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30.3.13

caso aldovrandi e mancanza di autocritica seria da parte delle forze dell'ordine e carenza di legislazione sugli abusi delel forze dell'ordine

dopo  le  vergognose  dichiarazioni   di   da cui alcuni colleghi e lo stesso de Gennaro ( fonte http://it.notizie.yahoo.com/ ) sin sono dissociati   sindacato Coisp  e  dei suo rappresentante  


  (ASCA) - Roma, 29 mar - ''Dopo le nostre lotte per democratizzare le forze di polizia, e dopo la tragedia di una madre e di una famiglia, e' sconfortante assistere a quanto avvenuto a Ferrara ad opera del sindacato Coisp. Le  sentenze, per di piu' se definitive, si rispettano''. E' quanto afferma in una nota il segretario generale del Silp Cgil, Daniele Tissone. Le donne e gli uomini del sindacato di polizia della Cgil, prosegue Tissone, ''si dissociano in modo netto da questa iniziativa che nulla ha a che vedere con la nostra cultura e con la doverosa, quanto necessaria, umana pieta'. Ci conforta constatare come nel Paese si sia sollevata una profonda indignazione che ha attraversato sia l'opinione pubblica che le istituzioni. La stessa indignazione la si vede nella quasi totalita' dei sindacati di polizia e, quindi, nei lavoratori di polizia''. Per il numero uno del sindacato dei lavoratori di polizia affiliato alla Cgil ''se si e' verificato un tale episodio e' peraltro evidente che vi sia ancora molto da fare sul versante della formazione interna. Non vorremmo mai piu', mai piu' e ancora mai piu' che accadano simili tragedie come quella capitata a Federico Aldrovrandi per la quale, lo stesso Manganelli, chiese scusa alla madre e alla famiglia, e non vorremmo mai piu' assistere a iniziative come queste o ad epiloghi di commenti non appropriati che hanno chiamato in causa il ministro dell'Interno Cancellieri. Rimangono quindi sul campo - conclude Tissone - la disperazione ed il senso di umiliazione di una madre a cui va il nostro sincero affetto peraltro gia' manifestato, con coerenza, in passato. A Patrizia Moretti, madre di Federico Aldovrandi, la nostra piena solidarieta' e il nostro assoluto sostegno''.


(ASCA) - Roma, 27 mar - ''Ritengo sia un episodio doveroso da condfannare. Serve rispetto uman per una mamma che ha perso un figlio''. Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni De Gennaro lasciando Palazzo Madama e commentando la vicenda del sit in da parte di alcuni poliziotti aderenti al Cosip sotto le finestre della mamma di Fabrizio Aldovrandi, il giovane picchiato a morte da alcuni poliziotti poi condannati dalla giustizia. Ai giornalisti che gli chiedevano se ritenesse necessari dei provvedimenti nei confronti dei poliziotti che hanno aderito al sit in, e che hanno girato le spalle quando la madre si e' presentata davanti a loro con la fotografia del figlio, De Gennaro ha risposto: ''Non sono piu il capo della Polizia''.

ritengo che   discorso fatto  (  qui  il video  )  da  Moretti  a piazza  Navona   nel   lontano Febbraio 2002,  possa  essere applicato  a  tali dichiarazioni . Infatti  certe persone  non sono degne nè  di fare un mestiere cosi  complesso e  cosi delicato  nè tanto meno  da  esserne i rappresentanti  . Prendessero esempio e  non l'usassero   per portare  acqua  al loro mulino  come hanno dichiarato recentemente      dal loro  ex  superiore Antonio  Manganelli    che  nonostante  i suoi limiti ed  ambiguità 
  da  http://www.contropiano.org/news-politica/
Rappresentazioni ossequiose rimbalzano sui media nel rendere “onore” al capo della Polizia, Antonio Manganelli, deceduto pochi giorni fa.

