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18.6.12

La discesa


Centoquaranta giorni estremi. Di vita, di resistenza, di ferraglia. Centoquaranta giorni dall'alto, di fronte a un panorama di gomitoli bigi, in un'altezza che non sfiorava il cielo. La bandiera è stata arrotolata e Stanislao ha toccato nuovamente terra. La sua battaglia si è conclusa. Forse. 

A lato: il sindaco Pisapia in compagnia dei lavoratori Treninotte durante le feste pasquali 2012
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Stanislao era l'ultimo dei dipendenti della Wagon Lits, i treni-notte soppressi lo scorso dicembre. Da allora era salito sul traliccio assieme ad altri compagni. Da lassù, guardava scorrere i serpenti grigi e la sua vita filante. Li sentiva fischiare e la mente correva dalle sabbie infuocate ad ali di gabbiano, ad albe irrorate di sole, a ottocenteschi tramonti. L'Orient Express, chissà.
Lui non si fermava mai. Per questo, il 10 giugno, quando li hanno reintegrati tutti, Stanislao era rimasto in alto. "Perché ancora trenta lavoratori rischiano il posto", spiegava. Fin quando il caldo non l'ha vinto. Non la solitudine, perché uno come Stanislao non ha timore di sé stesso. Quella torre futurista era diventata il suo confessionale, il suo specchio, l'albero su cui si arrampicava da bambino.
Adesso la canicola fiacca Milano, e anche questo è normale, questo untume appiccicoso che tutto travolge. Ma la torre, io la vedo sempre gelida, come la prima volta, in due ore piovose. Muta e sordida, monumento di moderne schiavitù. Ma Stanislao l'ha promesso: tornerà presso quel gigante scuro. Lo farà per quei trenta colleghi. Lo farà per i suoi occhi di stelle. Lo farà per i fulgidi raggi di sole.

29.2.12

Liberate Rossella Urru!



Rossella Urru, 29 anni, volontaria italiana e rappresentate del Comitato Internazionale Sviluppo dei popoli (CISP), operava in Algeria, nei campi profughi Saharawi, per portare aiuto alla popolazione, in particolare ai bambini. Nella notte tra il 22 e 23 ottobre 2011, mentre cenava con alcuni colleghi spagnoli (Ainhoa Fernandez de Rincon dell'Associazione amici del popolo Saharawi e Enric Gonyalons, dell'organizzazione Mundobat) è stata prelevata da terroristi islamisti e di lei si son perse le tracce. Oggi, 29 febbraio, i blogger si dànno appuntamento sul web per ricordare Rossella e altri nostri connazionali rapiti: Maria Sandra Mariani, Giovanni Lo Porto, Franco Molinara, Valerio Longo, Letterio La Maestra, Agostino Musumeci, Valentino Longo, Daniele Grasso e Carmelo Sortino [lista delle adesioni nel blog di Sabrina Ancarola, http://sabrinaancarola.blogspot.com/]. Chiediamo di supportare l'iniziativa condividendo e commentando i post in rete oggi e pubblicando una foto di Rossella sui rispettivi blog, sul profilo di Facebook ecc.

"Ci sono donne straordinarie che non fanno niente per essere notate e con grande cuore donano la propria vita agli altri. Manteniamo viva l'attenzione su Rossella Urru. I media non lo fanno, sensibilizziamo il governo, spetta a noi!"

(Sabrina Ancarola)

29.12.08

Alì dagli occhi azzurri

PROFEZIA Pier Paolo Pasolini







                                                       

Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.


Essi sempre umili
Essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie…


… deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì
dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere –
usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno
dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi
per insegnare la gioia di vivere,
prima di giungere a Londra
per insegnare a essere liberi,
prima di giungere a New York,
per insegnare come si è fratelli
- distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno su come zingari
verso nord-ovest
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento…


Pier Paolo Pasolini




5.11.08

Hussein, da non credere!


Ho puntato la sveglia alle 5,30 e sono stato fortunato. Così ho visto in diretta Jesse Jackson ascoltare Obama in silenzio, immobile, mentre le lacrime gli rigavano il volto. E sul quel viso c'era Martin Luther King, Angela Davis, Nelson Mandela. Ho seguito il discorso di McCain, dignitoso e rispettoso della contesa. Laggiù quando si perde non si invocano i brogli. Poi Obama. Già. E così mentre in Italia si faranno classi separate per bianchi e diversi dal bianco, negli Usa eleggono presidente un uomo nato a Honolulu da padre Kenyota, vissuto da piccolo in Indonesia. Che di nome fa Barack Hussein! Insomma una svolta epocale. E siccome al di là dei massimi sistemi si vive anche di piccole soddisfazioni, stamattina davanti al caffè ho immaginato il cattivo risveglio di Borghezio, Boso, Calderoli, Castelli, Bossi e compagnia. Gentaglia che siamo riusciti a mandare al governo del nostro paese. E il prode Gasparri che non si è risparmiato la cialtronata giornaliera (Al Qaeda sarà contenta). E che dire di quel pirlone di ministro degli esteri che si è affrettato a dire che tra Obama e il suo capo ci sono molte similitudini. Certo, come tra la Gioconda e Cicciolina. Per compiacere il cavaliere c'è chi mangerebbe sterco e direbbe che sa di cacao. Non so se Obama cambierà il mondo. So però che non sarà più il mondo del gruppo di texani che stava attorno a Bush e che la maggioranza degli americani ha già consegnato alla storia definendoli "vecchi scemi bianchi". Barack Hussein. Che giorno quel 5 novembre 2008!




