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20.3.21

Parigi, se la parola “donna” fa paura: mostra di ritratti femminili vandalizzata dalle transfemministe

premetto che ho un altra idea sulla prostituzione dev'essere lasciata libertà alla donnao anche se minoritaria quella maschile se vuole esercitarla in proprio o unendosi facendo una cooperativa se maggiorenne e non sotto pappone \ magniaccia magari pagando le tasse ed avendo una pensione . Ma un conto è una discussione(  come  quella  avvenuta    sui  social    fra  me  ed  alcune  femministe  )  anche dura con qualche insulto da parte delle femministe dure e pure , ma arrivare come è successo recentemente , vedere per ulteriore approffondimento articolo sotto , proprio non ci sto . Questo è un attivismo che anziché costruire e lottare per un proprio spazio, condivisibile o meno che sia distrugge e invade quello degli altri. Il preludio a tale atto di vandalismo è stata l‘agguato alla manifestazione del Collettivo abolizionista Anti Prostituzione CAPP a Place de la République del 7 marzo. Un manipolo di adolescenti ha assalito le donne che manifestavano contro la prostituzione con insulti, lanci di uova, minacce, cartelli stracciati e aggressioni fisiche. Le stesse scene sono state viste in Italia, a Firenze. L’episodio ha creato sconcerto sui social e non solo, coinvolgendo numerose associazioni e collettivi femministi.

Parigi, se la parola “donna” fa paura: mostra di ritratti femminili vandalizzata dalle transfemministe


Parigi, se la parola “donna” fa paura: mostra di ritratti femminili vandalizzata dalle transfemministe


 Il tempo è arrivato, per le donne, di riprendere il loro posto nello spazio pubblico. Non dobbiamo più avere paura negli spazi comuni. Dobbiamo vivere senza la paura di uscire, di giorno come di notte. Dobbiamo essere libere di vestirci come vogliamo, frequentare i luoghi che ci piacciono, senza imporci coprifuoco. Lo spazio pubblico deve essere condiviso, tra donne e uomini.
 

 Dobbiamo essere libere. Sono gli aggressori a non doverlo essere, sono le loro azioni a dover essere condannate, non la nostra libertà di essere e di esistere. La paura deve cambiare fronte”Sguardo dritto verso l’obiettivo. Mani incrociate o appoggiate sui fianchi. Dietro, il buio della notte. In primo piano, la fierezza di essere, di esistere. Senza paura.
 Si chiama proprio
 Women are not afraid, la mostra fotografica dell’artista Pauline Makoveitchoux.
Circa 150 ritratti di donne che non posano ma si stagliano in quel buio che per molte ha significato aggressione, violenza di strada, paura, stupro. L’artista ne ha scelti sessanta per l’esposizione cominciata l’8 marzo scorso a Vitry-sur-Seine, comune a sud di Parigi.  Non è questo il primo lavoro dedicato alle donne per Makoveitchoux. Intenso e quasi ancestrale il suo lavoro Les Sorcières, le streghe, sul sapere antico e guaritrice delle donne e il valore della sorellanza, o ancora sulla compagnia Les Clameuses, in periferia. Nasce invece dal movimento dei collage (affissioni) contro il femminicidio la serie Les ColleusesSono diverse, diversissime le donne di Makoveitchoux, ma nonostante tutto la sola parola “women” è ormai offensiva per l’attivismo transfemminista locale che non ha tardato a reagire, affiancando ai collage di Makoveitchoux altre affissioni, esigendo una maggiore rappresentanza di trans e “sex worker”. Un intervento quanto mai inopportuno, semplicemente perché i soli ritratti non identificano le donne né dal punto di vista del genere, né della professione. “Non abbiamo vandalizzato, ma completato” è stata la loro unica spiegazione sull’account instagram di Collage Féministes Vitry. Intorno al movimento dei collage femministi a Parigi e dintorni si assiste a una vera e propria spaccatura. Pioniera e iniziatrice dei collage contro il femminicidio è stata Marguerite Stern, autrice del volume Héroines de la rue letteralmente “eroine della strada”, che ha progressivamente preso le distanze da numerosi collettivi di collage soprattutto dopo la deriva transattivista di questi ultimi e gli atti vandalici presso l’edificio L’Amazone, a Parigi, casa rifugio per donne vittime di violenza, oltraggiato con falli e altri insulti.  
Quella all’esposizione di Makoveitchoux è cronologicamente solo l’ultima ingerenza di un attivismo che anziché costruire e lottare per un proprio spazio distrugge e invade quello degli altri. Il preludio a tale atto di vandalismo è stata l‘agguato alla manifestazione del Collettivo abolizionista Anti Prostituzione CAPP a Place de la République del 7 marzo. Un manipolo di adolescenti ha assalito le donne che manifestavano contro la prostituzione con insulti, lanci di uova, minacce, cartelli stracciati e aggressioni fisiche. Le stesse scene sono state viste in Italia, a Firenze. L’episodio ha creato sconcerto sui social e non solo, coinvolgendo numerose associazioni e collettivi femministi.

