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30.12.14

Il sacrificio della Legione Garibaldina nella prima guerra mondiale

 sempre  su tale argomento vedi

Un fronte apertissimo. Peppino è il primogenito di Ricciotti Garibaldi, figlio del generale, e dunque nipote in linea diretta dell'Eroe dei due mondi, dal 1882 sepolto nell'isola di Caprera. Sul versante delle Argonne, nel quadro degli stessi scontri, pochi giorni prima del giornalista sassarese perdono la vita altri due nipoti di Giuseppe Garibaldi: Bruno e Costante, sempre figli di Ricciotti. I loro funerali in Italia saranno motivo di altri conflitti tra interventisti e neutralisti.
Il resoconto sul giornale. Ma di tutto questo naturalmente non si parla nel primo articolo della "Nuova", che così racconta invece la fine del redattore del quotidiano: «Ernesto Butta correva alla testa della terza compagnia tenendo il comando. Giunto presso il capitano Angelotti, questi lo esortava a non esporsi troppo: cercasse di ripararsi. Ma inutilmente: il Butta, pieno di fervore, cacciatosi dove più aspra era la mischia, si slanciava avanti, spronando i suoi uomini ad attaccare con più veemenza il nemico. Una palla esplosiva lo colpiva in fronte e lo uccideva all'istante. Il combattimento continuò, aumentando di intensità. Molti altri caddero».

15.11.14

manca ancora un mese è mezzo a natale ma s'incomincia a sentirlo ed ..... [ Natale in trincea, lo spot su armistizio della Grande Guerra è un capolavoro ]

 E'  questo l'effetto   che  mi  ha  fatto   questo video  .  ed  in ....   a  chi mi dice  che  sono nostalgico  o  disfattista e  m'insulta  come  hanno  insultato Bruce  Springsteen, Grohl e Zac Brown che hanno cantato al concerto dei   concerto  dei veterani "Fortunate Son" dei Creedence Clearwater Revival.  




È la notte di Natale del 1914, prima guerra mondiale: gli eserciti inglesi e tedeschi si fronteggiano. Si ode la più famosa canzone natalizia, "Stille Nacht" ("Silent night"): a cantarla è prima un soldato tedesco, poi uno inglese. Così i nemici escono dalle trincee, mani alzate, si abbracciano all'aperto. Nello spot pubblicitario della Sainsbury, catena di supermercati britannici, tre minuti di storia che emozionano, con un soprendente finale.  Infatti secondo  , da cui  ho condiviso  il  video  , 


Quando i nemici a condividere il rancio, a scambiare foto e perfino a giocare una partita a pallone, prima di riprendere, il giorno dopo, a spararsi e a uccidersi.È un video pubblicitario della Sainsbury, catena di supermercati britannici. Nel filmato di tre minuti la storia si conclude con lo scambio delle giubbe militari tra un inglese e un tedesco, e con il tedesco che scopre nella tasca del cappotto inglese un regalo: una tavoletta di cioccolato. “Christmas is for sharing”, il Natale è la festa della condivisione.Per l’occasione i supermercati Sainsbury venderanno una cioccolata uguale a quella del film, a 1 sterlina, con una confezione identica a quella originale del 1914 e i proventi devoluti all’associazione dei veterani di guerra....


 Il  video   è  scopiazzato   da http://it.wikipedia.org/wiki/Pipes_of_Peace_(brano_musicale)




Ma    chi se  frega  ,   il mondo  è  da  2000  anni tutto un  copia  copia come dice  Bob Dylan      in  11 Outlined Epitaphs (Undici epitaffi abbozzati)     è il titolo di un  suo  poema scritto nei primi anni sessanta  http://it.wikipedia.org/wiki/11_Outlined_Epitaphs  pin particolare  ne verso  qui sottto

Sì, sono un ladro di pensieri / ma non un ladro d'anime, prego / ho costruito e ricostruito / su ciò che è in attesa / perché la sabbia sulle spiagge / scolpisce molti castelli / su quel che è stato aperto / prima della mia epoca / una parola, un motivetto, una storia, un verso / chiavi al vento per aprirmi la mente /e per garantire alle mie idee da armadio un'aria da cortile [...] » , 

