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28.11.21

L'eredità di Don Roberto ucciso tra i poveri A un anno dal delitto di Como, i volontari continuano l’opera del sacerdote accoltellato da uno degli uomini che assisteva: "La sua morte ha dato una scossa alla città" ed aiuto reciproco come il caso di Assia ragazza marocchina che aiutata adesso aiuta gli altri

 indipendentemente  da essere  laici , credenti ,  atei , confessionali   (  miscredenti  come  dicevano le mie  nonne  )     ai cattolici  ( ma  non solo visto che in italia    del  nord  ovest      esiste  una   forte minoranza    valdese  )   dobbiamo molto     a  loro  .   



Como è sempre stata una città accogliente ma la scomparsa di Don Roberto  (  vedere    video  )  ha aperto una lunga riflessione su come il povero e gli ultimi siano nostri fratelli". Parla chiaro Luigi Nessi, volontario, da anni in prima linea in carcere e nell'aiuto verso i più bisognosi. Nessi conosceva Malgesini da tanto tempo e insieme a lui andava a distribuire le colazioni tutte le mattine davanti alla chiesa di San Rocco, la parrocchia di don Roberto. "Oggi quella macchina non si è fermata" racconta Luisa, ostetrica in pensione da anni volontaria al fianco del don nella distribuzione di colazioni. "I volontari continuano il loro lavoro nonostante la figura fisica di Roberto non ci sia più". Ma a Como non c'era solo Don Roberto a fare un lavoro di accoglienza. Da anni la parrocchia di San Martino, guidata da Don giusto della Valle, si occupa di integrazione attraverso progetti educativi mirati per i migranti e gli ex detenuti. "Lo stile di Don Roberto è un'ispirazione perché era uno stile gentile e sempre disponibile per tutti noi che facciamo accoglienza - spiega Giusto - un modo e l'opportunità che ci sfida tutti i giorni".



Ovviamente questo non vuole dire assistenzialismo anche se il rischio c'è che si possa trasformarsi in esso . Ma    sia  che  sia   fatto in maniera   laica  (  come la  storia  che  riporto  sotto    )  sia   in  maniera   confessionale  o semi  confessionale   come  il  caso sopra  riportato , esso  ti  arricchisce  e  arricchisce  se   fatto bene      chi lo  riceve    come   la storia  che   riporto sotto  . Infatti  L’esperienza di Assia ha fatto da apripista al progetto “adotta uno scolaro” nella Provincia di Rovigo. Insegnanti in pensione aiutano bambini o ragazzi in difficoltà gratuitamente.

Lei è Assia. Vive in Marocco. La famiglia è numerosa, tira avanti a fatica. Ha 5 anni. Il padre decide per tutti. Si va in Italia, in Veneto. Assia apre la porta della sua nuova casa. È tutto grigio, freddo. Piange per giorni. Mamma e papà lavorano nei campi, si spezzano la schiena tutto il santo giorno, purtroppo non hanno tempo per asciugare le sue lacrime. Assia trascorre le giornate dai vicini di casa. Madre, padre, e tre figli la accolgono, le offrono gentilezza, cibo, giochi, le regalano il materiale scolastico. A scuola però è una tragedia. Assia è timida, spaventata. I compagni la tengono a distanza, le insegnanti non la aiutano. Questo è sbagliato, sei lenta, non capisci. A fine anno convocano i genitori e mettono le cose in chiaro. Vostra figlia non andrà lontano. Bocciata. Assia piange così tanto che le bruciano gli occhi. Quella che intanto è diventata la sua famiglia italiana corre in soccorso e apre le porte di casa per le vacanze. Può stare da noi, farà una full immersion di italiano, i ragazzi le daranno una mano a studiare. I genitori sono commossi, ringraziano e colgono l’opportunità. Assia è diffidente, ma Guglielmo, Paola, Tatiana, Olga e Yuri credono in lei, la incoraggiano e la sostengono. Le giornate volano, Assia torna in classe che sembra un’altra, ora non ha niente da invidiare ai compagni. Spiega le vele, naviga senza paura. Si pappa il liceo Linguistico in un boccone. Studia Lingue a Bologna, fa un viaggio studio in Cina, un Erasmus a Lione, in Finlandia e anche in Marocco. È lanciata, finché il padre la riporta con i piedi per terra. Fai le valigie, ci trasferiamo in Francia. Assia barcolla. Il freddo e la solitudine sono dietro l’angolo. Ma adesso è una donna forte, che ha ben chiaro cosa vuole fare nella vita. Mi dispiace papà, io vi voglio bene, vi sono grata per tutti i sacrifici che avete fatto per me, ma ora voglio camminare sulle mie gambe, la mia casa è qui, in Italia. Oggi Assia ha 26 anni, parla sette lingue e fa l’insegnante.

