De Amicis l'avrebbe scelto come protagonista di uno dei suoi racconti mensili, Valor civile. Ma, stavolta, la vicenda è autentica: un ragazzino rom, di 12 anni, salva un coetaneo italiano dall'annegamento. Lo fa d'istinto, senza pensarci troppo, avvertendo il richiamo della comune umanità. Un'altra rom, anch'essa dodicenne, sensibile amante dell'arte e figlia d'un pastore protestante, rimane invece vittima d'un odioso episodio di xenofobia da parte di fanatici italiani.
Notizie che hanno trovato spazio all'interno dei quotidiani, in smilzi trafiletti. Solo alcuni bloggers, capisaldi dell'informazione indipendente fino a che quest'ultima potrà sopravvivere, hanno dato loro la giusta rilevanza. Le prime pagine dei giornali hanno al contrario strillato ai quattro venti la sciagura di due donne italiane, travolte da un romeno ubriaco.
Lo riteniamo del tutto normale, anche noi che pure ci sdegniamo di fronte al razzismo montante. Stiamo convivendo con esso senza accorgercene, inconsciamente e freddamente indifferenti, come un foglio bianco dove tutto si può riscrivere. Perché - ha notato Amos Luzzatto su "Repubblica" - siamo diventati un Paese senza memoria.
Solo un Paese senza memoria può sopportare e anzi metabolizzare l'aberrante "proposta" d'un Ministro dell'Interno di schedare i rom, anche se bambini. Questo il motivo della nostra atarassia, non la scarsa simpatia verso gli zingari - come siamo ancora abituati a chiamare i nuovi paria. Lo ha denunciato don Colmegna nella sua lucida disamina della situazione attuale. Non si tratta di "buonismo" contro "cattivismo"; i manichei d'ogni risma, quando non sono in malafede, risultano quantomeno ignoranti (e stupidi). Siamo preda di quella "paura liquida" di cui parla Baumann e cui aveva accennato anche la scrivente nel suo precedente post, intitolato appunto Paura della paura. Abbiamo assorbito, come un virus, la sindrome del Nemico, anch'egli liquido e proteiforme: una volta rom, un'altra romeno, un'altra ancora arabo, poi comunista, poi relativista... e così via, in un vortice senza conclusione.
Senonché, pure i bambini sono liquidi: perché si ritrovano ovunque, come pesci nel mare, e si annusano, si riconoscono, penetrano la loro stessa, reciproca nudità, non si preoccupano da dove vengono e dove vanno. Inafferrabili e prensili al tempo stesso, i più espliciti e quelli maggiormente esposti alla ferocia degli adulti. I bambini ricompongono tutto, e non sono definibili in nessuna categoria. Non per nulla, dunque, Hitler li odiava, e non per nulla li odia Maroni. Mentre il nostro ventre molle tutto macina, tutto ingoia, tutto espelle, torbido e disfatto come una carcassa di rifiuti.
Daniela Tuscano
2 commenti:
ops dimenticavo l'unità del 2662008
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impronte per schedatura dei bambini rom voluta da Maroni, foto Ansa
Il Garante per la privacy ha deciso di chiedere informazioni alle autorità competenti e in particolare ai Prefetto di Roma, Milano e Napoli, nominati Commissari straordinari di governo per la cosiddetta "emergenza rom", sull'eventuale ricorso a forme di rilevazione anche biometriche - cioè di impronte digitali - estese ai minori. Questo tipo di schedatura che secondo il Viminale deve essere attivata per identificazione o di censimento delle comunità di nomadi sarebbe per il Garante lesiva della dignità personale e discriminatoria in particolare se applicata nei confronti di minori.
Anche il Capo di Gabinetto del ministro per le Pari Opportunità, Simonetta Matone, ex giudice minorile, sembra disoociarsi dall'iniziativa annunciata dal ministro dell'Interno, il leghista Roberto Calderoli. Intervendo all'incontro per i 21 anni di Telefono Azzurro la Matone dice infatti: «Troppo spesso il pregiudizio ideologico frena la tutela e la difesa dei bambini. Con i piccoli rom si violano spesso tutti i diritti. Prendere le impronte digitali è una prassi consolidata da sempre negli uffici giudiziari minorili. Da noi in tribunale abbiamo pacchi così di impronte digitali di piccoli rom». E ha aggiunto: «Ho letto oggi sui giornali un sacco di sciocchezze sulle impronte digitali ai piccoli rom. La verità è che nel nostro paese la tutela dei minori è solo apparente, c'è ancora un grave scollamento».
L'ex ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero non esita a paragonare la pratica di prendere le impronte ai bambini rom alla stregua delle discriminazioni che mise in atto il nazifascismo, sessant'anni fa. «La schedatura su base etnica di bambini, cittadini italiani o esteri che siano, rom o meno che siano, è infatti una proposta barbara, inaccettabile, indegna di un Paese civile. Mi metterò in fila anch'io, per farmi schedare dal ministro Maroni, e spero che così come me faranno tanti altri cittadini e genitori».
Gli ex aennini e i leghisti sono pronti a fare barricate per difendere questa disposizione annunciata dal Viminale. Li esprime il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, il quale s'impegna a sostenerla «con convinzione». E la difende in nome di una «tutela di tutti quei bambini vergognosamente sfruttati da genitori che li educano al furto ed all'illegalità». Per Gasparri è «dovere di un paese civile e democratico garantire le migliori condizioni soprattutto per i più piccoli, favorendone la scolarizzazione e il giusto inserimento in società. ciò vale per gli italiani e deve anche valere per gli immigrati, verso i quali è nostro dovere soprattutto impedirne lo sfruttamento». E per questo i bambini rom vanno presi e messi sotto una particolare "tutela", quella che li identifica già come possibili criminali, anche se non hanno mai commesso alcun reato. Solo perché rom. «Al fine di garantirne le migliori condizioni di permanenza», come dice Gasparri.
Alessandra Mussolini che oggi presiede la Commissione Bicamerale per l'Infanzia sostiene che non è una questione di schedatura ma che «molto spesso quando si chiude un campo rom molti bambini spariscono da lì». Per spiegare questa strana, inaccettabile, consuetudine del fuggi-fuggi di fronte a chi ti caccia, la Mussolini dice che chiederà l'audizione del Sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano perchè riferisca «su che fine fanno i bambini rom quando un campo viene smontato». Insomma, anche secondo lei si tratta di una schedatura a fin di bene.
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