lo so che non si dovrebbero aprire i regali di natale . Ma in questo caso si tratta di un desiderata ovvero uno di quelli che , come si faceva da bambino si chiedevano con le lettere a babbo natale \ Gesù bambino .
E poi la curiosità che mi ha spinto ad aprirlo e divorarlo subito è stata tanta visto che : 1) avevo già assistito ( ne trovate sotto delle foto da me scattate ) a fine ottobre , il 28 ottobre per essere più precisi , alla presentazione con gli autori a tempio Pausania organizzata dalla libreria Ubix ex Max88 . 2) avevo letto le ottimi recensioni e visto interessanti servizi in tv in particolare quello della trasmissione letteraria Petrarca di rai tre .
In esso si respira la stessa atmosfera di From Hell di Alan Moore. Forse perché la realtà, quando diventa incubo, è la cosa più potente che si possa raccontare. Fa paura, come è giusto che sia. Inquieta, come a volte ne abbiamo bisogno. Bellissimo. IL libro anzi meglio il graphic novel in questione è Murder Ballads, una antologia di racconti scritti da Micol Arianna Beltramini ( secondo me Last Goodbye. Un tributo a Jeff Buckley ) e disegnati da Daniele Serra (Seraphim’s Hellraiser Anthology, Fidati è amore).L'approccio di questo volume italiano è molto interessante per la notevole cura che il progetto rivela sotto ogni aspetto. Infatti ad ogni ballad c'è un breve ma molto dettagliato testo introduttivo che ne anticipa lo sviluppo .I due autori, con colori intensi e atmosfere suggestive, reinterpretano racconti narrati nelle cosiddette “murder ballad”, brani di un sottogenere della ballata basati su fatti di cronaca particolarmente cruenti, che restano impressi nella memoria collettiva anche grazie al loro adattamento musicale o letterario/cinematografico
Nella musica contemporanea un esempio del genere sta nell’album Murder Ballads di Nick Cave & The Bad Seeds, noto in particolare per la canzone Where The Wild Roses Grow, interpretata insieme a Kylie Minogue. Ne cinema il film Small town Murder song del 2011 o Yara film di Marco Tullio Giordana uscito al cinema il 18 ottobre 2021, prodotto da Taodue e distribuito da Netflix da novembre . Ma non divaghiamo , ritorniamo all'opera in questione . Essa è un volume \ libro bellissimo intenso , molto onirico e gotico . Infatti gli adattamenti a fumetti raccolti in questo volume non si limitano a raccontare gli eventi narrati nelle ballad scelte , ma li trasformano in storie intrecciate che giocano tra passato e futuro, caso e destino, azioni malvagie e orribili conseguenze delle stesse. Infatti concordo con quanto dice su https://www.amazon.it/Murder-ballads-Micol-Arianna-Beltramini/dp/8804742100
Emanuela A. Imineo[...] cosa si può dire di un qualcosa di così immenso e allo stesso tempo così tagliente come una lama che affonda nella carne?
Murder Ballads è una graphic novel che racconta storie fredde e abissali; storie che sfiorano la leggenda su episodi realmente accaduti dove l'oscurità non aleggia soltanto nell'aria ma nella stessa anima.
Oscar Ink della Mondadori trascina il lettore in un vortice di dolore e sangue dove le storie diventano cicatrici sulla pelle, dove il dolore si vive completamente e dove le immagini rimangono impresse nella mente sia per i colori cupi, sia per quella matita così minuziosamente dettagliata.
Le storie di Murder Ballards si vivono e non si leggono soltanto. Gli autori rendono completamente viva l'opera dove, questa creatura mostruosa, non lascerà andare il lettore se non arrivati alla parola fine.
Ogni storia così ricca di dettagli, incanta con la morte e scaraventa il lettore fuori dalla propria comfort zone lasciando immobili davanti non soltanto alla cruda realtà ma alla stessa delicatezza con cui gli autori riescono ad affrontare il tutto.
Una graphic novel che toglie il fiato; una graphic novel che respira e, allo stesso tempo, non lascia scampo.
