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22.2.25

Heysel, il ricordo dello juventino Briaschi e l'abbraccio al tifoso sassarese Franco Tartaruga Fiori

A maggio  non ricordo     se  a metà  / fine  maggio di  quest'anno   ricorrono i  40  anni   del'Heysel  e  gia  la stampa ,  in  questo  caso  locale , inzia  a  ricordare  e    riportare storie  in merito  a   tale  vicenda   . Per    quanto  riguarda    i  ricordi  personali  ,  posso     dire     che   ancora  viva la memoria dell'evento ricordo ancora come se fosse oggi avevo 9 anni e la maerstra delle elementari ci chiese una riflessione su quello che era successo . Non riesco ricputroppo a ritrovare il mio vecchio scritto . Ma Ricordo , come tutti\e che La partita si giocò comunque per la decisione dell’Uefa per motivi di ordine pubblico. Il match iniziò con oltre un’ora di ritardo. Tra le immagini di quella sera, anche quelle dei giocatori della Juventus Cabrini, Tardelli e Brio che vanno a parlare con i tifosi. Il capitano Gaetano Scirea lesse loro un comunicato: "La partita verrà giocata per consentire alle forze dell'ordine di organizzare al termine l'evacuazione dello stadio. State calmi, non rispondete alle provocazioni. Giochiamo per voi".
 Un rigore di Platini consegnò un’amara e dolorosa vittoria alla Juventus per 1-0. I giocatori festeggiarono con Platini che portò la coppa e con un giro di campo. "Non sapevamo cosa era davvero successo, avevamo avuto notizie di un morto, forse due, ma non potevamo immaginare una tragedia così grande", avrebbero detto poi i giocatori bianconeri.
 Dopo questi miei fumosi ricordi lascio , oltre ai consueti link d'approffondimento che trovate a fine post , la parola a due protagonisti dellepoca che hanno vissuto la vicenda su due lati diversi . Un tifoso il primo , un calciatore della Juventus ell'eoca il secondo . Le    loro testimonianze  sono  prese dalla  nuova  sardegna   del     20\2\2025   il  primo  a quella  del  22\2\2025 il  secondo  



 «A I2 anni fa prima bancarella a 27 sono scampato all’Heysel) Franco Fiori, per tutti Tartaruga, sogna un centro pieno di locali e turisti Gli 
articoli più richiesti nel suo piccolo bazar: sciarpa et-shirt della Torres 