La bambina che non doveva andare lontano ha girato il mondo, macinato chilometri, visto, assorbito, imparato. Poi è tornata a casa. Il primo giorno in cattedra, davanti a quegli occhietti che la fissavano, ha pianto di gioia. Dietro ogni studente non vede problemi, ma infinite possibilità.




  

31.10.21

un insegnante celebra il matrimonio di una sua allieva ., ragazze che mandano a fncl il ragazzo fedifrago e se ne vanno insieme on the road ., genitori che non abortiscono ed accettano il figlio cosi com'è .

 da  https://storiedeglialtri.it/storie/



insegnante


Lei è Monia. Vive a Treviso, in Veneto. È il suo primo giorno alle scuole Medie. Mentre chiacchiera con i compagni, un giovane sconosciuto fa il suo ingresso in aula. Buongiorno, sono il vostro professore di Italiano, chiamatemi Matteo, siate buoni, è la mia prima esperienza. Monia e gli amici lo guardano increduli. Cosa vuole questo? Sta scherzando? È troppo giovane per insegnare. E sia, fatti sotto forestiero. Cercano di coglierlo in fallo con le domande più assurde, di fargli perdere la pazienza con le prese in giro. Matteo para i colpi con l’autoironia, poi passa al contrattacco. Invece della solita lezioncina, racconta storie, esperienze di vita, canta, dice barzellette, crea, avvolge, coinvolge. Monia ne prende atto, quelle lezioni sono davvero fighe. Passa tre anni fantastici, l’ultimo giorno di scuola prima del liceo scoppia in lacrime. Prof, come farò senza di lei? Rimangono in contatto. quando Monia ha un
dubbio, Matteo la aiuta a sbrogliarlo. Diventa una guida, un punto di riferimento. Monia lo ripaga con la frase più bella che un’alunna può dire al suo maestro. Prof, lei mi ha ispirato, voglio seguire le sue orme, insegnare e fare la differenza nelle vite degli studenti, come lei ha fatto nella mia! Ci riesce, grazie ai consigli di Matteo, ottiene una cattedra a Londra. È il 2014. Monia torna in Italia per il matrimonio di un amico. Sarà l’atmosfera romantica, ma Nadir, il fotografo degli sposi, le sembra proprio carino. Si lanciano occhiate, sorrisi, poi si appartano e, cos’altro c’è da aggiungere, si piacciono. Escono insieme, la relazione cresce, finché Nadir la raggiunge a Londra e le chiede di sposarlo. Monia tocca il cielo con un dito. Fissa la data, sceglie location e invitati. È tutto perfetto, eppure manca qualcosa. È un giorno speciale e vuole avere vicino la persona che l’ha aiutata a diventare la donna che è. Prende il telefono. Pronto, prof Matteo? Le andrebbe di celebrare il mio matrimonio? Dall’altra parte c’è silenzio, risate, commozione, e ancora risate. È l’ottobre del 2021. Monia sposa il suo Nadir sotto gli occhi lucidi e orgogliosi di Matteo, un insegnante, un amico, un maestro di vita. Infatti Al matrimonio erano presenti anche altri compagni di scuola. Il professor Matteo li ha salutati così: «Officiare il matrimonio di una ex alunna è stato il voto più bello».

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ognuno di noi può lasciare un segno, grande o piccolo nella vita di chi incontra, anche se si ferma per poco tempo.

