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28.7.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

Sono trascorsi 20 anni dalla morte di Lady D. Un lasso di tempo che ha permesso alla principessa del Galles di diventare un mito, e di cristallizzare la sua figura nell'immaginario collettivo. Diana Spencer era una donna libera che rifiutava ogni forma di pregiudizio. Era, in un certo senso, una vera outsider che ha tentato di cambiare il volto della monarchia inglese. Devo ammettere che il Regno Unito ha sempre esercitato un fascino potente sulla mia vita. Chi non ha vissuto gli anni'80 e '90 non può immaginare il carisma di Diana, e dunque non può comprenderla fino in fondo. Quando si muore nel fiore degli anni si rischia di divenire presto un santino da venerare. Diana era destinata a diventare regina d'Inghilterra in quanto consorte del primogenito di Elisabetta II, Carlo, ma il suo dramma personale non lo rese possibile. Il suo matrimonio tormentato con l'erede al trono iniziato nel 1981 si concluse ufficialmente nel 1996, e di conseguenza questo inevitabile passaggio sancì la fine del suo rapporto con la casa reale. La sua tragica morte nel Pont de l'Alma di Parigi spense per sempre il sorriso sul suo volto. Nel 1998 andai per la prima volta in Inghilterra. Per me che adoravo quel paese era un sogno che si concretizzava. Avevo girato il mondo in lungo e in largo ma il Regno Unito non lo avevo ancora visitato. Dopo aver reso omaggio a Canterbury e a Geoffrey Chaucer arrivai a Londra. Londra era il centro dei miei studi e delle mie attenzioni. Sono uno shakespeariano convinto e non potevo non visitare il Globe Theatre. Da questa città sono passati anche i miei miti musicali: I Beatles, Elton John, David Bowie, George Michael e Freddie Mercury. Lady Diana era morta soltanto un anno prima e nei nostri occhi era ancora presente la commozione suscitata dal suo funerale. Mi recai anche nel Northamptonshire per visitare il suo luogo di sepoltura, Althorp House, dimora della famiglia Spencer. Diana non aveva paura d'amare, e di esternare il suo amore incondizionato per i suoi due figli. Non nascondeva le sue fragilità e i suoi malesseri esistenziali. Era la principessa del popolo e non voleva ingannarlo. Aveva compreso che attorno alla sua figura ruotava l'attenzione dei media, e proprio per questo decise di adoperarsi per delle importanti cause umanitarie. Andò in Angola per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle mine antiuomo disseminate nei campi. Sposò la lotta all'AIDS e fu anche Madrina delle arti e patrocinò diverse cause ed eventi per raccogliere importanti donazioni in favore dei soggetti più deboli. Da poco aveva ritrovato una stabilità affettiva con Dody Al-Fayed, morto anche lui nello stesso incidente del 31 agosto del 1997 in un tunnel di Parigi. Visitai il grande magazzino Harrods e rimasi sorpreso nel vedere che il padre di Dodi, Mohammed Al-Fayed, all'epoca proprietario del negozio aveva allestito al suo interno un altare commemorativo con la foto di Diana e il figlio. Nel '98, prima di rientrare in Italia, visitai nuovamente la mia amata Parigi, ma questa volta volevo recarmi al Pont de l'Alma. Devo dire che osservando attentamente il luogo della sua morte mi sfiorarono diverse perplessità sulle dinamiche dell'incidente. Non sono un complottista ma non credo alla versione ufficiale. Ricordo la quantità immane di messaggi dedicati a Diana lasciati ai piedi della torcia che sovrasta il tunnel. La sua giovane vita si era spenta come una candela al vento, proprio come la canzone che Sir Elton John aveva cantato al suo funerale. Non voleva diventare un'icona, ma la sua morte l'ha consegnata per sempre alla leggenda. Diana era una donna sensibile in cerca di pace e spiritualità, ma era anche una madre affettuosa che seppe trasmettere ai suoi figli, William e Harry, il valore della normalità. Il loro essere principi non doveva in alcun modo distoglierli dalla consapevolezza di essere vicini al popolo e alle loro problematiche. Lei diceva: "Voglio che i miei ragazzi imparino a comprendere le emozioni delle persone, le loro insicurezze e preoccupazioni, le loro speranze e i loro sogni". A vent'anni dalla sua scomparsa mi piace ricordarla con il suo bellissimo sorriso, con i suoi limiti e i suoi pregi perché Diana era una persona reale, e non un personaggio inventato. Ha speso ogni energia per rendere la monarchia un'istituzione al passo coi tempi. In qualche modo riuscì a rendere più umana la famiglia Windsor. Se la casa reale appare molto meno ingessata lo si deve proprio alla timida maestra diventata in breve tempo la beniamina del popolo. Ma Diana capì anche che la solidarietà è un valore aggiunto da sperimentare quotidianamente nelle nostre vite.
"Fai un atto di bontà, casuale, senza aspettativa di ricompensa, e stai sicuro che un giorno qualcun altro potrebbe fare lo stesso per te" (Lady D).

