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3.7.22

Il “si“ dopo 36 anni di convivenza , L’incredibile storia di Stefania, che a 53 anni scopre di avere 5 fratelli

  da   il  Quotidiano.Net


 Dopo trentasei anni di vita in comune Francesco Del Giudice, un vivace ottantenne e Marina Bertolotti, una bella signora di settant’anni sono diventati marito e moglie. Lui ex dipendente dell’Arsenale militare, lei fisioterapista. Si sono detti si in Comune alla Spezia davanti all’ufficiale di stato civile, in questa occasione il consigliere comunale Marco Raffaelli, in una commossa cerimonia a cui hanno partecipato i famigliari della coppia. Del Giudice, personaggio molto conosciuto è stato anche un appassionato sportivo. Giocatore della Fezzanese era chiamato “Combin“ per la sua somiglianza con il calciatore argentino Nestor Combin, attaccante naturalizzato francese. Dopo la cerimonia, la coppia ha festeggiato con tutta la famiglia al ristorante Marina 3 B di Sarzana

Il “si“ dopo  36 anni  di convivenza
© Frascatore
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da  https://www.fanpage.it/attualita/

L’incredibile storia di Stefania, che a 53 anni scopre di avere 5 fratelli Stefania Gajotto ha 53 anni e per tutta la sua vita ha sempre pensato di essere figlia unica. Poi ha trovato un documento in casa della madre e, dopo varie ricerche, ha scoperto di avere cinque fratelli.

                                                  A cura di Elia Cavarzan
Si
La storia di Stefania Gajotto, vicentina di Creazzo, ha dell'incredibile. All'età di 53 anni, durante il trasloco della casa, rovistando nell'armadio della madre, scopre una cartellina impolverata del tribunale dei minori di Venezia. "Quando l'ho vista ho subito compreso
che lì dentro ci sarebbero state scritte delle cose che mi avrebbero cambiato la vita", racconta Stefania a Fanpage.it.
Dopo 53 anni di vita scopre di avere altri cinque fratelli: l'incredibile storia della vicentina Stefania Gajotto che mentre metteva ordine tra le carte a casa della mamma ha ritrovato un documento del tribunale minorile di Venezia in cui veniva indicato il suo vero cognome e i nominativi dei suoi veri genitori.
 Stefania Gajotto con la madre adottiva

"Ho iniziato subito a fare una ricerca e nel giro di una settimana ho scoperto di avere cinque fratelli". Ora, sta riallacciando in punta di piedi i rapporti con i suoi fratelli, mentre tra lei e la madre adottiva non ci sono più segreti: "Ho liberato mia madre adottiva di un peso lungo 53 anni. Ora ci vogliamo ancora più bene"."Sapevo di essere stata adottata ma non sapevo che avevo dei fratelli, non sapevo le identità dei miei veri genitori, il perché mi avevano tolto dalla loro custodia, e non ho mai chiesto a mia madre e a mio padre informazioni a riguardo per paura di ferirli", racconta Stefania Gajotto, "quel giorno, durante il trasloco, quando ho aperto quei documenti ho visto nomi e cognomi dei miei genitori e il paese in cui avevano vissuto, Poiana Maggiore, sempre qui in Veneto".           

A quel punto, assieme al marito, Stefania ha deciso di scrivere sul gruppo Facebook del paese d'origine chiedendo se qualcuno conoscesse la famiglia in oggetto e nel giro di un giorno è riuscita ad entrare in contatto con delle persone che avevano conosciuto sua madre e pure i suoi fratelli. Ma Stefania ancora non sapeva che era venuta al mondo come la più piccola di altri cinque fratellini."Quando mi sono incontrata con la mia prima sorella eravamo tutte e due incredule, ci siamo guardate, ci siamo abbracciate. È stato come sentire i nostri cuori battere allo stesso ritmo. Ci assomigliamo molto con le mie sorelle maggiori, anche nei modi di parlare e di gesticolare", ci racconta ancora Stefania che ora, lentamente, sta conoscendo tutti i suoi fratelli. I suoi occhi sono un tripudio di gioia."La cosa più bella è aver liberato mia madre adottiva di questo peso. Per paura di ferirmi o di perdermi mi ha protetto dal mio passato. Ora la sento libera. Non abbiamo più segreti e davanti a noi, la prospettiva di una famiglia che si allarga e si ama", conclude la donna.

