Salve, sono Luca. Giuseppe Scano mi ha invitato a prendere parte di questo blog e dopo numerosi tentativi finalmente ci sono riuscito. Io scrivo canzoni, proprio per questo lui mi ha detto "Ma perché non ne metti qualcuna nel blog?"
Vorrei postare l'ultimo brano che ho scritto: parla di un periodo ben preciso sia sociale che politico, anche se fondamentalmente è una canzone d'addio, dedicata ad una donna non più oggetto d'amore
"Il Campanile" è un giornale di provincia, usato in maniera del tutto parodisiaca: metto in contrasto le diversità reciproche e metto in sovrapposizione questo piccolo quotidiano alle sue letture estremamente impegnative (per conseguire la maturità). Il Campanile oltre che ad essere un simbolo, come unico elemento in comune, è visto anche come un limite.
Qui la canzone
IL Campanile
( Maggio ’12 )
Metrica: Quartine di
decasillabi in rima alternata
È la prima volta che partecipo ad un progetto come questo. Non so quale contributo potrò darne, né se quello che scriverò potrà interessare qualcuno. Ma se uno non ci prova non lo saprà mai quindi... eccomi!
Le teniamo chiuse sotto i cappelli. Le lasciamo uscire come centesimi da infilare nella macchinetta del caffè. Le usiamo perché ci frega, ne abusiamo perché gli altri, dopo un po', ci anestetizzano. Del saperle formulare abbiamo fatto un mestiere forse dimenticando che da bambini per tutti era un talento naturale. Eravamo tutti intervistatori e ci domandavamo del mondo, della vita, dei perché. Ora che abbiamo più strumenti per trovare risposte, spesso non abbiamo più domande. Non abbiamo più quella voglia di esplorare, di conoscere. Ci accontentiamo di vivacchiare e subiamo quello che ci accade senza più interrogativi. Per fortuna succede ancora che un bambino ci fissi e chieda:"Perché?"
Mesi fa lessi su Tuttosport,di una tourneè o comunque di un viaggio in Sud America di una Nazionale italiana anni 60/70 e di un calciatore sconosciuto e forse senza squadra che in una partita di allenamento (forse e dico forse,in Venezuela..) con gli Azzurri aveva umiliato la mitica difesa,segnando più di un gol e rivelandosi da solo imprendibile per i nostri e vincendo tutti i dribbling.Alla fine del primo tempo il fantomatico giocatore non scese più in campo e ciò fece molto felici i nostri.Questa "storia" vera è stata riportata da un giornalista italiano che incontrò,molti anni dopo,questo "campione celato" su di un aereo.Il giornalista a tutta prima non credette a quest'uomo,pensando ad una sparata,ma tempo dopo incontrò l'ormai-già-in-pensione-capitano (di cui non ricordo il nome!) e quest'ultimo gli disse che era tutto vero e che per lungo tempo la Nazionale e la Federazione tacquero a proposito di questo umiliante segreto : la mitica difesa italiana incapace di fermare,anche solo per poche volte,uno sconosciuto calciatore.
Allora volevo chiedere al mondo il nome di questo calciatore (il racconto è stato pubblicato da Tuttospor appunto)e di quale Nazionale si tratta!Se non sapete rispondermi indicatemidove andare e come fare per ottenere queste informazioni.
Per favore,documentatevi e rispondete numerosi perchè per me questa informazione è importante!
