5.6.08

Un Pride con spirito d'aquila

Gli omosessuali cristiani non mancheranno al Pride. Non possono mancare, come ha ben sintetizzato Gianni Geraci. E forse, per una volta, saranno meno soli. Una solitudine, o meglio un'esclusione, decretata non semplicemente dalla gerarchia ecclesiastica e da una società di nuovo ossessionata dalla fobia del "diverso", ma talora anche dagli stessi gay e lesbiche "laici". Per anni considerati marginali, stravaganti e - quasi - traditori della "causa", se non addirittura la quintessenza della contraddittorietà, i credenti stanno riuscendo pian piano, con una tenacia ammirevole, a uscire da quelle catacombe in cui erano stati confinati. 



E' proprio vero che gli omosessuali sono tutti travestiti, privi di codice morale, provocatori, effeminati o mascolini e, conseguenzialmente, irreligiosi? Chiunque ne conosca qualcuno di persona non può che rispondere in modo negativo; eppure, nonostante ciò, quante volte ci siamo abbandonati ai luoghi comuni, senza tentar nulla per contrastarli ?
E' indispensabile riflettere sul "mutamento sociale in atto col legame tra sessualità e consumoJosé Antonio Trasferetti, teologo morale e fra i primi sacerdoti a elaborare una pastorale per le persone gay - L'universo gay rappresenta oggi un target: conta su reti specializzate in pubblicazioni, campagne pubblicitarie, servizi [...] sempre più assediati dalle marche". In questa prospettiva, "l'omosessuale 'diventa uguale' all'eterosessuale non in quanto cittadino, essere umano, lavoratore, contribuente, che ha una famiglia e/o religiosità, ma perché è un consumatore [...]. Intanto permangono gli alti livelli di violenza e discriminazione contro gli omosessuali", specialmente se poveri e non "alla moda". E' esattamente il modello proposto dai più importanti mezzi di comunicazione di massa.        Il contributo degli omosessuali credenti, ma in genere di chiunque lotti per un'affermazione di sé come soggetto di diritti e doveri - diventa allora indispensabile per proporsi come fattori di arricchimento per la propria ed altrui umanità. Più volte abbiamo sostenuto, qui e altrove, che pure l'esperienza degli omosessuali è decisiva per affrontare i problemi più svariati: non solo quelli strettamente legati


 ( Tamara De Lempicka, Le fanciulle, 1929 ca.)


all'affettività, ma alla pace, al rifiuto di ogni discriminazione e sfruttamento, specie verso i più deboli, alla presa di coscienza della diversità di ognuno, coi propri pregi e le proprie mancanze. Possono rappresentare una "via stretta" ma luminosa e imprevista per decifrare il Mistero.
Ecco perché quest'anno si "sdoppieranno". Una loro delegazione sarà infatti presente, gli stessi giorni, anche al convegno di Noi Siamo Chiesa.

Persino la massificazione stigmatizzata dall'ultimo Pasolini può servire come mezzo per una più capillare diffusione d'un messaggio alternativo. Proprio lo strumento più efficace, non di rado micidiale, per "appiattire" le differenze, non in nome della democrazia ma del Mercato, contiene in sé il germe del suo annientamento, se si vorrà individuarlo e combatterlo, dopo averlo sfruttato.

La decisione di invitare alla kermesse anche rom e perseguitati politici (e sessuali) di altri Paesi ci sembra un buon inizio. Di notevole interesse la notizia che, per la prima volta, parteciperà un'associazione musulmana, la Islamic Anti-Defamation League. Gli umanisti, dal canto loro, hanno trasmesso la consueta adesione.

Anche per gli omosessuali di buona volontà, insomma, pare giunta l'ora degli spiriti liberi e aperti, capaci di trascendersi. Lo spirito delle vette, lo spirito dell'aquila. Sappiano anch'essi disegnare orizzonti amplissimi, traccino per primi strade nuove e coraggiose, non temano il conformismo che pervade anche le loro come le altrui comunità, e vivano nel mondo, senza farsi possedere dal mondo




 

 

                             Daniela Tuscano





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1 commento:

compagnidiviaggio ha detto...

questa è la vera chiesa