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10.10.21

Tattoo Expo Roma, una tatuatrice: "Perché ho detto no a un tatuaggio sulla faccia di un ragazzino" e Tatuaggi, è boom per riemergere dalla pandemia. Nonne e nipoti unite dai tattoo

 Viaggio tra gli stand dell'International Tattoo Roma in corso nella capitale fino al 10 ottobre. Il business dei tatuaggi nel corso degli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale, ma i tatuatori non sempre sono disposti ad accontentare qualsiasi richiesta dei loro ciascuno  di  loro  ha  una  sua  etica  .



 racconta Gloria  la  tatuatrice   in questione  (  foto a destra    estrapolata  dal  video   riportato sotto    )  :   << Una volta ho rifiutato di tatuare un ragazzo molto giovane sul viso, spiegandogli che secondo me non era il caso, che ci sarebbe dovuto arrivare col tempo">> 

 Inoltre   << Un tatuaggio è un vero e proprio scambio tra chi offre la propria arte e chi mette a disposizione un pezzo di pelle >>, continua l'artista.   E poi << Ogni tatuaggio rappresenta ogni mia esperienza, nessuno dei disegni incisi sulla mia pelle è fatto solo per il gusto di farmelo fare>> dice Pierpaolo, un ospite della rassegna nello spazio di un tatuatore. << Come professionista tatuatore invito i miei clienti a evitare di tatuarsi il nome di una persona che in quel momento è a lei cara ma che poi in futuro potrebbe non esserlo più>>, afferma Stefano, anche lui all'opera nel corso della rassegna. Ed  ha ragione   perchè toglierselo poi  è un casino   perchè  se   poi quella  persona non l'ami più  , o  hai rotto , ecc  ti rimane il " marchio a  vita  e  il rimorso   ed  il  rimpianto   non  ti lascia  più  . Per me una schiena  ed   anche le altre parti del corpo (  corsivo mio ) è come una tela", spiega  sempre  l'artista.  I pareri  per  le motivazioni sul  perchè la  gente  si  fa  i tatuaggi    sono  diversi  "Prima forse tra le persone c'era più consapevolezza riguardo la motivazione che le spingeva a farsi fare un tatuaggio. Oggi molti si tatuano solo per puro estetismo", dice Valentina, un'altra tatuatrice.
Infatti    Non ci sono più limiti di età e sono le donne a guidare l'impennata di un settore che dal 2012 a oggi è aumentato del 376%. "Subito dopo il lockdown ---- dice a repubblica del 06 OTTOBRE 2021  Alessandro Bonacorsi, conosciuto come Alle Tattoo ---  siamo stati presi d'assalto dai clienti. C'era voglia di imprimersi sulla pelle un simbolo di rinascita". la richiesta è tanta e subito dopo il lockdown è aumentata. Fra i miei clienti, c'è chi si è tatuato nomi di parenti morti per il Covid, le iniziali di fidanzati conosciuti online, la data del vaccino o anche mascherine. Ogni momento della pandemia è stato impresso sul corpo come fosse un album di fotografie". Bonacorsi, cIn Italia, secondo gli ultimi dati di Unioncamere aggiornati al 30 giugno 2021, ci sono 6324 attività di tatuaggi e piercing. Nel 2012 erano 1328, il che si traduce con una crescita vertiginosa del 376%. La regione che ne ha di più è la Lombardia, con 1374 negozi, segue il Lazio, con 677, terza la Toscana, con 573. Ultima in classifica la Valle D'Aosta, che ne conta 14.lasse '75, ha iniziato a tatuare da adolescente. "A 13 anni mia madre, una disegnatrice della Panini, mi ha portato a Londra e lì per la prima volta sono entrato in un negozio di tattoo. Il rumore della macchinetta mi ha catturato". Da allora Bonacorsi, che su Instagram ha più di 370mila follower, ha girato il mondo per convention aggiudicandosi diversi premi, nel suo studio a Modena riceve una clientela internazionale e sta lavorando al progetto del MAT75, il museo del tatuaggio "più grande del mondo" che nascerà a Limidi di Soliera (provincia di Modena) entro l'anno. "Quando ho iniziato io questo lavoro non era considerato una professione, adesso è diventato quasi normale avere un amico tatuatore". Secondo  alcune statistiche   In Italia, secondo gli ultimi dati di Unioncamere aggiornati al 30 giugno 2021, ci sono 6324 attività di tatuaggi e piercing. Nel 2012 erano 1328, il che si traduce con una crescita vertiginosa del 376%. La regione che ne ha di più è la Lombardia, con 1374 negozi, segue il Lazio, con 677, terza la Toscana, con 573. Ultima in classifica la Valle D'Aosta, che ne conta 14.
Quello che inoltre   stupisce  è  che   stanno aumentando   i laboratori di  Tattoo     aperti da  donne  . Infatti sempre  secondo  repubblica  del  6.10.2021



