21.6.08

Minoranze termometro dela nostra democrazia

dal il giornale di sardegna  del  20\6\2008   una  toccante   è bellissima intervista  a tullia  zevi 


Ludovica jona italia@epolis.sm

«Solidarietà  per i rom: perchè  hanno avuto un destino simile agli ebrei »Abbiamo il dovere di educare alla cultura della diversità,per preparare le nuove generazioni a questa sfida: l'integrazione è la via per il futuro


Oltre la solidarietà.ha voluto esprimere “fratellanza” per le popolazioni rom e sinte «che hanno condiviso con noi ebrei i campi di sterminio». E in un momento in cui gli zingari sono al centro del problema sicurezza, ha voluto ricordarne, commossa, la grande vitalità: «Nei campi, sapendo di essere destinate a morire, si accoppiavano continuamente e disperatamente: trovo questo un meraviglioso inno alla vita».
È con un intervento coinvolto e molto toccante che Tullia Zevi, giornalista e storica, prima donna presidente dell’Unione delle
comunità ebraiche italiane (Ucei), ha parlato della popolazione migrante per definizione,
all’incontro “1000 voci contro il razzismo”, organizzato all’Università La Sapienza di Roma.La sua interpretazione dell’ebraismo va oltre l’aspetto religioso: come persona «che ha vissuto sulla propria pelle il razzismo», vede nell'appartenenza a una minoranza, il ruolo speciale di coscienza critica della società.

Cosa  la spinge   a prendere posizione affianco alle popolazioni  rom e  sinti ?

Le minoranze sono un po’ il termometro del grado di democrazia di un Paese: dalle condizioni delle minoranze, da come vivono, si sentono e vengono tutelate, si misura la temperatura democratica della società. Quindi a unirci è il diritto della minoranza ad esistere. Ho sempre avuto molta solidarietà per i rom, ho sempre considerato con molta comprensione i loro problemi, perché hanno avuto un destino simile agli ebrei ed è un'ingiustizia che non se ne parli.

 In questo momento in italia s'associano   i rom ed in generale i migreanti  al problema  della sicurezza ...
È un problema che va inquadrato in un contesto molto più ampio: il fatto di passare da una società omogenea ad una realtà multiculturale, è un passaggio faticoso,che va gestito, studiato ed elaborato. Ma è una sfida che i nostri tempi ci offrono e la dobbiamo affrontare. E in parte già lo stiamo facendo: stiamo diventando sempre più europei, mentre il mondo di sta unendo con la facilità di comunicazione, di spostamento. È nella natura delle cose. Vi sono ideologie razziste di destra estrema che si radicano nella mancanza di cultura, nelle frustrazioni,ma credo, e spero, che l’Italia sia un Paese solidamente democratico.



come affrontare questo periodo di transizione  ?

Bisogna che le varie culture, pur preservando la loro identità trovino il modo di dialogare: in una società multietnica e multi culturale, la cosa importante è avere una propria identità, ma essere aperti al dialogo. L'unico orizzonte che ritengo possibile è quello del confronto e dell'integrazione.




lei ha fatto parte  della commissione interculturalità del ministero  delll'istruzione  nel 1998   quaòli nstrumenti abbiamo a disposizione oggi ?

Abbiamo il dovere di educare alla cultura della diversità, rafforzando gli strumenti dell’educazione e dell’istruzione, per preparare le nuove generazioni a questa sfida.Insegnare che siamo tutti abitanti di un unico mondo, dove l’unica razza esistente è la razza umana.La società è destinata a diventare sempre più interculturale e sempre più internazionale, e quindi noi dobbiamo seguire questo trend, cercare di contribuire culturalmente ai suoi valori.


La sua vita narrata da sua nipote  nel libro di recente pubblicazione  " ti rascconto la mia storia " è un diario tra generazioni  vche contiene un messaggio molto impotasnte per il futuro  ·.
Mentre le società, le tecnologie, le forme di comunicazione cambiano, l’incontro tra culture diventa anche verticale, oltre che orizzontale: è multidirezionale. Il dialogo è il tema ricorrente nel libro. Perché ci sono cose nella vita che vanno trasmesse, e non per un desiderio di vendetta, ma perché la conoscenza del passato è l'unico antidoto per la tutela dei diritti umani.

Quando era il presidente dell'ucei nel corso di una sua visita  a roma  Arafat la cerco per stringerle la mano  e lei ricambiò . C'è ancora qualche speranza nella pace israele-palestina  ?

Più che speranza, c’è necessità. Sono due culture che sono cresciute fianco a fianco: si dice che sono due popoli condannati a coesistere, io dico che sono destinati a vivere insieme. Prima sarà,meglio sarà.


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