28.4.21

proviamo a rincominciare a vivere nonostante il covid

Altro che lezioni dal letto di casa, altro che Zoom, altro che webcam. Da oggi gli studenti, almeno in zona gialla, sono ritornati in classe, tra i banchi di scuola. Dopo un periodo fatto di isolamento causa Covid, rinchiusi dentro le mura di casa, davanti a un pc tutto il giorno, oggi hanno ripreso a “vivere”. «Abbiamo perso gli anni più belli della nostra vita, è come se ce li avessero tolti», ci dicono gli studenti, all’uscita di scuola, al liceo Alessandro Manzoni di Milano. 
Un anno in dad 
che i giovani definiscono «pesante»: «Stare tutto il giorno davanti a un pc non è stato affatto semplice, perdi la concentrazione e il rapporto coi compagni e coi prof si fa sempre più freddo. Adesso, invece, è tutta un’altra storia».
 
Da una parte – proseguono – «siamo stati abbandonati, dall’altra hanno fatto tutto il possibile anche se avrebbero potuto dare più priorità alla scuola, aprendo anche in zona rossa, nei momenti più critici, con tutte le limitazioni del caso».








È il giorno delle riaperture: il 26 aprile, gli studenti dell’Università Statale di Milano sono tornati a brulicare in via Festa del Perdono. Non solo per seguire le lezioni in presenza, già riprese, in parte, con il passaggio della Lombardia in zona arancione. Sono i bar, i ristoranti che circondano la Ca’ Granda dei milanesi a fornire agli studenti – seduti ai tavolini dei dehors – l’occasione per rincontrarsi dopo mesi di isolamento in casa. Alessandra, Arianna, Ginevra, Giada e Martina sono studentesse di primo e secondo anno del corso in Scienze dei beni culturali. La maggior parte delle loro lezioni si svolge in via Noto, periferia Sud di Milano, ma hanno scelto di inaugurare le riaperture del 26 aprile incontrandosi davanti alla sede centrale della Statale per studiare insieme, mantenendo le distanze e con le mascherine ffp2 sempre sul volto.




«Per noi matricole l’università, di fatto, non è mai iniziata» – racconta Martina -. Con le lezioni a distanza, eravamo soltanto delle sigle su un monitor. Adesso, invece, possiamo vederci finalmente di persona: solo così è possibile avere un vero confronto». Beatrice e Yassine, al quarto anno di Giurisprudenza, sono rappresentanti dell’associazione Obiettivo studenti. Durante le varie chiusure, hanno intensificato le attività di raccordo tra le problematiche dei colleghi e il rettorato. «Nonostante tutto, è stato bello ritrovarsi tutti insieme ad affrontare le difficoltà come una comunità. È vero che eravamo da soli fisicamente, ma moralmente ci siamo riscoperti più uniti», spiega Yassine. «Ci sono stati degli escamotage per alleggerire lo studio a distanza, ad esempio alcuni esami li ho preparati in gruppo su Zoom – racconta Beatrice -. Resto convinta, però, che una parte fondamentale del percorso universitario sia la possibilità di incontrare altre persone».





Coronavirus, il governo si è scordato dei matrimoni. La storia di Salvatore e Renata: «Troppa incertezza, il giorno più bello è diventato un incubo»
23 APRILE 2021 - 08:44


Nel decreto Covid i matrimoni non vengono neanche menzionati. Un problema non solo per gli aspiranti sposi, ma anche per 80mila aziende che lavorano nel settore
«Rischiamo di perdere migliaia di euro, non sappiamo come, quando e se riusciremo a sposarci. La prima data era stata fissata l’11 luglio 2020, poi il 13 luglio 2021. Adesso, dopo l’approvazione del decreto Covid che non cita affatto i matrimoni, ci sentiamo di nuovo abbandonati. Ci sembra di rivivere lo stesso film dello scorso anno. Chi ci tutela? Ci manca avere una certezza, non sappiamo nemmeno se possiamo organizzare il ricevimento, quante persone possiamo invitare. Il giorno più bello della nostra vita, che programmiamo dal 2019, è diventato un incubo, un’agonia. Così ci portano a pensare che quelli sbagliati siamo noi. Tutto distrutto, siamo distrutti». A parlare a Open sono Salvatore Leotta e Renata Torre, due siciliani di 33 e 29 anni. Dieci anni passati insieme, il sogno di costruire una famiglia e adesso la delusione di non potersi più sposare a causa delle misure di contenimento della pandemia del Coronavirus.

