Siamo troppo provinciali , l'aneddoto di Cavour : “L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani” è più veritiero che mai . Infatti ha ragione Angela Vitalino
Insigne si "permette" di spiegare perche' si trova bene in Canada (senza MAI dire che non sente nostalgia o ha dimenticato Napoli) e giu' critiche e sassi e letame lanciati contro "l'irriconoscente calciatore" che poco pratica la grammatica, ma che finche' era in Italia andava benissimo usasse il devoto oli con "disinvoltura", e ora lo si puo' perculare perche' OSA dire che i suoi figli avranno una mentalita' piu' aperta che crescendo in provincia di Napoli. Una famiglia del Nord Europa lascia, delusa, la Sicilia elencando tutte ragioni reali concrete e gravissime e giu' sassate e letame e fango perche' come si sono permessi loro che non hanno il sole e la pizza e il mandolino. Persino dopo la morte di Vialli hanno tirato fuori che tanti anni fa - incavolato nero con i
dirigenti della nazionale - oso' dire che avrebbe tifato Inghilterra. Se a un americano gli dici: non posso vivere qui perche' la sanita' non e' pubblica quelli ti battono le mani e ti dicono: "ma mica solo per la sanita' ". Saviano ha costruito una fortuna scrivendo cose opinabili e poco reali sugli Stati Uniti (colpevoli forse di non aver ceduto al suo "fascino"? come se non bastasse l'incomprensibile passione per Bocelli e per la Ferrante ) Siamo provinciali, vittimisti, permalosi e ancora legati all'orrida sentenza andreottiana che "i panni sporchi si lavano in famiglia". Convinti di essere sempre i migliori in tutto, nonostante tutto. Che persino Kobe Bryant e' stato il campione che e' stato perche' ha vissuto in italia - vero ?A parte la libertà di espressione e opinione (!!!) che tipo a me l'America sta bene senza sanita' pubblica per mille ragioni (e ce ne sono altre per cui faccio fatica qui) - ma pensare che forse potremmo/dovremmo migliorare invece di fare gli offesi e scatenare le guerre puniche?
Ed ciò è uno del motivo perché il nostro paese non cambia completamente e continua a rimanere gattopardesco cioè
«"Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente", così scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo". La formazione del nuovo governo ha realizzato pienamente ciò che ha scritto Tomasi di Lampedusa, ingannando per l'ennesima volta gli italiani onesti, quelli che sono sempre andati a votare onestamente, quelli che lavorano onestamente, rispettano le leggi e pagano le tasse onestamente.»
rimanendo solo piagnone e lamentoso ed incapace di reagire ai soprusi e preferisce rifugiarsi o nelle droghe o nell'alcool ( infatti basta vedere l'alto numero di tali problematiche fra i giovani ) o tv spazzatura , oppure fuggire all'estero la maggior parte e fare gli stessi lavori che potrebbero fare in Italia cameriere , lavapiatti , garzone , ecc o facendo solo fuochi di paglia se decidono di scendere in piazza
Dopo il risorgimento e la grande guerra ,la radio durante il fascismo , televisione durante il periodo repubblicano , ad unire l'italia , ci ha pensato la pizza
da repubblica del 24\4\2021
Dagli anni 50 ad oggi circa 2000 pizzaioli sono emigrati dal paese affacciato sulla Costiera amalfitana. La loro storia, a partire da quella prima pizzeria aperta a Novara
di Lara De Luna
“Tramonti negli anni ‘50 contava circa 6000 abitanti, e in poco più di un decennio è scesa a quota 4000”. Dove sono finiti quei 2000 “scomparsi” dal pittoresco borgo a pochi chilometri dal cuore della Costiera Amalfitana, su cui si affaccia? La risposta ce la dàGiovanni Mandara, pizzaiolo titolare della pluripremiata Piccola Piedigrotta di Reggio Emilia e Vice Presidente dell’Associazione Pizza Tramonti nel
mondo: “Tutti emigrati al Nord, con in tasca poco più di un disco di pasta”. Quello per fare la pizza integrale tipica del paese d’origine. Nasce così la storia poetica dei Pizzaioli di Tramonti, la scuola che non è mai stata davvero tale, nata per caso e per necessità e che dall’allora sconosciuta provincia di Salerno ha portato involontariamente la pizza oltre la linea della Capitale ben prima che ci arrivassero i pizzaioli-star degli ultimi 15 anni. "Prima eravamo quasi tutti tramontani o salernitani. Siamo stati noi ad aver portato e insegnato la pizza al Nord. Ma non abbiamo saputo raccontare la nostra storia”.
