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Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
18.6.12
La discesa
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29.2.12
Liberate Rossella Urru!
Rossella Urru, 29 anni, volontaria italiana e rappresentate del Comitato Internazionale Sviluppo dei popoli (CISP), operava in Algeria, nei campi profughi Saharawi, per portare aiuto alla popolazione, in particolare ai bambini. Nella notte tra il 22 e 23 ottobre 2011, mentre cenava con alcuni colleghi spagnoli (Ainhoa Fernandez de Rincon dell'Associazione amici del popolo Saharawi e Enric Gonyalons, dell'organizzazione Mundobat) è stata prelevata da terroristi islamisti e di lei si son perse le tracce. Oggi, 29 febbraio, i blogger si dànno appuntamento sul web per ricordare Rossella e altri nostri connazionali rapiti: Maria Sandra Mariani, Giovanni Lo Porto, Franco Molinara, Valerio Longo, Letterio La Maestra, Agostino Musumeci, Valentino Longo, Daniele Grasso e Carmelo Sortino [lista delle adesioni nel blog di Sabrina Ancarola, http://
"Ci sono donne straordinarie che non fanno niente per essere notate e con grande cuore donano la propria vita agli altri. Manteniamo viva l'attenzione su Rossella Urru. I media non lo fanno, sensibilizziamo il governo, spetta a noi!"
(Sabrina Ancarola)
29.12.08
Alì dagli occhi azzurri
Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili
Essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie…
… deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Alì
dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere –
usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno
dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi
per insegnare la gioia di vivere,
prima di giungere a Londra
per insegnare a essere liberi,
prima di giungere a New York,
per insegnare come si è fratelli
- distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno su come zingari
verso nord-ovest
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento…
Pier Paolo Pasolini
5.11.08
Hussein, da non credere!
5.6.08
Un Pride con spirito d'aquila
all'affettività, ma alla pace, al rifiuto di ogni discriminazione e sfruttamento, specie verso i più deboli, alla presa di coscienza della diversità di ognuno, coi propri pregi e le proprie mancanze. Possono rappresentare una "via stretta" ma luminosa e imprevista per decifrare il Mistero.
Ecco perché quest'anno si "sdoppieranno". Una loro delegazione sarà infatti presente, gli stessi giorni, anche al convegno di Noi Siamo Chiesa.
Persino la massificazione stigmatizzata dall'ultimo Pasolini può servire come mezzo per una più capillare diffusione d'un messaggio alternativo. Proprio lo strumento più efficace, non di rado micidiale, per "appiattire" le differenze, non in nome della democrazia ma del Mercato, contiene in sé il germe del suo annientamento, se si vorrà individuarlo e combatterlo, dopo averlo sfruttato.
Anche per gli omosessuali di buona volontà, insomma, pare giunta l'ora degli spiriti liberi e aperti, capaci di trascendersi. Lo spirito delle vette, lo spirito dell'aquila. Sappiano anch'essi disegnare orizzonti amplissimi, traccino per primi strade nuove e coraggiose, non temano il conformismo che pervade anche le loro come le altrui comunità, e vivano nel mondo, senza farsi possedere dal mondo
2.12.07
Il suo film gira il mondo ma il regista non può
Leggo,sempre più basito per come è ridotta questa mia povera Italia,( mi viene in mente la canzone di Battiato povera patria e questa citazione "Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso degli uomini onesti." di Martin Luther King ) di questa notizia vergognosa ma che purtroppo è solo la punta di un icerbeg in ambito d'iimmigrazione come dimostra il film documentario di mare nostrum di Stefano Mencherini censurato dai nostri schermi ma che trovate in rete su google video ( qui l'url dove vederlo o scaricarlo ) oppure lo potete trovare cercandolo all'interno del portale www.arcoiris.tv oppure richiederlo all'autore smencherini@libero.it
eccone uno stralciio poreso da youtube
Ma ora veniamo alla news del post d'oggi
IL suo film in pochi mesi ha girato il mondo: dal Cairo a Buenos Aires, da Città del Messico a Los Angeles. E' arrivato anche nei paesi arabi. Tra pochi giorni sarà proiettato a Dubai. Ma Mohsen Melliti, regista e scrittore di origine tunisina, non ha mai potuto assistere alle proiezioni del suo lavoro all'estero. Ha perso opportunità importanti per incontrare colleghi di ogni parte del mondo, e anche denaro. Il paradosso - "il film può girare all'estero, il suo autore no" - è stato segnalato dal Movimento dei Centoautori in una lettera al capo dello Stato.