Cercando su youtube la puntata di anno zero in cui si parla el caso fortugno e a cui sono presenti gli amici ( purtroppo a causa di probelmi tecnici fra linux ed explorer , ecc non sempre riesco ad essere presentre nei loro sito e forum ) ammazzatecitutti.org ( vedere banner ) ho trovato il sito www.conseguenze.org Leggendo il manifesto , mi sono accorto che era appena nato e allora visto che hanno molti punti in comune con il nostro blog come testimonia questo video del gruppo Disciplinatha che canta Up Patriots to arms di Battiato
ho deciso d'intervistare il fondatore Stefano Pierpaoli
1) come mai nel vostro programma : << non chiediamo denaro pubblico >> a cosa è dovuta questa scelta ? e come vi finanziate ? Le classi dirigenti, attraverso i media e per mezzo delle scelte che operano, hanno stabilito come principio assoluto, ideologico e imprescindibile che siamo società di mercato. In questo contesto l’appartenenza al mercato è un dovere così come la partecipazione in qualità di produttori o consumatori è un diritto. Consequenze nasce per l’esigenza di esistere in questo ambito e la capacità aggregativa ci consente di essere produttori, distributori e consumatori in un ambiente condiviso e trasparente. Nello stesso momento in cui deteniamo spazi di espressione e riusciamo a comunicare con la cittadinanza è anche chiaro che riusciamo a produrre ricchezza. È evidente che i primi passi sono i più faticosi e questo vale per ogni tipo di impresa che comincia dal nulla. Noi non partiamo da zero e abbiamo già il prodotto, oltre a poter contare su un notevole bacino d’utenza. Non dobbiamo “finanziarci”, non nell’accezione consueta di questo termine. Viviamo in un Paese che costringe la maggior parte dei cittadini a tirare avanti in modo disagiato e con pochi soldi a disposizione. Credo sia peggio farlo in un quadro di approssimazione piuttosto in un’ottica di crescita collettiva e con un programma preciso su cui basare un progetto esistenziale, oltre che artistico. Possiamo stringere i denti per qualche mese ma sappiamo che questo ci porterà a competere e a vivere con meno patemi.Nel progetto di Consequenze il denaro pubblico avrebbe un valore marginale e produrrebbe i soliti schemi ricattatori e clientelari che hanno determinato la degenerazione italiana. Non abbiamo bisogno di soldi ma di spazi di espressione e di condivisione aperti a tutti. Il denaro pubblico è argomento molto più delicato di come viene trattato dalle nostre parti. Gli sperperi per soddisfare interessi privati hanno causato troppi danni. È il modello che è marcio. Nomine politiche, rappresentanti di corporazioni e delegati per convenienze di parte non possono garantire l’utilizzo del denaro pubblico in modo razionale né onesto. Non sapremmo a chi chiedere denaro pubblico senza rischiare di sporcarci le mani. Meglio affidarci spazi di attività, quindi di occupazione e di crescita, per permetterci di guadagnare soldi da soli. Il concetto di elite privilegiata non ci appartiene. Quello di Cittadini che devono guadagnare e pagarsi comodamente un affitto e vivere in modo dignitoso sì.
2) cosa ne pensate dela censura preventiva attuata dal ministro gentiloni sul videogioco Manhunt 2 ( qui maggiori dettagli ) Non conosco a fondo la vicenda del Manhunt2 ma è pur vero che qualche paletto bisogna stabilirlo. Non mi piacciono gli sguardi dei ragazzini di oggi e per la prima volta nella storia non possiamo dire che i bambini di oggi sono più “svegli” di quanto lo fossero quelli di venti anni fa. Il metodo dell’esperienza è profondamente mutato nell’era tecnologica e non dobbiamo cedere alla tentazione di liberalizzare il messaggio tecnologico in modo indiscriminato. Gli elementi che condizionano la crescita risentono di variabili assai complesse e un bambino che non può annoiarsi smarrisce lo spazio della fantasia. Li abbiamo sovraccaricati di impegni e ora li bombardiamo con modelli dannosi. Definire poi un gioco alla stessa stregua di un’opera d’arte mi sembra davvero eccessivo e perverso. Non credo si tratti di censura quanto casomai di prevenzione. 3 ) come è nata l'idea dell'associazione e quindi del sito ? Nel 2004 avevo tentato (quie qui ) di mettere in piedi un progetto simile qui a Roma. Riunii molti artisti e cercai un dialogo con l’amministrazione cittadina. Non se ne fece nulla perché il periodo era ancora quello della sospensione sociale e dell’incapacità di iniziativa. Oltretutto le aristocrazie romane si guardarono bene dall’incoraggiare un progetto così poco italico. Oggi l’urgenza ha assunto dimensioni ben più avvertite dalla collettività. La lottizzazione ha raggiunto livelli tali da precludere ogni possibilità di partecipazione e di lavoro alle giovani generazioni. Il peso della nomenklatura italiana è asfissiante e l’incapacità politica nell’interpretazione dei bisogni e dei diritti è evidente. Anche per questo motivo l’idea di un singolo è stata condivisa in brevissimo tempo da migliaia di persone responsabili che avvertono l’emergenza e che hanno voglia di sentirsi protagonisti. Oggi questa iniziativa è un dovere civile verso noi stessi e nei confronti delle future generazioni. Molte necessità incalzanti convergono nel successo del progetto di Consequenze: superare la precarietà economica, ridare slancio all’arte, recuperare rapporto con la popolazione e l’armonia tra cittadini, creare spazi di libertà e indipendenza dai baronati, sentirsi protagonisti e partecipi in qualcosa di essenziale e moderno. 