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12.6.22

Piccolo, l’imprenditore che dà un terzo degli utili aziendali ai dipendenti: “Sono 5 mensilità in più in busta paga. Più dai, più ti viene restituito






Chiama i dipendenti della sua azienda “collaboratori”, perché “i dipendenti ubbidiscono soltanto”, mentre “i collaboratori partecipano attivamente”. Marco Piccolo è uno degli esempi italiani di
imprenditoria virtuosa: amministratore delegato dell’azienda torinese Reynaldi Cosmetici, Piccolo si ispira a una idea di economia di impresa dove l’inclusività, la sostenibilità, “il senso della vita”, “la cultura del dare” e “l’umanità” sono le basi portanti, perché “più dai, più ti viene restituito”.
Intervistato da Alessandro Milan nella trasmissione “Uno, nessuno 100Milan” (Radio24),




 l’imprenditore spiega l’evoluzione della sua azienda, specializzata nella produzione di prodotti cosmetici per conto terzi: “Da un solo dipendente nel 2000, la nostra attività è cresciuta mediamente del 25% ogni anno e oggi abbiamo 75 lavoratori. La nostra è una piccola azienda familiare cresciuta da zero. Le persone che hanno lavorato con noi sono quelle che hanno determinato il successo dell’azienda. Mangiamo insieme, lavoriamo gomito a gomito, per cui se ci sono degli utili, perché devo tenermeli solo io? Quindi, oltre allo stipendio, agli straordinari e ai premi di produttività, i miei collaboratori prendono un terzo dell’utile prodotto, cioè fino a 5 mensilità in più in busta paga. È semplicemente una restituzione perché nella nostra azienda c’è reciprocità“.
Piccolo spiega la sua filosofia di impresa ‘etica’, che mette al centro il lavoratore: “Noi alle 16.30 fermiamo la produzione e alle 17.00 chiudiamo l’azienda, perché voglio che i genitori stiano coi figli. Diamo importanza al valore sociale dell’impresa e soprattutto alla vita. Non possiamo vedere imprese dove il tempo di lavoro è solo il tempo necessario per guadagnare soldi per vivere fuori. Al contrario, dobbiamo creare luoghi di lavoro dove viviamo e stiamo bene, perché ci passiamo gran parte del tempo. E quindi – continua – nei luoghi di lavoro dobbiamo stare bene ed essere felici. Quando ero più giovane e fondai con mia madre e mio fratello l’azienda, avevamo pochi soldi, non riuscivamo neanche a prendere lo stipendio. Poi lessi la biografia di Adriano Olivetti. E capii che l’economia di impresa è il motore della crescita della società per il bene comune”.
L’imprenditore, che aderisce all’Aipec, l’associazione di imprenditori e imprese per la “economia di comunione”, aggiunge: “L’unica chiave di successo è creare meccanismi ad alto valore aggiunto. L’Italia è la vera culla della cultura, siamo immersi in un brodo culturale pazzesco. Come imprenditori abbiamo il dovere sociale di innovare non solo per il bene dell’impresa, ma anche per le persone e per la comunità. Le aziende devono generare profitto onorevole e contemporaneamente avere impatti sociali e ambientali positivi. Il profitto non deve essere il primo obiettivo”.
Ma la Reynaldi non è solo un’azienda speciale per il suo modello umano di business. “Siamo in un mercato globale dove competiamo con aziende di altri Stati – osserva Piccolo – È evidente che, se le imprese italiane hanno un cuneo fiscale superiore a tutte le altre, le persone di eccellenza, a parità di importo, vanno all’estero”.
E spiega: “La nostra azienda ogni anno investe il 13% nella ricerca e nello sviluppo, creando 40 formule beauty al mese. Tutta la nostra produzione 4.0 è basata su intelligenze artificiali. Abbiamo investito nella sostenibilità riciclando il 97% dei rifiuti e arrivando a zero spreco di acqua di produzione e di emissioni di CO2. E poi ci sono tutti i progetti sociali: le collaborazioni con Don Ciotti, San Patrignano, il gruppo Abele. In breve, la ricchezza della nostra impresa non è solo focalizzata sul vendere una crema cosmetica in più, ma sul costruire delle relazioni. E tutto questo ritorna, perché le aziende di eccellenza sono fatte da persone di eccellenza. Questo è importante da capire”.
Commento critico dell’imprenditore sul credito d’imposta su ricerca e sviluppo destinato alle aziende e, in generale, sullo stato generale delle imprese italiane: “Quella misura non incentiva affatto la ricerca, perché ne beneficiano anche le imprese che fanno ricerca inutile e inefficiente. Non ha senso. Il vero problema in Italia è che c’è sempre la tendenza al ribasso, mentre, al contrario, si dovrebbe spingere al continuo miglioramento. Abbiamo bisogno di figure imprenditoriali che siano oneste, competenti, dotate di cultura e che insieme costruiscano una società – chiosa – Ma bisogna mettersi insieme e non bisticciare sempre. Dobbiamo riuscire a coniugare l’economia di mercato, e quindi il sostegno delle piccole e medie imprese, con la cura degli ultimi, ma in maniera strutturale, non facendo l’elemosina ai poveri o tenendo fuori delle persone. C’è sicuramente il diritto al lavoro, ma chi ha il dovere di creare questo lavoro? Ci vogliono persone intelligenti, oneste e competenti. Ma purtroppo è difficile trovarle”.