Di fronte a questa esaltazione che, in modo totalmente bipartisan, viene rivolta alla figura del capo della polizia, è opportuno ricordare che Manganelli, prima come vice di De Gennaro e poi come capo della Polizia, ha presieduto alle sue funzioni durante le vicende più oscure e vergognose che hanno visto coinvolte le forze dell’ordine italiane in questi anni.
A differenza di quanto scrivono la quasi totalità dei media, è necessario sottolineare che Manganelli non solo non ha mai rivolto delle scuse a nome della polizia a coloro che a Genova, ed in particolare alla Diaz e a Bolzaneto furono vittime delle violenze, soprusi e torture da parte delle forze dell’ordine, ma è anche colui che, secondo quanto emerso da un'intercettazione di una telefonata dell'ex questore di Genova Colucci, avrebbe detto, riferendosi al pm Enrico Zucca che conduceva le indagini sull'assalto alla scuola Diaz,: "..dobbiamo dargli una bella botta in testa a 'sto magistrato". 
Cosi come non ha mai “destituito” dal corpo di polizia i quattro agenti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi.
Ora al di là di chi sarà il successore,  le scelte fatte da Manganelli, nel suo mandato da capo della polizia, sono un chiaro segno dei tempi, come quello di nominare Oscar Fioriolli  noto alle cronache per essere stato uno dei torturatori contro i militanti delle formazioni armate a capo della Scuola di formazione per la Tutela dell’ordine pubblico istituita nel 2008, proprio con l'intento di formare agenti in grado di affrontare situazioni di conflittualità quali cortei e manifestazioni.
Diventa sempre più chiaro l’intento che per fronteggiare la crisi economica e il crescente disagio sociale, i nostri governanti e i media mainstream non perdono tempo e criminalizzano qualsiasi forma di conflitto sociale, temendo possibili saldature tra le varie soggettività colpite dalla crisi. E le forze dell’ordine rappresentano il braccio armato di uno Stato che fa della repressione del dissenso uno dei suoi punti di forza. 
Manganelli ha avuto un ruolo primario nel processo di militarizzazione della polizia che è stata addestrata e a muoversi come negli “scenari di guerra”.
Non a caso sono stati quasi del tutto aboliti i concorsi di reclutamento nella polizia, riservando l’ingresso quasi esclusivamente ai militari che hanno fatto la ferma volontaria nelle guerre in Iraq, Balcani, Afghanistan, Bosnia. Le brutali cariche subite dagli abitanti della Val Susa, cosi come quelle degli studenti massacrati nelle piazze del 14 novembre 2012 ne sono una cocente testimonianza. 
Questo è lo scenario che abbiamo di fronte. Ne dobbiamo essere consapevoli. 

* Osservatorio sulla Repressione

almeno   rispettava ,  anche se  di  facciata .   e persone  . Ma  soprattutto non era  come  loro   cosi  prepotente   ed  arrogante  verso i suoi  superiori il classico  chiacchere  e distintivo (  cit  da  un famoso film    ).
Ora  << (....)  Qualunque giudizio si voglia dare su questa vicenda, un fatto è certo: il Coisp ancorché sindacato minoritario, rappresenta la spia di un malessere e di dinamiche presenti nella polizia italiana che escono fuori periodicamente quando si discute di ordine pubblico. E una volta di più è la politica ad essere latitante in questo senso. La risposta di Gianni De Gennaro (“Non sono più capo della polizia”) alla domanda se ritenesse necessari provvedimenti nei confronti di quei poliziotti è del tutto insufficiente detta soprattutto da uno che oggi è sottosegretario alla presidenza del consiglio. E ancora, non si sono visti ministri chiedere conto all’unico responsabile dell’autorizzazione della manifestazione del COISP sotto le finestre dell’ufficio di Patrizia Aldrovandi: il questore di Ferrara. E intanto nell’impasse generale della politica nazionale ci si sta scordando che nella legislazione italiana manca il reato di tortura. Uno dei pochi fatti, insieme a provvedimenti concreti nei confronti di poliziotti colpevoli, che potrebbe restituire un po’ di giustizia e dignità alle vittime di malapolizia di questo paese oltre le dichiarazioni di solidarietà di circostanza che abbiamo sentito negli ultimi tempi. >>  ( da  http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/30/coisp-aldrovandi/546289/  )
Concludo   questo  post  , specificando   a chi mi dirà   che  parlo male    delle forze  dell'ordine   e poi  quando  c'è qualcosa  le  chiama  o  che difenbdo  i drogati , ecc  che   li attaccano  , ecc. che  tale  critica non è rivolta  all'associazione  in questione  o alle  forze  dell'ordine  ma  alle persone ( le cosidette  mele marce  )   che  cosi  facendo  disonorano  la stessa  istituzione di cui  fanno parte  e  su cui hanno  giurato  appena  preso servizio