OPEN | In foto Salvatore e Renata

L’ultimo decreto Covid, infatti, non parla affatto di matrimoni, non vengono neanche menzionati. In zona gialla potranno organizzarsi banchetti? Se è sì, con quante persone? E cosa succederà, invece, in fascia arancione o rossa? Rimarrà tutto fermo? E soprattutto come organizzare una cena post-matrimonio con un coprifuoco fissato alle 22? «La verità è che noi siamo stati gli esclusi, il sogno di una vita è stato banalmente trasformato nel momento in cui due persone si limitano semplicemente a mettere una firma. Ma così non è», ha aggiunto Salvatore che, nonostante tutto, va dritto come un treno. «Dopo l’ennesima crisi di pianto della mia ragazza, abbiamo deciso di andare avanti, di continuare per la nostra strada. Non ci fermeremo. Il nostro matrimonio si terrà il 13 luglio alle 16.30 anche con il coprifuoco. Certo, la Chiesa si trova ad Acireale, il ristorante a Belpasso. Due comuni differenti. Sarà un problema?».

OPEN | Il sogno del matrimonio interrotto dal Covid

Salvatore e Renata, per la prima data del matrimonio, hanno speso 1.500 euro di acconto solo per il locale, «mai restituiti»; adesso ne hanno pagati altri 1.000, per una nuova location oltre ai 2.400 di acconto per il viaggio di nozze, «si spera in America». Parliamo di un totale di acconti pari a 5.620 euro (considerando anche fotografi, video operatori e fiori). Il costo stimato è di 32mila euro, non proprio un gioco da ragazzi. Soprattutto per due giovani che solo adesso hanno, in parte, trovato una stabilità economica: lui, laurea in tasca e un passato da precario, fa lo store manager in un negozio di telefonia; lei, invece, era un’addetta alla vendita. Da marzo è disoccupata poiché il negozio in cui lavorava ha chiuso causa Covid.
Il problema di Salvatore e Renata, dunque, non sono solo i soldi buttati in tutti questi mesi ma anche l’incertezza di un matrimonio che non si sa quando e dove fare, con quanti invitati e a quali condizioni. C’è, però, anche il timore che il coprifuoco – che a luglio potrebbe anche non esserci – potrebbe rovinare tutti i loro piani. C’è la paura che i dati, causa riaperture, possano tornare a crescere, facendo ripiombare il nostro Paese nell’incubo. E loro, come tanti altri giovani in tutta Italia, resterebbero con il cerino in mano, con un sogno – quello di sposarsi – chiuso nel cassetto.
Il dramma di chi deve organizzare i matrimoni
OPEN | In foto Barbara Mirabella