 Ho iniziato a lavorare a 12 anni, facevo il garzone e le consegne in bicicletta in giro perla città, diciamo che sono stato uno dei primi rider di Sassari. Poi mio padre mi ha instradato al commercio e la mia prima bancarella è stata un lenzuolo steso per terra in viale Italia, con qualche articolo che mi dava lui, che per tanti anni ha avuto la postazione fissa all'Emiciclo Garibaldi con la quale manteneva tutta la famiglia». Nella passeggiata mattutina tra piazza Mazzotti, corso Vittorio Emanuele e corso Vico,
 Franco Fiori, commerciante sassarese di 67 anni -per tutti in città Tartaruga « immagina un centro di Sassari pieno di turisti e di locali e ripercorre le tappe della sua vita, con tanti ricordi legati a vittorie entusiasmanti della Torres e della Dinamo, ma anche un momento drammatico, quando il 29 maggio del 1985 si ritrovò all’interno del settore Z.dello stadio Heysel di Bruxelles in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool,durante la quale morirono 39.persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. «Sono passati quasi quarant'anni -— racconta Franco Fiori - ma ancora mi vengono i brividi se ripenso a quei momenti in cui ci ritrovammo in campo accan- to ai calciatori e sugli spalti molti di noi vennero schiacciati e non riuscirono a salvarsi». Prina di tirare su la serranda del suo bazar colorato, davanti all'ex hotel Turritania il commerciante - una vera icona per gli appassionati di sport in città- spiega il motivo di questo soprannome curioso e ammette che il grande murale con la tartaruga, apparso qualche anno fa in porta Sant'Antonio non era certo dedicato a lui. «Tartaruga è un nomignoloche mi hanno messo i miei amici da bambino —-Spiega Franco Fiori - perché quando venivano a chiamarmia casa per andare a giocare ero sempre molto lento nel prepararmi.
Iniziarono a chiamarmi così eoggi tutti mi conoscono in quel modo. Il murale? Non scherziamo, io non e'entro niente — ride il commerciante — l’ideacd:icnilo tece era tegata al Candelieri e alla loro antichissima tradizione». Nato in casa, in via Sardegna, nel 1958.in una famiglia numerosa, Tartaruga è stato tra i primi in città a credere nel merchandising legato allo sport. «Dopo le prime esperienza da ragazzino e qualche anno a Firenze — spiega risalendo il Corso — sono rientrato in città e intorno al 1987 ho iniziato a piazzare la bancarella nelle vicinan- ze dello stadio, dopo che qualche anno prima avevo dato una mano a un ambulante di Milano.che veniva a Sassari per vendere nei mer- catini e vicino'agli stadi. All'inizio vendevo solo sciarpe -- spiega il commerciante —- ricordo che in quel periodo, tra gli anni 80 e i primi anni Novanta, quella della Torres la vendevo a 3500 lire, oggi la vendo a 10/15 euro. Poi ho diversificato l'offerta e ho iniziato a proporre cuscini da stadio, gagliardetti e cappellini».Oggi; tra piercing, cartoline,bandiere e maglie di calcio e di basket Nba, gli articoli più richiesti nel suo punto vendita di corso Vico restano sempre gli stessi: la sciarpa e le t-shirt rossoblù dellaTorres. «In questi ultimi due anni con la squadra che sta andando bene -- spiega dietro il bancone del negozio -- le richieste sono aumentate na-turalmente. I sassaresi sono fatti così — aggiunge — se la squadra vince si ricordano la strada per lo stadio, altri- menti non si fanno vedere.LaTorres più forte che ho visto ? Forse quella dei fratelli Amoruso nel 2000, ma anche questa di quest'anno è una bella squadra, chissà come andrà a finire. Ho conosciuto anche il boom di presenze al palazzetto dello sport — prosegue — nel 2015 quando la Dinamo vinse lo scudetto in città erano tutti impazziti per la pallacanestro e per me gli affari con maglie e bandiere bîancoblù andarono alla grande».Residente nella zona di P0zzu di Bidda Franco Fiori crede ancora nelle potenzialità del centro storico. «Ho sceltodi vivere e lavorate in questa zona della città -- spiega -- perché sono convinto che possa riprendersi dall’attuale e crisi. Da anni sento parlare di centro intermodale e di una ripresa delle attività — prosegue — credo che se finalmente dovesse partire il progetto la zona del corso basso e di Sant'Apollinare potrebbe veder nascere nuove attività e anchei sas» saresi che sono andati via tornerebbero a viverèi. Chissà se sarò ancora dietro al bancone — conclude Tartaruga-a vendere sciarpe della Torres...» 

mentre finivo di    riportare  tale storia  mi arriva    sempre dallo stessso giornale   quest altro articolo 


Il calciatore  Massimo  Briaschi   ripercorre i momenti della tragedia. Quello stesso giorno allo stadio c'era anche Franco Fiori Tartaruga