11.7.12

ma che tv è questa ? dove la verità diventa bugia e la bugia verità . le dichiarazioni di schettino

Datemi pure  del  fascista , del moralista , del garantista   a senso unico  , ecc  ma  certe cose  non le  sopporto .  Perchè  come dice il pompiere  corriere della sera


Schettino in esclusiva a Mediaset: «Presi le giuste decisioni»

L'intervista al comandante della Costa su Canale 5 - Rcd




Il comandante Francesco Schettino parla per la prima volta dopo la tragedia. In esclusiva per il programma di Canale 5 "Quinta Colonna"' il comandante della Costa Concordia, naufragata al Giglio il 13 gennaio 2012, racconta quella notte. Nell'anticipazione del Tg5 Schettino si scusa per quanto accaduto ma rivendica le decisioni prese, compresa quella di non lanciare subito l'allarme. Ma il web insorge perché "non c'è rispetto per le vittime" e invita a non guardare la trasmissione.

Visto che ormai io media dettano legge  ,  il caso non è solo Schettino  o chi si vende  \ accetta  simili proposte   ma noi tutti ( sottoscritto  compreso che  a  volte  ci   casca , anche  se   non è mai arrivato  fino al punto o di riprendere   e mettere in rete  con il cellulare  o digitale  eventi drammatici i od andare  , vedere   mio post   d'archivio  sull'eccessiva  e vergognosa  morbosità  della povera  Sara Scazzi    dove  la gente  arrivo a farsi    e  a  fotografare i garage  e l'abitazione dell'evento  )   con il nostro   desiderio di morbosità  e di conoscere tutto  nei minimi dettagli ,  ci può stare   che ( anche   se   la  difesa   si fa  in tribunale )  ma   
 al limite  , ma  con  un  contraddittorio , ma    cazzo  solo  ed  esclusivamente      tramite  un monologo  dove  puoi raccontare  tutte le  balle  che  vuoi    senza  che  nessuno possa replicare   o fartelo notare.


Come riporto da questi di due articoli .Il primo ( http://it.notizie.yahoo.com/schettino-intervista-50-mila-euro.html ) contiene due stralci dell'intervista, che è andata in onda martedì sera:

 il primo sulle vittime, il secondo sull'abbandono della nave da parte di Schettino.

CAVO:
Ma lei si sente di dover chiedere scusa a qualcuno?

SCHETTINO:
Ma sicuramente io non posso essere felice per quello che è successo, il mio cordoglio, il mio affetto più sincero va alle persone che purtroppo non ci sono più.

Il danno economico sicuramente ci sta, i danni  sono per le perdite, per le persone che sono state colpite nei loro affetti e alla fine sicuramente per l’azienda e per il comandante della nave che poi è stato vittima di tutto questo sistema, questa cosa che è successa che è un sentimento indescrivibile, è ben minore dell’ affetto di una madre che perde una bimba sicuramente, è incommensurabile

Però la perdita della nave per un comandante è qualcosa…non esiste un metro di dolore.


CAVO:
Lei dice il mio cordoglio…il cordoglio non equivale alle scuse, le ho chiesto se lei pensa di dover chiedere scusa?

SCHETTINO:
Certamente, perché io non pensavo mai potesse accadere una cosa del genere, va al di là di ogni intenzione di voler fare qualcosa del genere.

Nell’incidente non solo viene identificata la nave, l’azienda, viene identificato il comandante e quindi è normale che io debba chiedere scusa, quindi è normale che io debba chiedere scusa, proprio come rappresentante di questo sistema a tutti.

CAVO:
Lei ha parlato di una madre e di una bimba, lei come ha preso la notizia della morte della piccola Daiana Arlotti?

