Gabriele Clima: "Bullismo? Noi adulti abbiamo delle responsabilità"




Lo scrittore Gabriele Clima, premio Andersen 2017, parla del rapporto tra adolescenti, adulti e libri. Toccando anche l'aspetto del bullismo nelle scuole. Intervista di Davide Berti, video di Gino Esposito. sotto  l'intervista   completa  presa   grazie  alla pagina  fb  di geolocal    da  http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2018/04/21/news/
























MODENA. Il viaggio di uno scrittore comincia quando le sue pagine, dagli scaffali di una libreria, finiscono nelle mani di chi ha sete di parole.
Il viaggio di uno scrittore per ragazzi inizia quando capisce che per parlare a loro deve prima di tutto capire ciò che per lui hanno significato l’infanzia e l’adolescenza.
Il viaggio di Gabriele Clima, scrittore premio Andersen 2017 per “Il sole fra le dita”, mette la vita nei libri, la sua vita, torna la sua rabbia adolescenziale e la traduce in pagine.


Persona schietta e pragmatica, quando ci vuole la parolaccia la scrive - «perché, non è forse il linguaggio reale?», sottolinea - ricorda che la vita non è mai una passeggiata e lui preferisce dirlo subito ai ragazzi. Perchè non c’è passeggiata più bella di quella che ti fa fare anche un po’ di fatica: «Io parlo solo di storie di ragazzi perchè le storie sono... ragazze. Nei ragazzi c’è una vita da una parte pura e dall’altra crudele, che è ciò che costituisce anche la nostra vita da adulti. Ma noi, spesso, non ricordiamo la nostra vita da ragazzi, anche quando diventiamo educatori. E allora le storie possono aiutare questo processo di riavvicinamento di noi adulti ai ragazzi e dei ragazzi ai libri». In due giorni ha incontrato centinaia di studenti grazie alla libreria San Paolo di Modena tra scuole Calvino, Leopardi e Lanfranco, sempre mettendosi in gioco.Quando ha deciso di raccontare se stesso?
«Io racconto storie vere, non sempre tutti gli episodi sono successi ma cerco sempre di essere autobiografico perché io ho vissuto una adolescenza irrequieta, inquieta, anche problematica. Quello che conta è che i ragazzi oggi vivono in una serie di problemi che noi adulti buttiamo sulle loro spalle attraverso la televisione, Facebook, internet. Raccontare storie ai ragazzi di quello che succede intorno a loro è un modo per avvicinarli a noi e ripescare quei processi fondamentali che fanno crescere anche noi adulti. Quanti adulti si credono maturi? Dov’è la linea di demarcazione che separa l’adolescenza dalla maturità? Quando cessa il processo di aggiornamento delle mappe con cui navighiamo la realtà? Io spero mai, perché sarebbe la morte dell’anima e del pensiero. Oggi, invece, vedo i ragazzi estremamente attivi nel pensiero e consapevoli di quanto questo possa modificare la realtà che vivono».
Il bullismo è un tema presente nei suoi libri: come si arriva a questi fatti?
«Le responsabilità sono ripartite. Noi adulti ne abbiamo molte di più di quante pensiamo. Il problema non è tanto l’esplosione di rabbia, l’odio o la follia che comunque c’è ed è presente, sta dilagando in questi ultimi tempi. Il problema è il mancato percorso essenziale di educazione emotiva che nelle scuole non si fa, in famiglia non si fa, non si fa in genere. Il problema non è la rabbia che poi esplode, il problema è la gestione delle emozioni. La rabbia è un sentimento buono, positivo come tutte le emozioni. È la sua mancata gestione che può fare dei disastri, come quelli che vediamo. Io racconto storie non per creare un percorso in cui i ragazzi possano identificarsi, ma per raccontare il mio, che è esattamente un percorso attraverso la rabbia, la mia rabbia adolescenziale, forte, attraverso una strada che io faticosamente mi sono scavato e aperto tra le fronde della vita, una strada dal buio alla luce ».
Cosa manca ai ragazzi?
«L’educazione sentimentale, l’educazione alle proprie emozioni, che vanno conosciute. Conoscere anche la rabbia, anche le emozioni di cui si vergognano e hanno paura. Esplorare quei mondi remoti del proprio animo in cui il buio si forma, perché conoscendo il buio si può anche ingabbiare in qualche modo».
Quando finiranno gli adulti di nascondersi dietro al ritornello “questi giovani non hanno voglia di fare niente”?
«Molto comodo per gli adulti, ci salva da percorsi che sono quelli che non abbiamo battuto fino ad ora. È molto comodo per noi ripercorrere sempre gli stessi passi: oggi occorre cambiare strada, cambiare ottica, cambiare mentalità. Lo fanno i ragazzi, perchè noi adulti non ci riusciamo ?».

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