Ma il problema non è solo di chi deve sposarsi ma anche di chi i matrimoni deve organizzarli, di chi si occupa di gestione di grandi eventi. Come Barbara Mirabella, referente di Italian Wedding Industry, organizzatrice di grandi eventi (da 20 anni si occupa di fiere della sposa) e assessora comunale, secondo cui il settore è davvero in ginocchio: «C’è grande disagio, senso di smarrimento e frustrazione. Manca la programmazione, i clienti non lasciano più gli acconti, non girano più soldi, il calo è almeno del 90 per cento. Aspettiamo una data e poche regole ma chiare, siamo fermi da ottobre 2020. Perché si può tornare – mi chiedo – a fare eventi culturali, con distanziamento e con tutti i protocolli di sicurezza del caso, e invece questo non può avvenire coi matrimoni? La follia è che, ad esempio, ville immense debbano rispettare capienze con numeri dati a caso senza valutare le loro effettive dimensioni».
«A rischio 80mila aziende, pochi i ristori»
Il decreto Covid «non parla di noi», aggiunge. E i ristori? Del tutto inadeguati: «Chi ha perso 350 mila euro ne ha ricevuti 10 mila, assurdo. Nel frattempo, però, bisogna pagare affitto e utenze. Alcuni settori, inoltre, come quelli degli abiti da sposa o da cerimonia, per questioni di codici Ateco, sono stati obbligati a stare aperti in quanto negozi con commercio al dettaglio e, dunque, non hanno ricevuto nemmeno un euro di ristoro. Peccato che non avessero a chi vendere i loro prodotti coi matrimoni fermi da mesi. Insomma, briciole su briciole». Senza considerare, poi, che tutte le date dello scorso anno «non sono state riprotette nell’unico mese e mezzo in cui si è potuto lavorare. I clienti, adesso, hanno paura che avvenga quello che è accaduto a ottobre quando di venerdì il governo ha detto “da domani stop ai matrimoni” lasciando i catering con le celle frigorifere piene». Insomma, ci confida, «ci siamo trasformati in un ufficio psicologico per futuri sposi».
A rischio, adesso, ci sono 80 mila aziende: «Siamo sconfortati. Nessuno parla dei matrimoni nel decreto Covid. E, per di più, se come accaduto in passato, ci dicono che il massimo degli invitati è 30, significa far morire il nostro settore. Lasciare il coprifuoco alle 22, invece, si scontrerebbe con la dinamica, tutta italiana, di vivere la cerimonia al tramonto. Così, in altre parole, ci stanno dicendo “fatevi un brindisi e andate a casa”. Ma non si può». E a capire che qualcosa non sta andando per il verso giusto sono proprio le Regioni che, in una lettera inviata al premier Mario Draghi, hanno chiesto di programmare le riaperture anche per il settore dei matrimoni. Dunque, quando e a che condizioni sarà possibile tornare a sposarsi? Già dal 26 aprile nel rispetto dei protocolli? E, nel caso, si potrà fare solo in zona gialla o anche in rossa o arancione? Tutti, al momento, brancolano nel buio. Così per lunedì 26 aprile hanno organizzato un flashmob a Montecitorio di modelle e modelli in abito da cerimonia. «Non possiamo più attendere, non potete più ignorarci», ha detto Enzo Miccio, star dei wedding planner.
speriamo che vada bene

4.7.17

Reggio Emilia, all'orale della Maturità prestano la voce al compagno disabile e Addio al nubilato... raccogliendo i rifiuti



Reggio Emilia, all'orale della Maturità prestano la voce al compagno disabileMarcello e Giorgia con Amrik 


L'esame di Amrik all'Istituto Manzoni di Suzzara è una storia di inclusione e solidarietà. Giorgia e Marcello hanno presentato davanti ai commissari la sua tesina