SCHETTINO:
Preferirei evitare non vorrei parlarne…perché già mi fa star male

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CAVO:
Il  punto comandante è che ci sono dei suoi ufficiali che si sono buttati in acqua e altri che hanno provato a raccogliere quei passeggeri che erano in acqua tra la nave e lo scoglio, lei non ha avuto la tentazione di ributtarsi in acqua di dare una mano ai passeggeri?

SCHETTINO:
Quello che ho visto io è che c’erano già 5 o 6 che venivano verso lo scoglio, cioè non ho visto persone che stavano affogando in acqua onestamente.



CAVO:
Quando capisce comandante che ci sono delle vittime?

SCHETTINO:
Mi sembra,  il comandante della Capitaneria, De Falco, mi disse ci sono già delle vittime, ma non so se era un dato esatto se realmente ci fossero delle vittime, il primo che me l’ ha detto è stato lui.

Speravo sempre non fosse vero, poteva essere anche una persona che era svenuta, che poi si sarebbe ripresa.


CAVO:
Le viene chiesto ad un certo punto di risalire a bordo, lo fa De Falco in una telefonata molto famosa che ha fatto il giro del mondo perché lei non sale a bordo e cosa ha provato a risentire quella telefonata?


SCHETTINO:
Ascoltare quella telefonata non mi ha fatto nessun effetto perché io mi sono messo nei panni dell’ interlocutore, generalmente quando si gestiscono i soccorsi a distanza, bisogna avere l’attenzione della persona che in quel momento rappresenta i tuoi occhi e capire lo scenario in cui si sta svolgendo la circostanza.

Io da comandante non ho mai dato un ordine che non possa essere eseguito, cioè lui ha richiamato  un dovere senza capire che non poteva essere fatto .

Il discorso è che non aveva considerato che la nave sul lato dritto era affondata, dovevo fare 300m a nuoto, cioè buttarmi in acqua fare il giro della prora, vedere la biscaggina, col cellulare da preservare , perché nel frattempo dovevo parlare con l’unità di crisi, facevo una cosa molto più seria

il secondo  da  http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/   di  Mercoledì 11 Luglio 2012 - 16:46


Torna agli onori della cronaca il discusso e bersaglio di invettive, che hanno finito per coinvolgere anche "gli italiani" più in generale, Francesco Schettino, il comandante della nave Costa Concordia naufragata nei pressi dell’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012. Nel disastro, roba da Guinness dei Primati trattandosi della nave con il maggior tonnellaggio mai naufragata, sono morte 30 persone e 2 risultano ancora i dispersi. Da poche settimane sono iniziati i lavori di rimozione del relitto, un'operazione che richiederà almeno altri 12 mesi e non è stata mai tentata prima.L’ex ufficiale, ritenuto da molti il responsabile del disastro, è appena tornato in libertà. Gli arresti domiciliari gli sono stati revocati e lui aveva immediatamente chiarito quale sarebbe stata la natura dei suoi futuri rapporti con i media, gli stessi che lo hanno etichettato come il principale colpevole della sciagura. Per Schettino l’obiettivo sarà quello del massimo ricavo economico possibile. D'altra parte i soldi potrebbero rivelarsi molto utili, soprattutto qualora dovesse essere riconosciuto responsabile i risarcimenti in sede civile potrebbero essere particolarmente esosi per lui e superare la copertura assicurativa garantita ai dipendenti della Costa Crociere.Anche la sua azienda potrebbe voltargli le spalle, ovviamente se venisse dimostrato che il suo comportamento ha violato le regole imposte dalla compagnia. Schettino, tramite i suoi avvocati, ha fatto sapere che l’esclusiva della sua intervista sarà a vantaggio dei vincitori di una vera e propria asta e il cachet di partenza è di 50 mila euro. Le parole del suo legale, Bruno Leporatti, sono chiare: "Inutile correre fino a Meta di Sorrento: Schettino non uscirà di casa e non parlerà. Chiunque andrà, rimarrà davanti alla porta". Ovviamente, precisa l’avvocato, il lauto pagamento sarà a garanzia del mantenimento di un’esclusiva, concessa solo a due gruppi editoriali, uno televisivo e uno per la carta stampata. L’idea è ottimizzare al massimo l’esclusività facendo uscire le due interviste in contemporanea. Nelle dichiarazioni l’ex capitano non solo si auto assolve, ma si dipinge come una sorta di eroe, un uomo con l’istinto del capitano che, protetto da una mano divina, ha potuto salvare molte vite. Parlando della della manovra che ha condotto al contatto con lo scoglio Schettino dice: "C'è chi, a verbale, ha dichiarato che l'impatto con la poppa è stato causato da una mia allucinazione, un'allucinazione che mi avrebbe fatto virare a destra provocando la scodata verso sinistra... Altro che allucinazione! Piuttosto è stato il mio fiuto, il mestiere, il saper riconoscere il mare a farmi fare quella sterzata repentina a dritta".