Raffaele Mangano



5.6.08

Un Pride con spirito d'aquila

Gli omosessuali cristiani non mancheranno al Pride. Non possono mancare, come ha ben sintetizzato Gianni Geraci. E forse, per una volta, saranno meno soli. Una solitudine, o meglio un'esclusione, decretata non semplicemente dalla gerarchia ecclesiastica e da una società di nuovo ossessionata dalla fobia del "diverso", ma talora anche dagli stessi gay e lesbiche "laici". Per anni considerati marginali, stravaganti e - quasi - traditori della "causa", se non addirittura la quintessenza della contraddittorietà, i credenti stanno riuscendo pian piano, con una tenacia ammirevole, a uscire da quelle catacombe in cui erano stati confinati. 



E' proprio vero che gli omosessuali sono tutti travestiti, privi di codice morale, provocatori, effeminati o mascolini e, conseguenzialmente, irreligiosi? Chiunque ne conosca qualcuno di persona non può che rispondere in modo negativo; eppure, nonostante ciò, quante volte ci siamo abbandonati ai luoghi comuni, senza tentar nulla per contrastarli ?
E' indispensabile riflettere sul "mutamento sociale in atto col legame tra sessualità e consumoJosé Antonio Trasferetti, teologo morale e fra i primi sacerdoti a elaborare una pastorale per le persone gay - L'universo gay rappresenta oggi un target: conta su reti specializzate in pubblicazioni, campagne pubblicitarie, servizi [...] sempre più assediati dalle marche". In questa prospettiva, "l'omosessuale 'diventa uguale' all'eterosessuale non in quanto cittadino, essere umano, lavoratore, contribuente, che ha una famiglia e/o religiosità, ma perché è un consumatore [...]. Intanto permangono gli alti livelli di violenza e discriminazione contro gli omosessuali", specialmente se poveri e non "alla moda". E' esattamente il modello proposto dai più importanti mezzi di comunicazione di massa.        Il contributo degli omosessuali credenti, ma in genere di chiunque lotti per un'affermazione di sé come soggetto di diritti e doveri - diventa allora indispensabile per proporsi come fattori di arricchimento per la propria ed altrui umanità. Più volte abbiamo sostenuto, qui e altrove, che pure l'esperienza degli omosessuali è decisiva per affrontare i problemi più svariati: non solo quelli strettamente legati


 ( Tamara De Lempicka, Le fanciulle, 1929 ca.)


all'affettività, ma alla pace, al rifiuto di ogni discriminazione e sfruttamento, specie verso i più deboli, alla presa di coscienza della diversità di ognuno, coi propri pregi e le proprie mancanze. Possono rappresentare una "via stretta" ma luminosa e imprevista per decifrare il Mistero.
Ecco perché quest'anno si "sdoppieranno". Una loro delegazione sarà infatti presente, gli stessi giorni, anche al convegno di Noi Siamo Chiesa.

Persino la massificazione stigmatizzata dall'ultimo Pasolini può servire come mezzo per una più capillare diffusione d'un messaggio alternativo. Proprio lo strumento più efficace, non di rado micidiale, per "appiattire" le differenze, non in nome della democrazia ma del Mercato, contiene in sé il germe del suo annientamento, se si vorrà individuarlo e combatterlo, dopo averlo sfruttato.

La decisione di invitare alla kermesse anche rom e perseguitati politici (e sessuali) di altri Paesi ci sembra un buon inizio. Di notevole interesse la notizia che, per la prima volta, parteciperà un'associazione musulmana, la Islamic Anti-Defamation League. Gli umanisti, dal canto loro, hanno trasmesso la consueta adesione.

Anche per gli omosessuali di buona volontà, insomma, pare giunta l'ora degli spiriti liberi e aperti, capaci di trascendersi. Lo spirito delle vette, lo spirito dell'aquila. Sappiano anch'essi disegnare orizzonti amplissimi, traccino per primi strade nuove e coraggiose, non temano il conformismo che pervade anche le loro come le altrui comunità, e vivano nel mondo, senza farsi possedere dal mondo




 

 