di ILARIA VENTURI

04 luglio 2017



REGGIO EMILIA - Sono entrati spingendo la sua carrozzina e davanti alla commissione hanno esposto la sua tesina. Amrik non può parlare, se non attraverso un programma al computer che associa le parole alle immagini. I suoi compagni di classe, Giorgia Vezzani e Marcello Rizzello, gli hanno prestato la voce. E' la Maturità di Amrik all'Istituto Manzoni di Suzzara, in provincia di Mantova: una storia di inclusione e solidarietà a scuola.
Quando Amrik, studente disabile, è arrivato, cinque anni fa, in molti si sono stupiti. "Si era iscritto al liceo scientifico, opzione delle scienze applicate nonostante la sua disabilità grave: non esistevano precedenti", racconta Paola Bruschi, la preside dell'istituto che il prossimo anno accoglierà una trentina di studenti disabili su circa 950 alunni. "Oggi - aggiunge - ci auguriamo che il precedente sia lui! Sta già accadendo. Naturalmente il contesto deve essere flessibile e gli insegnanti di sostegno pensati fino in fondo come docenti dell'intera classe, per creare la necessaria osmosi tra tutti i ragazzi".
Marcello, originario di Reggiolo, musicista - suona l'oboe al Conservatorio - e Giorgia, diciannovenne di Guastalla, volontaria della Croce Rossa, sono stati ribattezzati a scuola gli "angeli di Amrik". All'esame sono entrati col compagno prima ancora di sostenere i loro orali. "Ora quasi ci scambiano per supereori", sorride Giorgia. In realtà sono amici, compagni di classe cresciuti insieme. "In questi anni Amrik ci ha dato tanto dal punto di vista affettivo".
Lo studente è stato seguito dalle docenti di sostegno Cecilia Pincella e Cristina Zorzella. La sua storia, raccolta dalla Gazzetta di Reggio, narra di quanto un istituto superiore possa fare per ragazzi in difficoltà. Come il rap per Luca, scritto e musicato dai compagni di scuola all'Istituto Salvemini di Casalecchio, a Bologna. Storie di integrazione tra i banchi. "Per chi lavora nel nostro istituto l'inclusione non è una questione di facciata, ma è diventata nel tempo un modo di pensare e di spendersi nella pratica quotidiana", spiega la preside del Manzoni di Suzzara. "Non è facile né scontato. I ragazzi diversamente abili rappresentano una sfida che ci costringe a spostare l'asse e, insieme, costituiscono una ricchezza: vedono e intuiscono ciò che normalmente il nostro occhio non coglie. Ne ho fatto personalmente esperienza in questi dieci anni".
"Amrik usa il computer per comunicare, ma i passaggi sono lenti, ci vuole tempo. Quando è con gli amici si esprime a gesti, sguardi e sorrisi: è difficile da spiegare, ma lui si fa intendere e noi lo capiamo", continua Giorgia. "Abbiamo esposto noi la sua tesina perchè ci sembrava giusto farlo: così ha concluso il suo percorso, con noi accanto, la nostra voce". Il titolo della dissertazione? Emblematico: "Una
testa per emozionare, un cuore per capire". La commissione si è commossa."Marcello e Giorgia sono diventati la felice e commovente punta di questo iceberg" di inclusione a scuola, commenta la preside. La professoressa Marina Bordonali scrive su Facebook: "La vita anche nel dolore può essere un'esperienza meravigliosa se incroci persone per bene". La meglio gioventù della Maturità edizione 2017




Addio al nubilato... raccogliendo i rifiuti 
Giulia: «Niente discoteca, meglio aiutare l’ambiente». Ed è pronta a fare il bis alla mensa dei poveri



MONTAIONE. Niente discoteca, scherzi e gadget erotici. L’addio al nubilato si fa con il volontariato. Prima con guanti, sacchi e tanto amore per l’ambiente. E poi servendo un pasto ai più poveri, costretti a rivolgersi alla mensa sociale per mangiare un boccone. È la scelta di Giulia Pucci, 29 anni, di Montaione, che il 22 luglio si sposerà con Marco Notturni.
La pedagogista clinica, con maschera a forma di farfalla e velo bianco in testa, ha “convocato” le amiche (ma anche qualche maschietto) per una festa sicuramente originale. Appuntamento di buon mattino nella vicina Gambassi (uno schiaffo anche al campanilismo, vista la rivalità tra i due borghi) per aiutare i volontari dell’associazione Greenbassi a raccogliere i rifiuti abbandonati dagli incivili.