Makoveitchoux ha chiuso le discussioni rilasciando una potente dichiarazione su Instagram:

Io Pauline Makoveitchoux, residente in periferia, figlia di immigrati poveri, attivista femminista e fotografa autodidatta, rivendico la maternità e il rispetto della mia serie fotografica Women are not afraid. 

Noi, donne, siamo il 52 per cento della popolazione francese e la metà dell’umanità, e subiamo le violenze sistematiche, misogine, universali e millenarie. La mia serie fotografica Women are not afraid mette in prospettiva la legittimità delle donne a essere nello spazio pubblico e denuncia le aggressioni sessuali e sessiste quotidiane, commesse nell’indifferenza generale.
Da un anno e mezzo realizzo gratuitamente questi scatti e diffondo il mio lavoro con l’intenzione di offrire alle donne il potere di riappropriarsi degli spazi e di interpellare gli uomini sui loro comportamenti da aggressori o da testimoni passivi.
Dopo aver posato, tutte le donne hanno manifestato le emozioni forti e potenti che hanno provato durante le sedute fotografiche.

Alcune mi scrivono ancora adesso, mesi dopo, per dirmi che quando si sentono male tornano a guardare il loro ritratto per ritrovare forza.
Ho realizzato due mostre gratuite, la prima a Ivry-sur-Seine (periferia sud di Parigi), a ottobre scorso, pagata da me stessa. La seconda a Vitry-sur-Seine, lunedì 8 marzo 2021, con il sostegno economico della municipalità di Vitry, che è anche il mio comune d’origine.
Queste mostre mirano a offrire gratuitamente il mio lavoro a tutte le ragazze e a tutte le donne attraverso spazi accessibili a tutte e lontani dai musei e dalle gallerie d’élite.
Oggi, la mia esposizione a Vitry-sur-Seine è stata vandalizzata. Questo atto di vandalismo è stato rivendicato da un gruppo di donne dissimulate dietro uno pseudonimo.
Durante tutta la mia vita, gli uomini mi hanno spiegato come dovevo agire, in quanto donna, inferiore. Come dovevo parlare, perché venivo dalla periferia, senza educazione né linguaggio appropriato.
Oggi, rifiuto le invasioni sui miei pensieri, le mie azioni, il mio linguaggio.
Queste persone hanno scritto numerose frasi, uscite dalla propoaganda liberale alla moda e lontana dalla realtà:

  • il femminismo deve essere inclusivo: vi sfido a trovare un’altra serie fotografica che rappresenta tante donne differenti quanto la mia
  • le donne trans sono nostre sorelle: le donne trans non sono donne, le mie sorelle non hanno il pene
  • non esiste femminismo senza sex worker: non conosco sex worker, conosco solo la mia storia violenta di prostituzione e quelle delle sopravvissute alla prostituzione, con le quali lotto ogni per esigere diritti e mezzi perché le donne possano uscire da questo inferno.

Un promemoria: le statistiche mostrano che più del 90 per cento delle donne in prostituzione (soprattutto donne) vogliono uscirne. La media delle età d’entrata nelle maglie della prostituzione in Francia è di 14 anni, e questo unico dato è sufficiente a dimostrare che questo non è un “lavoro”, un’attività come le altre. La speranza di vita per le persone in situazione di prostituzione è di 39 anni, e il tasso di suicidio tra le persone che si prostituiscono è 9 volte più alto che nel resto della popolazione”.