Cristian Porcino


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7.7.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

In vista di un imminente trasloco ho riportato alla luce frammenti di un passato distante anni luce dalla mia memoria e personalità. Rovistando fra scatole e scatoloni ho fatto un viaggio nei ricordi. Sicuramente alcuni vissuti con coscienza e altri un po' meno. Che strana sensazione rivedere i quaderni delle elementari, i primi sussidiari, i ritagli di giornale,  le riviste, i giocattoli dell'infanzia  etc. Più cestinavo e più mi accorgevo che in quei contenitori non c'era più il mio presente e nemmeno il mio futuro. Io come essere umano sono cristallizzato in una dimensione temporale che possiamo chiamare adesso, ma in verità abito un nonluogo! Io sono un progetto in fieri. Una idea partorita da qualche mente sognante che non ha fatto ancora pace con la realtà. Sono stato una determinata persona, e il tempo mi ha portato inevitabilmente altrove. Rivedere quegli appunti e andare immediatamente con la memoria a quell'istante in cui scrissi tutto mi ha riportato a vedere le cose con un certo distacco. In quelle scatole ho rivisto le mille prospettive che potevo attuare. Ho provato un certo sollievo nel buttare diverse porzioni della mia vita. Ho percepito le aspettative e i sogni infranti appuntati con uno spillo sul bavero dell'anima. Crescere significa anche fare i conti con una verità tangibile. Ora comprendo la sensazione di liberarsi di quella zavorra che ti tiene ancorato al passato, e ti fa pensare a tutto ciò che poteva essere e non è mai stato. Ho vissuto forse mille vite senza essermene accorto. Chi era quel bambino che annotava le sue impressioni in quel diario? E quel ragazzo che scriveva con convinzione i propri pensieri? Chi lo sa! Di certo non io, o almeno non più.
«Scrivevo silenzi, notti, notavo l’inesprimibile, fissavo vertigini» (Arthur Rimbaud).
In un vecchio giornale ho trovato una riflessione della scrittrice Susanna Tamaro che fa al caso nostro: «Il grande dono che ci è stato dato è il libero arbitrio, cioè il poter scegliere. Scegliere vuol dire semplicemente avere due strade davanti e decidere di imboccarne una anziché l'altra. Scegliere non vuol dire anche rinunciare. Non so cosa c'era nell'altra strada, né mai lo saprò perché l'ho lasciate alle spalle e non posso più tornare indietro». È vero, non possiamo più tornare indietro, ma non possiamo nemmeno affermare che avevamo ampia facoltà di scegliere. La scelta è una iattura non un dono. Non esistono mai scelte giuste o sbagliate. Quando le hai compiute rifletti a posteriori sui benefici ricevuti o meno. Siamo liberi di scegliere tra due alternative ma nessuna di queste è realmente scevra da inganni. Ci illudiamo di scegliere, ma se a tavola hai pasta o pesce dovrai inevitabilmente optare per una delle due senza troppi ma e senza se. Io devo essere in grado di fare una vera scelta e non essere obbligato ad un bivio bloccato. Io non ho mai avuto facoltà di scegliere perché mi sono ritrovato a barcamenarmi fra l'apparire e scalfire la mia essenza, oppure autoingannarmi pensando di essere davvero libero. Come sosteneva John Stuart Mill: «La libertà di ogni individuo deve avere questo preciso limite: egli non deve essere di disturbo agli altri». Io, infatti, non ho mai disturbato gli altri ma tale principio non è stato certamente ricambiato, anzi. Ho sperimentato sulla mia pelle quanto diceva Sartre: «L’enfer, c’est les autres». All'esistenza dell'inferno post mortem non credo, ma alla gente che ti rende infernale la vita purtroppo sì! Chissà perché queste nullità che abbiamo avuto il dispiacere di conoscere emanano ancora un lezzo nauseabondo, proprio come le fogne di Calcutta, ed è proprio per questo che dobbiamo allontanarle. Questi umanotteri depensanti impestano l'aria con la loro malvagità morale e la loro puzza contagiosa, ma non dobbiamo farci contaminare da questa decomposizione interiore. Pertanto ritorno alle mie scatole, e nel frattempo solletico la mia riflessione con una canzone di Brunori Sas.
«La verità è che ti fa paura/ L'idea di scomparire/ L'idea che tutto quello a cui ti aggrappi
Prima o poi dovrà finire/ La verità è che non vuoi cambiare/ Che non sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose a cui non credi neanche più».

