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21.6.25

Omicidio Willy, Gabriele Bianchi scrive un libro: “La verità che nessuno vuole accettare



lo so che non dovrei dare spazio a simili farneticazioni . ma l'indignazioe è più forte di me .








Omicidio Willy, Gabriele Bianchi scrive un libro: “La verità che nessuno vuole accettare”

Gabriele Bianchi ha scritto un libro dal titolo ‘La verità che nessuno vuole accettare'. È stato condannato a 28 anni di carcere per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro. Suo fratello Marco è stato condannato in via definitiva all'ergastolo.
Il libro, settanta pagine, è stato scritto nel carcere romano di Rebibbia e inizia così, secondo quanto riportato dall'agenzia AdnKronos: "Sono Gabriele Bianchi, uno dei fratelli Bianchi, carcerato da quasi 5 anni, condannato per un crimine che non ho commesso. Solo leggendo il mio libro capirai che pochi secondi possono cambiarti la vita per sempre. E che un innocente può finire all'inferno senza aver peccato…".
Secondo Bianchi il suo processo è stato un processo "mediatico, con un esito già scritto". Sostiene di essere "un innocente che l'opinione pubblica ha condannato prima che potesse uscire la verità. Una verità che urlo a gran voce da quasi 5 anni. Non sono un assassino senza cuore, un mostro senza anima che ha pestato a morte un ragazzo. Io non ho ucciso nessuno".
Condannato all'ergastolo in primo grado insieme a suo fratello, nel secondo processo d'appello i giudici hanno riconosciuto per lui le attenuanti generiche. La sentenza della Corte d'Assise d'Appello aveva invece concesso ad entrambi i fratelli le attenuanti generiche. In seguito la procura ha fatto ricorso in Cassazione, e i giudici della Corte suprema hanno stabilito che la motivazione dei giudici d'appello non era convincente. Nel processo d'appello bis, i giudici hanno confermato solo per Gabiele la concessione delle attenuanti generiche, considerate equivalenti all'aggravante contestata, cioè quella dei futili motivi.
Gabriele Bianchi ha sempre negato di aver colpito Willy. "Voglio pagare per le mie colpe, ma non l'ho colpito. Preferisco morire in carcere piuttosto che dire di averlo colpito. sono addolorato per la famiglia di Willy ma non posso dire una cosa che non ho fatto. Io Willy non l’ho toccato e continuerò a dirlo per l’ eternità".Nel corso della sua requisitoria al processo d'appello bis, il procuratore generale ha sottolineato che la "morte di Willy è un evento indecente sia nelle modalità in cui è avvenuta sia per i motivi". Un pestaggio definito "brutale", durato cinquanta secondi. I fratelli Bianchi hanno avuto "un ruolo preponderante con Gabriele, esperto di Mma, che dà il via con un violento calcio al petto di Monteiro seguito subito da Marco Bianchi".

10.7.22

Omicidio Willy: "Se la vittima è un immigrato allora i giudici applicano la legge. Altrimenti no". Il razzismo della rete e purtroppo no solo contro l'ergastolo ai fratelli Bianchi

