Roccasparvera, un nome che suona quasi d’invenzione, quasi uscito dalle pagine di un
racconto romanzesco d’ambientazione medievale. Invece siamo in provincia di Cuneo, e comunque, sì, in una collocazione “avventurosa”, trovandosi il comune di cui parliamo (745 abitanti appena) all’imbocco della Valle Stura, vigilato da una rupe sulla quale, un tempo, sorgeva un castello (la rocca evocata nel toponimo).
Qui, dal 2014, sbuffano i fermentatori del marchio Birra Anima, alimentati da una sala cottura di cospicue dimensioni (20 ettolitri su singolo ciclo d’ammostamento) e “governati” dal birraio Umberto Tomatis, voluto al timone dal titolare dell’attività, Alberto Degiovanni. Decisamente belga l’impronta della gamma locale, alla quale non manca peraltro l’interesse verso le correnti tendenze orientate verso uno “way of brewing” statunitense.
Egli ,come racconta il video di Gedi a cura di di Francesco Doglio riportasto Non sopportava l'idea che potesse finire nelle mani di una multinazionale. Così un imprenditore ha donato il marchio al Comune. Per garantire il legame col territorio
un ottima iniziativa divalorizzazione del territorio e d'attuazione del motto pensare globale agire locale in cui una produzione
una delle loro birre dal loro sito
non viene de localizzatra cioè mandata all'esterero ma rimane sul territorio .
Di professione è architetto. Ma da undici anni ormai, ha lasciato calcoli e disegni strutturali per edifici convenzionali e si è dedicato ad un mondo completamente diverso. Quello dei parchi a tema
dove Alberto Bertini, 36 anni, è divenuto apprezzato direttore artistico nei cantieri.
La sua ultima creazione? L'area Jumanji a Gardaland. Alberto Bertini, 36 anni, è uno degli art manager più quotati. E ora svela cosa c'è dietro alle grandi attrazioni
La scelta controcorrente di Greta e Natascia, le gemelle che si sono inventate casare di Carlo Petrini
Classe 1995, vivono in alta Valsesia: "Niente storia di generazioni alle spalle: papà lavora in fabbrica"
Quando mi hanno parlato per la prima volta delle gemelle Facciotti, Greta e Natascia, pensavo erroneamente che la loro scelta di vita derivasse dalla volontà di continuare la tradizione di famiglia. Fermo nella mia convinzione raggiungo quota 1800 metri dove, all'Alpe Ciletto di Carcoforo (ultima borgata della val Sermenza in Alta Valsesia in provincia di Vercelli), dal 2018 Greta e Natascia Facciotti trascorrono la stagione estiva con le loro venti vacche e settanta capre. Le osservo finire di mungere a mano le capre, e poi iniziamo a chiacchierare mentre le seguo
nel loro lavoro. Classe 1995, le gemelle Facciotti crescono nel comune di Boccioleto (Vc), il padre e il fratello lavorano in fabbrica: "Niente storia di generazioni e generazioni di allevamento, quindi". Greta, la più estroversa tra le due, prosegue raccontandomi come si sono avvicinate a questo mondo: "Natascia ha iniziato da bocia quando aveva otto anni, aiutando una lontana prozia che aveva una decina di capre. Io invece a 14 anni ho iniziato a seguire una signora di Boccioleto nella gestione delle sue cinque vacche e venti capre. Sono rimasta con lei fino a poco più che maggiorenne, quando abbiamo deciso di aprire la nostra attività". A monte della loro scelta ci sono quindi sì passione e vocazione, ma soprattutto uno spiccato spirito di cittadinanza attiva e senso di responsabilità nei confronti della comunità montana. "La Val Sermenza stava morendo, non c'era più niente. Dovevamo fare qualcosa. E così, con grandi sacrifici, abbiamo iniziato da zero dapprima ristrutturando alcuni edifici, ora adibiti a stalla per le capre, e poi costruendone uno per le vacche. Abbiamo accettato tutto il bello e il brutto di questa scelta, spesso sbagliando, ma con la consapevolezza che ogni difficoltà può essere superata con impegno e la giusta predisposizione mentale".