Nell'intervista esclusiva mandata in onda da Canale 5, il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, ha detto «bugie imbarazzanti». Questo il giudizio del procuratore capo di Grosseto,Francesco Verusio, che in una dichiarazione riportata da La Stampa si è detto «sconcertato e imbarazzato» per la versione dell'incidente fornita in tv da Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata all'Isola del Giglio il 13 gennaio scorso con oltre 4mila persone a bordo. L'incidente costò la vita a 32 persone (due non sono mai state ritrovate).
Procuratore: tutto dimostra le sue reponsabilità. «Lui - ha dichiarato Verusio - conosce bene la verità, perché gli atti, depositati dal gip, sono anche nelle sue mani. Testimonianze, registrazione di ciò che avvenne in plancia: tutto dimostra quali sono le sue responsabilità. Ed è tutto a sua conoscenza. E poi, suvvia, all'indomani dell'arresto ammise "d'aver fatto una cazzata" e ora si dipinge come il comandante perfetto che non è pentito di nulla. Da non crederci!».
Erano scattate ieri le polemiche per la prima intervista tv concessa da Francesco Schettino, andata in onda in prima serata su Canale 5 a "Quinta Colonna". Una intervista che secondo alcune voci sarebbe stata pagata 50mila euro (57mila secondo la blogger Selvaggia Lucarelli). Su Twitter è partito anche un boicottaggio della trasmissione condotta da Salvo Sottile ed è stato lanciato l'hashtag "#iononguardoschettino", diventato subito popolarissimo. 