Tra i firmatari, Francesca Archibugi, Raoul Bova ( in una scena del film nela foto a sinistra ) , Daniele Luchetti, Riccardo Scamarcio e Paolo Virzì. Suscita ovunque sconcerto, hanno scritto, che Mohsen Melliti, che vive in Italia da vent'anni, sia ancora un apolide.
Questa condizione è all'origine del problema. Mohsen Melliti è un esiliato e, in quanto tale, non ha un passaporto. Non ne ha uno del suo paese di origine perché se n'è andato per ragioni politiche e non può più tornarvi, non ne ha uno del suo paese di adozione perché non è cittadino italiano. La sua libertà di circolare - che è una libertà costituzionale - dovrebbe essere garantita da un "Documento di viaggio" la cui durata - al massimo due anni - è legata a quella del permesso di soggiorno. Il fatto è che molti paesi per la concessione del visto d'ingresso chiedono un documento valido almeno sei mesi. Così, quando mancano meno di sei mesi alla scadenza del suo "Documento di viaggio", Mohsen Melliti deve restare in Italia. Inoltre, benché il suo "Documento di viaggio" sia formalmente valido per tutti i paesi riconosciuti dal governo italiano (con l'esclusione, per ovvi motivi, della Tunisia) in realtà è accettato senza problemi solo dagli Stati dell'area Schengen.
Due settimane fa, dopo una complicata battaglia di carte bollate, Mohsen Melliti ha ottenuto un rinnovo anticipato del suo "Documento di viaggio". Ma siccome la durata di questo rinnovo è stata fissata in otto mesi, a febbraio ne mancheranno sei alla scadenza e il problema si riproporrà per intero.
Il suo film - che è uscito nel maggio scorso - è stato interamente realizzato in Italia, con un cast italiano ( il protagonista è Raoul Bova, che ha anche prodotto la pellicola ), da maestranze e tecnici italiani. Non era scontato: non essendo cittadino italiano, Mohsen Melliti non ha potuto ottenere alcun contributo pubblico e ha interamente autoprodotto la sua opera. Così suona un po' amaramente ironico il titolo Io,l'altro perché l'autore è, appunto, entrambi i soggetti.
Lavora in Italia, arricchisce la nostra cultura, ma l'Italia lo considera uno straniero.
Ci sarebbe una soluzione, molto semplice. Lo stesso Mohsen Melliti l'ha esposta al presidente della Repubblica in una lettera che comincia così: "In Italia sono cresciuto dal punto di vista intellettuale e umano. Devo al vostro paese profonda riconoscenza per avermi accolto e fatto sentire a casa. Ho affrontato con entusiasmo e senza rassegnazione le difficoltà di inserimento che ogni immigrato sperimenta quotidianamente".
Le ha anche superate, come riconoscono i colleghi. Ed ecco la soluzione: dare a Mohsen Melliti la cittadinanza italiana. Ha presentato la richiesta un anno fa e ancora attende risposta. Gli uffici gli hanno fatto sapere che ci vorranno ancora tre o quattro anni di attesa.
(glialtrinoi@repubblica.it)
concludo con una canzone in canna nel cdc che stavo ascoltando mentre terminavo di fare copia e incolla di questo articolo . Essa nonostante i suoi 30 anni è ancora attuale esssa è Aida di quello che fu un altro mio punto di riferimento oltre de Andrè Rino Gaetano
- AIDA
Lei sfogliava i suoi ricordi
le sue istantanee
i suoi tabù
le sue madonne i suoi rosari
e mille mari
e alalà
i suoi vestiti di lino e seta
le calze a rete
Marlene e Charlot
e dopo giugno il gran conflitto
e poi l'Egitto
un'altra età
marce svastiche e federali
sotto i fanali
l'oscurità
e poi il ritorno in un paese diviso
nero nel viso
più rosso d'amore
Aida come sei bella
Aida le tue battaglie
i compromessi
la povertà
i salari bassi la fame bussa
il terrore russo
Cristo e Stalin
Aida la costituente
la democrazia
e chi ce l'ha
e poi trent'anni di safari
fra antilopi e giaguari
sciacalli e lapin
Aida come sei bella
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