Sassari «Quando ho visto la foto in bianco e nero sul vostro giornale mi è ritornato alla mente quel giorno di 40 anni fa, che doveva essere di festa e invece si rivelò la tragedia che tutti conosciamo». Il 29 maggio del 1985 Massimo Briaschi aveva 27 anni e insieme a Platini, Boniek, Tardelli, Rossi e gli altri giocatori della Juventus si ritrovò in campo insieme a centinaia di tifosi italiani che nella calca – nella quale morirono schiacciate 39 persone – si riversarono sul terreno di gioco per tentare di salvarsi la vita. Tra quei tifosi, con
la sciarpa bianconera al collo, c’era anche il commerciante sassarese Franco Fiori, per tutti “Tartaruga”, al quale qualche giorno fa abbiamo dedicato una pagina sulla Nuova Sardegna per raccontare la storia della sua vita, che passa anche per quella tragica giornata di maggio del 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, dove era in programma la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e il Liverpool. «Un amico mi ha mandato la pagina del vostro giornale e quella foto mi ha riportato sul terreno di gioco» racconta Massimo Briaschi che oggi ha 66 anni, fa il procuratore sportivo e vive a Vicenza. Attaccante dotato di un gran tiro, Briaschi aveva iniziato a giocare a calcio proprio nel Vicenza, per poi raggiungere la maturità con la maglia del Genoa e spiccare infine il grande salto nella Juve di Trapattoni.«Ho giocato anche un anno nel Cagliari nella stagione 1979/80 – spiega l’ex giocatore – sono legatissimo alla Sardegna e ho una casa nella zona di Sant’Elmo a Castiadas. Mi sono sentito di contattarvi – spiega Briaschi perché tramite il vostro giornale vorrei dare, se possibile, un grande abbraccio alla persona che era venuta all’Heysel per giocare al nostro fianco e che ho visto nella foto». Quel giorno Franco Fiori, (anche lui nel 1985 aveva 27 anni) dopo la traversata in traghetto fino a Genova e il viaggio verso Bruxelles con un pullman partito da Torino, si ritrovò allo stadio Heysel proprio nel settore Z - dove i tifosi inglesi sfondarono le reti divisorie - con due amici con cui era partito da Sassari. «Persi le scarpe e una sacca con la macchina fotografica – racconta Franco Fiori – e un ragazzo che era con noi sul pullman mi donò un paio di ciabatte che mi consentirono di non rientrare scalzo. Purtroppo una persona che era sul nostro pullman, il signor Giovacchino Landini, rimase schiacciato e morì. Io riuscii a salvarmi e finii sul terreno di gioco – aggiunge – e insieme ad altri tifosi chiesi ai giocatori della Juve di disputare la partita, perché altrimenti la situazione sarebbe peggiorata».
Quel frangente - immortalato nello scatto in bianco e nero che abbiamo pubblicato sul nostro giornale - è ancora impresso nella mente di Massimo Briaschi, che non aveva mai visto la fotografia. «Ricordo benissimo quel momento – spiega l’ex giocatore – sono istanti che è impossibile dimenticare. Eravamo rientrati negli spogliatoi – spiega – e a un certo punto ci mandarono fuori a calmare le persone che erano sul campo. In quel momento non si sapeva ancora bene cosa fosse accaduto – aggiunge – noi lo apprendemmo al rientro in albergo. Quel giorno persero la vita 39 persone che erano venute a sostenerci – prosegue l’ex calciatore della Juventus – una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare se non si fosse scelto quello stadio quasi fatiscente. Al tifoso sassarese che ho rivisto nella foto che avete pubblicato – aggiunge – visto che abbiamo passato quei momenti insieme, uno da una parte e uno dall’altra, vorrei mandare un abbraccio e a quarant’anni di distanza dire grazie a lui e a chi era lì quella sera che nessuno di noi dimenticherà mai».

25.2.17

i primi omaggi artistici ( ed il mio ricordo ) per i 50 anni de la ballata del mare salato - corto maltese di Hugo Pratt


“Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels
se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese”

Umberto Eco


in sottofondo \  colonna sonora l'album l'album "viva mama nera" dei mau mau in particolare la  canzone    Corto Maltese 

Risultati immagini per corto maltese e censori

 
"Lascio a te questo finale, che non era il mio. Ti metto nei miei nuovi ricordi, tra le cose che sono state davvero e quelle solo immaginate." (  da  @soldatodistagno )

Topolino incontra Corto Maltese
Non potendo ,  andare  a vedere la  mostra  ( qui   sul sito ufficiale  della mostra  maggiori dettagli  ) che è  in corso   da novembre  2016   e   che  si  tiene  a  Bologna  fino al  19 marzo 2017 a Bologna, per ricordare , a  50 dalla pubblicazione    de  Una ballata del mare salato     ma  anche   la figura e l’opera del grande maestro del fumetto  Hugo Pratt , causa alti costi    dei trasporti   e  difficoltà ( non siamo in estate )  nei  trasporti  aerei  tra  l'isola e alla penisola  , posso scegliere  solo  un evento  all'anno  e quest'anno  ho scelto     radiohead  a  giugno , commento  qui   il primo  dei grandi eventi    omaggio  , che  è  appunto  la storia in due  puntante  “Topo Maltese – Una ballata del topo salato” ispirata al capolavoro di  Pratt  ( copertina a destra  )
Ed  proprio come  l'editoriale    del  n   3196   del  settimanale  topolino  (   che  trovate  qui   sul  sito ufficiale  di  topolino    oppure  in caso  di cancellazione    qui   sotto la  slide   con l'editoriale   presa   da  http:/ccortomaltese.com/topolino-incontra-corto-maltese/ ) 

 a  cui mi sono deliberamente  ispirato  per  raccontare l'importanza  avuta   di tale  opera   nella  mia  formazione antropologica  \  culturale )