Greta sposta la caldaia contenente la cagliata, sul fuoco alimentato a legna, e io rifletto sulla tenacia, schiettezza e genuinità con cui le due sorelle portano avanti il loro lavoro; alla continua ricerca del giusto equilibrio tra tradizione e innovazione, nel rispetto della montagna che le ospita, e delle esigenze dei loro animali: "Potremmo portare su il gas che renderebbe il processo più veloce e non dovremmo preoccuparci della pioggia che rende la legna umida, o dell'odore di fumo quando è molto ventoso - mi dice Greta - Non ricorrendo al gas, siamo obbligate a fare legna. In questo modo contribuiamo a tenere pulito il bosco, evitando il propagarsi di incendi devastanti". Mentre Natascia ripone sul legno quello che, da lì a sessanta giorni, diventerà una forma di Macagn, presidio Slow Food, mi spiega un'altra presa di posizione importante: "Fare formaggio a latte crudo significa lavorare una materia viva che dipende da molte condizioni che non è possibile controllare; è un continuo imparare. Ieri abbiamo portato le vacche al Pian della Rosa, circa 300 metri più in alto rispetto a dove ci troviamo ora.
Spostarsi è un fattore di stress per loro, quindi sappiamo che nei prossimi giorni la quantità del latte diminuirà e probabilmente il formaggio che ne risulterà non sarà perfetto, perché dobbiamo dare alle bestie il tempo di adattarsi al nuovo pascolo. È giusto che sia così". Tra i progetti in cantiere, c'è la costruzione di una cantina dotata di un controllo automatizzato di umidità e temperatura. In assenza di ciò, il risultato del loro duro lavoro rischia di essere vanificato da una eccessiva variabilità delle condizioni ambientali durante il periodo di stagionatura. E poi ancora, la non più posticipabile digitalizzazione delle vallate montane: "Internet ormai è indispensabile anche nel nostro lavoro. Non possiamo creare un sito e poi non riuscire a mantenere una comunicazione efficiente con i clienti. Questo è un disservizio che non accettiamo", afferma Greta. Prima di salutarci mi affidano una loro preoccupazione, che è quasi un appello: fornire una valida soluzione alla presenza dei lupi, che sono ritornati anche da queste parti. "Il lupo ha cambiato completamente il modo di fare. Le bestie ora devono essere controllate costantemente, questo allunga di molto il nostro tempo di lavoro e rende ogni spostamento più complicato". C'è necessità di un coinvolgimento attivo delle istituzioni su questo fronte, che non possono limitarsi a elargire risarcimenti per i danni subiti, o a remunerare ogni ora aggiuntiva di lavoro. Allo stesso tempo bisogna contrastare la dialettica negativa che vede i pastori come degli sterminatori di lupi. Perché in fondo quello che chiedono non è altro che il diritto di poter svolgere il loro lavoro con maggiore tranquillità.
Se programmate una gita in montagna potrete trovare queste due giovani pastore e casare il venerdì e il sabato presso il punto vendita dell'Azienda Agricola Sorelle Facciotti a Boccioleto, oppure la domenica al mercato di Carcoforo. Le gemelle Facciotti e gli altri produttori del presidio Slow Food del Macagn saranno presenti alla tredicesima edizione di Cheese dal 17 al 20 settembre da Slow Food Italia a Bra.
Per un giorno basta parlare di femminicidi e stupri parliamo di cose più allegre anzi beviamoci su visto che la storia d'oggi riguarda proprio un osteria antica di Ferrara . Ne trovate la storia nell'articolo sotto ( e nei link citati sotto nell'asterisco * ) preso da https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/ristoranti-locali/ del 31 agosto 2019
Ferrara, l’antica osteria che si difende dagli spritz: «Qui niente intrugli» «Al brindisi» è il posto più antico del mondo nel suo genere. E si beve solo vino
di Natascia Celeghin
FERRARA «Ci provano sempre a chiedere intrugli. Il segreto? Non cedere mai, mai a cole e cose varie». All’ombra del castello estense di Ferrara sorge l’osteria più antica del mondo, “anti-spritz” e altri intrugli moderni. Si chiama “Al brindisi” e può vantare e raccontare quanto ha visto accadere e bere in secoli e secoli di storia nella città della nobile famiglia Estense.
Federico Pellegrini (foto dal sito dell’osteria)
Il suo oste, Federico Pellegrini, ha fatto la scelta dichiarata di non servire nello storico locale l’aperitivo rosso mixato al prosecco (made in Veneto e celebrato nella medesima regione, cosi come in buona parte d’Italia) o altri cocktail con super alcolici di aggiustamento moderno. E proprio Pellegrini, sui social, non manca mai di rispondere puntualmente (e con ironia) a quanti intervengono sul tema Nemmeno il caffè. La proposta delle bevande è principalmente concentrata su un’offerta di vini, bianchi o rossi con un occhio di riguard al territorio. Non perché Federico Pellegrini, il titolare, abbia qualcosa contro lo spritz, la vodka, il mojito o il caffè. La piazza del castello cosi come quella della Cattedrale e dintorni offre già, con altri locali, proposte più contemporanee. La volontà dell’osteria “Al brindisi” è quella di celebrare la storia e il territorio dove da sempre questo suggestivo e folkloristico locale sorge.
