Ma sì, ci sta: troppi simboli, e noi,
in fondo, viviamo di metafora. Trasliamo, interpretiamo. Forse per debolezza,
forse per eccesso di sensibilità. Così umani. Ma come rimanere insensibili,
vorrei dire inerti, di fronte a quella micidiale doppietta di Balotelli? Il
simbolo è lui e se lo merita tutto. Non perché in campo fosse solo, tutt'altro.
C'eravamo tutti, invece, accorpati, massicci, soprattutto rabbiosi. Ma Mario è
un'occasione troppo ghiotta, e forse facile, per lasciarsela sfuggire. E'
l'italiano nuovo, l'italiano nero, o negro, ed ebreo, contro la Germania. Si
può resistere? No che non si può.
In campo, io non tifosa, e proprio
perché non tifosa, ho visto finalmente l'Italia. Balotelli è un riassunto di
quest'Italia. Non completo, si spera, ma vivo. E' il ragazzaccio intemperante,
che spoglia il bel corpo annichilendolo però in una smorfia caricaturale degna
di Big Jim. (Ma ammonirlo? Scherziamo!) E' il tenace che reagisce d'istinto:
s'aggrappa al suo paese, spesso con lui ingrato, con tutte le forze della
spontaneità irrequieta. Ineducato, diretto, passionale, dionisiaco tanto quanto
Pirlo è apollineo e neoclassico. Se c'era un tedesco stasera, l'ho visto in
Andrea e in quel volto mezzo sfingeo mezzo contadino di Buffon, uno che non
ride mai, che forse esiste solo sul campo, ma le cui parate valgono tre gol.
Ho scritto "c'eravamo",
perché mi sono immedesimata anch'io in quegli assist, l'ho vissuta anch'io
quella sofferenza. So bene che è solo una partita, che i problemi si
riproporranno domani, ma che dico, adesso, prima di coricarmi. Ma non cedo al
moralismo d'accatto. Il cuore necessita di passione per ripartire. E di momenti
completamente spaziati, lineari, fisici. Di prorompenza ed effluvio.
I ragazzi tedeschi, più giovani, più
riposati e più in forma dei nostri, sono ovviamente incolpevoli delle scelte
del loro governo. Ma alla logica dei simboli non possono sottrarsi nemmeno
loro. E, in quella squadra meno composita della nostra, io non riuscivo a non
vedere l'Europa vincente. Forse, l'unica Europa. L'unica che conti, che venga
considerata realmente tale. Non potevo sopportarlo: come europea, come
democratica, come italiana.
Mario Balotelli è stato la risposta visiva
a quest'Europa asettica, prepotente, unidirezionale, rigida dominatrice
dell'unica razza del mercato. Esagero, probabilmente: concedetemelo, stasera
gira così.
Rabbia, dunque, perché rabbia ci
voleva, ci vuole, una rabbia entusiasta e perseverante. I ragazzi del gol hanno
fatto la loro parte. Tocca a noi concretizzare, materializzare quella rabbia e
quell'entusiasmo nella lotta quotidiana dell'esistenza di cui l'incontro di
calcio è - ci risiamo - l'ovvia metafora. Un riposo alla tensione, ogni tanto,
è necessario. E' come il sorriso per strada d'un affascinante sconosciuto.
Ritempra il nostro cuore. Adesso, però, voltiamo pagina, e proseguiamo.
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