DI GABRIELE ROMAGNOLI
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Né abbacchio, né scottadito, spenti i forni. Il rappresentante di una ditta di produttori ovini, mentre fa scarse consegne al mercato rionale, riferisce sconsolato: "L'anno scorso ne macellammo quarantamila, quest'anno soltanto ventitremila". Diciassettemila si sono salvati. Questo silenzio degli agnelli risparmiati è un effetto collaterale positivo di questo tempo, una conquista da mantenere dopo. E una questione filosofica,ed etica aggiungo io a suo modo. L'agnello risparmiato non ha idea del perché le cose stiano andando in questo modo. Perché il suo vicino sia scomparso e lui sia rimasto. Perché un destino segnato fino a un mese fa abbia cambiato corso. E' un mistero e non ha capacità per risolverlo. Non può comprendere la catena di cause ed effetti (un pipistrello muore in Cina, un uomo abbraccia un altro che prende un aereo e va in Europa, sedendo accanto a un'americana). Sa solo di essere salvo, senza manco essere finito in braccio a Berlusconi. Al momento, siamo nella condizione dell'agnello. Non abbiamo capito che cosa stia succedendo. Perché improvvisamente tanti di noi muoiano, come funzioni la catena di conseguenze e dove e quando possa spezzarsi. Di essere salvi ringraziamo la provvidenza. Ed evitiamo di finire in braccio a un uomo della provvidenza.