Andiamo adesso ad analizzarlo sviscerarlo storia per storia
La prima, "Babes in the woods",Bambini nel bosco, nasce come filastrocca per bambini e si trasforma in disturbante ninna nanna; è fonte di ispirazione per Hansel e Gretel è il nome di archivio di quattro omicidi che hanno come comun denominatore i bambini e il bosco.
La meno sanguinolenta dal punto di vista esplicito ma non per questo essente da atmosfere gotiche e noir come si vede anche nei disegni sublimi di Daniele che sembrano uscita da una fiaba \ racconto dell'est Europa in particolare della ex Urss. Infatti essa è un racconto tradizionale per bambini di fine '500, secondo un diffuso archetipo della fiaba che ritorna in numerosissime fiabe: i bambini abbandonati nel bosco da un esecutore che non si decide a ucciderli.
Tale storia resa particolarmente angosciante dal tema infantile, è resa tramite il disegno a matita, in un bianco e nero sfumato di grande potenza evocativa, perfetto a rendere l'essenza di una foresta immersa in brume inquietanti. La storia procede per grandi splash pages, su cui domina l'intrico degli alberi della foresta, in un groviglio di segni impeccabile, volutamente soffocante, fino alla cupa chiusura che collega la leggenda originaria ad altri casi purtroppo reali, e chiude con l'inserimento a colori di una macchia di sangue rosso che va a sporcare l'ultima tavola.
la seconda storia, Giù al fiume, contiene l’adattamento delle ballad Knoxville Girl e Omie Wise, entrambe basate su femminicidi: giovani donne massacrate e gettate nel fiume dai loro seduttori, che non volendo sposarle decidono di sbarazzarsi dei loro corpi. Un killer che sembra rappresentare hannibal del il silenzio degli innocenti .
Proprio co essa ci si sposta su un campo sempre di tragica attualità, il femminicidio, purtroppo un tema molto diffuso nelle Murder Ballads, narrato a partire dalla rielaborazione dei fatti di Knoxville Girl
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da https://www.drcommodore.it/
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(e altre ballate), risalenti al 1683.
« La scelta è -- come fa notare
questa bellissima recensione da cui ho preso le foto eccetto la seconda e la quarta scattate da me di
https://fumettismi.blogspot.com/--
quella di inserire qui il colore, nelle modalità di un acquerello che parte dai toni seppiati delle sequenze iniziali per approdare al blu acquoso delle scene cruciali, dove - anche qui - il rosso del sangue viene a trionfare. L'acquerello qui è assolutamente dominante, non limitato in alcun modo dalla linea di contorno, all'opposto della storia precedente dove spiccava invece segno a matita spiccava per l'assenza dell'usuale ripasso a china e del colore.»Infatti ogni storia, di qui in poi, avrà la particolarità di una diversa scelta rispetto alle tecniche di colorazione e disegno, che pare affatto casuale ma invece , ogni volta perfettamente congeniale alla narrazione di quel preciso ambito delittuoso.
E poi non rimase nessuno, la terza storia, è la trasposizione quasi filmica di uno dei massacri più terrificanti dello scorso millennio: Charles Lawson, padre di sei figli, porta la sua famiglia in città a comprare vestiti nuovi e a fare una foto; il giorno di Natale li massacra tutti tranne uno, e poi si spara in testa.