Il miscelar vini è l’unico gesto contemplato da Federico Pellegrini, visto i prodotti vitivinicoli che il territorio ferrarese e non solo, propone. L’osteria più vecchia del mondo, fondata nel 1435, all’epoca l’insegna in legno portava il nome di “ Hostaria al Chiucciolino” la si può scorgere imboccando via Guglielmo degli Adelardi, un’altra viuzza intrisa di storia, collocata dietro al Duomo di Ferrara. Il locale a un tempo lo si poteva raggiunger con la barca, oggi tranquillamente a piedi con una passeggiata immersa nel fascino del Medioevo ferrarese. Attualmente è una meta ricercata dai turisti, ma anche un’abituale frequentazione di tanti ferraresi. Di proprietà della famiglia Pellegrini dalla fine degli anni Cinquanta, la tradizione è portata avanti da Federico, oste soprattutto per vocazione, visto che lo erano già i nonni. Un punto di forza dell’enoteca è proprio la mescita di vino al calice e la scelta di vini diversi abbinati alla gastronomia. I vini localissimi sono quelli delle sabbie, prodotti nella costa tra le province di Ferrara e Ravenna, nella zona del Bosco Eliceo. E ancora, solo per citarne alcuni dell’ampia carte dei vini, Vermentino nero e Massaretta dalla Toscana, Pignolo dal Friuli, Malbo gentile e Ancellotta dall’Emilia, Majere dal Trentino, Pallagrello dalla Campania Molte le “star” del passato che hanno sostato nell’Hostaria della famiglia Pellegrini, che vanta anche il record da Guinness dei primati ed è inserita nella lista dei 215 locali storici d’Italia. Un red carpet di artisti e poeti al pari, e forse anche di più, di quello della Mostra del cinema di Venezia. Nel locale infatti si dissetarono la poliedrica mente di Benvenuto Cellini, il pittore della Scuola Veneta Tiziano Vecellio, il celebre poeta Torquato Tasso, l’astronomo Niccolò Copernico, che qui soggiornava. E poi Ludovico Ariosto che a Ferrara tutt’ora vi riposa. Per loro niente selfies, storie di istagram o video propagandistici e pubblicitari ma un bicchiere di vino e il chiacchiericcio dei viandanti.
Inizialmente dopo aver letto tale articolo , visto che a " pelle " cioè apriori mi sembrava una scelta da snob , da sovranità cioè nazionalista dall'identità chiusa avrei voluto intervistarlo ma lui in maniera lapidaria ( anche se comprensibile ) mi ha replicato : << Salve Giuseppe..non sono abituato ,ne mi trovo a mio agio nella parte dell intervistato difatti i vari articoli si basano su copia /incolla di mie risposte a commenti di amici o frequentatori decennali del mio locale ..o di chiacchiere raccolte durante il servizio... .
Se si desidera approfondire ..; sono aperto tutti i giorni dalle 11 alle 24 escluso il lunedì. Da una, o più visite ,Potrai decidere autonomamente che tipo di forma mentis c' è dietro la mia gestione. Buon Tutto Fred >>. Ora come ho gli risposto : << ok se capito da quelle parti visto che sono del nord Sardegna volentieri .>> Visto che condivido ( come potete notare dal mio twitter e dell'account e pagina facebook ) e piace chi pensa globale ed agisce locale * che non significa nazionalismo " estremo ovvero fascismo e razzismo ma identità aperta ( trovate maggiori dettagli nei link sotto * seguite l'asterisco ) << cercherò >> come ho scritto al proprietario << di raccontare il più obbiettivamente possibile la tua storia sul mio blog lo stesso anche senza intervistarti >>
Infatti letto i suoi canali internet , soprattutto la voce del suo sito " dicono di Noi " e le recensioni di https://www.tripadvisor.it/ ovviamente prendendole con le pinze perchè si sa che spesso su tali siti possono infiltrarsi rivali , gente a cui sta antipatico , o gente permalosa e pignolissima o anche l'inverso mi sono fatto l'idea che non sempre le cose stanno come sembra Infatti si può essere tradizionalisti senza perdere il contatto con il mondo e vendersi alle mode del momento ovvero il classico Pensare Globale Agire locale e puntando sulla qualità . Spero un giorno di capitare da quelle parti per confermare o smentire questo mi giudizio