                                         Valeria Nicoletti

13.6.18

Susanna, la prostituta in bici sulla Salaria e Claudio sposa la prostituta che l’ha salvato: “Ho convinto 50mila uomini a smettere”

 colonna sonora la sezione musica della voce https://it.wikipedia.org/wiki/Prostituzione

Una  storia  , la  prima  , alla Pretty woman o  alla Bocca  di rosa   di de  andrè  .


  da il messagero del   24 Marzo 2015

  raffaella.troili@ilmessaggero.it

Giovanna passa la domenica a Villa Ada guarda gli alberi, si rilassa. La mattina pulisce le case a Talenti, il pomeriggio fa la prostituta. Su e giù sulla Salaria, in bici, pedalando lentamente, fondoschiena all’insù. L’ultima frontiera, stratagemma per evitare sanzioni e pericoli del mestiere più antico del mondo. Piumino rosa e coda di cavallo non passa inosservata. Pantacollant trasparenti e perizoma non sono casuali. Gli automobilisti accostano, s’informano. Non è la solita. Non è una ragazzina, non è schiava, non ha un ciglio della strada. «Se mi avvicino le romene mi cacciano, guadagno un terzo rispetto a loro, basta che riesco a salvare i miei figli». L’unica soluzione è quell’Atala bianca così «nessuno mi dà fastidio».
Ha 50 anni, non li dimostra. Al solito perché lo fai dice «per bisogno: trovo soldi per i figli. E mi piace, amo pedalare, conoscere gente». Ex ballerina, ex pretty woman ora solo bellezza in bicicletta. S’interrompe, non si concede pause. Ha due figli che riesce a mandare in una scuola privata «che costa un occhio della testa. Perché sai con questa? - indica le parti basse - me so’ comprata casa. E sai perché: gli uomini so’ coglioni». Compete con giovani spettacolari coperte da magnaccia a bordo di macchinoni con targhe straniere. «Seleziono, niente follie, mai di sera. Me li scelgo fichi, giovani, profumati, normali.
Il vecchio viscido, il panzone lardoso via. E niente orge: una coppia, marito e moglie, cocainomani, mi dava 600 euro per passare un pomeriggio insieme. Però ci devi baciare in bocca. Maddeché. Eppure potevo comprarci il motorino a mio figlio».


Un Giglio   che  ha  la  sua  dignità   come dimostra   l'articolo precedente    ed  ha avuto  un passato   triste ed   difficile   che poi  l'ha  portata   alla  vita    che sappiamo  ,  Infatti

da http://www.tgcom24.mediaset.it/televisione/  più precisamente  qui 


Nina Palmieri racconta la storia di Susanna, una 51enne soprannominata Bocca di Rosa, come nella canzone di Fabrizio De André, che ha deciso di vivere liberamente la sua vita da prostituta. Come molte donne lavora sulla Salaria, a Roma e ha scelto questa vita per amore dei suoi figli, per riuscire a mantenerli dopo essere stata lasciata dal suo compagno. Ai microfoni de Le Iene ha raccontato di essere stata in passato una ballerina professionista e di aver lavorato con le stelle degli anni ’80, fino ad un incidente che l’ha obbligata a ripiegare sui night. Ed è in questo contesto che conosce l’uomo di cui si innamora, scegliendo di seguirlo e abbandonare tutto il suo mondo.


La storia con lui però non finisce bene, viene lasciata dopo la nascita della sua seconda figlia e a causa di una forte depressione, ha deciso di mettersi sulla strada. Bocca di Rosa non nasconde nulla alla iena Nina Palmieri, raccontandole di essere stata avvicinata da un ragazzo rumeno che l’ha picchiata e stuprata. La persona in questione oggi si trova in carcere, arrestato per aver aggredito anche altre donne. Susanna ha sottolineato anche che i figli non sono d’accordo con la sua scelta di vita, ma lei nonostante tutto si sente appagata e felice del suo lavoro, perché come dice lei stessa ridendo: “Mi pagano”

La seconda  storia   è  invece  una di quelle   di chi prova  a lottare   contro  la prostituzione   o meglio contro lo sfruittamento e la  schiavitù dela prostituzione    senza  ricorrere a misure repressive ed  priobizioniste  ma con una politica   di non criminalizzazione  nè verso  chi  ci và nè verso  chi   lo fa . E  la  storia   di  

  da   ( eccetto le  foto prese  da google  )     da Blitz quotidiano 13\6\2018 presa   tramite l'app  news repubblic  (  
Claudio sposa la prostituta che l’ha salvato: “ho convinto 50mila uomini a smettere”


