riprendiamo , prima di gettarci nel giorno del ricordo ( 10 febbraio ) , di cose generalmente più ( poi ovviamente dipende dai sentimenti e da quello che ciascuno di noi sente e ci riversa in essa ) allegre sopratutto in un nazione patria del bel canto ( opera lirica , melodramma e cantautori \ poeti ) ormai quasi estinti salvo eccezioni come queste due storie che m'avvio a riportare
la prima è tratta da http://www.lastampa.it/ del 26/01/2017
Sinfonica o progressive rock il paese dove tutti suonano Nel Novarese un musicista per famiglia e varie rassegne
Alcuni dei componenti della Società Filarmonica Verunese, il corpo bandistico che vanta 102 anni di storia
CHIARA FABRIZI
VERUNO (NOVARA)
Se per cercare il paese dei balocchi bisogna leggere Collodi, per quello della musica basta impostare sul navigatore il nome di una località del Novarese: Veruno. Già il cartello stradale recita: «Veruno, paese della musica». Per averne la prova basta entrare in una casa qualsiasi: almeno uno dei componenti suona uno strumento, canta nella corale o ha un diploma di conservatorio nel cassetto. Nella famiglia Bicelli la passione per la musica si tramanda di generazione in generazione, come il colore degli occhi. Renzo Bicelli, 76 anni, è un metalmeccanico in pensione: «A casa toglievo la tuta da operaio e imbracciavo il basso tuba». E’ lo strumento che suona nella Società Filarmonica, la banda che vanta 102 anni di storia. «Con me suonano le mie due figlie, una l’oboe e l’altra il clarinetto, mio genero la tromba, come mio nipote Samuele, 12 anni. Tutto ha avuto inizio con mio padre Primo, che nel 1914 ha istituito la Filarmonica, il vanto del paese».
Perché accada che in un Comune di 1700 abitanti la percentuale di persone «contagiate» dal virus della musica sfiori il 50%, lo spiega Alberto Temporelli, presidente di «Ver1 Musica»: «Tra fine ’800 e inizi ’900 in tanti sono andati a lavorare in Francia o in Svizzera e lì sono entrati a far parte di bande e sodalizi musicali. Una volta a casa, hanno importato quella passione». C’è chi della musica ha fatto una professione: Maurizio Sacchi che è direttore d’orchestra, i clarinettisti Alessandro Temporelli e Paolo Lombardo, mentre Lorenzo Bellini suona il corno; alcuni di loro fanno parte dell’Orchestra del Settembre musicale verunese, diretta da Alessandro Maria Carnelli. E chi, a Veruno, non suona, canta: in paese c’è la Corale di Sant’Ilario. E l’associazione «Percorsi musicali» promuove uno stage di perfezionamento per giovani strumentisti: ogni anno 100 musicisti a luglio, per 15 giorni, trasformano il paese in una sala prove diffusa.
Ma a rendere nota la località del Novarese oltre i confini italiani, in Europa e non solo, è il festival «2 Days Prog+1» organizzato dall’associazione «Ver1 Musica». «E’ il più importante festival di progressive rock in Italia e tra i primi al mondo - dice Temporelli - in media 6 mila persone ogni anno arrivano da tutta Europa». Il «2 Days Prog+1» - uno dei momenti del Settembre musicale verunese che comprende jazz e classica - offre concerti gratuiti: «Ogni anno si rinnova il miracolo - dice Temporelli -. Ci ritroviamo in migliaia sotto il grande palco nella piazzetta della Musica e nell’auditorium, per condividere musica ed emozioni. Negli anni abbiamo ospitato la nuova generazione del rock nostrano, come Litfiba e Afterhours, gruppi che hanno rappresentato il prog in Italia come le Orme, la Pfm, il Banco del Mutuo Soccorso accanto a band internazionali come Haken, Curved Air, Mystery, Uriah Heep». A tutti si chiede non solo di suonare ma di stare tra la gente: «Quattro chiacchiere davanti a un piatto di pasta cucinato da un’altra band che per una sera, lascia gli
strumenti e mette il grembiule».
la seconda dal http://www.messaggerosantantonio.it/ del 22\1\2017
Davide Ierardi, musicista membro del gruppo «Santa Taranta».
Il made in Italy ha una lunga storia in Australia. Non è iniziato con la pasta, la pizza o il panettone, bensì con la musica. Fin dalla seconda metà dell’Ottocento nel Paese oceanico arrivarono i primi gruppi di emigranti da Viggiano (provincia di Potenza, Basilicata) con le loro arpe a tracolla. Un terremoto aveva colpito duramente il Sud Italia nel dicembre 1857 e proprio a Viggiano – paese che vanta una lunga tradizione artigianale nella costruzione di arpe – i morti furono ottocento. L’emigrazione fu l’unica soluzione al dramma umano che ne seguì. Nel decennio 1860-1870 i viggianesi erano già numerosi a Sydney, Melbourne e Adelaide. All’inizio si esibivano per le strade ed erano chiamati musicantes. Successivamente formarono gruppi di buon livello artistico, sempre più richiesti durante i balli e i ricevimenti di lusso, ma anche nelle sale di proiezione, dove accompagnavano i film muti da dietro le quinte.
Col passare del tempo, l’arte di costruire e suonare l’arpa si perse un po’ nel nulla. Da circa dieci anni, però, è in atto un ritorno alla tradizione. E gran parte del merito va a Davide Ierardi (nella foto sopra ), viggianese che ora abita a Melbourne. «Mi sono avvicinato al mondo della musica sin da piccolo – racconta il giovane –. Da autodidatta ho iniziato a suonare la fisarmonica diatonica e ho avviato un percorso di ricerca, salvaguardia e promozione del patrimonio musicale lucano».
Dopo aver frequentato il Conservatorio di Potenza e un corso di laurea in Discipline della musica e dello spettacolo a Napoli, nel 2004 Davide inizia a suonare l’arpa popolare di Viggiano (arpicedda). Quindi, assieme al padre Giovanni, crea il primo laboratorio di costruzione d’arpa.
Gli anni passano, ma la passione per la musica popolare resta. È il 2012 quando Ierardi si trasferisce a Melbourne. In Australia conosce altri musicisti e, con Salvatore Rossano ed Emiliano Beltzer, forma il gruppo «Santa Taranta». «Taranta» è il termine pugliese per «tarantola», il ragno che, «pizzicando», scatena nella vittima un frenetico bisogno di danzare, per liberarsi dal suo veleno. Ovvio quindi che la «taranta» sia la musica più eseguita dal gruppo, seguita da pizzica, tammurriata, polka e jazz. I componenti della band, a turno, cantano e suonano la fisarmonica, l’organetto, la chitarra, la zampogna, il tamburello. Sono loro i nuovi musicantes che portano in Australia la musica tradizionale del Sud Italia. Non c’è da stupirsi se partecipano con successo a festival nazionali e sono invitati a esibirsi nelle scuole. «Il suono dei nostri strumenti – conclude Davide – è naturale, limpido, fresco, genuino. Per questo entusiasmiamo il pubblico e, dopo ogni spettacolo, ci sentiamo dire: “A quando la prossima volta?”».