da Emiliano Antonino Morrone
L'imprenditore Mario Gallo, detto "U caciardu", ha ideato e costruito il ferrociclo della Sila. È un prototipo, ma già può viaggiare sui binari della storica ferrovia San Giovanni in Fiore-Cosenza, che attraversa una natura meravigliosa. Come nella migliore tradizione, la burocrazia italiana frena anche in questo caso un progetto valido, sostenibile e in grado di creare posti di lavoro e interesse turistico. se e parla nell'articolo sotto preso dal corrierecdella Calabria
la lente di emiliano
di Emiliano Morrone
Il ferrociclo della Sila, idea sostenibile e poetica In Calabria abbiamo tutto: storia, boschi, uomini capaci. Ci manca solo la decisione di pedalare
La ferrovia della Sila parte da San Giovanni in Fiore e si arrampica verso Camigliatello tra rettilinei e curve, gallerie robuste e improvvisi squarci di radura, la Lichtung cara a Heidegger. Il paesaggio sfida le parole per la sua bellezza sincera. La linea attraversa boschi fitti, taglia vallate larghe e silenziose, percorre come sentiero incantato il cuore dell’altopiano calabrese. Con una grazia classica, senza fretta, quasi a rispettare i tempi dilatati della montagna.
Più avanti, il tracciato scende verso la Presila e Cosenza, attraversando luoghi dove resistono tracce contadine, usanze tramandate, una civiltà di condivisione, rispetto, antica cortesia. A quella linea, oggi in parte dismessa, sono legate vicende, comunità e una natura che non ha ceduto al turismo di massa. È un’infrastruttura, se vogliamo chiamarla con un termine burocratico e parlamentare, che per molti versi rammenta il corso locale del Novecento: la fatica e l’ingegno di una gente di periferia, la memoria, le ingiustizie, la povertà e le lotte del popolo silano. È un pezzo di storia che resiste, anche per la permanenza di caselli ferroviari ancora intatti, in grado di restituire al Sud, offuscato dal capitalismo omologante, una prospettiva di autenticità e di sviluppo sostenibile.