Pettorina fluorescente e tanta buona volontà, hanno iniziato a ripulire il borgo. Dove hanno incontrato il sindaco Paolo Campinoti, che non ha nascosto la sua sorpresa e si è complimentato con la futura sposa: «Pulizia con addio al nubilato e con sposa montaionese. Che dire? Troppo bello. Complimenti a Giulia per la scelta “green”. Encomiabile». E Giulia spiega così la sua scelta: «Gli addii al nubilato tradizionali non mi sono mai piaciuti. Ho pensato di fare qualcosa di diverso».
La pedagogista clinica, con maschera a forma di farfalla e velo bianco in testa, ha “convocato” le amiche (ma anche qualche maschietto) per una festa sicuramente originale. Appuntamento di buon mattino nella vicina Gambassi (uno schiaffo anche al campanilismo, vista la rivalità tra i due borghi) per aiutare i volontari dell’associazione Greenbassi a raccogliere i rifiuti abbandonati dagli incivili.
Pettorina fluorescente e tanta buona volontà, hanno iniziato a ripulire il borgo. Dove hanno incontrato il sindaco Paolo Campinoti, che non ha nascosto la sua sorpresa e si è complimentato con la futura sposa: «Pulizia con addio al nubilato e con sposa montaionese. Che dire? Troppo bello. Complimenti a Giulia per la scelta “green”. Encomiabile». E Giulia spiega così la sua scelta: «Gli addii al nubilato tradizionali non mi sono mai piaciuti. Ho pensato di fare qualcosa di diverso».
E la sua professione di pedagogista le ha suggerito alcune valide alternative: «Faccio anche formazione agli insegnanti delle scuole. Si parla molto del tema del rispetto dell’ambiente. Allora ho deciso di aderire all’iniziativa dell’associazione Greenbassi. Ed è incredibile la quantità di rifiuti che abbiamo trovato, a testimonianza di quanta maleducazione c’è in giro e di quanto c’è ancora da fare in tema di educazione. È stata comunque una bellissima esperienza, ne è proprio valsa la pena».
Ma non è finita qui. Perché nel weekend dell'8 e 9 luglio ci sarà la festa-bis. Stavolta però a Prato: «Un mio amico fa servizio da tempo alla mensa dei poveri. Sabato e domenica andremo tutti a dargli una mano. Ci saranno le mie amiche, ma anche i ragazzi, compreso il mio futuro sposo. Sarà un’occasione – sottolinea la pedagogista – per fare qualcosa di utile e aiutare, nel nostro piccolo, chi ha davvero bisogno».
Poi, dopo l’insolita festa-bis di addio al nubilato, l’appuntamento-clou... stavolta in chiesa. In quella di San Regolo, a Montaione, dove il 22 luglio Giulia e Marco diventeranno marito e moglie.












2017.

20.5.17

Caterina e Massimo, le fedi sull'altare le porta il cane Raf Lei è non vedente, il labrador è il suo amico inseparabile: matrimonio originalissimo a Padova

Ecco una  storia in cui   nn mi da fastido  un cane in chiesa  e  in cui l'animale   non usato per pavonegiarsi o come  giocattolo   che lo puoi portare  ovunque  

Caterina e Massimo, le fedi sull'altare le porta il cane Raf
Lei è non vedente, il labrador è il suo amico inseparabile: matrimonio originalissimo a Padova, nella basilica di Santa Giustina  di Silvia Quaranta

PADOVA. Un sì molto particolare, quello fra Caterina e Massimo, che questa mattina si sono giurati amore eterno nella chiesa di Santa Giustina, sulle splendide note dell'Ave Maria di Schubert. Le due fedi nuziali sono state portate all'altare dal loro cane Raf, un labrador addestrato come cane guida: Caterina, infatti, è non vedente, e nel suo giorno più bello ha voluto riservare al suo migliore amico un ruolo molto speciale.
Raf, però, era emozionato quanto i due sposini, e nella strada fino all'altare si è fatto un po' prendere dai saluti con tutti i familiari.
Il cane Raf porta le fedi agli sposiUn sì molto particolare, quello fra Caterina e Massimo, che si sono giurati amore eterno nella chiesa di Santa Giustina, sulle splendide note dell'Ave Maria di Schubert. Le due fedi nuziali sono state portate all'altare dal loro cane Raf, un labrador addestrato come cane guida: Caterina, infatti, è non vedente, e nel suo giorno più bello ha voluto riservare al suo migliore amico un ruolo molto speciale. Raf, però, era emozionato quanto i due sposini, e nella strada fino all'altare si è fatto un po' prendere dai saluti con tutti i familiari.