4) cosa ne pensate dela trasmissione musicale demo che dà spazio alle piccole produzioni indipendnti e che viene trasmessa su radio unouna delle poche cose non fagocitate dala banalità del nostro sistema culturale Se manca un progetto complessivo ogni iniziativa isolata costituisce un contentino inefficace. La frammentazione delle proposte è un nostro grande problema e nasce anche questo dalla burocratizzazione culturale. Richiesta al gestore, concessione difficile, realizzazione marginale. Denaro pubblico, manifestazione da consenso, messaggio parziale.Ecco perché Consequenze nasce da un’idea condivisa con un grande progetto culturale indipendente. Senza una programmazione razionale e ben inserita nel tempo che viviamo e nel mercato non è possibile raggiungere un obiettivo che tenga conto dell’interesse comune e dello sviluppo delle idee, della conoscenza e della fantasia. 5) che ne pensate della tv italiana ,soprattutto dela rai , è proprio da buttare come dice marco travaglio in questa bella e non retorica intervista on the road fattagli dal creativo nonche mio compaesano e copmapgnodistrada mario pischedda ( suo blog e la sua scheda di youtube ) e quindi da fare una tavola rasa e ricostrttuire oppure come nel film di troisi rincomincio da tre c'è qualcosa di buono da salvare Per la Rai vale lo stesso discorso. È una struttura anacronistica e mastodontica la cui produzione perde qualità in modo progressivo. A fronte di qualche sempre più rara occasione di pregio l’offerta del servizio pubblico raggiunge spesso l’indecenza. È una fucina di sprechi e di clientelismo spinto. È una vecchia macchina da consenso e da indottrinamento che oltretutto ha sempre meno potere anche in questo senso. Il difetto sta sempre nel criterio del sistema. Troppa politica e poca onestà. Nessuna progettazione culturale e assenza di contenuti. Il pubblico considerato solo in quanto prodotto alla fine produce un effetto boomerang. L’autismo collettivo a cui siamo stati condannati si rovescia contro i gestori del potere mediatico. In questo contesto anche il buono che c’è da salvare ha un valore insignificante. Finchè ci saranno dinamiche perverse e oligarchie mafiose e clientelari il declino della Rai è destinato ad accentuarsi.
questo è il mio primo post qui, grazie dell'invito!
…And still we sing
“Ma come si fa ad essere giovani nel 2007 e leggere Platone?”
Davanti all’esaltazione suscitata in me da una particolarmente accurata edizione in greco de La Repubblica platonica, un distinto uomo, sul cui volto capeggiavano i segni di un tempo che nemmeno per metà ho visto scorrere, mi porge questa domanda con sguardo sconcerto e in qualche modo turbato.
Come se ad un tratto il peso immateriale delle pagine che stringevo, si fosse fatto fisico e percepibile dal corpo, ogni sillaba, nata per liberare lo spirito dalle costrizioni, sembrava ora afflitta dal peso di quelle stesse catene ed anche le mie braccia parevano a stento riuscire a reggere saldamente il volume.
Ma le catene di cui parlo, non sono certo strumenti di sofferenza, al contrario, sono la strada più sicura per la felicità, se con felicità indichiamo quel comune tendere ad un senso di benessere e certezza, o meglio, di benessere nella certezza.
Abbandonare il conforto e la sicurezza delle proprie convinzioni, significa cedere al dubbio, all’incertezza della sfumatura, significa spezzare uno per volta, gli anelli della catena che ci tiene relegati nell’oscurità del calore delle sicurezze sin dalla nascita.
Ebbene, leggere Platone è scegliere la luce invece che il buio, ma di certo non so dire se questa sia la scelta migliore.
Auguriamo ai nostri figli la più grande delle felicità, e ci prodighiamo affinché la ottengono, costruendo con zelo attorno al loro un microcosmo dall’aspetto di mondo, conformato solo da specchi, da opposti, da bianchi e da neri.
Platone è la scheggia sottile che riga ogni specchio, provoca un’immagine distorta capace di insinuare nella mente la folle e assurda idea che forse la verità restituita dagli occhi non è la reale verità, se non addirittura insinuare che esista una verità altra, separata e diversa da quella che conosciamo.
Leggere Platone rappresenta un terribile atto di auto-inflizione del dolore: significa andare in contro alla scheggia e lasciarsi rompere volontariamente, pur sapendo che ciò che si sta perdendo non potrà mai essere rimesso assieme, e che a nostra volta diverremo schegge.