Cristian Porcino


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1.7.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

Giugno è il mese in cui si ricordano i moti di Stonewall e si susseguono nel mondo civilizzato le manifestazioni in sostegno del movimento Lgbt. Purtroppo in questo mese si verificano puntualmente anche episodi più o meno velati di razzismo. Personalmente mi sono occupato di tale piaga sociale nel mio ultimo libro Canzoni contro l'omofobia e la violenza sulle donne, e nonostante le numerose e importanti battaglie civili le cose sembrano, ahimè, non essere mutate. Ogni anno durante il periodo degli esami di maturità si riscontrano diversi episodi di omofobia in diverse parti d'Italia. Negli ultimi anni alcuni maturandi si sono imbattuti in commissari alquanto reticenti ad accettare e discutere tesine sulla storia dell'omosessualità e non solo. Alcuni di questi commissari si sono rifiutati perfino di ammettere opere letterarie o testi di canzoni che tratta(va)no l'argomento. Non parlo certamente di opere erotiche o di propaganda, ma di vera letteratura. Eppure le opere letterarie non hanno una sessualità e non possono essere discriminate. Tali docenti umanamente impreparati non riescono ancora oggi a comprendere l'essenza del loro lavoro e dell'intero sistema scolastico. L'omofobia interiorizzata non è meno grave di quella visibile.


