Sono trascorsi 20 anni dalla
morte di Lady D. Un lasso di tempo che ha permesso alla principessa del Galles
di diventare un mito, e di cristallizzare la sua figura nell'immaginario
collettivo. Diana Spencer era una donna libera che rifiutava ogni forma di pregiudizio.
Era, in un certo senso, una vera outsider che ha tentato di cambiare il volto
della monarchia inglese. Devo ammettere che il Regno Unito ha sempre esercitato
un fascino potente sulla mia vita. Chi non ha vissuto gli anni'80 e '90 non può
immaginare il carisma di Diana, e dunque non può comprenderla fino in fondo.
Quando si muore nel fiore degli anni si rischia di divenire presto un santino
da venerare. Diana era destinata a diventare regina d'Inghilterra in quanto
consorte del primogenito di Elisabetta II, Carlo, ma il suo dramma personale
non lo rese possibile. Il suo matrimonio tormentato con l'erede al trono
iniziato nel 1981 si concluse ufficialmente nel 1996, e di conseguenza questo
inevitabile passaggio sancì la fine del suo rapporto con la casa reale. La sua
tragica morte nel Pont de l'Alma di Parigi spense per sempre il sorriso sul suo
volto. Nel 1998 andai per la prima volta in Inghilterra. Per me che adoravo
quel paese era un sogno che si concretizzava. Avevo girato il mondo in lungo e
in largo ma il Regno Unito non lo avevo ancora visitato. Dopo aver reso omaggio
a Canterbury e a Geoffrey Chaucer arrivai a Londra. Londra era il centro dei
miei studi e delle mie attenzioni. Sono uno shakespeariano convinto e non
potevo non visitare il Globe Theatre. Da questa città sono passati anche i miei
miti musicali: I Beatles, Elton John, David Bowie, George Michael e Freddie
Mercury. Lady Diana era morta soltanto un anno prima e nei nostri occhi era
ancora presente la commozione suscitata dal suo funerale. Mi recai anche nel
Northamptonshire per visitare il suo luogo di sepoltura, Althorp House, dimora
della famiglia Spencer. Diana non aveva paura d'amare, e di esternare il suo
amore incondizionato per i suoi due figli. Non nascondeva le sue fragilità e i
suoi malesseri esistenziali. Era la principessa del popolo e non voleva
ingannarlo. Aveva compreso che attorno alla sua figura ruotava l'attenzione dei
media, e proprio per questo decise di adoperarsi per delle importanti cause
umanitarie. Andò in Angola per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle mine
antiuomo disseminate nei campi. Sposò la lotta all'AIDS e fu anche Madrina
delle arti e patrocinò diverse cause ed eventi per raccogliere importanti
donazioni in favore dei soggetti più deboli. Da poco aveva ritrovato una
stabilità affettiva con Dody Al-Fayed, morto anche lui nello stesso incidente
del 31 agosto del 1997 in un tunnel di Parigi. Visitai il grande magazzino
Harrods e rimasi sorpreso nel vedere che il padre di Dodi, Mohammed Al-Fayed,
all'epoca proprietario del negozio aveva allestito al suo interno un altare
commemorativo con la foto di Diana e il figlio. Nel '98, prima di rientrare in
Italia, visitai nuovamente la mia amata Parigi, ma questa volta volevo recarmi
al Pont de l'Alma. Devo dire che osservando attentamente il luogo della sua
morte mi sfiorarono diverse perplessità sulle dinamiche dell'incidente. Non
sono un complottista ma non credo alla versione ufficiale. Ricordo la quantità
immane di messaggi dedicati a Diana lasciati ai piedi della torcia che sovrasta
il tunnel. La sua giovane vita si era spenta come una candela al vento, proprio
come la canzone che Sir Elton John aveva cantato al suo funerale. Non voleva
diventare un'icona, ma la sua morte l'ha consegnata per sempre alla leggenda.
Diana era una donna sensibile in cerca di pace e spiritualità, ma era anche una
madre affettuosa che seppe trasmettere ai suoi figli, William e Harry, il
valore della normalità. Il loro essere principi non doveva in alcun modo
distoglierli dalla consapevolezza di essere vicini al popolo e alle loro
problematiche. Lei diceva: "Voglio che i miei ragazzi imparino a
comprendere le emozioni delle persone, le loro insicurezze e preoccupazioni, le
loro speranze e i loro sogni". A vent'anni dalla sua scomparsa mi piace
ricordarla con il suo bellissimo sorriso, con i suoi limiti e i suoi pregi
perché Diana era una persona reale, e non un personaggio inventato. Ha speso
ogni energia per rendere la monarchia un'istituzione al passo coi tempi. In
qualche modo riuscì a rendere più umana la famiglia Windsor. Se la casa reale
appare molto meno ingessata lo si deve proprio alla timida maestra diventata in
breve tempo la beniamina del popolo. Ma Diana capì anche che la solidarietà è
un valore aggiunto da sperimentare quotidianamente nelle nostre vite.
"Fai un atto di bontà,
casuale, senza aspettativa di ricompensa, e stai sicuro che un giorno qualcun
altro potrebbe fare lo stesso per te" (Lady D).
Cristian Porcino
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