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16.6.13

Dall'ombrellone a ore alla cabina in condominio l'Italia scopre la balneazione low cost

mentre leggo l'articolo riportato sotto  mi   viene da  canticchiare   , non so spiegarmi il perchè  , questa  vecchia  canzone





Merito o colpa della crisi, gli stabilimenti del litorale affinano tecniche e strategie attira-clienti. Dagli sconti per chi arriva all'alba agli ingressi a tempo. E si risparmia fino al 50 per cento di IRENE MARIA SCALI


Sarà ricordata come l'estate dello "stabilimento creativo". Il lungomare del 2013 si presenta come un girone di offerte fantasiose. Tutto pur di far risparmiare i turisti e distrarli dalla tentazione, a costo zero, della spiaggia libera. Benvenuta, allora, alla stagione democratica. I prezzi non solo non salgono, ma scendono ovunque anche se di poco. E le offerte si moltiplicano. C'è chi offre ombrelloni "part time" da condividere nelle diverse ore della giornata. Chi punta sulla cabina in condominio divisa tra più famiglie. Chi ricompensa gli insonni che arrivano all'alba con un forte sconto. Chi rispolvera la formula tre lettini al prezzo di due. 

Non manca l'ingresso a tempo: dieci ore da spalmare lungo un'intera settimana (in fondo troppo sole fa male alla pelle). Taglia di qua e di là, Federeconsumatori stima un risparmio medio che si aggira intorno al 5 per cento per le sdraio, all'un per cento per la cabina e al 2 per cento per l'ombrellone. Per i temerari che decidono di sfidare il meteo, e abbonarsi per tutta la stagione, si paga a rate.
Nonostante una politica low cost da far invidia a Ryanair, i circa 900 chilometri di costa occupati dagli stabilimenti balneari, nei primi giorni dell'estate hanno offerto uno spettacolo sconfortante. Ombrelloni
chiusi, sdraio ripiegate, facce dei gestori scure e cielo ancora più nero. A Padova, tanto per dirne una, saranno solo 6 su 10 ad andare in vacanza. Mentre al bagno San Rocco di Trieste tutto sembra in salita: " Una catastrofe, mai partiti così male. Gli incassi sono diminuiti del 90%". Spiega Riccardo Borgo, presidente del Sindacato Italiano Balneari: "Con il mese di maggio piovoso la situazione si è aggravata ma un freno generale era già tirato da anni. Anche perché nei momenti difficili la giornata al mare è una delle prime spese che si può tagliare". E così, chi lo scorso anno aveva rivisto le tariffe, quest'anno persevera con l'offerta low cost. È il caso del bagno Nettuno di Viareggio: "Da noi chi prenota il venerdì e il sabato ha la domenica gratis, mentre la tariffa per l'ombrellone con tre sdraio è di tre euro a testa. Le persone non hanno più soldi e non resta che adeguarsi ". 
Pensano alla terza età sul litorale pisano. "Proponiamo ombrelloni gratis dal lunedì al venerdì per gli over 65", spiega Fabrizio Fontani del Bagno Meloria, "si tratta del progetto "Estate per tutti" realizzato dalla Società per la salute, insieme al Sindacato Balneari. Così agevoliamo tutti quelli gli anziani con un reddito inferiore ai 20 mila euro l'anno".
Viaggiare informati? Si, ma soprattutto sui nuvoloni. Ecco, per chi frequenta gli stabilimenti abbruzzesi associati alla Fab, un sms con tutte le informazioni relative al meteo. In alcuni casi c'è persino il rimborso del costo di ombrellone e lettino, se la pioggia arriva improvvisa. Ad esultare per le iniziative è soprattutto il Codacons. "Si tratta di una sorpresa positiva per i consumatori dopo anni in cui i listini degli stabilimenti hanno subito continui rialzi", spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi, "si tratta di offerte in grado di far risparmiare ai bagnanti sino al 50 per cento. Le tariffe restano stabili mentre a far cambiare le cose sono gli sconti e le promozioni". L'importante, precisa ancora Borgo, è la correttezza delle informazioni: "C'è l'obbligo di mettere bene in evidenza le tariffe. Nessuno deve avere sorprese indesiderate ".
               