La scuola è la sede adatta per affrontare questi argomenti, e gli insegnanti non possono rinunciare alla loro funzione di educatori. L'omosessualità, così come l'eterosessualità, non ha nulla di segreto o di scandaloso, e dunque non capisco tale ritrosia nel trattarla senza pregiudizi e fobie. Troppi anni di preconcetti, stereotipi e modelli catodici fuorvianti hanno forse accresciuto in questi docenti un senso di inadeguatezza e timore nell'affrontarla con la dovuta serietà. Ma nulla può giustificare tali paure prive di qualsiasi fondamento. Gli studenti devono sentirsi liberi di affrontare gli argomenti che toccano da vicino le loro giovani esistenze. Se la scuola non si adeguerà a tali istanze formative dovrà fare i conti con le informazioni distorte acquisite dai discenti attraverso chat e siti internet non qualificati. Diceva Don Milani “Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali”. Per esperienza personale posso aggiungere che all'università sperimentai anch'io una certa resistenza a trattare l'argomento omosessualità con professori allineati alle posizioni del Vaticano II (non mi riferisco certamente al concilio ecumenico ma alla visione "papacentrica" di Giovanni Paolo II). Rammento l'approfondimento del corso di filosofia morale dal titolo "Uomo e donna in famiglia" con un excursus storico tra le varie encicliche dei papi! Oppure ricordo un feroce confronto con la docente di letteratura italiana che non voleva riconoscere la straordinaria importanza dell'opera letteraria di Aldo Busi.
Per comprendere meglio il senso di certe preclusioni mentali ho intervistato alcune persone in merito al significato del termine pregiudizio. Eccovi, dunque, alcune opinioni raccolte. Simona, studentessa di psicologia, mi ha risposto: "Il pregiudizio è un meccanismo di difesa che attiviamo nel momento in cui la diversità dell'altro ci spaventa". Alina, invece, definisce il pregiudizio come "un'opinione certa ma errata su qualcuno. Per tirare avanti spesso avvertiamo il bisogno di sicurezza e consideriamo le nostre opinioni, la nostra morale come le migliori in assoluto. Così tutto quello che si discosta dal nostro punto di vista lo rigettiamo per non farci condizionare". Il signor Giovanni, benzinaio da quindici anni, afferma: "Il pregiudizio è un modo negativo per avvicinarmi al mio prossimo". Flaminia gestisce una panetteria in una zona periferica di Catania e mi dice: "Io credo che le persone gay sono esattamente come me. Non bisogna giudicare nessuno in base ai propri gusti sessuali, nazionalità o etnia. Quello che conta sono le azioni che facciamo e di certo non dipendono dalle persone che amiamo o con cui facciamo sesso".
La signora Mara è appena uscita dalla messa del mattino e alla mia domanda risponde con fare scortese facendosi un segno della croce. Evidentemente l'esempio inclusivo di Papa Francesco non ha minimamente toccato la sua fede e il suo cuore.
Le opinioni da me raccolte evidenziano che a parole manifestiamo di essere emancipati e civili, ma nei fatti persiste ancora uno zoccolo duro d'ignoranza che non ci permette di compiere un salto di qualità notevole.
Forse aveva ragione Albert Einstein quando diceva: "È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio". Pertanto mi auguro l'avvento di una società culturalmente evoluta in grado di oltrepassare gli steccati ideologici e annientare i pregiudizi e i soliti stereotipi. Dopotutto "Non bisogna farsi mai ricattare dalla stupidità altrui" (Umberto Eco).

Cristian Porcino


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23.6.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

Recentemente mi sono imbattuto in alcune pubblicità alquanto inquietanti. In certi noti settimanali si sponsorizza la vendita di una bambola che riproduce realisticamente le fattezze di un neonato. Per ovvi motivi non posso citare l’azienda né riprodurre l'immagine dell’oggetto in questione, ma sono lontani parenti di Cicciobello e probabilmente più eleganti. Forse questi macabri bambolotti alti circa 50 cm riusciranno a placare il desiderio di maternità e paternità insito negli umani? Cullando fra le mie braccia un pupazzo senz'anima mi potrò definire padre? Qual è allora il senso di questa stramba operazione di marketing? A quanto pare l'artista che ha realizzato tale 'creatura' intende donare ai genitori mancati la gioia di tenere fra le braccia un piccolo corpicino con lo sguardo imbambolato. Ovviamente la pubblicità ci tiene a sottolineare che il prodotto non è un giocattolo, bensì un oggetto da collezione unico, quasi raro. Non è un prodotto per bambini, ma per adulti desiderosi di figliolanza. Per carità, il bambolotto è un prodotto raffinato e ben fatto ma rimane pur sempre un oggetto inanimato. Esistono anche bambole "speciali" che ti stringono il dito. Queste sensazioni però mi inquietano. L'essere umano solletica la propria immaginazione con prodotti di qualità che riproducono qualcosa o qualcuno che esiste già in realtà. In altre parole si concedono istanti di felicità con surrogati di realtà. Diceva David Hull: "L'ipocrisia è il lubrificante della società". Questi pupazzi bambini, questi feticci del desiderio umano non potranno mai supplire quel vuoto che si crea in noi. Ben scriveva Pier Paolo Pasolini nel libro Lettere Luterane: "Il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci". Noi umani temiamo i sentimenti ma siamo preda del sentimentalismo. Non siamo buoni, ma buonisti. Adoriamo gli oggetti che riproducono qualcosa, vedi alcune pratiche cattoliche dove si venerano statue raffiguranti santi e madonne. I feticci sono utili per comunità umane non evolute, quasi primitive ma non certamente per persone dotate di raziocinio. Se la vita non vi ha resi genitori non lo diventerete di certo acquistando dei bambolotti!
In Jane Eyre Charlotte Brontë scrive: "Mi portavo sempre nel letto la bambola; gli esseri umani hanno bisogno di amare qualcosa e, in mancanza di un oggetto più degno di tenerezza, mi studiavo di provare piacere amando e vezzeggiando un piccolo idolo sbiadito, malridotto come uno spaventapasseri". Dunque smettiamola di confondere l'apparenza con la realtà, e dedichiamo il nostro tempo ad emozioni e sentimenti reali. Nel mondo esistono tanti bambini in carne e ossa che aspettano un nostro abbraccio vero e sincero. Per una volta smettiamo di vivere sentimenti posticci, e ripiombiamo nella monotona ma concreta quotidianità.