Lei è Raffaella. Ha 27 anni, fa l’insegnante. Parte dalla Sicilia, gira in lungo e in largo la penisola come supplente alle Elementari, fino a quando approda a Firenze. È amore a prima vista! Finalmente ha una classe tutta sua. I bambini sono impegnativi, ma Raffaella è piena di entusiasmo. Gli fa digerire l’inglese con l’aiuto di un pupazzo, decora le verifiche con faccine sorridenti. Intanto conosce Luca, sboccia l’amore, il rapporto cresce, lui propone di trasferirsi a Viterbo, il suo


luogo d’origine. Raffaella ha il cuore spezzato, ma dopo tre anni dice addio ai suoi amati alunni. La vita scorre. È il 2021. Raffaella ha 43 anni, continua a insegnare, si è sposata e ha messo al mondo due bambine. Sogna di fare un salto a Firenze, per rivedere e riabbracciare le sue colleghe, con le quali ha mantenuto i rapporti. Riesce a ritagliarsi qualche giorno tutto per sé. Parte, arriva in albergo, mentre aspetta il resto della comitiva, naviga su Facebook. Ha ricevuto un messaggio da un ragazzo. Sono passati dieci anni, ma riconoscerebbe quel faccino ovunque. Emanuele, uno dei suoi ex alunni. Maestra Raffa, quanto tempo, come sta? Sarebbe bello organizzare una rimpatriata, quando potrebbe venire a Firenze? Raffaella non riesce a crederci. È una coincidenza incredibile! Oggi, posso oggi, sono già qui! Si gode il ritrovo con le colleghe, poi si scusa, e corre dai suoi bambini. Sono cresciuti. Emanuele, Flavia, Irene, e Kevin nel frattempo sono diventati adulti. Raffaella dà un calcio al pudore e si tuffa tra le loro braccia. Sotto le barbe folte e le gambe lunghe, ritrova i sorrisi di quei cuccioli di nove anni. I suoi ragazzi raccontano dei sogni e dei progetti, di quello che era, di ciò che è stato e di ciò che sarà. Raffaella ascolta incantata. Li trova belli, dentro e fuori. Non indossano più i grembiulini, ma i loro occhi sono pieni d’amore. Quello che lei ha seminato, ha germogliato dei fiori meravigliosi. La giornata vola via in fretta, vorrebbe fermare il tempo, almeno rallentare, può solo immortalare il momento in una foto ricordo. Ragazzi, io sto in mezzo! Ora riguarda le loro facce, gli sguardi, le espressioni, il suo sorriso. Può una immagine catturare la magia di un incontro?


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Morgan, Abi e Bekah hanno scoperto di non essere le uniche. Il loro fidanzato usciva in contemporanea con ben sei ragazze.



Lei è Morgan. Vive a Boise, negli Stati Uniti. Ha 21 anni. È fidanzata con un compagno di università, vanno d’amore e d’accordo, parlano addirittura di matrimonio, ma da qualche tempo lui ha impegni improvvisi, e accampa le scuse più improbabili per darsela a gambe. Morgan cerca di trattenersi, ma un tarlo la divora. Recupera le password ed entra di nascosto nei suoi social. Legge le
conversazioni, e like dopo like finisce nella pagina di una certa Abi. Il suo profilo è pieno di foto in cui si bacia con un tipo. Nulla di male, se non fosse che quello è il suo fidanzato. Non è possibile, non riesce a credere ai suoi occhi. È proprio lui! Morgan scrive alla ragazza del profilo e la mette davanti all’amara realtà. Abi pensa a uno scherzo, ma le prove sono schiaccianti. Entrambe si rendono conto di essere state tradite e ingannate. E se non fossero le uniche? Uniscono le forze, scavano nel web, finché spunta un’altra ragazza di nome Bekah. Anche lei ignara di tutto. Morgan, Abi e Bekah fanno una videochiamata. Si guardano negli occhi, piangono, imprecano, ridono, piangono di nuovo. Proprio in quel momento, Morgan sente bussare alla porta, e chi si ritrova davanti? Il suo caro ragazzo, che con sorriso candido le porge un bel mazzo di fiori. Buongiorno amore, volevo farti una sorpresa! A Morgan prudono le mani, ma resta calma e gli mostra il telefono. Tesoro, anch’io ho qualcosa per te, mi sono fatta delle nuove amiche, le conosci? Abi e Bekah lo salutano dallo schermo. Il ragazzo sbianca, fa spallucce, non ci prova neanche a inventarsi una scusa. Morgan gli sbatte la porta sulla faccia. Dal monitor si sentono risate e urla di approvazione. 
Tutto è chiarito, finalmente, il casanova è stato smascherato, ma nessuna di loro riesce a riattaccare. Continuano a parlare, sorridono, scoprono che hanno qualcos’altro in comune. Amano viaggiare, possibilmente in buona compagnia. Oggi Morgan, Abi e Bekah girano gli Stati Uniti a bordo di un vecchio pulmino. Hanno perso un ragazzo, per fortuna, ma hanno trovato una splendida amicizia. Vuoi mettere?