10.11.14

speriamo che con il centenario della grande guerra il 4 novembre sia giornata di memoria condivisa e sia ricordato senza becera retorica e a 360 gradi

In sottofondo   l'esecuzione avvenuta   Il 27 luglio 2009 a Forte Dossi Delle Somme di  Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura de il  brano "Del Soldato in Trincea" composto per il film di Ermanno Olmi "Torneranno i prati" al termine del concerto dedicato al centenario della Prima Guerra mondiale

Lo so che  con questo post   perderò amici\che  ,  specie  quelli  che  ancora  sono  legati << ai miti
da  facebook
eterni dea patria  e dell'eroe (  
cit. musicale ) >> e giudicano chi parla di queste cose  come  quelle  di cui riporto sotto   un disfatta o  uno che non ha   rispetto  di coloro   sono morti   combattendo  e  menate  varie  .
Purtroppo la grande  guerra  anche  questo  è stato . Ed  solo  ricordando a  360 gradi  che il  4  novembre  smetterà  d'essere  solo qualcosa  di retorico e  vuoto  ed  diventerà  una  giornata  condivisa   .  E  sarà definitivamente  identità collettiva   e  di tutti  . E certi  fatti come   quello   della  prima  storia   sia  recuperati dall'oblio  Ma  ora  basta  è veniamo  alle storie  del post  d'oggi

da  https://www.facebook.com/apibeco.milano
La prima è quella del Comandante Giovanni Airaldi di Cuneo . la  cui  storia  è raccontata  in (  vedere  copertina a sinistra )  Il caso Arialdi  di Gerardo Unia |-  Editore L'Arciere - 2002 - pp. 139 - ISBN 8886 398 913 .

Egli  fu  un  Tenente Generale che si oppose allo scriteriato massacro dei suoi uomini.Giunto al fronte ad ottobre 1915 al comando della 23ª divisione, è costretto a mandare i suoi soldati all’attacco di forti posizioni austriache sul basso Carso: posizioni quali il monte Sei Busi e Vermegliano, vero e proprio baluardo difensivo imperiale sulla via per Trieste. A più riprese agli uomini di Airaldi sono richiesti attacchi all’arma bianca, alternati ad attacchi dimostrativi per “distrarre” il nemico da azioni su altri settori del fronte: azioni che costarono 
Il Generale Airaldi scrisse così al suo superiore, il generale Guglielmo Pecori Giraldi, al comando del VII Corpo d’Armata, che non intendeva più mandare all’attacco le sue truppe per azioni dimostrative, a meno che non si volesse esporre le truppe ad inutile sacrificio. Airaldi fu uno dei pochi Autentici Ufficiali Generali a mettere in discussione gli ordini superiori, perché convinto che non fosse possibile effettuarli con successo neppure a prezzo dei maggiori sacrifici, mentre è ovvio che questi si possono e devono affrontare soltanto a patto che sia almeno probabile il conseguimento dei risultati voluti. Insomma, Airaldi vedeva la totale inutilità degli attacchi ordinatigli, ma soprattutto della morte dei suoi uomini.
La sua franchezza ed umanità, naturalmente, fu malvista: Airaldi fu destituito e messo a riposo, dimenticato da tutti fino alla sua morte, avvenuta nel 1935.

agli uomini delle brigate Trapani e Napoli perdite ingenti a cui si assommarono feriti e mutilati.