Sarebbe giusto se per   rispetto   della famiglia  su willy  calasse  un po' il silenzio dopo le strumentalizzazioni    " buoniste  " e  acchiappalike  .  E smetterla  con le  strumetaslizzazioni    e  con il fango  .  Invece,  come   se non bastasse   quelloche  si  scritto  è detto sul suo vile  omicidio  ,   c'è chi sostiene che per gli assassini degli immigrati le condanne sono dure, lievi per gli immigrati che uccidono "bianchi" italiani. Come  si fa  a non stare  zitti    davanti   a  simili  idiozie   vetero  nazionaliste  condannate e  di cui  si credeva  sconfitte    dalla storia   ma    che  come un fenomeno  carsico  ,  soprattutto   negli ultimi  30 ani  ,     ritornano  ad  intossicare il  clima sociale del paese  , non   si può  più restare  alla fiestra o    tacere ogni  volta    che  si sente  o legge  ogni volta    che   succedono fatti del genere  in cui è coinvolto  uno straniero ( ache se ormai   si dovrebbe parlare  di nuovi italiani  o stranieri di 2  generazione  )   ed immigrato  .
Fin dall'inizio della  viceda  certi giornali   e   certi  post   sui social   seminavano   odio contro il ragazzo di Colleferro perché nero. E ora c'è chi sostiene,  ancora ,  che per gli assassini degli immigrati le condanne sono dure, lievi per gli immigrati che uccidono "bianchi" italiani. Alcuni sono stati identificati dalla polizia postale e indagati  e  speriamo  che ne  paghino le  conseguenze  . Leggo   su repubblica  https://roma.repubblica.it/cronaca/   del  9.7.2022   che  : << Quando la vittima è immigrato i giudici applicano la legge". A twittare, dopo la condanna all'ergastolo  per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, è un utente romano, che si definisce "devoto alla nostra Signora sempre Vergine Santissima Maria madre di Dio", "di destra" e "gattaro orgoglioso" >>  Era prevvedibile     visto    che  da momento in cui Willy Monteiro è stato massacrato di botte e ucciso nella zona della movida a Colleferro,  dopo essersi fermato a chiedere a un amico in difficoltà se avesse bisogno d'aiuto , non sono mancati gli odiatori  razzisti ed  exenofobici  .  Infatti Mentre la morte del 21enne continua a ferire profondamente un intero Paese e i big della politica, tanto a sinistra quanto a destra( o almeno  quella  destra   civile  e  poco malpancista   ) , hanno plauso alla sentenza emessa dalla Corte d'Assise del Tribunale di Frosinone, c'è ancora chi sfrutta quanto accaduto per seminare odio contro gli immigrati e  calcare  gl istinti  malpancisti  per  distrarre   da  veri  problemi . 
 << Il dubbio >>,  sempre secodo  repubblica    << che quella maledetta notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 il branco si sia accanito proprio su Willy Monteiro Duarte perché rispetto agli altri giovani presenti in piazza aveva la pelle scura c'è sempre stato. Lo ha esternato anche il legale di parte civile intervenendo alla fine del processo.>>  Infatti  E alcuni commenti sui social sembrano confermarlo. Viene fatto il paragone con l'uccisione, a Bastia Umbra, di Filippo Limini (investito e ucciso durante una rissa da un immigrato che, per sfuggire alle botte, lo aveva investito con l'auto "senza accorgersene") : "Stato italiano razzista, la vita di Willy vale più di quella di Filippo". Ci aveva già provato un amico dei Bianchi subito dopo gli arresti. Neppure la lunga istruttoria e la sentenza hanno fermato i tentativi di   sfruttare il dramma per soffiare sul fuoco del razzismo, con improvvisate e indirette difese d'ufficio dei due fratelli di Artena in questo caso.  E  che le parole scritte  tempo  fa  dalla sorella di Wily 






  non siano  un  qualcosa d'inutile





23.9.21

“Sciolgo i cani”. Così lo zio dei fratelli Bianchi ha aggredito i giornalisti de La Vita in Diretta “Sciolgo i cani”. È la minaccia dello zio di Marco e Gabriele Bianchi contro la troupe Rai della trasmissione ‘La Vita In Diretta’, che è stata aggredita dalla famiglia dei due tra gli imputati

 di cosa stiamo parlando 


 
premetto che : non ho visto la trasmissione  ed la puntata incriminata  ., non mi piace  il giornalismo di quel tipo .Ma  se usi contro d'essa e i loro.giornalisti a violenza  fisica vuol dire  che  tu abbia qualcosa da nascondere  o  li difendi gli assasini  o presunti     tali  .  







“Sciolgo i cani”. Così lo zio dei fratelli Bianchi ha aggredito i giornalisti de La Vita in Diretta
“Sciolgo i cani”. È la minaccia dello zio di Marco e Gabriele Bianchi contro la troupe Rai della trasmissione ‘La Vita In Diretta’, che è stata aggredita dalla famiglia dei due tra gli imputati a processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte. La giornalista ha raccontato a Fanpage.it i momenti dell’aggressione.
           A cura di Alessia Rabbai