Con il nostro inchiostro, con il nostro pensiero, siamo simili ad armi scariche o con la sicura ancora inserita, solo chi volontariamente porge lo sguardo verso di noi e tende l’orecchio ai nostri sussurri, viene ferito.
Per il resto, rimaniamo inermi, nel solo ruolo di testimoni, non certo per nostra volontà, ma come conseguenza del nostro ardire, la separazione, siamo così costretti ad essere solo testimoni, perché chi ancora vive relegato nel buio, non sente le nostre voci, o meglio le percepisce come fossero canti, ché le catene impediscono loro di percepire le urla che dietro di essi si celano, Kierkegaardianamente parlando.
Ed allora qual è il vantaggio che un giovane trae dalla lettura di Platone? E ci può essere un vantaggio nello scegliere la sofferenza, implicata in ogni riga che sfregia lo specchio, invece che il benessere della certezza? Io ho scelto la prima, e dal troppo cantare, quasi ho perso la voce, senza che nessuno abbia mai teso le orecchie oltre quelle semplici note. Ed allora a che scopo continuare a cantare?
(“And still we sing” fa riferimento alla canzone Magpie di Marienne Faithfull/Patrick Wolf dall’ultimo album The Magic Position)
Un saluto e un ringraziamento a chi mi ha invitato su questo blog è doveroso. Compagni di viaggio... E' una scelta interessante perchè nel mondo si ha spesso la sensazione si essere completamente soli, anche se circondati da una folla di persone... Ma trovare dei compagni con cui percorrere almeno un pezzo di strada è importante. =^.^= Lil'
Prendete una libreria di viaggi, proprio all'ombra della Mole Antonelliana: «un ambiente intimo - come suggerisce la mia editrice :-) -, prezioso, perché fitto di libri; colorato, perché la tinta che il proprietario ha voluto per le pareti evoca il caldo del clima africano...». La vostra immaginazione si è sintonizzata? Bene, allora l'appuntamento è per le ore 21 del 14 Dicembre alla libreria Il Mondo in Tasca, in via Montebello 22/C, naturalmente a Torino. Per fare cosa? Per suggerire a tutti uno splendido itinerario africano avvalendosi di un calendario, di preziose illustrazioni e di tante, tante foto.
Ciao a tutti. E' il nostro primo post qui, e vogliamo iniziare, come ci piace, in punta di piedi....con questo post vorremmo solo dire grazie a chi ci ha inviato qui, perchè è un blog con dei contenuti molti interessanti e variegati, eppure con un "taglio" preciso e coinvolgente. Noi riteniamo fondamentale precorrere pezzi (lunghissimi se possibile) di strada insieme agli altri, perché ci sembra davvero smarrito il senso della comunità, e pensiamo che questo sia uno dei mali peggiori che affliggono la realtà quotidiana, italiana e mondiale. Il viaggio...il viaggio è qualcosa che può davvero farti cambiare, se lo affronti come va affrontato, come una (piccola) navicella che affronta il mare, con una meta ma pronto a cambiare direzione - non secondo il vento, ma secondo quello che ti sembra "giusto", incontrando a volte placidi e un magari po'noiosi percorsi, o anche tempeste terribili che ti distruggono dentro (a noi è capitato...), momenti belli e momenti no...Ma insieme agli altri, a volte scontrandosi e a volte no, siamo sempre stati "meglio". E stando fermi, chiusi nelle proprie casette, magari accoglienti, si può cambiare al massimo il menu della domenica (oggi tagliatelle fatte in casa e arrosto con patate, alla maniera delle nostre parti!). O, meglio, oggi si può stare in casa eppure aperti anche al mondo, grazie a questo strumento che avrà i suoi difetti ma è bellissimo, il web. Chiudiamo con Giorgio Gaber, indimenticato maestro: "C'è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l'unica salvezza..c'é solo la voglia e il bisogno di uscire, di esporsi nella strada e nella piazza...Perché il giudizio universale non passa per le case, le case dove noi ci nascondiamo...Bisogna ritornare nella strada, nella strada per conoscere chi siamo..." Buon tutto! Oggi lo scarabocchio è stato un po'seriooooso..scusate, le prossime volte saremo più "lievi"
Ciao a tutti!!!da oggi ci sono anche io in questo blog :) e x ringraziare il capo x l'invito vi regalo questa cartolina con una frase che sento molto mia ^^