la seconda che  può essere  approfondita   da   questo   due  pagine http://www.cjargne.it/alpinortis_1.htm e per  i successivi sviluppi    http://www.cjargne.it/alpinortis.htm   da  cui è tratta  la  foto  a sinistra  del monumenti     è fatta da due persone che lottano perchè nelle celebrazioni per il centenario della grande guerra ci sia  << il REINTEGRO a pieno titolo dei fucilati del ‘15-’18 nella memoria nazionale.Vittime come gli altri.
Soldati che hanno sofferto come gli altri. il primo protagonista è il sostituto procuratore di Padova Sergio Dini, ex magistrato militare, che ha già chiamato in causa il ministro della difesa Pinotti. «Assistendo a luglio al concerto di Redipuglia, dove il maestro Muti ha radunato orchestrali di tutti i Paesi belligeranti, il presidente Napolitano ha fatto un passo importante di riconciliazione con l’ex nemico. Ora manca solo la riconciliazione con noi stessi, l’abbraccio ai ragazzi della mala morte. Le Forze armate dovrebbero capirlo, a meno che non vogliano negare che quelle esecuzioni — dal loro punto di vista — siano servite a qualcosa. Se i fucilati ebbero una funzione, essa sia riconosciuta. Non farlo sarebbe accanimento. Anche perché si fucilarono solo soldati semplici, povera gente. Vogliamo portarci dietro ancora. >>
Il secondo il sindaco Edimiro Della Pietra, Il primo a far erigere , il primo in anche il primo in Europa monumento ai fucilati.  << È accaduto diciotto anni fa a Cercivento, sui monti della Carnia, sul luogo di una delle più ingiuste esecuzioni, il pra dai fusilâz, un prato che per decenni i valligiani rifiutarono di falciare in segno di protesta. Una memoria tenace, passata di bocca in bocca, che ha dato vita a un corpus di memoria orale ancora vivissimo e al quale nel ‘96 mettendosi contro le autorità militari rischiando una denuncia di apologia direato, ha voluto dar forma di monumento. >>

L'Italia riabilita i fucilati

L’ultima ferita della Grande guerra
“L’Italia riabiliti i militari fucilati"