tanti anni (  avevo  24  anni    come passa il tempo 😇😏😔)   fa è andata così: mi trovavo in ospedale  per  la  mia  prima operazione   d'ernia  inquinale  ,  carico come  sempre   di ansia allo stato puro.Non esisteva l’alta velocità e nemmeno i cellulari  come li conosciamo  oggi  o il tablet ed  in pc   portatili    stavano  appena  iniziando   .
.
.Una ballata del mare salato: la letteratura d'avventura dell'800 a fumettiCosì, per ingannare il tempo, e nel mio caso la tensione e  non  stressare    continuamente   gli altri degenti   con le mie  chiacchierare leggevo oltre   qualche  libro  e   i  quotidiani  (  uno locale  ed  uno nazionale  ) oltre  libri e  fumetti  che   mi comprava mia  madre  e 'o regalavano  .  Fra questi mi capito  il  primo  volume   della  collana  i  grandi classici del fumetto    del  quotidiano  la repubblica  , dedicato a Pratt più precisamente  a   La Ballata del Mare Salato, la prima avventura di Corto Maltese. Appena  ho aperto  ho aperto il libro ,  sono  e sono entrata in un’altra dimensione .
 IL  Viaggio iniziato in maniera  inconsapevole (  ero ancora anagraficamente   più piccolo  )  con il  ciclo  disney  i racconti intorno al fuoco  di Nonna papera in particolare  la  storia   : "  Martin  il marinaio   e le perle   nere del pacifico   "(Topolino n°1829 del 1990, testi di Cimino, disegni di Cavazzano  . Tra  le pagine del  fumetto in questione   mi sentivo perfettamente a mio agio e sperimentando un senso di libertà e poesia che non avevo mai provato   cosi attivamente  . Da quel momento non sono stata più la stesso . Pagina dopo pagina ho capito che attraverso il fumetto si può fare letteratura,  ed emozionarsi fino alle lacrime ed  assaporare lo spirito di  ribellione
Risultati immagini per corto maltese e censori
Con Corto ho cominciato il mio viaggio verso ciò che mi ha portato qui. Ma anche in giro per il mondo, davvero o solo con la fantasia e  con la mente .  Non ho mai smesso di viaggiare. E quando sono  a rischio “inerzia” o  voglio evadere dalle brutture  della  vita    chiedo aiuto a chi ha il potere di farmi sognare, come vedrete sul prossimi numeri  del Topo. Ma intanto,   chi   ha  la possibilità di andare  a vederla   può scoprire  o riscoprire   chi è veramente Corto Maltese, ne vale la pena  e  credo  che   vi piaceranno sia  la mostra sia  il rifacimento  disneyano ( sopra    la copertina e     sotto    alcune tavole  del  n  3197  compresa la variant per il Comicon di quest'anno )   e  sarà  per  quelli  delle vecchia  e della  mia generazione ( l'età  di mezzo  tra  la ribellione  \  contestazione   degli anni  60\70 e  il  riflusso e  pessimismo   degli anni  80\90    ) un tuffo  \  riscoperta  del passato .

da  https://www.facebook.com/TopolinoMagazine/  più precisamente qui 

da http://www.lastampa.it/2017/02/22/cultura/



Infatti  non vorrei fare il guastafeste  " spoillerando  " e  giudicando aprioristicamernte 😋😀😇 ma Bruno Enna ai testi e Giorgio Cavazzano ai disegni sarà un capolavoro in quanto sono un'accoppiata vincente, se poi diamo loro in mano Corto Maltese non può che venir fuori un capolavoro! L'unico dilemma adesso è scegliere la cover, sperando che si possano trovare entrambe in edicola/fumetteria. Non vedo l'ora arrivi mercoledì !! in attesa  di  leggere  le  due puntate di  topo  maltese  vi  saluto   e  vi auguro


  alla  prossima 

27.1.17

Un viaggio a piedi nella neve, così il figlio riunisce i genitori prima della morte


questa  storia mi ricorda     tanto  l'anime   sui monti con annette in particolare  questi  tre  episodi  

A tutti i costi
「吹雪の峠をこえて」 - fubuki no touge wokoete 23 ottobre 1983
Lucien viene a sapere dalla sorella Marie che a Montreaux c'è un bravo medico che forse potrebbe guarire la gamba di Dany. L'intervento è molto costoso, ma Lucien non ha intenzione di farsi sfuggire il medico. Dopo aver racimolato tutti i suoi risparmi e anche quelli di Pegin, parte, all'insaputa di tutti, alla volta di Montreaux. Ma durante il viaggio si scatena una terribile tempesta.
40 In nome dell'Amicizia
「立ち上がれ ルシエン」 - tachiaga re rushien 30 ottobre 1983
Sorpreso da una terribile tempesta, Lucien, sfinito, crolla tra la neve. Nel frattempo Pierre si mette sulle sue tracce, ma il cattivo tempo lo costringe ad interrompere le ricerche. Lucien sta per arrendersi, ma il desiderio di parlare con il dottore di Montreaux e quindi di dare a Dany una possibilità di guarigione è più forte di tutto.