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Danilo ha affrontato un percorso psicologico che l’ha aiutato ad accettarsi. Oggi studia Psicologia, vuole essere di supporto per chi sta male.


Loro sono Cristina e Giorgio. Vivono a Oristano, in Sardegna. 


Hanno 24 anni, sono sposati e desiderano un figlio, che non arriva. Dopo undici lunghi anni di tentativi, finalmente il test è positivo, ma la gravidanza non supera i primi mesi. Marito e moglie si stringono nel dolore, ritentano e per la seconda volta si preparano all’arrivo di un bel maschietto. Tutto sembra andare per il meglio, finché all’improvviso qualcosa va storto, e devono dire addio al loro piccolo. Per i medici non c’è un motivo. Succede e basta. Sono parole di circostanza, Cristina non può accettarle, c’è in ballo la sua vita. Si sottopone a esami approfonditi, scopre di avere un problema all’utero. Va sotto i ferri, e sopporta le cure senza battere ciglio. Diventerà mamma, lo sente. È il 2000. Nasce Danilo. Cristina e Giorgio lo guardano increduli. Ce l’hanno fatta. Sarebbe tutto perfetto, se non fosse che il figlio ha una malformazione rara che gli causa un problema fisico importante. Deve essere operato. Il suo pianto disperato risuona per i corridoi dell’ospedale, mamma e papà sono straziati, rischiano di impazzire. Dopo settimane appesi a un filo, finalmente vedono la luce. 
Possono portarlo a casa, ma non è finita. Danilo dovrà subire ancora tanti interventi, gli renderanno la vita migliore, ma avrà sempre dei problemi. Cristina e Giorgio stringono il loro piccolo tra le braccia, vogliono proteggerlo da quelle brutte parole. Lo curano, lo coccolano, gli danno tutto l’amore di cui sono capaci, ma Danilo soffre, piange, ogni operazione è uno strazio. Mamma e papà sono lacerati, impotenti. Come si può sopportare tutto questo? Si maledicono, si incolpano. Che razza di genitori siamo, abbiamo messo al mondo un figlio solo per vederlo soffrire? Che futuro potremo mai offrirgli? Le risposte a tutte le loro domande le porta in dono la vita. Danilo cresce, affronta con coraggio le terapie, accetta il suo corpo, impara a sopportare il dolore. Oggi ha 21 anni, è un ragazzo sensibile, pieno di amici e di sogni. Non si vergogna a raccontare la sua storia, e mostra con orgoglio le sue cicatrici. Gli ricordano che è vivo, e che ha due genitori meravigliosi. Mamma e papà lo amano più di ogni cosa.

19.5.14

in una scuola media di Forlì.Guarda foto hard in classe. Il prof gli sequestra il cellulare. Ma la madre si presenta a scuola in compagnia di un avvocato e ha denunciato l'insegnante per furto


prima di coricarmi leggo  sulla mia bacheca  di fb    , questa  news   che  trovate  sotto 
  Non so  che  se  ridere o  piangere,  conferma  uno dei motivi principali   per cui ho tardato a laurearmi in lettere  e   non ho scelto la  carriera  dell'insegnante  .