14.9.16

Prime nozze gay a Udine lontano dai riflettori Due donne hanno pronunciato il “fatidico sì” davanti al sindaco Honsell. Il primo cittadino: è un fatto epocale, un passo avanti verso l’uguaglianza

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L'Arcigay: "La riservatezza non è un cattivo segnale"

Due donne hanno pronunciato il “fatidico sì” davanti al sindaco Honsell. Il primo cittadino: è un fatto epocale, un passo avanti verso l’uguaglianza

di Giulia Zanello
da   http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca del 14\9\2016










UDINE.
Hanno coronato il loro sogno d’amore, scegliendo di farlo, però, lontano dai riflettori. A Udine, ieri alle dodici, è stato celebrato il primo matrimonio gay tra due donne.
A ufficializzare l’unione civile il sindaco della città Furio Honsell, in una data che segna una giornata storica nel mondo dei diritti civili.
La notizia è stata diffusa solamente nel pomeriggio, rispettando così la volontà della coppia di non ufficializzare dati anagrafici e altri dettagli, per evitare un ritorno mediatico che non avrebbero desiderato né per loro né per i loro familiari. Della coppia di donne friulana protagonista di una giornata da non dimenticare per la città si sa dunque pochissimo, ma a spendere una parola per sostenere una battaglia di civiltà è stato lo stesso sindaco.
«Quello di oggi è un fatto epocale per Udine perché è stato compiuto per la prima volta un atto di unione civile tra due persone dello stesso sesso – ha affermato il primo cittadino Furio Honsell –. Un grande passo avanti per i diritti civili e l’uguaglianza, l’equità e la parità delle persone omosessuali. Un primo passo – ha aggiunto – per superare la sofferenza che tante discriminazioni hanno provocato e continuano a provocare purtroppo in molte altre parti del mondo».
Ma questa è solo la prima di numerose altre richieste che sono pervenute agli uffici dell’Anagrafe di via Beato Odorico. Entro fine mese sarà infatti celebrato un altro matrimonio – anche in questo caso in Comune le bocche sono cucite –, mentre prima di Natale in lista ce ne sono altre cinque. Si riprenderà nuovamente a gennaio, con altre sei coppie che stanno in queste settimane contattando gli uffici per richiedere informazioni. Insomma, a meno di un anno dalla legge Cirinnà – «passaggio storico per la legislazione italiana promosso dal governo Renzi e per la piena affermazione dei diritti civili», ha precisato Honsell – le coppie omosessuali che decidono di giurare davanti a un ufficiale di Stato potrebbero raggiungere la dozzina solo nel capoluogo friulano. Allargando lo sguardo alla provincia udinese, già in diversi comuni sono squillati i telefoni degli uffici per chiarimenti e prenotazioni di sale, ma non tutti i sindaci scalpitano all’idea di unire in matrimonio due persone dello stesso sesso.
A Tolmezzo, al momento, è in calendario una richiesta per l’estate del 2017, come conferma il sindaco Francesco Brollo che, dinanzi alle richieste, non si tirerà indietro delegando altri funzionari. «Ho giurato sulla Costituzione e celebrerò le unioni civili così come celebro i matrimoni tradizionali – precisa –, perché ritengo questa legge sia un passaggio di civiltà che non toglie nulla a nessuno».
A Tarvisio il primo cittadino Renato Carlantoni informa che al momento non sono state avanzate domande, «ma essendo una legge di Stato che da sindaco devo applicare, e siccome nessuno può costringermi a celebrare, delegherò al funzionario d’anagrafe se dovessero giungere richieste». Lo stesso farà anche il collega di Codroipo, Fabio Marchetti, nel caso in cui dovesse presentarsi qualche richiesta di questo genere.
E al proposito intende esprimere la propria posizione: «Non intendo celebrare matrimoni di questo tipo – spiega – come di fatto non celebro nemmeno altri matrimoni e per questo ho delegato tutti i consiglieri a farlo. Difficilmente – aggiunge – si troverà disponibilità: in maggioranza siamo tutti contrari e anche nella minoranza ritengo ci sarà qualche problema».
Ben più favorevole alle unioni gay la posizione di alcuni sindaci della Bassa, tra i quali Francesco Martines di Palmanova, Gianluigi Savino di Cervignano e Giorgio Pietro Del Frate di San Giorgio di Nogaro, che rimarca la sua posizione istituzionale e laica: «Sono un ufficiale di Stato civile, se c’è una legge va rispettata». A Cervignano Savino «celebrerà senza problemi» e anche nella città stellata, dove al momento non sono giunte richieste, nessuna preclusione, anzi. «Questa legge ci mette al passo con l’Europa – sostiene Martines –: celebrerò le unioni civili, e lo farò nel Salone d’onore».

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...