Milano Teatro di Razzismo











Milano, 20 giugno 2008. La città di Milano è ancora teatro di una vile, brutale spedizione punitiva nei confronti di un cittadino romeno di etnia Rom, effettuata questa volta da agenti di polizia in divisa. Dopo l'aggressione avvenuta la mattina del 17 giugno nei confronti di Rebecca Covaciu - la bambina che si è aggiudicata il Premio Unicef 2008 per le sue doti artistiche - e dei suoi familiari,ieri sera, 19 giugno 2008, un altro pestaggio, ancora più violento e inquietante, ha colpito il papà di lei, Stelian Covaciu, missionario della Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale. In seguito al primo,drammatico episodio di matrice razzista il Gruppo Every One aveva lanciato un allarme internazionale, coinvolgendo i media nonché numerose personalità della cultura e della politica.
Contemporaneamente i deputati radicali - Pd depositavano un'interrogazione urgente al Ministro degli Interni. Immediatamente dopo la nuova aggressione, Gina Covaciu, moglie di Stelian, chiamava ancora Roberto Malini del Gruppo EveryOne che, insieme a una responsabile dell'associazione milanese Naga, allertava un'ambulanza e le forze della polizia di stato, che accorrevano sul luogo dell'agguato e conducevano l'uomo, pieno di contusioni e traumi interni, sofferente e in stato confusionale, presso l'ospedale San Paolo, dove veniva sottoposto ad esami e ricoverato. E' tuttora in prognosi riservata. Dopo aver allertato il Partito Radicale, che raccoglieva i particolari dell'avvenimento per agire a tutela delle vittime sul piano politico, il Gruppo EveryOne contattava la questura centrale per assicurarsi che le autorità formalizzassero la denuncia di aggressione ed effettuassero indagini scrupolose. "Quando Gina ci ha chiamato," riferiscono i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "era talmente agitata e disperata che faticava ad articolare discorsi comprensibili. Vicino a lei, Stelian si lamentava, pronunciando parole sconnesse. Quando la donna si è calmata, ci ha raccontato i particolari dell'agguato. Gli stessi energumeni che avevano picchiato, insultato e minacciato i Covaciu si trovavano ancora davanti a loro. Stavolta però erano scesi da un'auto della polizia, in divisa e armati di manganelli. Dopo la prima aggressione, la piccola Rebecca, che è una ragazzina molto intelligente e intuitiva, ci aveva già detto che gli aguzzini della sua famiglia indossavano guanti simili a quelli che indossano i
poliziotti. Sospettavamo che avesse ragione, anche perché un numerocrescente di Rom ci segnala di questi tempi un comportamento violento o intimidatorio da parte delle forze dell'ordine, ma speravamo di sbagliarci. L'ipotesi più grave, invece, è stata confermata dai fattie gli agenti razzisti hanno colpito ancora". Questa volta, però, la violenza degli uomini in divisa si è concentrata su Stelian. La loro azione brutale si svolgeva in piazza Tirana, nei pressi della Stazione San Cristoforo, dove la famiglia vive all'interno di un
riparo di emergenza, fatto di teli e cartone. "Gli agenti si sono avvicinati all'uomo," proseguono i leader Every One, "e l'hanno apostrofato con un tono minaccioso: 'Ci riconosci? Hai fatto un
errore a parlare con i giornalisti, un errore che non devi ripetere' Quindi hanno cominciato a picchiarlo con cieca violenza, sia con ipugni che con i manganelli, riducendolo in condizioni penose. Quindi,mentre Stelian era a terra, l'hanno insultato e minacciato: 'Non raccontarlo a nessuno o per te saranno guai ancora maggiori'. Quando
i due picchiatori si sono allontanati, Gina, i figli e alcuni concittadini di Stelian l'hanno soccorso. Lui si lamentava ed era in evidente stato di shock". Intanto un'attivista sopraggiungeva sul posto e raccoglieva numerose testimonianze da parte dei Rom che vivono nei dintorni della stazione di San Cristoforo, che confermavano le parole di Gina Covaciu ovvero che due poliziotti in divisa, scesi da un'auto della polizia, erano gli autori del violentopestaggio. "E' necessario che si ponga fine a questa persecuzione, concludono gli attivisti, "perché il diffondersi dell'odio razziale di cui sono latori politici e numerosi media, ha scatenato unasequenza impressionante di atti di violenza nei confronti dei cittadini Rom. Sappiamo che le forze dell'ordine sono formate per la maggior parte da agenti che operano seguendo il codice etico europeo.


Ci appelliamo anche a loro affinché i razzisti e i violenti sianoisolati e perseguiti, mentre le famiglie Rom, che rappresentano la parte più vulnerabile della società, siano protette. La violenza contro i Rom e le intimidazioni nei confronti degli attivisti che si battono per i diritti dei 'nomadi' crescono, in Italia, ogni giorno che passa. Famiglie intere vengono braccate fin sotto i ponti, nelle case abbandonate, nei parchi. Forze dell'ordine, sindaci e assessori\sceriffi, squadristi e giustizieri hanno scatenato una cacciaall'uomo tanto feroce quanto irrazionale. I Rom vengono costretti a fuggire da un luogo all'altro, privati di qualsiasi forma di sostentamento - dall'elemosina ai servizi di strada - ridotti afuggiaschi disperati, affamati, malati, senza alcun diritto. Nedo
Fiano, Piero Terracina, Goffredo Bezzechi, Tamara Deuel, MirjamPinkhof, tutti sopravvissuti all'Olocausto, avvertono conpreoccupazione i cittadini europei affinché non cedano alle seduzioni del razzismo e paragonano la persecuzione dei Rom agli anni della Shoah, gli sgomberi e le spedizioni punitive ai pogrom. Rebecca, lafiglia 12enne, di Stelian, è un grande talento, che l'Unicef ha premiato proprio nel 2008, ma che l'Italia punisce ogni giorno con ilveleno dell'emarginazione, della povertà, dell'odio e della violenza.Un Paese che si rende colpevole di una simile ingiustizia, un paese che accetta tanta violenza, tanta crudeltà verso un intero popolo èun paese imbarbarito, è un Paese che ha perso la strada dei Diritti Umani ed è vicino a una crisi dei valori tanto grave da essere paragonata all'Italia delle leggi razziali, dei manganelli, dellecamicie nere e dei treni per Auschwitz".


 





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