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L'EQUIVOCO di © Daniela Tuscano da Il Tulipano - Il Web Magazine indipendente

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Su una definizione, almeno, le testate occidentali concordano: Thomas Mair, l'assassino di Jo Cox, è un "pazzo", uno psicopatico, un asociale. Detto altrimenti: malgrado i legami ormai acclarati con gruppi neonazisti, pro-apartheid e anti-Ue, il cinquantenne che ha crivellato di pistolettate (tra cui una in faccia) la deputata laburista e poi, non sazio, ne ha smembrato il povero corpo con un numero imprecisato di fendenti, viene derubricato a episodio, inserito a forza nella categoria dei casi clinici e privato, diremmo denaturato, del suo brodo di coltura. Diversamente dagli Abballa, dagli Abdeslam, dai Mateen, solo per citare gli autori delle ultime stragi nazislamiste, Mair non rappresenta che sé stesso, la sua alienazione e la sua miseria. Questa la narrazione mediatica. Mair come Breivik, due fulminati. Fermi lì. Se non fosse per un trascurabile dettaglio: lo scempio operato dal primo e la mattanza del secondo nulla hanno da invidiare agli sgozzamen