Rumiz_-_31.10.2014-001

di Paolo Rumiz

REINTEGRO a pieno titolo dei fucilati del ‘15-’18 nella memoria nazionale.Vittime come gli altri. Soldati che hanno sofferto come gli altri. Manca questo riconoscimento perché possa dirsi completa in Europa la partecipazione dell’Italia alle onoranze ai Caduti della Grande guerra. I principali Paesi belligeranti— Francia, Germania, Inghilterra — ci hanno pensato da tempo, con atti politici, interventi presidenziali, monumenti, e l’aggiornamento delle liste dei Caduti. Quasi ovunque i condannati sono stati tolti dal ghetto della vergogna e della rimozione. Manca il nostro Paese, quello che ha fatto più largo uso della giustizia sommaria: 750 fucilati con processo,200 colpiti da decimazione per estrazione a sorte, e un numero incalcolabile di soldati uccisi per le vie brevi dai loro ufficiali o dai carabinieri per codardia, ribellione o episodi di pazzia.
«Se non ora, quando?», si chiede il sostituto procuratore di Padova Sergio Dini, ex magistrato militare, che ha già chiamato in causail ministro della difesa Pinotti. «Assistendoa luglio al concerto di Redipuglia, dove il maestro Muti ha radunato orchestrali di tutti i Paesi belligeranti, il presidente Napolitano ha fatto un passo importante di riconciliazione con l’ex nemico. Ora manca solo la riconciliazione con noi stessi, l’abbraccio ai ragazzi della mala morte. Le Forze armate dovrebbero capirlo, a meno che non vogliano negare che quelle esecuzioni — dal loro punto di vista— siano servite a qualcosa. Se i fucilati ebbero una funzione, essa sia riconosciuta. Non farlo sarebbe accanimento. Anche perché si fucilarono solo soldati semplici, povera gente. Vogliamo portarci dietro ancora questo anacronismo di classe?».
E dire che l’Italia è stata uno dei primi Paesia porre il problema con film (Uomini contro, di Francesco Rosi), con libri e ricerche storiografiche. Ed è stato anche il primo in Europaa erigere un monumento ai fucilati. È accaduto diciotto anni fa a Cercivento, sui monti della Carnia, sul luogo di una delle più ingiuste esecuzioni, il pra dai fusilâz, un prato che per decenni i valligiani rifiutarono di falciare in segno di protesta. Una memoria tenace, passata di bocca in bocca, che ha dato vita a un corpus di memoria orale ancora vivissimo e al quale nel ‘96 il sindaco Edimiro Della Pietra, mettendosi contro le autorità militarie rischiando una denuncia di apologia direato, ha voluto dar forma di monumento. 
Quella di Cercivento è una storia che riassume le altre. È il giugno del ‘16. Gli austriaci stanno sfondando su Vicenza con la Strafexpedition. Nella zona del Monte Coglians c’è il battaglione alpini Tolmezzo, considerato infido dagli ufficiali «forestieri» per via dei cognomi mezzi tedeschi dei carnici arruolati e dei tanti di essi che hanno lavorato da emigranti in terra d’Austria. Hanno una perfetta conoscenza del terreno, ma gli alti comandi non si fidano a sfruttarla e insistono a ordinare azioni suicide. Quando viene deciso un attacco alle rocce della cima Cellon in pieno giorno e senza supporto di artiglieria, alcuni soldati suggeriscono di compiere l’assalto colfavore della notte. È quanto basta perché il comandante,un napoletano di nome Armando Ciofi, coperto dal tenente generale Michele Salazar, comandante della 26ª divisione, gridi alla «rivolta in faccia al nemico» e ordini la corte marziale.
Il processo si svolge di notte, in una cornice lugubre, nella chiesa che il prete di Cercivento, terrorizzato, è obbligato a desacralizzare. Sul processo incombono le circolari Cadorna, che chiedono «severa repressione»,diffidano da sentenze che si discostino «dalle richieste dell’accusa» e ricordano il «sacro potere» degli ufficiali di passare subito per le armi «recalcitranti e vigliacchi». Gli accusati sono decine, e ciascuno ha nove minuti per l’autodifesa.
Un’ora prima dell’alba, la sentenza. Quattro condanne alla fucilazione. Tutti carnici: Giambattista Corradazzi, Silvio Gaetano Ortis, Basilio Matiz e Angelo Massaro, emigrante in Germania che ha scelto di rientrare «perservire la patria». Mentre lo portano via grida: «Ecco il ringraziamento per quanto abbiamo fatto». Il prete, don Zuliani, confessa i morituri. È sconvolto, propone inutilmente disostituirsi ai soldati davanti al plotone. Dopo, non vorrà più rientrare nella chiesa «maledetta» e diverrà balbuziente a vita. La prima scarica uccide tre condannati, solo Matiz è ferito e si contorce urlando. Lo rimettono sulla sedia. Nuova scarica e non basta ancora. Perché sia finita ci vogliono tre colpi di pistola alla testa.
La gente assiste senza parole. Solo un vecchio grida: «Vigliacchi di italiani, siete venutia portare guerra! Con gli austriaci abbiamo sempre mangiato, e voi venite ad ammazzarci i figli!». L’ufficiale risponde secco: «Vecchio taci, che ce n’è anche per te». L’intero reparto sarà trasferito per punizione sull’altopiano di Asiago e lassù, un po’ di tempo dopo, il comandante Ciofi sarà fatto secco in zona non battuta da fuoco nemico, quasi certamente per vendetta. Settant’anni dopo, il nipote di Gaetano Ortis, un militare di carriera, chiederà la revisione del processo, ma il tribunale militare di sorveglianza di Roma risponderà con una beffa che resterà nella storia: la domanda non può essere accettata «perché non presentata dall’interessato».
Pure Caporetto sarà pagata da soldati semplici. L’allora vescovo di Treviso, Longhin: «Sei tedeschi saranno come questi nostri sciaguratiitaliani, cosa ci resterà? Qui si fucila senza pietà. Preghiamo». E intanto nessuno toccherài veri responsabili della disfatta, i generali Capello o Badoglio. Il secondo sarà addirittura promosso. Diversa la sorte di Andrea Graziani, noto per avere fucilato uno che l’aveva guardato con la cicca in bocca. A guerra finita sarà trovato morto lungo la ferrovia dopo il passaggio del suo treno. Ma molto piùa lungo si trascinerà nella memoria nazionale il senso di un’irrisolta ingiustizia.


