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11.8.19

anche dal soli si sta bene






A chi mi chiede come sta andando la mia estate ( salvo eccezioni 2/3 senza matusa ... Ehm .... Genitori con amici in tutta la stagione estiva ) . . Ho scoperto la bellezza della solitudine e che non si è mai soli con la propria solitudine .... Non Mi sto rincoglionendo o non sono ubriaco o dovrei lasciare la tazza 🍺🍻🍷 come mi hanno suggerito in alcuni precedenti post . Ma ho scoperto la bellezza della solitudine \ il lato positivo della solitudine e che non si è come dicevo nelle righe precedenti mai soli con la propria solitudine e come dicono due poeti qua sotto



Cio non vuole dire che ami completamente   la  solitudine  ma : << sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle. E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni, e, siccome siamo simili ai nostri simili credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri. >>  Ma  sopratutto   sto   cercando come consigliato   (   vedere  slide  a   sinistra  ( )  da una storia  di  contatto  di  Fb     d'accettarla  

<<  Con questo  >>   come diceva  un poeta   di cui  quest'annoi ricorrono i  20  della  morte   ( vedere il  2  video  sopra  o  )  << non voglio fare nessun panegirico né dell’anacoretismo né dell’eremitaggio, non è che si debba fare gli eremiti, o gli anacoreti; è che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita [ fin qui vissuta  aggiunta  mia ] , ed è stata una vita (non è che dimostro di avere la mia età attraverso la carta d’identità), credo di averla vissuta; mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura, invece l’uomo organizzato [  e  totalmente perfetto e preciso  aggiunta mia  ]mi ha sempre fatto molta paura. >> . ora leggendo    questo post  ,  voi  miei  10 lettori    fissi  direte  . che sia   solo perchè .... non voglio  ......   e mi suggerisce  questa orripilante versione di gigi de Agostino  della  già melensa e deprimentecanzone  omonima  di Laura pausini   .
Certo  c'è anche  quel fattore    sarebbe  assurdo e da stolti negarlo   ,ma    a  ciò    ci  ho fatto il callo  perchè    non vedo    necessario  per  amore   essere  legato  per   forza   ad  un rapporto  . E  ma principalmente    è dovuto   al  fasto  che   sono  uno  spirito libero   ma questo lo sapete  se  mi seguite    anche sui  social  oltre  che  su queste pagine  .  Ma per il momento   : <<  ( ..,. )   Ho troppe ferite e le mie gambe sono stanche \ Ho le palle piene e i piedi fumanti \ Ma c'è un gioco da fare e una ruota che riparte \E un vagabondo sa che deve andare avanti >> (  Il vagabondo stanco -  Modena City Ramblers  )  .  Infatti  nonostante   tutto   si deve  andare  avanti  come    dice   questa bellissima (   e   piena  di speranza  )    riflessione  , sull'aprire il cuore nonostante tutto,al di là dell'aridità di chi si incontra  , di 

Francesca Pau
8 agosto alle ore 14:20Incontri, dialoghi, confronti, condivisione con sensibilità preziose, schiaffi presi e mai resi. Volare sopra i deserti attraverso quei gesti di gentilezza militante per lasciare scolpire un paesaggio che sia nostro ogni volta che ci si sente soli, ogni volta che ci si sente impotenti. C'è sempre qualcosa che cambia il corso della vita, è come un fiume che ad un certo punto deve trovare la forza di raggirare una montagna e lì sta tutto il coraggio di reinventarsi, di ridisegnare un sorriso che diventa la fonte di una nuova alba.......

Io   mi riferisco ad  un  altro tipo di solitudine  quella   creativa    vedere mia  foto  . In quanto  a causa   delle  responsabilità  familiari ( matrimonio e  figli  o  farsi carico  dei  propri vecchi non più autosufficienti  , ecc  ) tue  o  dei  tuoi amici  e  grane varie  non sempre  si  può uscire   con amici  

L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute, albero, tabella, spazio all'aperto e natura



Ma soprattutto a quella Screenshot  citato nelle  righe sopra  sinistra   che sto iniziando ad accettare  in vicinanza    della   ormai   , SIC  ,   sempre  più prossima  vecchiaia  ...  ehm...  fine  della  giovinezza   anagrafica   come   sembrano      voler  dire  queste  due  canzoni  : 




  che      finendo lascia     spazio  alla  più ottimista   ma  simile   



anch'essa    nella mia play  list  quotidiana  

22.4.18

Gabriele Clima: "Bullismo? Noi adulti abbiamo delle responsabilità"