"E pensare che solo 9 anni fa era tutta un'altra storia". A parlare è Anna Neudecker, in arte La Bigotta ( ne  trovate    qui  nel post  due  tatuaggi ) 
 nome scelto perché - come spiega ridendo - "sono tutt'altro che una bigotta". Nata in Germania, cresciuta a Roma, un passato da restauratrice, a 30 anni il marito le regala una macchinetta da tatuaggio che lei inizialmente guarda con sospetto. Un anno più tardi, con l'aiuto di un tutorial, ci si cimenta e scopre il suo talento. Inizia a cercare lavoro in alcuni studi romani, ma i titolari - tutti maschi - le chiedono "Vuoi un posto come segretaria, non come artista, vero?". Fra i tanti no, le parole di un tatuatore sono un'epifania: inventa qualcosa di nuovo, perché il mercato è saturo. Si concentra sul surrealismo e sull'arte vittoriana e da lì nasce il suo stile: in bianco e nero, onirico, straniante, vintage.
"Trovai uno studio a Roma dove pian piano ho iniziato a proporre le mie nuove illustrazioni, come le donna-nuvola e la donna-rosa, e proprio in quel momento ho aperto la pagina Instagram. In 5, 6 mesi ero piuttosto conosciuta. Poi mi sono trasferita a Milano per il lavoro di mio marito e la mia carriera è esplosa". Neudecker ha aperto a Milano Casa Bigotta e dà lavoro ad altre due donne. La pandemia non ha rallentato la sua attività: "Appena abbiamo riaperto dopo il lockdown siamo state sommerse di richieste. Le persone hanno avuto tempo evidentemente di riflettere, di pensare a cosa imprimersi sul corpo. C'era molta voglia di rinascita. C'è un tatuaggio che da 9 anni ripeto uguale: la tuffatrice, che simboleggia appunto un cambiamento nella vita. L'avrò tatuata almeno duemila volte. Siamo un esercito di donne-tuffatrice"


7.5.21

anche accettare i propri limiti è segno di grandezza . IL caso della salita su cui Girardengo disse: io mi fermo qui

Riascoltando in radio la canzone il bandito ed il campione mi sono messo a cercare news su Girardengo che non fossero solo quelle , ormai fissate dalla famosa ballata ( chi fosse interessato ne trova una sintesi qui,   meno male   che    c'è  in aiuto ,  su  https://web.archive.org/web perchè il sito  originale http://www.storiedisport.it/ sembra  che  l'abbia  rimosso    visto che in archivio  non l'ho   ritrovato tale  url  )  che lo vedono legato a Sante pollastri o Pollastro come si firmava ed ho trovato questa curiosità che riguarda il giro d'Italia del 1921 . In quell'edizione Costante Girardengo stava dominando dopo aver vinto le prime quattro tappe . Ma alla quinta tappa da Chieti a Napoli, prevede l’attraversamento dell’Appennino e alcune salite terribili. Costante rimane vittima di una caduta e si ferisce piuttosto seriamente. Sul Macerone, tre chilometri devastanti con pendenze sino al 14%, il Campionissimo inizia a soffrire. A poco a poco, sulla Vandra e sulla salita di Roccaraso, per lui diventa un dramma. Inizia l’ascesa da Rionero Sannitico al Piano delle Cinque Miglia e Costante proprio non ne ha più. Le tremende rampe si trasformano in muri quasi invalicabili, che tenta di oltrepassare facendo appello alle sue forze residue. Ed infine, la vetta: Gira ce l’ha fatta anche questa volta. Mentre la gente lo osserva stupita, Costante scende di bicicletta e traccia una croce nella polvere dello sterrato. “Girardengo si ferma qui!”, sussurra con la voce stravolta dallo sforzo, prima di abbandonare la corsa. Ora qualcuno dirà ma sono storie di cent'anni fa che senso ha raccontarle ora . Ma  :

  1. ci sono storie che non hanno età  e  che  a prescindere  al tempo rimangono impresse   e  si trasmettono alle  generazioni successive   rimanendo  nella  storia e  nella memoria generazionale   e  collettiva   almeno  fin che      ci  sarà qualcuno     che la  ricorderà  o    riuscirà   con  l'arte (  vedere  video   sotto  )  a  bloccarla    ed  evitarne l'oblio 
  2. c'è  dolore  e    dolore   

     
quindi mi trova  d'accordo   quanto   si racconta    qui sotto 

 non ho nient' altro  d'aggiungere  . allla prossima 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...