                             Daniela Tuscano





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2.12.07

Il suo film gira il mondo ma il regista non può





Leggo,sempre più  basito  per  come  è ridotta questa  mia povera Italia,( mi viene in mente  la canzone di Battiato povera patria   e questa citazione "Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso degli uomini onesti." di Martin Luther King
di questa  notizia   vergognosa  ma  che purtroppo  è solo la  punta  di un icerbeg  in ambito  d'iimmigrazione  come  dimostra  il  film documentario di  mare nostrum di Stefano Mencherini censurato dai  nostri schermi  ma  che  trovate in rete  su google video  ( qui l'url dove  vederlo  o scaricarlo ) oppure lo potete  trovare cercandolo all'interno del portale  www.arcoiris.tv oppure  richiederlo all'autore smencherini@libero.it

eccone  uno stralciio  poreso da  youtube




Ma  ora  veniamo  alla  news    del post  d'oggi

IL suo film in pochi mesi ha girato il mondo: dal Cairo a Buenos Aires, da Città del Messico a Los Angeles. E' arrivato anche nei paesi arabi. Tra pochi giorni sarà proiettato a Dubai. Ma Mohsen Melliti, regista e scrittore di origine tunisina, non ha mai potuto assistere alle proiezioni del suo lavoro all'estero. Ha perso opportunità importanti per incontrare colleghi di ogni
parte del mondo, e anche denaro. Il paradosso - "il film può girare all'estero, il suo autore no" - è stato segnalato dal Movimento dei Centoautori in una lettera al capo dello Stato.
Tra i firmatari, Francesca Archibugi, Raoul Bova (  in una scena del film  nela foto  a sinistra  ) , Daniele Luchetti, Riccardo Scamarcio e Paolo Virzì.
Suscita ovunque sconcerto, hanno scritto, che Mohsen Melliti, che vive in Italia da vent'anni, sia ancora un apolide.
Questa condizione è all'origine del problema. Mohsen Melliti è un esiliato e, in quanto tale, non ha un passaporto. Non ne ha uno del suo paese di origine perché se n'è andato per ragioni politiche e non può più tornarvi, non ne ha uno del suo paese di adozione perché non è cittadino italiano. La sua libertà di circolare - che è una libertà costituzionale - dovrebbe essere garantita da un "Documento di viaggio" la cui durata - al massimo due anni - è legata a quella del permesso di soggiorno. Il fatto è che molti paesi per la concessione del visto d'ingresso chiedono un documento valido almeno sei mesi. Così, quando mancano meno di sei mesi alla scadenza del suo "Documento di viaggio", Mohsen Melliti deve restare in Italia. Inoltre, benché il suo "Documento di viaggio" sia formalmente valido per tutti i paesi riconosciuti dal governo italiano (con l'esclusione, per ovvi motivi, della Tunisia) in realtà è accettato senza problemi solo dagli Stati dell'area Schengen.
Due settimane fa, dopo una complicata battaglia di carte bollate, Mohsen Melliti ha ottenuto un rinnovo anticipato del suo "Documento di viaggio". Ma siccome la durata di questo rinnovo è stata fissata in otto mesi, a febbraio ne mancheranno sei alla scadenza e il problema si riproporrà per intero.
Il suo film - che è uscito nel maggio scorso - è stato interamente realizzato in Italia, con un cast italiano ( il protagonista è Raoul Bova, che ha anche prodotto la pellicola ), da maestranze e tecnici italiani. Non era scontato: non essendo cittadino italiano, Mohsen Melliti non ha potuto ottenere alcun contributo pubblico e ha interamente autoprodotto la sua opera. Così suona un po' amaramente ironico il titolo Io,l'altro perché l'autore è, appunto, entrambi i soggetti.
Lavora in Italia, arricchisce la nostra cultura, ma l'Italia lo considera uno straniero.
Ci sarebbe una soluzione, molto semplice. Lo stesso Mohsen Melliti l'ha esposta al presidente della Repubblica in una lettera che comincia così: "In Italia sono cresciuto dal punto di vista intellettuale e umano. Devo al vostro paese profonda riconoscenza per avermi accolto e fatto sentire a casa. Ho affrontato con entusiasmo e senza rassegnazione le difficoltà di inserimento che ogni immigrato sperimenta quotidianamente".
Le ha anche superate, come riconoscono i colleghi. Ed ecco la soluzione: dare a Mohsen Melliti la cittadinanza italiana. Ha presentato la richiesta un anno fa e ancora attende risposta. Gli uffici gli hanno fatto sapere che ci vorranno ancora tre o quattro anni di attesa.

(glialtrinoi@repubblica.it)
 

concludo con  una canzone in canna  nel cdc che  stavo ascoltando mentre terminavo di fare copia e incolla di questo articolo  . Essa  nonostante i suoi  30 anni  è  ancora  attuale   esssa  è  Aida di quello che fu un altro mio  punto di riferimento oltre  de Andrè Rino Gaetano

AIDA
Lei sfogliava i suoi ricordi
le sue istantanee
i suoi tabù
le sue madonne i suoi rosari
e mille mari
e alalà
i suoi vestiti di lino e seta
le calze a rete
Marlene e Charlot
e dopo giugno il gran conflitto
e poi l'Egitto
un'altra età
marce svastiche e federali
sotto i fanali
l'oscurità
e poi il ritorno in un paese diviso
nero nel viso
più rosso d'amore
Aida come sei bella
Aida le tue battaglie
i compromessi
la povertà
i salari bassi la fame bussa
il terrore russo
Cristo e Stalin
Aida la costituente
la democrazia
e chi ce l'ha
e poi trent'anni di safari
fra antilopi e giaguari
sciacalli e lapin
Aida come sei bella









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