26.5.13

come sopravvivere ala crisi , puntata 4-5 come trovare un tetto e come risolvere i problemi della casa


 vedi anche  

RE LE INCHIESTE: ITALIA SOTTO SFRATTO


Non solo stanze in subaffitto: dentro il terremoto economico sono nate soluzioni per scalare la 'montagna del mattone'. Insieme. Lo chiamano co-housing. abitare insieme.  Ed ecco l' albergo con stanze, monolocali, appartamenti arredati a prezzi calmierati, gli edifici acquistati in comune o quelli costruiti in gruppo. Fino alla casa fattoria
ROMA - In tempi di crisi c'è una cosa sulla quale sembra impossibile risparmiare: la casa. Anche se i prezzi nelle città sono crollati, i mutui sono saliti e sono sempre più inaccessibili. Per non parlare degli affitti. Nel 2011 quasi 56 mila famiglie italiane hanno avuto un provvedimento di sfratto per morosità. In cinque anni il fenomeno salito del 64%. Soprattutto nelle grandi città avere una casa è un lusso. C'è chi affronta la situazione subaffittando una stanza e chi si ingegna per dare vita a soluzioni alternative. Fra le più nuove c'è l'abitazione condivisa, che offre alloggio a prezzi calmierati, ma per un periodo di tempo limitato. Per gestire il primo progetto italiano di housing temporaneo, a Torino, è nata Sharing (www.sharing.to.it), un albergo che mette a disposizione stanze, monolocali o appartamenti arredati per un massimo di 18 mesi. "Sharing è un hotel molto particolare: facciamo housing sociale temporaneo. Ospitiamo persone in difficoltà, che si trovano ad affrontare un'emergenza per un periodo di tempo limitato - spiega Lorenzo Allevi, responsabile del progetto - Ci sono giovani coppie che in questo modo possono incominciare la vita insieme, famiglie con figli, parenti di persone ricoverate negli ospedali della città, ma anche studenti fuori sede o stranieri". Nel grande edificio appena ristrutturato ci sono 182 stanze. I prezzi vanno da poco meno di 200 euro al mese per un monolocale a 25-30 euro a notte per una camera. Un costo che permette di risparmiare il 50-60% rispetto alle tariffe di mercato . "Nei 20 appartamenti arredati ospitiamo molto spesso persone in attesa di una casa popolare. Gli altri ospiti, per dimostrare di aver bisogno di un alloggio, devono semplicemente fornire un'autocertificazione. Facciamo noi una selezione delle richieste". Nella struttura, acquistata dai responsabili del progetto dopo aver vinto un bando  del comune di Torino, lavorano 15 persone. Nell'idea di condivisione c'è anche quella di offrire servizi al quartiere come un ambulatorio dentistico, una biblioteca, un ristorante e un servizio di psicoterapia.

