Vorrei postare l'ultimo brano che ho scritto: parla di un periodo ben preciso sia sociale che politico, anche se fondamentalmente è una canzone d'addio, dedicata ad una donna non più oggetto d'amore
"Il Campanile" è un giornale di provincia, usato in maniera del tutto parodisiaca: metto in contrasto le diversità reciproche e metto in sovrapposizione questo piccolo quotidiano alle sue letture estremamente impegnative (per conseguire la maturità). Il Campanile oltre che ad essere un simbolo, come unico elemento in comune, è visto anche come un limite.
Qui la canzone
IL Campanile
( Maggio ’12 )
( Maggio ’12 )
Metrica: Quartine di
decasillabi in rima alternata
Esco
dalla riunione del GS
forse
un po’ pesante, un po’ leggero
alla
fine di resoconti fessi
ho
smesso di cercare in me cos’ero
Inoltre
mi sono reso conto
della
trascurata tranquillità
dei
tuoi libri, scordati in un canto
inseguendo
la tua maturità
Ma
non abbiamo concluso niente
abbiamo
solo perso un po’ di noi
non
è che abbiam risolto tanto
in
sei mesi, senza senno del poi
Poco
fa leggevo il Campanile
per
curiosità o per via dell’inverno
restavo
nell’ombra di un cortile
aspettando
che cadesse il governo
E
quando ci siamo conosciuti
tu
eri innocente come una madonna
ma
non puoi tornare indietro e l’hai saputo
ma
anche che vuol dire alzar la gonna
Invidi
il mio vecchio Campanile
che
ho buttato e che tu hai recuperato
e
di fronte a questa scelta vile
non
ronzo più intorno al tuo costato
Vederci
il sabato, che gioia al tempo
sotto
quei portici pieni d’immondizia
ma
a noi bastava un poco di vento
per
volare via dalla sporcizia
Ma
pesava il gelo, e il tuo naso
che
colava come un rubinetto
e
poi lasciare tutto al caso
per
vederci al pullman sempre di fretta
Aspettavo
la rivolta politica
aspettavo
di uscire assieme
dovevo
accontentarmi della musica
del
tuo silenzio al mio “Ti voglio bene”
Quando
a scuola, da te venivo
senza
soldi ma con un sorriso
mi
volevi pagare un panino
non
volevo farti spendere, stupito
Parlavo
di tutto con Lorenzo
“Luca,
prova a prenderla alla leggera
non
rifugiarti ora, nel silenzio
è
giusto…cioè…in qualche maniera”
E
noi che arrancavamo appresso all’altro
cercando
di non cadere al primo ostacolo
ma
le nostre speranze di vetro
le
vedevamo rotte dal binocolo
E
quando le cose andavano meglio
finalmente
protestavano gli studenti
scendevo
in piazza, con il mio orgoglio
e
tu non pretendevi complimenti
Tu
che volevi parlare di scuola
ed
io, sulle diversità impegnato
ma
troppe per viverle da solo
come
noi, l’Italia, e i guai creati
Il
mio slogan “Questo è un mondo perso”
e
la domanda “Perché mi amavi?”
in
essa mi sentivo sommerso
e
tu che risponder non sapevi
E quando per la gioia è caduta
la maggioranza ho esultato con te
e forse troppo in fretta ti ho baciata
senza pensare ai “poi”, ai “perché” e ai “se”
Stendiamo un velo pietoso all'amore
stritolato in occasioni boia
letti, feste, bagni senza rose
acconsentivi soltanto per noia
Ma adesso che abbiam risolto tutto
volendo potremmo ricominciare
che meraviglia, quel bagno brutto
ma è cera se ci sto a ripensare
L’utopia che mi trovo a pensare
su tutto ciò che siamo, su di noi
se qualcuno vuole valutare
ci prende per pazzi o per eroi
E forse tutto è successo troppo in fretta
ma a 18 anni si è cosi coglioni
d’altra parte l’età è più che giusta
per castelli di sabbia, bugie e progettoni
Ma se fossimo in un’altra epoca
chissà se il tutto sarebbe diverso
con altri valori, l’idea reciproca
non penso che tutto avremmo perso
Ed
esco dalla riunione del GS
mi
sento sicuramente leggero
esco
dal nostro disinteresse
di
sguardi finiti senza alcun vero
Adesso è giusto abbandonare
quello che non possiamo vivere
le tue ansie, i tuoi “no” e i “lascia stare”
e non mi metto più a domandare
Ma ci resta sempre il Campanile
come lettere e canzoni donate
puoi leggerlo ancora in un barile
come ogni cosa che hai trascurato
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