Una storia che come tutte le avventure nasce per caso, poco dopo la II Guerra Mondiale, mentre l'Italia cercava di capire da dove potesse ripartire e si ponevano le basi per il boom economico. Pioniere, nel 1947, fu Luigi Giordano, giovane di Tramonti in servizio di leva che arrivò a Loreto di Novara per “assolvere ai suoi doveri di cittadino. Fu il primo di tanti di noi a trovarsi in terre che con la nostra avevano in comune la produzione casearia -Tramonti è storicamente una delle contendenti ad Agerola del monopolio del fiordilatte -, elemento fondamentale per la pizza ma soprattutto per la nostra cultura. Lui iniziò con il fratello Amedeo a produrre mozzarella, e solo dopo un po’ di tempo aprì la pizzeria vera e propria”. Essere i primi è sempre importante, i pionieri sono un faro nella notte, dimostrano che ciò che prima era un vuoto può assolutamente essere riempito, ma il lavoro di Giordano ha avuto un quid in più: “Per una popolazione come la nostra, dove siamo tutti tanto legati che mio figlio, nato in Emilia Romagna, la sente come casa propria, avere un punto di riferimento della terra natia è fondamentale”.
E così seguendo Giordano sono partiti molti altri ragazzi “appoggiandosi spesso a parenti o amici che erano già in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto. Il tutto funzionò a ondate, la seconda dagli anni ‘60 in poi, quando partirono i miei genitori. Io sono emigrato due volte, una da bambino e una seconda a 15 anni”. “Lo sviluppo - racconta Luciano Pignataro nel capitolo dedicato a Tramonti del suo “La pizza, una storia contemporanea” (Hoepli) -, si ebbe a macchia di leopardo, cioè da Novara nacquero pizzerie con le seguenti direttrici: da Novara verso Pavia, Vercelli, Varese, Milano; da Vercelli verso Ivrea, Biella, Como; da Pavia verso Bergamo, Brescia, Cremona, Piacenza…”. E così via fino ad arrivare a Udine, Vicenza, Venezia.
Ma la storia di questi duemila pizzaioli emigranti non è fine a sé stessa, ma fondamentale per l’evoluzione della gastronomia in Italia, per la creazione di una realtà trasversale, meticcia nel gusto, che oggi, si dà per scontata. Facendo diventare la pizza un piatto nazionale prima, e internazionale poi. “Di fatto - spiega Mandara - siamo stati noi tramontani a portarla al Nord e a creare il rapporto di gusto con questo piatto particolare. Non siamo stati consegnati alla storia per questa piccola grande rivoluzione solo per un nostro errore: tutte le pizzerie che venivano a mano a mano fondate avevano nomi che richiamavano alla tradizione napoletana, città più conosciuta, da Marechiaro a Bella Napoli. Io stesso, che ho iniziato questo lavoro ormai più di trent’anni fa, ho chiamato la mia pizzeria Piccola Piedigrotta”. Per arginare questo “difetto” della storia gastronomica, da anni lavorano fianco a fianco la Corporazione dei pizzaioli di Tramonti - fondata a cavallo tra gli anni '80 e '90 da Gaetano Generale e oggi di gestione prettamente politica - e l’Associazione Pizzaioli di Tramonti di cui Mandara è il Vice Presidente: “Noi siamo una costola della Corporazione originaria, la nostra non è stata una diaspora. Semplicemente siamo tutti pizzaioli, ci confrontiamo e proviamo ad agire giorno dopo giorno per diffondere la nostra tradizione e mantenerla sempre viva”. Alla Corporazione si deve anche la creazione del primo Festival della Pizza, organizzato a Tramonti l’8 agosto del 1991, da allora ogni anno, racconta Pignataro “in migliaia si ritrovano l’8 e 9 agosto, date che ricordano i giorni in cui furono inaugurate “A Marechiaro” a Novara e “La Violetta”, la prima pizzeria di Tramonti, nel 1953”.