Ed  Grazie  alle  discussioni sul  gruppo  facebookiano   prima guerra mondiale    in merito  alle  fucilazioni  dei soldati italiani durante il primo conflitto mondiale




Dai racconti del  viaggio   di  Paolo Rumiz sui luoghi della Prima Guerra Mondiale pubblicati  su  repubblica   e poi  ripresi  con  extra n un DVD inedito  (  vedere  foto sionistra  )  , .
Se sono passato a  vedere  il 4 novembre come giornata  nel bene  e nel male  come  giornata  di ricordo  e  di memoria , attraverso due  stadi . Il  primo i  festeggiamenti forzati ( nonno paterno   e  suoi  fratelli  , almeno  quelli che  ho conosciuto io  ,  tutti fascisti    che ti "obbligavano "  in cambio delle paste  ad andare , idem la scuola elementare anche se Dal 1977 in poi, a causa di una riforma del calendario delle festività nazionali introdotta per ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi con la legge 5 marzo 1977 n. 54, è stata resa "festa mobile" che cadeva nella prima domenica di novembre. Nel corso degli anni '80 e '90 la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando .   Il  secondo  ,    ed  in parte  è ancora  cosi  . Infatti sono  riandato   per  fare  foto  alla  ricorrenza  ma       non sono andato nè  alle funzioni religiose  nè dopo la deposizione   della corona  al monumento  cittadino  ,  al rinfresco con le autorità  ) ,  a vedere  le  celebrazioni ufficiali   una cosa  retorica   fatta   da  <<  Geniali dilettanti  in selvaggia  parata  >> (  da  Linea Gotica - ex CSI   qui  il testo  e  le note storiche  di  questa  canzone )  . E  celebravo  in silenzio (  e credo che continuerò a farlo per  tutti gli altri  3  anni delle celebrazioni del centenario   ) come antidoto alla retorica militaresca  
 e  fuori da   qualunque   la morte  di mio prozio  materno un ragazzo del  1899  morto  a 18  su una mina a  caporetto ,  e sepolto ora    nel cimitero  ricordavo  i racconti indiretti  di mìo  padre   di un suo zio ufficiale  medico   sull'altipiano d'Asiago   

  








4.5.14

Padre Generoso da Pontedecimo alias di attilio ghiglione


sulla    vicenda di Attilio Ghiglione  e  sugli alpini 




sulla 1  guerra mondiale  


  • gli articoli usciti  ad  agosto  dell'anno  scorso su repubblica  (     ora   ripresi con  video ed  altro materiale  nel dvd    l'albero delle trincee )   di Pietro rumiz   sul  suo  viaggio attraverso i luoghi dove nostri bis nonni   e prozii  - come nel mio caso -   combatterono il  primo conflitto  , ne  ho parlato   in questo precedente  post    disponibile  su  dvd 


visto che da  quest'anno fino  al 2018    si  celebra  il 100  della  I guerra mondiale  ,  racconterò  storie    riguardanti tali eventi  .Iniziamo  con questa   di Padre Generoso da Ponte decimo alias di  attilio ghiglione

Navigando per  conto di  un mia amica  che  mi ha chiesto  un riassunto  di una puntata    sul sito della trasmissione chi l'ha  visto  mi  sono imbattuto  in questa  storia  

Genova - L’unico indizio, trovato accanto ai resti di un uomo sepolto ai margini di un bosco, è un nome di donna inciso su un bastone di legno. Nel corso della puntata di “Chi l’ha visto?” in onda domani sera su RaiTre si parlerà anche di una vicenda di settant’anni fa, nel tentativo di dare un volto ai protagonisti: una storia d’amore che riemerge dalla tragedia della seconda guerra mondiale
                                                                                  da il secolo XIX .it