11.8.14

Daniela Ducato, “contadina dell’edilizia”: trasformare i rifiuti in risorse - See more at: http://www.italiachecambia.org


  La  storia     che leggerete  sotto    mi ha  riportato  alla mente sia la poesia sfogo    dell'amico

a volte gli angeli cadono sulla terra
anche in posti come la sardegna o la calabria o la puglia o la lucania o la sicilia
mica solo a new york o berlino o roma...
inciampano o si distraggono e finiscono in un effetto tunnel
si ritrovano in mezzo a noi e sono come noi
nemmeno loro sanno di essere angeli
che la caduta porta con sé l'oblio di ciò che si è.
non portano ali nascoste sulla schiena
e non sono celestiali o buoni in assoluto, anzi
spesso sono irrequieti, si sentono fuori posto
hanno un'osservazione del mondo tutta loro
e quando li incontri ti trasmettono come un tempesta elettrica
ti finiscono sottopelle
e non lo sai perché e non lo sai il come
loro arrivano e ti prendono per mano
e il mondo sembra un po' più bello.
a volte gli angeli cadono in questi luoghi
e hanno una visione del mondo che ti lascia un po' così
arrivano e ti cambiano le cose
e niente è come prima
e non hai capito perchè
arrivano e ti portano per mano

sia  questo  bellissimo  e commovente  numero di  dylan  dog   

Un brutto giorno un Sindaco poco illuminato decise di approfittare di qualche fondo regionale per “modernizzare” la propria città. Diede così ordine di tagliare gli alberi e togliere gli arredi urbani che Daniela Ducato e gli altri membri della locale Banca del Tempo avevano contribuito a realizzare. Cadevano gli alberi e cadevano i nidi degli uccellini che si trovavano sugli alberi. Alcuni bambini, piangendo, portavano questi nidi a Daniela e fu così, quasi “per caso”, che tutto ebbe inizio. Osservando i nidi dei pettirosso, infatti, Daniela si rese conto che erano perfetti: lana, terra e fibre, intrecciati. Lana, un materiale che certo non manca in Sardegna, regione nota per la presenza di milioni di pecore. Quello che non tutti sanno, però, è che una parte di questa lana, quando viene lavorata a livello industriale, diventa un rifiuto speciale e le aziende devono pagare per smaltirla…




Nel 2008, quindi, Daniela fece avviare gli studi e in poco tempo aprì una nuova azienda, Edilana, che realizza coibentanti per la casa – i famosi cappotti termici che tengono la casa fresca d’estate e calda d’inverno – proprio con gli scarti di questa lana ricreando con una ingegnerizzazione industriale all’avanguardia, il movimento del becco e del petto del pettirosso. Fu solo l’inizio. In pochi anni e basandosi sullo stesso principio, Daniela ha infatti dato vita a sei aziende, tutte basate sull’uso di rifiuti – pardon eccedenze! – come materie prime. Dagli scarti del latte è nata Edilatte (vernici e pitture), dalle poseidonie ammassate sulle spiagge sarde Edimare, dall’attività delle farfalle e delle formiche, Editerra, “un prodotto innovativo a base di terra cruda e lana di pecora che produce l’efficienza termica con una tecnologia che non ci fa consumare energie”.