Bellissima la scelta stilistica e grafica e quindi ancora una differente modalità visiva. Qui da quel poco che so , non avendo fatto studi artistici ma un semplice esame di storia dell'arte , Il disegno m'appare nel più consueto bianco e nero chinato, con un riempimento con un singolo tono di grigio per un risultato che pare rimandare sia alle vecchie fotografie, al vecchio cinema, che funziona nuovamente bene con questa storia con cui ci spostiamo, in modo centrale, verso una narrazione relativamente "più moderna" ( negli altri casi, benché la storia principale fungesse da spunto per inserire poi altre ballad simili, a dimostrare la ricorrenza di questi archetipi nella realtà e nell'immaginario, si partiva da ballad antiche, con radici medioevali, quando questo immaginario si consolida). Infatti La terribile vicenda della famiglia Lawson ci porta invece agli anni '30 del Novecento, in quella disperante campagna statunitense da American Gothic su cui si sta per abbattere la Grande Depressione narrata da Steinbeck
A questo scorcio di inquietudini note, qui declinate in una chiave particolarmente cupa, si aggiunge qui il tema della spettacolarizzazione dell'orrore, un elemento tipico della modernità novecentesca. Anche qui, permane la scelta dell'inserto rosso su uno sfondo monocromatico
(o su una scelta di campiture di colore uniformi, come nel blu della seconda storia), secondo una tecnica che è frequente nel cinema e nel fumetto (la Sin City di Miller) ma che qui, in modo interessante, viene applicata in modo differente su ogni storia, stante la differente scelta coloristica di partenza. A farne da colonna sonora è la bellissima canzone di cui trovate sotto il video ( in realtà è un salmo ed è davvero la citazione di questo salmo che c'è sulla tomba dei lawson come testimonia la foto che riporto sopra a sinistra lasciatami dall'autrice in un commento sulla mia bacheca di Facebook ) nel finale del racconto
Un Racconto triste ma allo stesso tempo pieno di speranza per tutte le donne in fuga ( reale o immaginaria ) dai femminicidi o da un amore malato
La quarta storia,
"Brigantesse si muore", si passa a un puro bianco e nero con netti contrasti, ma l'elemento del rosso interviene in un modo ancora diverso, come si vede nella tavola sopra, mescolandosi all'inchiostro nero quando si deve sottolineare, come al solito, l'elemento cruento tipico di questo tipo di opera. Il focus in questo caso è italiano, sul brigantaggio meridionale postunitario, e in particolare, questa volta, sulle figure di brigantesse, spesso anch'esse al centro di ballate popolari di fine sfortunata come i loro omologhi maschili. L'oppressione della repressione dello stato unitario si unisce qui alla marginalità ottocentesca (e ancora attuale, purtroppo😢🙄) della figura femminile, con una maggiore coerenza tematica con l'argomento di fondo del volume, che pur includendo anche vittime maschili si focalizza soprattutto su una femminilità schiacciata e oppressa, di cui le Ballads si fanno voce dolente nel sentire popolare. In essa s'affronta il tema del brigantaggio in Italia dal punto di vista delle compagne dei briganti: libere, indomabili, capaci di atti di amore e di vendetta atroci. Senza dimenticare, poi, tutte quelle donne di modesta estrazione sociale che, per sfuggire ad una vita grama, di stenti e di inenarrabili patimenti fisici e morali, presero la risoluzione di seguire i loro uomini, ma anche non , dandosi alla macchia e mettendosi, di fatto, nel bel mezzo di una strada pericolosa e, il più delle volte, senza ritorno. Inoltre
secondo https://www.cdsconlus.it/index.php/2016/09/30/le-brigantesse-drude-o-eroine/Molte di esse, poi, non furono brigantesse ma soltanto mogli, compagne, amanti di uomini che avevano deciso di combattere gli ‘invasori’ nordisti. Un dramma nel dramma, dunque, consumatosi nell’indifferenza, nel silenzio e nel disprezzo. La storia, infatti, come sempre scritta dai vincitori, con un’energica sbianchettata, ha cancellato quasi completamente queste tragiche e dolorose vicende, limitandosi a fare di tutta l’erba un fascio. E così quelle tante donne sono diventate ‘drude’, ossia prostituite, concubine, femmine di malaffare e da bordello, additate al pubblico ludibrio e alla più feroce esecrazione.
Infatti la narrazione di questo graphic novel smonta tale preconcetto . Una delle mie preferite soprattutto per il finale e per il modo con cui Daniele serra ritrae Michelina De Cesare,
una delle pochissime "brigantesse" uccise in combattimento: di cui la foto sotto al centro presa da http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Briganti/Brigantesse4.htm
scattatale dopo la morte, mette in evidenza lo scempio fatto sul suo cadavere. Nelle macabre fattezze di Michelina, sconvolte dalla violenza, rappresentate in maniera sublime dal disegno di Serra vedi sopra si può leggere, allo stessa maniera dell'originale , tutto il dramma e le sofferenze dei contadini del Mezzogiorno .