Di Erminia Riva, la donna al centro della ricerca, non si sa nulla. Probabilmente era la giovane fidanzata di un alpino richiamato alle armi da Mussolini («Spezzeremo le reni alla Grecia») per quella che si sarebbe rivelata una spedizione disastrosa, se a ribaltare provvisoriamente le sorti non fossero intervenute le armate tedesche. Erminia, la donna senza volto, aveva forse vent’anni, oggi se è viva sarebbe ultranovantenne.
Dell’alpino che ha inciso il suo nome si sa con certezza che faceva parte della Brigata Julia, battaglione Gemona, ma poteva provenire da qualsiasi parte d’Italia ed essere stato aggregato all’ultimo ai militari inviati in Grecia. mandati al massacro e costretti a retrocedere fino al monte Golico in terra albanese; l’ultimo confine dove gli alpini arginarono la reazione dei greci per quaranta giorni, pagando però un prezzo altissimo.
«Gli alpini non dimenticano i loro morti», racconta Giancarlo Militello, curatore (cinque anni fa) della pubblicazione delle memorie di padre Generoso da Pontedecimo, il cappellano degli alpini che avrebbe aiutato migliaia di feriti e seppellito un numero inimmaginabile di morti proprio sul Golico e poi in Russia. Ma i diari di padre Generoso, al secolo Attilio Ghiglione, accanto alle descrizioni minuziose della quotidianità della guerra accompagnate da fotografie, conservano qualcosa di unico: la dettagliata mappatura dei luoghi delle sepolture, realizzata con l’aiuto di un cartografo dell’esercito, con l’indicazione per ciascun tumulo di ogni elemento utile alla futura individuazione dei resti: a cominciare dalla quota e dalla collocazione della sepoltura.
Padre Generoso in realtà benediceva e seppelliva tutti i morti che poteva, italiani o greci o russi, così come assisteva i feriti di ogni nazionalità. I resti dell’alpino senza nome di cui si parlerà nella puntata di “Chi l’ha visto?” sono interrati sul monte Golico in un luogo indicato da padre Generoso come «bosco tra quota 1143 e quota 1250, tomba numero 34». Padre Generoso lo aveva poi identificato così: «Sconosciuto con segno identificativo giberne ed accanto un bastone con scritta Riva Erminia».
«Gli alpini tornano ogni anno nei luoghi dove hanno perso tanti compagni - riprende Militello - e non perdono mai la speranza di dare un nome e una sepoltura onorevole ai corpi ritrovati lontano da casa».

Incuriosito  da  questo frate   ho fatto in base  agli indizi ivi contenuti  delle ricerche ed  ecco cosa  ho trovato  su di lui

la prima news  è  questo libro   tratta  da http://www.avianieditori.com/

l'altra     da  due siti :   il primo  dell'Ana ( associazione nazionale alpini  )    di cui  trovate  l'url sopra  ad  inizio post  ., il secondo    da  http://www.polcevera.net/


da www.ilgiornaledivicenza.it/galleries/Foto/fotodelgiorno/400484/?refresh_ce


Padre Generoso da Pontedecimo, Attilio Ghiglione fu Tenente Cappellano Militare degli Alpini (8° Battaglione Gemona ) Ha partecipato dal 16.12.1940 al 23.Aprile 1941 col Btg. Alpini e dal 23.4.1941 col Btg. Gemona alle operazioni di guerra sul fronteGreco-Albanese.Dal 8.8.1942 al 13.3.1943 è in Russia col Btg.Alpini Gemona. Dal 25 Settebre 1943 al 28 Aprile 1945 opera con la formazione partigiana 1° Div: Ioppo Friuli ,.Gli viene riconosciuta la qualifica di "Partigiano Combattente" del Triveneto. Decorato con medaglia di guerra al V.M.
Ad Arma di Taggia il suo nome è ricordato sul cippo dedicato agli Alpini.Era sempre presente ai raduni. Ogni tanto tornava in Friuli per trovare i coetanei Alpini, era un Alpino tra gli Alpini.Morì nell'ospedale di Pontedecimo il 26 Novembre 1962. La funzione funebre alla presenza di molti Alpini e confratelli religiosi si tenne nella chiesa del Convento di Pontedecimo. Il suo corpo riposa nel cimitero di Cesino.Il 29 aprile 1995 gli è stato dedicato il nuovo piazzale antistante la piscina.



Era sempre presente ai raduni. Ogni tanto tornava in Friuli per trovare i coetanei Alpini, era un Alpino tra gli Alpini.Morì nell'ospedale di Pontedecimo il 26 Novembre 1962. La funzione funebre alla presenza di molti Alpini e confratelli religiosi si tenne nella chiesa del Convento di Pontedecimo. Il suo corpo riposa nel cimitero di Cesino.Il 29 aprile 1995 gli è stato dedicato il nuovo piazzale antistante la piscina.



Per desiderio della sorella il suo cappello da alpino è stato donato alla Sez. Alpini di Pontedecimo.


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...