Quello torinese è fra i più avanzati progetti di co-housing italiani (letteralmente abitare insieme). Lo scopo è raggruppare più persone nella stessa abitazione, ma mettendo a disposizione spazi e servizi. L'obiettivo è tagliare i costi di gestione su servizi come, ad esempio, la lavanderia, gli acquisti e le utenze. Un sistema che raccoglie sempre più adepti, ma che fra finanziamenti e burocrazia non è semplice da realizzare. Fra i primi co-housing in Itaia, c'è quello nato a Milano Bovisa, dove un'ex fabbrica di tappi è stata riconvertita in abitazione per una sessantina di persone. "Le difficoltà?  - spiega Alida Nepa, di Solidaria che lavora a un progetto simile a Ferrara - C'è troppa burocrazia. Non è facile trovare un finanziamento.. Ma soprattutto tenere insieme un gruppo consolidato di persone, che decida di andare avanti nel tempo senza scoraggiarsi". 
Ostacoli che l'associazione Coabitare è riuscita a superare e ora sta per inaugurare il suo progetto Numero 0 a Torino.  Otto famiglie hanno acquistato un edificio vicino piazza delle Repubblica, nel quartiere multietnico della città. Fra i vari servizi c'è anche una banca del tempo per scambiarsi servizi, risparmiando. Tre anni fa a Pregandiol, in provincia di Treviso, Bruno Moro ha creato invece 'una fattoria condivisa'. "Siamo solo tre famiglie - spiega - ma riusciamo a risparmiare. Utilizziamo i prodotti della terra, la legna del bosco. Per risparmiare di più partecipiamo ai gruppi di acquisto". Si stima che con il co-housing sia possibile tagliare il 10%-15% delle spese grazie alle utenze condivise e all'auto produzione energetica.
In città aumentano le persone che puntano sulla più classiche delle soluzioni contro il caro-vita: la stanza in affitto. Nel 2001 c'è stato un incremento delle richieste da parte degli over 35enni. Una scelta diffusa fra single o persone che lavorano fuori sede e non possono permettersi un appartamento. L'opzione di diventare 'affittacamerè è utile per proprietari che hanno difficoltà a pagare la rata del mutuo e per anziani rimasti soli che devono affrontare il caro-bollette.
Per i padri  [  ma  anche  per le donne  aggiungo  io   ] separati in difficoltà economiche aumentano invece le case messe a disposizione dai comuni o dalle associazioni, che li ospitano temporaneamente. Un luogo dove possono passare un po' di tempo con i figli o da soli. A Roma, ad esempio, il Comune ha messo a disposizione due residence dove possono rimanere fino a un anno. I padri devono pagare circa 200 euro al mese, un prezzo basso per la capitale, per essere ospitati in appartamenti completamente arredati.
Fra le iniziative che puntano al risparmio, c'è anche l'autocostruzione permettere di partecipare materialmente alla realizzazione della propria casa nel tempo libero. Così nei fine settimana commesse, camerieri o operai si trasformano in muratori o imbianchini, aiutati da professionisti nel settore. I futuri proprietari delle case fai da te sono spesso famiglie con basso reddito. Possono acquistare un appartamento o una villetta, abbattendo fino al 70 per cento i costi di costruzione. Una delle iniziative più recenti è Sant'Enea, un borghetto nella campagna perugina. Le case sono fabbricati di qualità, con certificazione energetica e antisismica, con pannelli solari. Sono costati 144 mila euro ciascuno, il 40 per cento in meno rispetto al prezzo di mercato per questa zona. Ma anche qui si chiede una normativa nazionale.



oppure un altra  soluzione sempre secondo repubblica  è

Una sola regola: condividere. Dalla cantina alla macchina, passando per la zona studio o l'orto. Un modo per razionalizzare gli spazi, ridurre i costi e aumentare gli incontri. Lo Studio Tamassociati ha stilato una guida sul coabitare responsabile

Il funzionamento di un cohousing è simile a quello di un gruppo di acquisto solidale (fenomeno in crescita che nel 2012 ha coinvolto sette milioni di italiani); le persone si organizzano per "fare la spesa insieme e ottenere condizioni vantaggiose": la massa critica ha infatti un potere d'acquisto maggiore del singolo. Come nei GAS (Gruppi di acquisto solidale, appunto) anche in un cohousing i modi di utilizzare questo potere d'acquisto possono essere diversi: ottenere il massimo risparmio, ottenere il miglior rapporto qualità prezzo, ottenere qualità superiori alla media senza aumenti di costo...
È possibile individuare diverse fonti di risparmio caratteristiche dei progetti di cohousing. Ecco le dieci voci più significative secondo lo studio Tamassociati che ha curato il libro Cohousing. Vivere insieme e comunità solidali


FASE PRELIMINARE: l'unione fa la forza
1 - Acquisto
di un terreno o immobile da ristrutturare: il costo unitario (€/mq) di norma diminuisce con l'aumentare delle dimensioni.
 2 - Appalto
si possono ottenere condizioni vantaggiose rispetto a un'offerta singola.


FASE REALIZZATIVA:  
3 - Materiali
un gruppo di abitanti grazie al proprio "potere contrattuale" può effettuare una selezione di materiali di qualità superiore (durevoli, ecologici, prodotti localmente) a prezzi vantaggiosi.
4 - Tecnologie e impianti
in questa fase il risparmio si può tradurre nella scelta di soluzioni tecnologiche centralizzate di qualità superiore eliminando la ridondanza impiantistica. Si riducono così i costi di installazione e allaccio alle reti rispetto a impianti singoli.
5 - Dimensioni
la presenza di locali comuni consente di razionalizzare gli spazi degli alloggi privati, arrivando anche a ridurne le metrature e il relativo costo di costruzione (la camera degli ospiti condivisa, la cantina condivisa, la zona studio condivisa, etc...).
6 - Tempi
le economie di scala permettono anche di ridurre i tempi di realizzazione, con i risparmi conseguenti.