Una speranza per Dany
「ダニーを診てくれますか」 - dani wo mite kuremasuka 6 novembre 1983
Dopo mille difficoltà, Lucien raggiunge Montreaux. Contatta il dottor Givette e gli racconta di Dany. Il medico accetta di curare Dany ed assieme a Lucien parte per Roncinterre.
  quanti  ricordi  d'infanzia

da http://www.lastampa.it/2017/01/25/italia/cronache/


Un viaggio a piedi nella neve, così il figlio riunisce i genitori prima della morte



                                                     LAPRESSE









Pubblicato il 25/01/2017
ANTONELLA BORALEVI



Ci sono quattro metri di neve, tra i monti Sibillini e i monti della Laga, su per i boschi di faggi e di castagni. Neve intonsa, che nessuna ruspa finora ha trovato il tempo di sfiorare.
La strada è bloccata da giorni.
La neve fresca sono sabbie mobili che ingoiano le gambe, ogni passo sollevi una montagna.
Acquasanta Terme, duemilaottocento abitanti, un bel paese sperso in alto, a 19 km da Ascoli Piceno, è un tumulo bianco. La neve è dappertutto e è insormontabile.
Ma l’amore, e mi secca doverlo dire proprio io, che della retorica dell’amore sono nemica giurata, davvero vince tutto.
Romolo Nespeca, quaranta anni e qualcosa, venerdì scorso ha attraversato, un passo per volta, una gamba per volta, talvolta a gattoni, per due ore e mezzo di cammino, quell’universo bianco e gelato.
E’ andato nella frazione di Venamartello, ha preso tra le braccia sua madre, che di anni ne ha sessanta e di forza fisica molta meno di lui.
Era già buio.
E siccome non arrivavano né l’elicottero né lo spazzaneve, Romolo, con la mamma tra le braccia, talvolta sorreggendola, talvolta spingendola nel passaggio stretto che si sforzava di scavare con le mani nella muraglia di neve, ha fatto altre due ore di cammino, per arrivare all’ospedale.
Sulla porta, è quasi svenuto dalla fatica.
Ma era lì. Ce l’aveva fatta.
All’ospedale, c’era suo padre che moriva. Romolo e sua madre non volevano che morisse solo.
Alle nove di sera, in quell’ospedale che era irraggiungibile ma che l’amore ha raggiunto, quel marito e quella moglie che avevano diviso la vita, si sono potuti abbracciare. «A mezzanotte» ha detto Romolo «mio padre è morto,tra le braccia di mia madre».
Perchè ho scelto di raccontarvi questa storia?
Ho sentito l’obbligo di farlo. Perchè certe volte l’amore trionfa davvero.
E la retorica perde.

2.10.16

Commodore 64 ancora in uso in un’autofficina, ben 25 anni di servizio


Commodore 64 ancora in uso in un’autofficina, ben 25 anni di servizio
Un Commodore 64 clockato a 1 MHz e con 64 kilobyte di RAM è ancora in uso in un'officina in Polonia permettendo al meccanico di mettere a punto le automobili in riparazione


Da http://www.tecnoandroid.it/  tramite  http://news-hl-cm.newsrep.net/ ovvero  la  versione  italiana  di http://www.news-republic.com/ tramite  di   Dario
-1 ottobre 2016





Nel 1969 è bastata la potenza di calcolo di due Commodore 64 per inviare con successo una navicella sulla Luna e oggi un esemplare è ancora in uso in un’autofficina e viene usato per bilanciare gli alberi di trasmissione delle auto.
Il Commodore 64 è un home computer della Commodore Business Machines Inc. venduto dal 1982 al 1993 in vari stati del mondo e sembra che qualcuno lo utilizzi ancora per mandare avanti la propria attività ed è proprio il caso dell’officina di Dansk, in Polonia, che lo utilizza da oltre 25 anni per mettere a punto le automobili in riparazione.


Commodore 64, ancora in uso per riparare le automobili


La cosa più bella è che il Commodore 64 anche se pieno di polvere funziona egregiamente e non è stato mai in riparazione permettendo al meccanico di misurare le variazioni di pressione, accelerazione, temperatura, tensione e forza delle autovetture.
Il Commodore 64 ,clockato a 1 MHz e con 64 kilobyte di RAM sembra sfidare i più moderni smartphone che con 4 GB di Ram e processori futuristici non riescono molte volte a soddisfare l’utente medio. E voi che ne pensate?

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...