Daniela Ducato
                                                               Daniela Ducato

Innovazioni fondamentali per un’economia veramente sostenibile. Daniela ci spiega infatti che spesso dietro il mondo dell’eco e del green si nascondono grandi speculazioni. Se ad esempio tutti decidessero di produrre coloranti naturali basandosi su coltivazioni ad hoc, ettari ed ettari di terreno verrebbero sottratti all’agricoltura o alle foreste. Comprando gli scarti, invece, si ha veramente un impatto minimo sul pianeta e si contribuisce anche ad arricchire i produttori che vedono eliminato un costo importante.
“Usiamo gli scarti che preferiamo chiamare eccedenze, ovvero dono. Si tratta di doni abbondanti che occorre riconoscere come tali. Dobbiamo evitare di prosciugare risorse, inquinando il pianeta e impedendo la vita umana e non”.



Da tutte queste innovazioni e grazie al Polo Produttivo per la Bioedilizia “CasaVerdeCO2.0″ coordinato da Daniela, sono stati assegnati circa 600 posti di lavoro e molti altri ne nasceranno. “Qui l’innovazione si fa attraverso lo scambio, per promuovere l’utilizzo di materie e prodotti realizzati senza ulteriore consumo di suolo e di denaro pubblico e senza ulteriori aggravi di CO2″, spiega la Ducato. Molti altri posti di lavoro, inoltre, sono stati conservati grazie alla riconversione di aziende che altrimenti avrebbero chiuso e che invece si sono inserite in questi circuiti virtuosi.
Daniela si definisce una “contadina dell’edilizia” perché si va a cercare le materie prime e le “coltiva” un po’ come fa un cuoco con i propri ingredienti, ma si definisce anche in modo classico, ovvero come un’imprenditrice. Cosa molto diversa da quelli che lei invece chiama “prenditori“, ovvero pseudo-imprenditori che orientano le loro attività in base ai fondi pubblici di turno che spesso non premiano le innovazioni e il buon senso. Secondo Daniela, infatti, “i soldi pubblici dovrebbero servire a fare ricerca (ricerca vera) che produce novità e opportunità lavorative. Nella mia esperienza, invece, ho visto spreco di denaro e finte ricerche in nome del green! Non solo i politici, ma anche una parte di imprenditori ha le sue responsabilità quando si prendono fondi pubblici, senza produrre lavoro ma assistenzialismo, e così alimentando all’infinito logiche di sprechi, di consumi inutili. La nostra ricchezza sono le relazioni. Per credere in un’innovazione non bisogna sentirsi soli”.




                                         Daniela Ducato e Daniel Tarozzi



Noi non ci consideriamo greeneconomy – prosegue Daniela –, siamo parte della blueeconomy. La green è stata l’economia delle “grandi cose”, grandi pale eoliche, grandi impianti nei deserti, grandi giri di soldi tra politici e imprenditori. Blueeconomy significa invece piccoli investimenti, piccole opere, tutto controllabile a livello locale”.
Daniela ha vinto numerosi premi italiani e internazionali, tra cui Donna Sarda 2012, il premio internazionale Donna per l’ambiente nel 2013 e – sempre nel 2013 – il Gold Winner – Euwin International Award 2013 come migliore innovatrice europea nel settore ecofriendly. La sua filosofia però è rimasta sempre la stessa: costruire “multirelazionali” anziché “multinazionali”.
Il sito di Edilana

Per saperne di più leggi:
io-faccio-cosi-libro-70810
Daniel Tarozzi


Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che cambia





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