FASE D'USO: 
7 - Condivisione spazi
la presenza di spazi ad uso comune consente di condividere e quindi ridurre i costi di gestione e manutenzione (giardino comune, orto comune, sala per il gioco dei bambini, tettoia per ricovero biciclette, etc...).
8 - Condivisione servizi
grazie alla rete sociale-solidale che si instaura tra gli abitanti è possibile attivare dei servizi condivisi, gestiti in modo informale secondo i principi della "banca del tempo": babysitteraggio, car pooling, Gruppi di Acquisto Solidale, lavori di manutenzione ordinaria, corsi didattico - ludici (lingue, ginnastica...) etc...
9 - Condivisione cose
grazie alla rete sociale-solidale che si instaura tra gli abitanti è possibile condividere strumenti secondo i principi del "l'uso prima del possesso": lavanderia e stireria in comune, biblioteca in comune, reti e connessioni, attrezzi per bricolage in comune, car sharing, etc...
10 - Gestione centralizzata di impianti
grazie alle nuove tecnologie, oggi è possibile gestire i sistemi impiantistici in maniera centralizzata riducendo i consumi pur garantendo ai singoli la libertà di uso e contabilizzazione.

18.4.13

“Non buttate quando si rompe” ecco la scuola aggiustatutto Dal computer all’elettrodomestico, quei club del ripara-da-te

 facendo la  raccolta differenziata della carta  ho trovato questo articolo di  giornale   più precisamente   di repubblica  del 9\4\2013   che in tempo di crisi  può essere  utilissimo  . Sia  a  chi pratica per  hobby  o per  principio (  a me  che  sono nato nella  generazione di mezzo  cioè  metà anni '70 hanno insegnato che non si buttano le  cose    senza prima provare   a ripararle \  aggiustarle     ) pratica  questa   scelta  di vita

  repubblica  del 9\4\2013


DAL NOSTRO INVIATO   ROSALBA CASTELLETTI
LONDRA

BOLLITORE rotto?  
Computer lento? Non 
c’è bisogno di precipitarsi 
in negozio per rimpiazzarlo 
con l’ultimo modello. In 
tempi di crisi economica ed 
ecologica, il motto è «riparalo,
non disperare». E «Repair,
don’t despair» è per l’appunto

lo slogan adottato da due 
trentenni.
UGO Vallauri e Janet  Gunter, questi i loro  nomi, l’anno scorso hanno dato vita al “Restart Project”. Sulle orme dei “Repair Café” di Amsterdam o dei “Fixers Collective” di Brooklyn, organizzano nella  capitale britannica dei “Restart Party”: workshop mensili itineranti dove si impara gratuitamente a  riparare il proprio gadget elettronico o elettrodomestico rotto.
C’è chi arriva lamentandosi  della lentezza del proprio portatile per poi scoprire che basta aumentarne la memoria o chi si presenta con un rasoio elettrico malfunzionante e, con l’aiuto dei volontari e di qualche tutorial pescato su Internet, riesce a farlo operare nuovamente. Con un po’ di pazienza e di fortuna,alla fine si trova una soluzione all’80 % dei problemi.
«L’idea — spiega  Vallauri, trapiantato a Londra da Bra — mi è venuta dopo la mia collaborazione in Africa con la organizzazione non governativa britannica Computer Aid. In  Kenya ho imparato approcci meno spreconi dei nostri. Lì non ci si sbarazza facilmente di  qualcosa che può essere riparato.
Si aggiusta tutto.  Mentre noi spesso compriamo oggetti non dettati dalla necessità, ma dalla pigrizia e dalla  mancanza delle conoscenze  necessarie  per la manutenzione di  quelli che abbiamo già. Il nostro  obiettivo non è offrire  delle riparazioni gratuite, ma  sconfiggere l’obsolescenza programmata e recuperare la  manualità in una società esasperata  dal consumismo ».
Il primo Restart Party si è tenuto lo scorso giugno ed è stato  subito un successo. «Sin  dall’inizio abbiamo raccolto  l’interesse — continua Vallauri  — non solo di chi spesso  è frustrato dalla macchinosa  e scoraggiante burocrazia delle garanzie previste dalle aziende produttrici, ma anche di chi vuole mettere la propria manualità e il proprio saper fare al servizio degli altri ». E il prossimo passo dell’organizzazione  sarà proprio creare sul sito therestartproject.com una rete che metta  in contatto chi cerca servizi  con chi li offre: appassionati  di riparazioni, sviluppatori di software, etc.
Complice la crisi economica,la cultura della riparazione sta soppiantando quella dell’usa e getta anche Oltremanica.
In Olanda gli antesignani Repair Cafe sono oramai una trentina e hanno persino ricevuto una sovvenzione  governativa di quasi mezzo  milione di euro.
Gli australiani imparano a recuperare i loro gioielli agli  incontri mensili organizzati  da “The Tresaury” a Melbourne o ad aggiustare e reinventare  i loro oggetti al Bower  Reuse and Repair Centre di  Sidney. Mentre a New York i  Fixers  collective si incontrano  una volta a mese. Anche in Italia, dove ogni  anno vengono prodotti un  milione e mezzo di tonnellate di rifiuti elettronici, non mancano iniziative simili. Come  la PcOfficina che organizza  incontri settimanali a Milano dove, sul modello della ciclofficina,
si riparano computer  tra una birra e una chiacchiera. O come l’Oratorio digitale  lanciato dall’associazione Ohibò che  insegna ai ragazzi sopra gli 11 anni ad allungare la vita del cellulare o del lettore mp3 che già possiedono invece di inseguire le pubblicità dell’ultimo modello. La riparazione insomma è diventata un vero e proprio movimento.
Perché fa bene all’ambiente e al portafoglio.