Il rapporto tra la pizza di Tramonti e quella diffusasi nella parte più a nord del nostro Paese viaggia anche sul filo del gusto e delle tecnicità del lievitato. “La nostra era una pizza integrale - spiega Giovanni Mandara -, tradizionalmente preparata nel giorno dei morti prima dell’infornata di pane e condita con prodotti semplici del territorio: pomodoro, olio e fior di latte”. E se è vero che oggi il versante impasti si è evoluto, andando a smussare gli angoli rigidi della farina integrale pura con nuovi grani a cui a volte viene aggiunto il finocchietto, la vera anima della pizza di Tramonti, il suo genoma distintivo, è la cottura “A differenza della napoletana tradizionale, noi cuociamo più lentamente e a temperature più basse. Ci attestiamo a circa 300-350 gradi, realizzando non una pizza umida, ma più croccante fuori e morbida dentro”. Un anello di congiunzione, storico e organolettico, tra la pizza di origine campana e quella della Scuola Veneta (la “pizza gourmet”, come viene più comunemente definita). Un trait d’union unico tra Nord e Sud, fatto di cibo e di uomini, quelli che sono andati e che sono tornati, rendendo “Tramonti uno strano paese, nel cuore della Campania ma con la mentalità nordica degli emigranti di ritorno”. Una realtà culturale unica. Un motivo in più per rendere onore a quei circa 2000 pizzaioli che ignari della rivoluzione che stavano compiendo, hanno lasciato il Paese natio in cerca di fortuna “con in tasca solo un disco di pasta”.
McDonald's lancia uno spot contro la pizza. Dicendo che i bambini
italiani preferiscono l'Happy Meal. Napoli gli risponde con
distribuzione davanti ai fast foud di pizze gratis e con un
contro video
Il Movimento 5 Stelle , una dele poche cose non
populiste e demagogiche che han detto \ enunciato presenterà
esposto all'Agcom per oscurare quello spot vergognoso e diseducativo.
Intanto chiediamo ad Expo di escludere McDonald's da sponsor ufficiale.
Expo non solo è stato un tangentificio, ma addirittura sarà un evento per danneggiare le nostre tradizioni enogastronomiche.
E'
vero , lo ammetto che da ragazzo avevo 10 \13 anni , e non
capivo ancora niente di consumo critico e di alimentazione
consapevbole e ci ho mangiato anche quelle schifezze . Poi con
gli anni ho imparato , ovviamente . Senza nulla togliere alla
cucina americana.
E' vero , lo ammetto che da ragazzo avevo 10 \13 anni , e non capivo ancora niente di consumo critico e di alimentazione consapevole e ci ho mangiato anche quelle schifezze . Poi con gli anni ho imparato , ovviamente . Senza nulla togliere alla cucina americana
divenuta dagli anni 80 sempre più omologante io sono con i pizzaioli napoletani . Perchè quella compagna pubblicitartia
spot Mc donald
è insulto alla cultura alimentare di un popolo e ha in se gli elementi tipici del degli ultimi due secoli di cui ancora non ci siamo liberati di superiorità di una cultura su un'altra .
Quindi sono d'accordo con : la contro replica dei pizzaioli napoletani
con questa divertente Candid Camera girata dopo il discusso spot dell'Happy Meal, in cui un bambino rifiuta la
pizza, . Ecco cosa accade se
ordini una pizza e invece ti portano un Happy Meal!
a voi ogni giudizio in merito e la scelta da che parte stare .
dal'unione sarda online del 18\9\2012 una Storia vera o meno, fa notare come senza i soldi non siamo nessuno. e inoltre per le leggi vigenti non puoi far lavorare chi ti pare per ripagare il debito in una mezz'oretta o poco più di lavoro. accordo tra gentiluomini! senza il denaro siamo ancora noi stessi! noi siamo noi, il denaro è solo uno strumento e allo stato attuale veniamo usati dallo strumento!
.
Ecco la storia
Al momento di pagare il conto si è scoperto senza soldi. Così ha saldato il debito con la pizzeria in cui aveva consumato la cena lavando i piatti.
La vicenda ha avuto come teatro la pizzeria 'Birillo' di via Giardini, a Sinnai. Era sabato. Un giovane cliente si alza dal tavolo dopo aver consumato la pizza. Fruga nelle sue tasche ma non trova i 7 euro e 50 necessari per saldare il conto. Il titolare (Massimiliano Rubiu), con l'intento di scherzare, ha ribattuto: "Lava i piatti". L'imbarazzato avventore ha raccolto immediatamente la provocazione: grembiule ben stretto alla vita, ha ripagato il suo debito con venti minuti di lavoro tra stoviglie e detersivi. Vicenda chiusa ma con un pesante strascico su Facebook in cui si è scatenato l'implacabile tam tam di 'condivisioni'. "Non sono un morto di fame - ha commentato il giovane di fronte all'ilarità virtuale - avevo solo dimenticato i soldi a casa".