Sottile smentisce, Mediaset non commenta. Il giornalista su Twitter ha negato più volte di aver pagato Schettino, in risposta alle richieste di chiarmento, affermando: «Noi non paghiamo nessuno». Mediaset invece non commenta, ma ricorda che in pasato spesso e volentieri tutti hanno pagato per interviste in esclusiva quando c'erano in ballo grossi personaggi.
L'intervista. «Non avrei mai pensato potesse accadere una cosa del genere, va al di là di ogni intenzione provocare una cosa così perché alla fine, nell'incidente, non solo viene identificata la nave e un'azienda, viene identificato il comandante quindi è normale che io debba chiedere scusa a tutti come rappresentante di questo sistema», dice Schettino.
«Il mio cordoglio, il mio affetto più sincero va alle persone che purtroppo non ci sono più - continua Schettino -. Il danno economico sicuramente ci sta, i danni sono per le perdite, per le persone che sono state colpite nei loro affetti e alla fine sicuramente per l'azienda e per il comandante della nave, che poi è stato vittima di tutto questo sistema, questa cosa che è successa, che è un sentimento indescrivibile, è ben minore dell'affetto di una madre che perde una bimba. Sicuramente, è incommensurabile. Però la perdita della nave per un comandante è qualcosa per cui non esiste un metro di dolore». Quando gli viene chiesto della morte della piccola Daiana Arlotti, Schettino risponde che preferisce non parlarne: «Questa è una domanda che mi distrugge, è terribile».
Quanto alla scelta di non aver dato subito l'allarme generale Schettino afferma: «Non mi sono pentito di non aver dato subito l'allarme. Sarebbe stata quella un'imprudenza. Far fermare la nave per mettere a mare le scialuppe, per evitare danni alle scialuppe in un fondale di 100 metri dove la nave sarebbe poi purtroppo sicuramente affondata. Se siamo qui oggia discutere è proprio perché io ho fatto delle scelte da comandante».
«Questo è un incidente banale nel quale la fatalità ha trovato breccia proprio nell'interagire tra esseri umani. Si è creato credo, di base, un malinteso e proprio per questo c'è la rabbia. È come se tutte le teste, compresi gli strumenti, fossero andati in black-out», osserva poi Schettino, ricostruendo i frangenti del naufragio. «In quel momento lì io sono salito sul ponte - racconta Schettino - ho ordinato la navigazione manuale e non avevo io il comando, la direzione della navigazione era dell'ufficiale». Poi aggiunge «mi faccio la colpa di essere stato distratto e che quella distanza come di routine doveva essere riportata, perché chiunque osservi al radar una situazione di eccessiva vicinanza deve per forza farlo presente». «La mano divina - continua Schettino citando il proprio memoriale - è proprio per dire ci stava un'ostruzione, il fiuto, l'osservazione di vedere, l'essere attenti, mi ha fatto intuire un qualche cosa da compiere che era importante», tanto che «alla fine sono riuscito ad evitare l'impatto frontale».
La sera del naufragio Schettino cenò con la giovane moldava Domnica Cemortan, ma fra i due c'è solo amicizia, ha poi detto Schettino. «È normale che ci sia stato gossip - ha detto sottolineato -. È sicuramente una persona socievole, simpatica e un po' amica di tutti, non necessariamente doveva essere qualcosa di più».
Quando gli viene chiesto se al momento dell'inchino Domnica fosse in plancia, Schettino risponde che «stava aspettando fuori dove sta la tenda e aspettava la cabina libera, la chiave che gli avrebbe poi fornito», perché «lei era una mia amica e del capo commissario, una persona che voleva fare una crociera con le sue amiche a bordo, voleva comprare un biglietto in Russia, disse che nelle agenzie russe non era riuscita a trovare un posto sulla nave e quindi l'aiutammo a trovare regolarmente una cabina e un regolare biglietto di viaggio». Riguardo quella sera, Domnica «è stata a cena con me - racconta Schettino - è stata assieme anche al capo commissario perché alla fine ripeto ci sono delle persone con cui vale la pena farsi due risate, nient'altro».
Poi, parlando ancora dell'inchino, Schettino nega chE sia stato fatto per dimostrare le sue capacità a Domnica Cemortan: «C'è una differenza tra un inchino e un passaggio, quello doveva essere un passaggio ravvicinato all'isola, perché in caso di inchino noi, generalmente, si riduce la velocità, si va a distanza ravvicinata, si scelgono le carte giuste per fare l'inchino ad una certa distanza dalla terra: se fosse stato programmato un vero e proprio inchino, non sarebbe successo perfettamente niente».
Le polemiche. «È assurdo che per rilasciare l'intervista di questa sera, in onda su Canale 5 al programma Quinta Colonna, l'ex comandante della Costa Concordia - al quale sono stati revocati gli arresti domiciliari, ma gli è stato vietato di allontanarsi da Meta, provincia di Sorrento - riceverà 50.000 euro», dichiara, in una nota, Massimiliano Dona, Segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori (Unc), aggiungendo: «Soprattutto se paragonati ai soli 14.000 euro di risarcimento per i passeggeri che hanno rischiato la vita». «L'Unc lancia su Twitter l'hashtag #BoicottaQuintaColonna - conclude Dona - per dare voce ad una protesta importante: non può diventare una star, per giunta pagato più del risarcimento dei passeggeri, chi non solo ha contribuito al disastro della Costa Concordia, ma ha anche abbandonato la nave».
Il lavoro che non c'è più, spese legali da affrontare. Per la famiglia Schettino è un momento difficile anche dal punto di vista economico. Secondo quanto si apprende da ambienti vicini al comandante, questo aveva determinato il silenzio di Schettino fino a ora, dopo la revoca degli arresti domiciliari. Dietro la decisione di aspettare a parlare, dice l'agenzia Ansa, ci sarebbe infatti stata la scelta di optare per interviste in esclusiva e, dunque, a pagamento.

a  voi  ogni ulteriore  commento 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...