La polizia italiana vuole utilizzare finti profili social per monitorare la retePrima erano solamente intelligence ed esercito, ma ora anche le forze dell’ordine guardano con sempre maggiore attenzione alle opportunità della sorveglianza sui social, tramite finti profili indistinguibili dai reali . niente di nuovo . l'#infiltrazione nei gruppi del dissenso c'è sempre stata nella storia italia . ora cambia pelle e s'#aggiorna con le nuove tecnologie . Ora si spiegano il perchè su fb ci sono molti profili fake . Il cui fenomeno non solo dovuto ai #pornoricatti , o allo spam di siti porno e di prostituzione online o truffe #econimiche i prestiti o #bitcoin
Screenshot da un documento promozionale della piattaforma Gens.AI. Ogni avatar è munito di foto, una propria biografia, account social e contatti
Una notifica sul cellulare e una richiesta di amicizia possono essere l’inizio di un’attività di monitoraggio online da parte delle forze dell’ordine, sempre più interessate alla generazione di finti profili social in modo da seguire i propri bersagli anche sulle reti digitali
È quanto emerge da una serie di documenti e presentazioni individuate da IrpiMedia, che ha scoperto come alcune aziende di sorveglianza stiano spingendo nella promozione di software in grado di creare e gestire finti account social quasi automatici e difficilmente distinguibili da dei profili reali
Le aziende italiane Cy4gate e Area offrono questi prodotti, un tempo in mano solo all’esercito e alle agenzie di intelligence, anche alla polizia. Piattaforme simili, offerte da altre aziende internazionali, sono usate anche per inviare link per l’installazione di spyware
Un elemento chiave è l’utilizzo degli algoritmi di intelligenza artificiale, sempre più capaci di creare l’immagine di volti perfettamente credibili e difficilmente distinguibili da quello di una vera persona
Come scoperto da IrpiMedia, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è già dotata di questo tipo di tecnologia, anche se non è chiaro quale tipo di reati voglia indagare, mentre la Polizia postale ne ha preso in considerazione l’acquisto, sebbene sembra non si sia ancora concluso.
Queste piattaforme «possono davvero avere un effetto di controllo massivo sulle persone e sul modo in cui usano Internet» secondo l’esperta Ella Jakubowska, Senior Policy Advisor presso l’associazione che si occupa di diritti digitali European Digital Rights (EDRi)
Liste fasciste nei licei e risse in piazza. Con la compiacenza dei presidi (di destra?) torna il rischio violenza nelle scuole da https://www.thesocialpost.it/Pubblicato:24/10/2023 17:54 di Silvia Nazzareni
la contrapposizione politica italia non è #nientedinuovo . Infatti la #fecciafascista non muore mai e ritorna sempre . quello che dovremo chiederci è a quando le #bombenellepiazze o #suitreni o i #gambizamenti ed #uccisoni dalla fazione opposta ? come è statoi negli anni più difficili della repubblica dal 1960\1992. Infatti Leggi anche: Quell’ombra degli anni Settanta che oscura di nuovo le scuole – di Filippo Rossi
È un apostrofo a fare la differenza nel mondo della politica studentesca romana. Non è un apostrofo rosa come quello di Cyrano di Bergerac bensì un apostrofo nero, che va a sostituire una “S” nel nome di un collettivo studentesco, il Fa’ Ciò che vuoi, che non si sforza troppo per prendere le distanze da visioni neofasciste o in odore di ventennio, anzi. Il 26 ottobre si terranno le elezioni studentesche e Fa’ Ciò che vuoi ha ricevuto l’ok dai presidi di alcuni importanti licei romani per presentarsi ed avere la possibilità di vincere. In un ottobre in cui a Roma il clima è già decisamente caldo, tra scritte fasciste e minacce a rappresentanti di collettivi di sinistra (è successo ai licei Tasso e Righi), le autorità massime degli istituti non sembrano voler frenare l’avanzamento di movimenti studenteschi che poco fanno per nascondere la voglia di rimandi al ventennio fascista. a’ cio che Vuoi e il legame con Blocco Studentesco e CasaPound: la matrioska dell’estrema destra Il sito ed iprofili social di Fa’ Ciò che vuoiparlano chiaro: motti latini, volontà di impegnarsi nell’aumentare l’educazione allo sport (principio cardine della gioventù mussoliniana) ed un simbolismo che non lascia spazio ad interpretazioni: la locandina di Fa’ ciò che vuoi mostra uno sfondo nero ed un giovane in maglietta nera e tenuta da scontro, con bavaglio e cappellino neri. Al braccio la bandiera con il fulmine. Si definiscono autofinanziati ed autonomi: dietro di loro in realtà c’è Blocco Studentesco (è dal suo logo che è preso il fulmine di FccV) movimento studentesco radicato in CasaPound. Anche in BS c’è poco spazio per le ambiguità: “Siamo il pensiero che diventa azione”, dicono, palesando la volontà di portare la “giovinezza al potere”. Dai profili Instagram del collettivo emerge una predilezione stilistica per il nero, in formato felpa, bomber o maglietta: nessuna camicia, che sembrerebbe davvero troppo palese. Se Fa’ ciò che vuoi cerca comunque di giocare con gli apostrofi e ride sotto i baffi, è pur vero che i suoi riferimenti culturali sono ben chiari e collocabili: Nietzsche, condanna al Marxismo, una critica velata a George Orwell e poi una citazione di Gottfried Benn, scrittore e intellettuale tedesco tra i primi ad abbracciare il pensiero nazionalsocialista (anche se i nazisti non lo hanno sempre amato, o almeno non quanto lui amava i nazisti) Scontri per strada tra fascismo e antifascismo: sale la tensione e si alzano le mani (da ambo le parti) li scontri infatti ci sono stati e non sembra che si possano placare, anzi: la situazione può solo peggiorare. Oltre alle scritte nazifasciste (“heil Hitler”, “Roma è fascista” sui muri del Tasso, come si diceva) ci sono state le minacce: “Fulvio attento” è la scritta spuntata al Righi, indirizzata aFulvio Pellini, del collettivo di sinistra. La faccenda è finita in mano alla Digos ma dei responsabili non si è saputo più nulla. I collettivi, come era facile prevedere, non sono stati fermi: da sinistra sono arrivate manifestazioni, da destra risposte e l’altra sera a Trastevere sono partite le mani
Fa’ ciò che vuoi non si definisce fascista ma neanche antifascista, che poi è la risposta di moltissimi a cui, nel panorama politico italiano, si chiede di prendere posizione netta contro l’ideologia mussoliniana . L’ultima che lo fece nel 2020 fu Susanna Ceccardi, Lega: “Non sono né fascista né antifascista: aveva un senso la domanda allora, nel 1944. Oggi è troppo facile dirsi antifascisti con un nemico che non esiste. Sono dalla parte dei temi”. Il “nemico che non esiste” sembra prendere sempre più spazio e sembra che si stia concentrando sulle nuove generazioni. Sembra, inoltre, che lo stia facendo con il silente benestare di chi potrebbe mettere un freno alla tensione, bloccare liste dai nomi ambigui e dalle volontà molto meno ambigue, e mettere fine agli scontri, ovvero i presidi d’istituto. Va ora compreso in nome di quale principio le autorità degli istituti romani, unici che possono e devono frenare iniziative che possano innescare la miccia dello scontro, abbiano dato l’ok a movimenti che potrebbero essere accusati di apologia del fascismo. Viene il dubbio che le ambiguità, i rimandi, i legami strettissimi con CasaPound non solo li abbiano colti, ma li accettino e se li faccian andare più che bene