La quinta ed ultima ( peccato mi ci stavo affezionando 😢🤣 ) storia, Solo un giorno come le rose, reinterpreta la canzone di marinella di De Andrè senza la classica retorica della mitizzazione e santificazione agiografica che caratterizza la stessa figura di de Andrè e i Cantautori degli anni 60\70 con preziose illustrazioni che ricordano le fiabe russe ma anche le classiche incisioni miniate dei monasteri medievali La canzone di Marinella di De André, affiancandola alla storia della vera Marinella: Mary Pirimpò, giovane prostituta milanese assassinata e gettata nel fiume forse perché sapeva troppo o per un rapporto con un cliente sadico finito male .
Il ritorno di Daniele a un bianco e nero a mezza tinta (che torna a richiamare l'elemento fotografico, o forse di fotogramma filmico o meglio da giornale rosa \ da parrucchieri come dice Faber in una storia sbagliata ), squarciato però da ampi riquadri in splash page, come miniature medioevali che contrappuntano con la storia del sogno romanzesco la storia prosaica della realtà, quella trasposta da De André in Marinella: Mary Pirimpò, giovane prostituta milanese assassinata e gettata nel fiume. Il rosso non appare questa volta inserito nelle tavole in bianco e nero, perché è presente, in mezzo agli altri colori, nelle grandi tavole colorate di gusto gotico, o forse ancora meglio romanticamente neogotico. Da notare inoltre , in modo metanarrativo, la giovane prostituta legge avidamente i fotoromanzi (i fumetti fotografici esplosi negli anni '40 / '50) che offrivano un sogno di evasione in quella dura Italia dell'immediato secondo dopoguerra, leggendo le vicende romanzate dei Promessi Sposi, così lontane dalle sue ben più prosaiche, realistiche e terribili. Alla minaccia di Don Rodrigo - o del Griso, su cui fantastica Mary - non si oppone in questo caso una Divina Provvidenza che la salvi come la purissima, astratta Lucia Mondella.
[...] Ci è parso utile mettere in evidenza soprattutto questa raffinata costruzione simbolica, che usa ottimamente lo specifico del fumetto (in questo caso, le scelte del colore, e l'uso di un colore simbolico come leitmotiv) in modo originale e brillante.
Naturalmente, è giusto rimarcare ulteriormente, come dicevamo all'inizio, la particolare riuscita dell'opera nel suo complesso, grazie a un affiatamento artistico che si intuisce particolarmente riuscito tra i due autori.
I testi di Beltramini sono essenziali, come si confà all'evocazione dell'essenzialità della parola lirica della ballata, ma intagliati con particolare cura e perfettamente inseriti nell'ideazione della narrazione per immagini. Al contempo, lasciano pienamente spazio alla interpretazione visiva di Serra, la cui abilità magistrale viene bene messa in luce dal gioco di variazioni che abbiamo detto (le quali, tuttavia, come abbiamo cercato di evidenziare, non sono un mero esercizio di stile ma ben congegnate per esaltare lo specifico di ogni storia).
In ogni caso, l'autrice rende ulteriormente ragione delle scelte in brevi testi introduttivi di una pagina, in cui offre al lettore possibili chiavi di lettura, una sintetica contestualizzazione storica, rimandi ad altre ballad o a riletture musicali di quella centrale. [...]
Insomma, un'opera cupa e neo romantica \ decadentista , che ci fa gettare uno sguardo a storie dimenticate dal tempo che è però bene continuare a ricordare, per la loro capacità di parlare all'oggi o anche solo, forse, per intrattenerci melanconicamente e offrire a quelle figure sbiadite l'omaggio del ricordo alvandole dalla polvere e dall'oblio del tempo e della storia . Storie che per l'italiano medio \ l'opinione pubblica , sono, quelle che i media chiamano nazional popolare sfruttano per riempire i loro spazi vuoti o nascondere fatti importanti sono come
E' una storia da dimenticare
e' una storia da non raccontare
e' una storia un po' complicata
In fondo, questo è forse lo scopo delle ballate, e l'incarnazione in fumetto come questo testimonia la testarda longevità di questa forma di narrazione autenticamente popolare ripresa dal duo Micol -Serra . Speriamo di rivederli di nuovo all'opera in muder ballads 2 o qualcosa di simile