Un giovane alunno di una scuola media di Forlì è stato sorpreso dal professore mentre guardava foto hard sul cellulare.
A quel punto l’insegnante gli ha sequestrato il telefonino, chiedendo che a ritirarlo venisse uno dei genitori. Fino a qui nulla di strano. Solo che la madre dell’alunno si è presentata nell'istituto in compagnia di un 


da  http://www.ilgiornale.it/

avvocato e ha accusato il professore di furto. A riferire l'accaduto è il sindaco di Forlì, Roberto Balzani. Secondo il racconto del primo cittadino, la madre avrebbe anche difeso il figlio sostenendo che le foto incriminate non erano poi così hard, dato che la donna immortalata "aveva anche il perizoma".
"Siamo a questo punto, la giuridificazione dei rapporti sociali sta raggiungendo il suo apice. L’apice del grottesco. Genitori che non accettano le punizioni inflitte ai figli forse perché non le hanno mai ricevute o forse perché non sanno leggere la realtà. Così, nella virtualità più assoluta, si consumano le nostre vite. Con i 
da  http://www.forlitoday.it/
dirigenti scolastici assediati dagli avvocati (senza scrupoli), le insegnanti che si disperano, gli studenti che cercano di approfittare della falsa protezione dei genitori... Si, bisogna atterrare sul pianeta scuola. La nostra base è aggredita da un virus devastante", ha commentato il sindaco Balzani.
Infatti lo stesso Balzani a www.romagnanoi.it/    afferma  : << Siamo a questo punto - dice Balzani - la giuridificazione dei rapporti sociali sta raggiungendo il suo apice. L’apice del grottesco. Genitori che non accettano le punizioni inflitte ai figli forse perché non le hanno mai ricevute o forse perché non sanno leggere la realtà. Così, nella virtualità più assoluta, si consumano le nostre vite. Con i dirigenti scolastici assediati dagli avvocati (senza scrupoli), le insegnanti che si disperano, gli studenti che cercano di approfittare della falsa protezione dei genitori... Sì, bisogna atterrare sul pianeta scuola. La nostra base è aggredita da un virus devastante”. >> 
 Il post del sindaco è stato , sempre  secondo   romagnanoi  ,  condiviso oltre 200 volte e sono una settantina 
i commenti. Molti se la prendono con le famiglie incapaci di educare i ragazzi e con la madre: “Chiamare un avvocato per il “sequestro” di un cellulare è esagerato considerando che forse la cosa è stata fatta per potare l’accaduto all’attenzione dei genitori. Cerchiamo di insegnare valori ormai persi ai nostri figli” dice il primo. Ma c’è chi mette in dubbio il provvedimento: Un insegnante che sequestra il cellulare - scrive Fabri - chiedendo ai genitori dello studente di ritirarlo è un pessimo insegnante. Fossi stato io il genitore, non sarei andato certo con l’avvocato. Non sarei proprio andato. Se un docente non riesce neppure a gestire un episodio simile senza intermediazione della patria potestà, significa semplicemente che ha sbagliato mestiere”. E cosa avrebbe fatto? Gli chiedono. “Coinvolgere i genitori, nel caso specifico, è l’unica cosa che non avrei fatto mai”. Per Maria Rosaria invece la colpa resta delle famiglie: “posso non essere d’accordo con il metodo, ma quando l’insegnante prende una decisione nei confronti degli alunni, i genitori hanno il dovere di sostenere l’insegnante, altrimenti gli alunni non avranno più rispetto per lui e gli insegnamenti non avranno più valore”. 
Concludo  approvando  quanto dice l'utente  tim burton su http://www.forlitoday.it nei  commenti 


   Cartellino rosso alla madre per avere dato un cellulare a un ragazzino delle medie e per sminuire l'autorità del suo Maestro (ma lo sa che così facendo alleva un futuro viziato disadattato?). Cartellino rosso all'avvocato "morto di fame" che si presta alla pantomima.Solidarietà al Professore, mestiere difficile se fatto con professionalità e poco retribuito, specialmente nelle scuole medie.Se ci sarà denuncia si spera in Magistrati col buon senso.....si spera....sarà??? Ma ce ne sono?

con    questo vado a nanna   augurandovi  a  tutti\e voi  cari  lettori\ itrici  la  buonanotte

  


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...