Lo scrittore Gabriele Clima, premio Andersen 2017, parla del rapporto tra adolescenti, adulti e libri. Toccando anche l'aspetto del bullismo nelle scuole. Intervista di Davide Berti, video di Gino Esposito. sotto  l'intervista   completa  presa   grazie  alla pagina  fb  di geolocal    da  http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2018/04/21/news/
























MODENA. Il viaggio di uno scrittore comincia quando le sue pagine, dagli scaffali di una libreria, finiscono nelle mani di chi ha sete di parole.
Il viaggio di uno scrittore per ragazzi inizia quando capisce che per parlare a loro deve prima di tutto capire ciò che per lui hanno significato l’infanzia e l’adolescenza.
Il viaggio di Gabriele Clima, scrittore premio Andersen 2017 per “Il sole fra le dita”, mette la vita nei libri, la sua vita, torna la sua rabbia adolescenziale e la traduce in pagine.


Persona schietta e pragmatica, quando ci vuole la parolaccia la scrive - «perché, non è forse il linguaggio reale?», sottolinea - ricorda che la vita non è mai una passeggiata e lui preferisce dirlo subito ai ragazzi. Perchè non c’è passeggiata più bella di quella che ti fa fare anche un po’ di fatica: «Io parlo solo di storie di ragazzi perchè le storie sono... ragazze. Nei ragazzi c’è una vita da una parte pura e dall’altra crudele, che è ciò che costituisce anche la nostra vita da adulti. Ma noi, spesso, non ricordiamo la nostra vita da ragazzi, anche quando diventiamo educatori. E allora le storie possono aiutare questo processo di riavvicinamento di noi adulti ai ragazzi e dei ragazzi ai libri». In due giorni ha incontrato centinaia di studenti grazie alla libreria San Paolo di Modena tra scuole Calvino, Leopardi e Lanfranco, sempre mettendosi in gioco.Quando ha deciso di raccontare se stesso?
«Io racconto storie vere, non sempre tutti gli episodi sono successi ma cerco sempre di essere autobiografico perché io ho vissuto una adolescenza irrequieta, inquieta, anche problematica. Quello che conta è che i ragazzi oggi vivono in una serie di problemi che noi adulti buttiamo sulle loro spalle attraverso la televisione, Facebook, internet. Raccontare storie ai ragazzi di quello che succede intorno a loro è un modo per avvicinarli a noi e ripescare quei processi fondamentali che fanno crescere anche noi adulti. Quanti adulti si credono maturi? Dov’è la linea di demarcazione che separa l’adolescenza dalla maturità? Quando cessa il processo di aggiornamento delle mappe con cui navighiamo la realtà? Io spero mai, perché sarebbe la morte dell’anima e del pensiero. Oggi, invece, vedo i ragazzi estremamente attivi nel pensiero e consapevoli di quanto questo possa modificare la realtà che vivono».
Il bullismo è un tema presente nei suoi libri: come si arriva a questi fatti?
«Le responsabilità sono ripartite. Noi adulti ne abbiamo molte di più di quante pensiamo. Il problema non è tanto l’esplosione di rabbia, l’odio o la follia che comunque c’è ed è presente, sta dilagando in questi ultimi tempi. Il problema è il mancato percorso essenziale di educazione emotiva che nelle scuole non si fa, in famiglia non si fa, non si fa in genere. Il problema non è la rabbia che poi esplode, il problema è la gestione delle emozioni. La rabbia è un sentimento buono, positivo come tutte le emozioni. È la sua mancata gestione che può fare dei disastri, come quelli che vediamo. Io racconto storie non per creare un percorso in cui i ragazzi possano identificarsi, ma per raccontare il mio, che è esattamente un percorso attraverso la rabbia, la mia rabbia adolescenziale, forte, attraverso una strada che io faticosamente mi sono scavato e aperto tra le fronde della vita, una strada dal buio alla luce ».
Cosa manca ai ragazzi?
«L’educazione sentimentale, l’educazione alle proprie emozioni, che vanno conosciute. Conoscere anche la rabbia, anche le emozioni di cui si vergognano e hanno paura. Esplorare quei mondi remoti del proprio animo in cui il buio si forma, perché conoscendo il buio si può anche ingabbiare in qualche modo».
Quando finiranno gli adulti di nascondersi dietro al ritornello “questi giovani non hanno voglia di fare niente”?
«Molto comodo per gli adulti, ci salva da percorsi che sono quelli che non abbiamo battuto fino ad ora. È molto comodo per noi ripercorrere sempre gli stessi passi: oggi occorre cambiare strada, cambiare ottica, cambiare mentalità. Lo fanno i ragazzi, perchè noi adulti non ci riusciamo ?».

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...