2.9.12

VIVERE IN 5 CON 5 EURO AL GIORNO, ECCO COME FARE



Vivere in 5 con 5 euro al giorno… operazione impossibile ad una prima riflessione, eppure non è così. A farci ricredere è Stefania Rossini, 37enne di Brescia, moglie e madre di tre bambini.
Una famiglia troppo numerosa la sua per sopravvivere con lo stipendio di un marito operaio metalmeccanico e le rate di un mutuo da pagare, eppure ce l’ha fatta. In che modo? Facendo della necessità virtù.
Stefania spiega nel suo libro come cambiare le abitudini di vita quotidiana, riappropriandosi di usi e consuetudini ormai desuete per questa generazione, superando il disagio economico e tornando ad essere felici.
In “Vivere in 5 con 5 euro al giorno” racconta la sua esperienza, dopo la perdita del lavoro, con casa e figli da portare avanti.
Stefania è una donna che ha avuto il coraggio di reagire iniziando a ridurre tutte le spese, mettendo a tavola ad esempio del cibo coltivato nel suo ‘orto urbano’ e provvedendo da sé per tantissimi prodotti come il sapone o i detersivi.
Partita da zero l’autrice ha deciso di aprire un blog per chiedere consigli, riportando di volta in volta i risultati dei suoi esperimenti per condividerli con i lettori. Sul sito c’è di tutto, istruzioni per creare eco – cosmetici, come realizzare vestiti fatti a mano, gioielli, talco, gelati, tappeti e tantissime altre cose.5 euro al giorno
Poi è arrivata l’opportunità di trasformare in un testo la sua storia.
Si tratta di uno stile di vita del tutto diverso da quello a cui siamo abituati oggi: “Una volta sperimentato questo nuovo mondo la mente si apre ad un punto tale che niente più sembra strano“ ha dichiarato la scrittrice “Abbiamo riscoperto il baratto e la condivisione con altre famiglie”.
Un metodo non convenzionale per combattere la crisi che si traduce in abitudini, anche più stimolanti e gratificanti: “Da quanto abbiamo adottato questo stile di vita c’è stato un abbattimento dei costi impressionante. Prima spendevamo 500/600 euro al mese, oggi il budget è di 150/200 euro al mese”.
Stefania si rivolge soprattuto alle giovani coppie che spesso rimandano il matrimonio per paura di ‘non farcela’: “Basta volersi bene. L’importante è valorizzare il cuore e non la merce. Mi piange il cuore quando dei giovani rinunciano a stare insieme perché vittime del circolo vizioso di questa economia”.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...