Risultati immagini per prostituta


ROMA – Un ex cliente, poi diventato marito della vittima della tratta della prostituzione di cui si era innamorato.Claudio ora ha 50 anni e ha dedicato la sua vita a convincere 50mila uomini a smettere di andare a prostitute. L’uomo ha raccontato la sua storia a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, i conduttori del programma ECG di Radio Cusano Campus.
Risultati immagini per prostituta
Claudio era un assiduo frequentatore di prostitute. Poi ha incontrato una ragazza vittima della tratta e se ne è innamorato: “Facevo il giornalista, lo scrittore, era un momento complicato della mia vita. Avevo 50 anni. Ero seduto su una panchina, a Torino, senza sapere perché mi sono ritrovato a piangere. Mia moglie mi aveva lasciato, si era portata nostro figlio con sé, ero a pezzi. Pensavo di essere invisibile, che nessuno mi avrebbe notato. Invece una ragazza, bellissima, giovanissima, mi ha domandato se avessi bisogno di aiuto. Mi sono fatto raccontare un po’ la sua storia, era una vittima della tratta della prostituzione. Prima siamo diventati amici, poi complici, infine ci siamo innamorati, oggi è mia moglie”.
Risultati immagini per prostituta
Claudio ricorda come è diventato cliente di prostitute: “Cercavo semplicemente di soddisfare un istinto che pensavo fosse naturale. Non credevo di far del male a nessuno. Io cercavo prostitute, invece trovavo delle schiave. Non ne ero consapevole, lo davo senza pensarci, come aprire una bottiglia di acqua quando hai sete. Molti uomini pensano ancora, per colpa della nostra società, che sia giusto trattare da sante le donne che hai in casa e da puttane quelle che incontri fuori. E poi ci sono insicurezze sessuali che si possono superare molto più facilmente con una prostituta che con una donna che va conquistata. Quando capisci che la ragazza che hai davanti non è una prostituta, ma una schiava, vittima di persone senza scrupoli che la obbligano a fare quello che fa, cambi prospettiva. Negli ultimi anni ho incontrato circa 100.000, la metà li ho convinti a smettere”.L’incontro con quella che è diventata sua moglie: “Dopo averla conosciuta, ho scritto un libro per raccontare la nostra storia. E ho iniziato a ricevere telefonate e messaggi di uomini che andavano a prostitute ma che desideravano cambiare vita. Ho iniziato a incontrarli e a formare gruppi di uomini che si interrogavano su sé stessi. Poi abbiamo iniziato ad avvicinare i clienti delle prostitute, per strada. Gli dicevamo di essere come loro, di aver cercato anche noi in passato delle ragazze, ma che proprio per colpa di questo comportamento esisteva la tratta. Nel frattempo la ragazza che avevo incontrato ha trovato il coraggio di affrontare la sua protettrice, è stata massacrata di botte, ha perso un occhio, è rimasta in coma per tanti giorni. Ma ora è libera”.
Mi piace  concludere     con questo  estratto  da  una  famosa  canzone   vedere   la  colonna  sonora


[---]
Vecchio professore cosa vai cercando
in quel portone
forse quella che sola ti può dare
una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo
pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo
alle tue voglie
Tu la cercherai tu la invocherai
più d'una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto
al ventisette
quando incasserai delapiderai
mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire
"micio bello e bamboccione"
Se ti inoltrerai lungo le calate
dei vecchi moli
in quell'aria spessa carica di sale
gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini
e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire
sua madre a un nano
Se tu penserai e giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni
più le spese
ma se capirai se li cercherai
fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo


con questo è tutto alla prossima

4.4.17

anche l'uccisione di una prostituta è femminicidio ? per i media no è solo una ..... prostituta

potrebbe  interessare 
 http://www.parlarecivile.it/home.aspx

la   storia  di Ana Maria Stativa, 30 anni uccisa la settimana scorsa a Bologna.  sembra  di  si  .da  http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/  del  4\4\2017