La giornalista de ‘La Vita In Diretta' Ilenia Petracalvina ha raccontato a Fanpage.it l'aggressione verbale e fisica subita dalla troupe della trasmissione Rai da parte della famiglia Bianchi, avvenuta durante un servizio nel territorio in cui un anno fa nella notte si è consumato il brutale pestaggio di Willy Monteiro Duarte. La giornalista e il cameraman si sono recati a Colleferro, dove i genitori e i parenti di due dei quattro imputati a processo per omicidio vivono, per chiedere spiegazioni sulla frase pronunciata un anno fa dalla madre dei due ragazzi in carcere riguardo il ventunenne ucciso di botte: "Lo hanno messo in prima pagina manco fosse morta la regina". "Un'aggressione violenta e inaspettata" così la definisce Petracalvina. Il tutto è accaduto in pochi attimi, minacce a seguito dei quali i componenti della troupe non hanno potuto fare altro che andarsene, preoccupati per possibili ripercussioni sulla propria incolumità fisica.
Il racconto dell'aggressione alla troupe Rai de La Vita In Diretta
"Quando siamo arrivati davanti all'abitazione per porre qualche domanda la mamma dei fratelli Bianchi era affacciata alla finestra. Accorgendosi che eravamo giornalisti ci ha aggrediti verbalmente, ripetendomi per due volte che non avrei dovuto fare l'intervista. Subito dopo è comparso suo marito, che ha preso di mira l'operatore intento a riprendere e gli si è avvicinato velocemente, dandogli uno schiaffo, colpendolo tra la guancia e l'orecchio sinistro". Un gesto che ha colto entrambi di sorpresa. La giornalista si è allarmata e ha capito che la situazione non si stava mettendo bene: "Mi sono spaventata quando lo zio di Marco e Gabriele Bianchi ha pronunciato la frase ‘Sciolgo i cani', perché ho subito pensato che ce la saremmo vista brutta, per questo ho detto all'operatore di andarcene. Lui ha ripreso tutto, poi siamo saliti in macchina". A seguito dell'aggressione il cameraman si è recato in ospedale per alcuni accertamenti e refertato in pronto soccorso ha ricevuto tre giorni di prognosi.


Il tutto in mezzo alla strada, fuori dalla sua proprietà e per la sola “colpa” di aver fatto il loro lavoro: domande. Di fronte a una tale brutalità, il pensiero è immediato: la mela non cade mai lontana dall’albero. O, per essere più chiari, come  dice  Lorenzo Tosa ,  dimostra la più incontrovertibile delle verità: che il mostro nasce in famiglia, nell’educazione (o nella sua totale mancanza), nel brodo culturale in cui si cresce. Nell’attesa, pene certe, eque e rapidissime, giustizia per Willy e poi l’oblio. Abbiamo sopportato anche troppo questo orrore.
Ora  sarò   impopolare, suonerà pure urticante, ma la verità è che non riesco a provare il minimo sollievo o se ci riesco e solo temporaneo né a placare alcuna sete di giustizia nel sapere che i fratelli Bianchi, i presunti visto che c'è un processo in corso assassini di Willy Monteiro, in carcere vivono sotto la minaccia di essere accoltellati.Né pietà né soddisfazione. Quello che provo è , lo stesso di Lorenzo Tosa , più simile a un senso di sconfitta nel vedere il punto a cui siamo arrivati: una tale sfiducia nei confronti della giustizia e dello Stato da spingere milioni di persone - in buona fede - a preferire, anzi invocare, la “legge del carcere”, la vendetta sommaria, il contrappasso dantesco.
Nel momento in cui il carcere assume i contorni della piazza di Colleferro in cui è stato massacrato Willy, nell’attimo in cui accettiamo - anzi, addirittura auspichiamo - questo passaggio logico, è come se stessimo accettando le regole imposte dai suoi assassini, l’idea di mondo delle bestie, la violenza come arma di soluzione, e implicitamente rifiutando e umiliando la civiltà che Willy fino all’ultimo respiro della sua vita aveva cercato di salvare.Quando fu arrestato Bernardo Provenzano, uno dei criminali più brutali e feroci di tutti i tempi, la prima cosa che fecero gli agenti fu trovargli rapidamente l’occorrente per un’iniezione per curare la sua malattia.“Gli dimostrammo la differenza tra noi e loro: non ci si abbassa mai al livello dei criminali che si combattono” ricordò anni dopo Pietro Grasso.Ogni volta che deroghiamo a questo principio, stiamo dando ragione a loro.Ogni volta che cediamo alla pancia, alle viscere, stiamo accettando un populismo che a parole pretendiamo di combattere.In cosa, in questo, diversi da un Salvini qualsiasi ?C’è solo un modo per restituire a Willy e alla famiglia giustizia: assicurarci che lo Stato protegga chi ha in custodia, che li processi con le sue regole, non quelle del branco, che sia più forte dei criminali che giudica, non più debole. E lo faccia una volta tanto in modo serio, rigoroso, il più possibile rapido ed equo, il cui verdetto non faccia mai dubitare a nessuno, neanche per un istante, che lo Stato non abbia fatto il suo dovere.Giustizia, non vendetta. Altrimenti abbiamo già perso.

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