusive del racconto: «That’s it! That’s the End», un’ondata di eccitazione percorre tutta la sala. «Adesso avrei qualche domanda in inglese per voi» dice ai bambini. «Anche noi!» rispondono loro in coro. E immediatamente si alza una selva di mani. Lo scambio prosegue in lingua.

«What’s your favourite machine?» chiede uno degli scolari. «Machine? You mean your favourite car!» lo corregge Achille. «Lamborghini!» aggiunge poi accolto da un’ovazione carica di orgoglio emiliano. E ancora (sempre in inglese): «Ti piace più Alice grande o quella piccola?» domanda una bimba riferendosi alla parte della storia in cui la protagonista cambia dimensioni. «Né grande né piccola — ribatte lui — ma quella della dimensione giusta». L’entusiasmo è difficile da contenere e ogni tanto le maestre devono richiamare all’ordine le classi.




Il progetto


«Il fatto di relazionarsi con lui e di esprimersi in inglese li stimola moltissimo — dice una delle insegnanti, Anna Maria Morselli, 52 anni —. La prima volta che Achille è venuto a far lezione non avevamo detto loro che aveva l’autismo: non se ne sono accorti e non hanno colto le sue difficoltà sociali. Poi abbiamo lavorato per sensibilizzarli su chi è un “fuori classe”. Abbiamo già un altro appuntamento per l’anno prossimo».

Dietro alle letture nelle scuole c’è quella che Achille, chiedendo di farle «un applauso» , definisce «la mia collega» («senza di lei non avrei mai fatto questa esperienza», spiega): Marcella Vaccari, 47 anni, l’educatrice specializzata nel lavoro con bambini autistici assunta dalla sua famiglia, che si è inventata il «Progetto fuoriclasse» (appunto) per permettere ad Achille, che frequenta la quinta di un istituto tecnico, di partecipare all’alternanza scuola-lavoro prevista per gli studenti italiani.

Le abilità di Achille


«Quello che abbiamo fatto è puntare sulla sua abilità, invece che partire da una disabilità — dice —: Achille è affetto da disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento, ha un quoziente di intelligenza alto, 111 sulla scala non verbale, ma ha difficoltà per quanto riguarda l’autonomia e le capacità relazionali». L’autismo infatti limita soprattutto le interazioni sociali e le persone che ne sono affette faticano a riconoscere le emozioni di chi li circonda. Le letture nelle scuole elementari stanno aiutando anche lui: «Con i bambini crea una relazione vera, che gestisce lui — aggiunge l’educatrice —: a volte ha bisogno del mio aiuto, ma “tenere” due classi è complicato per tutti. Abbiamo solo dovuto prepararci un po’ prima — aggiunge Vaccari — perché Achille di solito dice molte parolacce e con i bimbi non va bene».

Recitare è la vera passione di questo ragazzo e la sua chiave di accesso agli altri: per parlare prende in prestito le frasi dei film che vede, il timbro impostato da anni di corsi di teatro. È così bravo a replicare voci e toni che uno studio di Milano, l’Adc, lo ha selezionato per doppiare uno spot pubblicitario. Ora ha un sogno: che diventi un lavoro. «Se fai una cosa e la sai fare bene, mai farla gratis», declama.

Intanto una ricompensa, a fine lezione, gli arriva dai bambini della scuola Pisano: una coppa fatta incidere apposta per lui. I bimbi lo abbracciano e Achille la mostra con il sorriso più grande del mondo. C’è scritto «Best teacher».




l  seconda    invece  da www.pernoiautistici.com/2015/10/un-autistico-tra-gli-italici-marmi/

Irene, che non si ferma mai, ci racconta qualcuno dei piccoli e quotidiani stratagemmi per riempire il tempo infinito del suo ragazzone autistico. Quando si trova una “personal trainer” appassionata è già un bel respiro di sollievo…Già ma la giornata è lunga e l’ autistico non può restare inattivo e quindi minuto dopo minuto qualcosa ci inventeremo! Intanto i volitivi giganti di marmorea italica stirpe guardano invidiosi…Lui è silenzioso come loro, ma almeno si muove quelli invece, pur forgiati di olimpica possanza, restano irrigiditi nel tempo che fu.


TOMMASO ACROBATICO

Vi ho già parlato della propensione di Tommaso verso le attività all’aria aperta. Da più di 17 anni Tommy ha una “personal trainer”, Antonella con la quale va allo Stadio dei Marmi o zone limitrofe quando le onnipresenti partite ne impediscono l’accesso, per 1 ora e mezza di esercizi. Non è un passatempo, ma una vera e propria palestra sia dal punto di vista sportivo che di vita. In tutti questi anni la preziosa Antonella ha insegnato a Tommaso non solo a fare cose che fa un vero atleta, come ha confermato guardandoli lavorare il “signor Mauro” funzionario del CONI diventato amico dei due, ma anche cose di utilità quotidiana come abbottonare e sbottonare, grazie ad una “bottoniera” da me copiata da materiali montessoriani, giochi e attività che richiedono l’uso dei movimenti fini che spesso per un autistico sono impossibili o sembrano tali.
La prima volta che ho assistito ad una “lezione” ho pensato che il bambino biondo che stava facendo le flessioni o che saliva e scendeva le scale a comando non fosse mio figlio, ma un altro bambino e tutte le persone che negli anni hanno visto lavorare i due non sono rimasti indifferenti. Antonella non è una persona “specializzata” nei rapporti con i disabili, è semplicemente una donna molto in gamba che ha lavorato per anni nel settore dello sport e che ha da subito instaurato con Tommaso un rapporto di fiducia basato anche su un sano “bastone e carota” che è passato attraverso vari stadi, ma senza mai demordere da parte di entrambi. Tra i due si è creato un feeling cha ha portato nel tempo a grandi risultati come potete vedere dalle foto. Tommaso ama al di sopra di ogni cosa il suo monopattino e Antonella apre e chiude le “lezioni” con un giro sul medesimo intorno allo Stadio dei Marmi.Nel tempo Tommaso ha fatto sue le regole: non correre troppo, non ti fermare. Nulla li scoraggia, nemmeno la pioggia come dimostra la foto di Tommy in monopattino con l’ombrello. E poi anche ripensare l’uso degli attrezzi e delle cose: chi di voi è capace di fare lo slalom sul monopattino mentre con l’altra mano palleggia? L’abilità di Antonella è stata in primo luogo entrare in contatto con Tommaso e stabilire un rapporto di reciproca fiducia, cosa indispensabile per tutti, a maggior ragione per un autistico. In secondo luogo ha saputo valutare le sue potenzialità e le ha tirate fuori da lui rendendole abilità. Certo, non è stata una passeggiata, ci sono stati momenti di sconforto, crisi, urli, frustrazioni, ma il risultato è sempre arrivato con grande soddisfazioni di entrambi e di noi tutti. E questo ha contribuito e contribuisce ad aumentare l’autostima di Tommaso non solo nello sport, ma anche con sé stesso e verso gli altri. Si è creato anche un bel giro di conoscenze tra i frequentatori abituali del posto e quindi ne ha giovato anche la socialità. Se una mattina di lunedì o mercoledì vi allungate allo Stadio dei Marmi potrete imbattervi nella “strana coppia” all’opera e vedere con i vostri occhi cosa si può fare con la buona volontà, l’impegno costante e la pazienza.

IRENE GIRONI CARNEVALE


  la  seconda  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...