Un poliziotto cerca tracce dopo l'assassinio di Ana Maria Stativa




Grazie alla mail di un cliente di Ana

Mi scrive il cliente di una donna che si prostituiva, uccisa la settimana scorsa a Bologna. Via Varthema, due passi dai giardini Margherita. Meno di quarant’anni lui, meno di trent’anni lei. Un uomo e una donna giovani, entrambi sposati, figli piccoli. Mi scrive, quest’uomo e racconta in modo semplice e crudo di quando la frequentava: di come lui si togliesse la fede, prima, e lei sorridesse guardando quel gesto. Delle parole corse tra loro, del dolore per la sua morte.  (....)
“Ho quasi 40 anni, vivo e lavoro a Bologna. Bel ragazzo, buoni rapporti sociali, buon lavoro, una famiglia meravigliosa. Tutto buono, insomma. Come milioni di persone, ogni tanto, commetto peccati. Ho pagato per il sesso. Un mese fa chiamo una ragazza che ha pubblicato un annuncio su internet. Le foto mi piacciono, la ragazza sembra gentile. Vado, pago, ricevo le prestazioni per cui ho pagato, mi rivesto e mi rimetto la fede, che avevo tolto per chissà quale falso pudore. La ragazza nota il gesto e mi dice: perché l'hai tolta? Non si fa! Balbetto: per rispetto... Lei sorride e mi dice: ‘Non è così che la rispetti, guarda (mi fa notare la sua, di fede) mi ha lasciato ma io non l'ho mai tolta. È il padre dei miei figli’".
"Capita alle volte che tra cliente e ragazza ci sia voglia di parlare. Racconta. È stata sposata. Il marito se n'è andato ma le ha lasciato due figli. Dico: se sei un uomo non te ne vai se hai figli. Risposta: e che faccio? Lo lego? Ana Maria ha spalle grandi. Ha fatto ginnastica a livello agonistico quando era giovane, dice. Non ha neanche 30 anni".
"Un giorno è partita per l'Italia. All’inizio qualche lavoro…Ma c'è l'affitto, due figli in età scolare e una madre anziana. C'è la vita insomma. Anzi, c'era. Pochi giorni fa un cliente l'ha uccisa con una pistola per maiali arrugginita. Un colpo alla testa, un chiodo".
"In questi mesi ho visto le pagine dei giornali riempirsi delle parole "femminicidio", slogan, cortei, numeri verdi. Per Ana Maria la quinta pagina della cronaca locale, dopo la Virtus. Era solo una puttana. La parola femminicidio non compare. Il nome solo verso la fine, dopo averla chiamata sei volte prostituta. Al mondo sta bene così, il palazzo, i vicini del quartiere "bene" non sapevano nulla. 
















Io ho le mie colpe e me le tengo, le conosco. Gli altri hanno le loro. I più buoni fischietteranno

25.12.14

s'arrende alla crisi e per vivere si prostituisce e poi dice che è colpa dello stato se lei è costretta a fare questo

Musica  consigliata Mi vendo - J-ax feat Riky  (lyrics video)
  
 episodio simile

http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2013/11/nuda-sul-web-per-pagarmi-gli-sfizi.html

Mentre  in sotto fondo  c'è   All Summer Long - Kid Rock  . Ora    la canzone  ed   il Il racconto che  trovate  sotto   mi  hanno fatto  ritornare  in mente uno stralcio, nel   colegamento trovate la citazione  per  intero  di un famoso  film <<  Credo che non sia giusto giudicare la vita degli altri perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. >> ( cit  cinematografica )  .
 Ora    la canzone  ed   il Il racconto che  trovate  sotto   mi  hanno fatto  ritornare  in mente uno stralcio, nel   colegamento trovate la citazione  per  intero  di un famoso  film <<  Credo che non sia giusto giudicare la vita degli altri perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. >> ( cit  cinematografica )  .
Esso è  il racconto   di una donna di 39 anni, di famiglia benestante, costretta dalle circostanze a rimettersi in gioco. "Ho cercato di tutto ma è stato impossibile trovare un lavoro dignitoso che ti consentisse di vivere decentemente. Non mi vergogno di me stessa. Mi sento piuttosto vittima di uno Stato che non fa nulla per affrontare la vergognosa piaga della disoccupazione",servizio di MARINA CAVALLIERI. montaggio di MARZIA MORRONE 
Ora lo so  che   non è bello  giudicare e  pontificare  ma  questo è uno dei   casi  i  cui  non riesco  Perchè  ha  scelto la  via  più semplice  per  vivere  e sopravvivere    . E  voi  che  idea  vi siete fatti  ?








8.6.14

le donne sono tutte puttane ?

N..B
Ovviamente    dal titolo sono sarcastico  perchè  non bisogna generalizzare  e dipende  da situazioni  a  situazioni    come spiega  benissimo  questo   fumetto




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