Cristian Porcino


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9.6.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

Anni fa mi occupai della sessualità dei supereroi. Il libro che conteneva tale saggio non uscì mai in Italia ma fu pubblicato da un editore americano. In alcune librerie newyorkesi circola ancora qualche copia usata del suddetto volume. In quel breve saggio ragionavo in merito alla sessualità di Superman, Batman, Spiderman etc., evidenziandone le numerose contraddizioni. Proprio in questi giorni debutta al cinema il film dedicato alla prima supereroina degna di nota: Wonder Woman. Chi è nato negli anni'80 non può non ricordare il telefilm trasmesso da italia uno con una splendida Lynda Carter nei panni di Wonder Woman.
 Il film uscito il 1 giugno è già record di incassi al botteghino. La pellicola è diretta da una brava regista, Patty Jenkins (Monster) e la protagonista è interpretata dall'attrice israeliana Gal Gadot (ex soldatessa). Per quanto mi riguarda non andrò a vederlo ma tale interesse generale merita una piccola riflessione. È bene ricordare che Wonder Woman è una creazione di William Moulton Marston, psicologo e fumettista. Egli aveva conosciuto le vere eroine del femminismo come Emmeline Pankhurst e Margaret Sanger e decise di ispirarsi a loro per dare vita ad un personaggio in grado di rappresentare il girl power. Fu così che nel 1941 ideò Diana, una guerriera amazzone nata nell'isola di Themyscira. Tale eroina DC Comics per un determinato periodo di tempo ricoprì un ruolo non secondario, ma negli ultimi anni quasi nessuno si rammentava più di questa interessante figura mitologica. Eppure proprio l'anno scorso l'Onu aveva scelto Wonder Woman per rappresentare i diritti delle donne. Questa scelta di nominarla ambasciatrice provocò disordini e proteste e si raccolsero più di 40 mila firme per bocciare tale idea. Una delle tante motivazioni fu proprio quella legata alla rappresentazione stereotipata della figura femminile. Non possiamo negare che le intenzioni dell'autore erano ben diverse, ma è evidente che Marston ha attribuito alla sua eroina caratteri ben precisi. La Nostra protagonista fu ritratta in abiti succinti, in linea con lo stile delle pin up degli anni' 40. A questo vorrei però obiettare che nei supereroi il fattore sessuale è da sempre presente. Guardate la tuta di Batman degli ultimi film e noterete la meticolosa attenzione con cui si mettono in mostra sia i pettorali dell'eroe sia i gioielli di famiglia di Bruce Wayne. E Superman e Captain America? Identico discorso. Per non parlare degli attori, dei veri sex symbol, chiamati ad interpretare tali personaggi. Dunque il sessismo non riguarda solo Wonder Woman alias Diana Prince, ma anche i suoi colleghi maschi. Le loro figure sono tipicamente caratterizzate e su questo non si discute. Il sesso dei supereroi affascina e mobilita l'attenzione del grande pubblico. L'industria del porno ha attinto a piene mani dai supereroi per realizzare parodie hard con attori in costume. In verità il modo di fare l'amore dei supereroi affascina e allo stesso tempo disorienta il pubblico. Esistono anche soggetti che prediligono fare sesso con il/la proprio/a partner mascherati da supereroi. Nonostante questo rimane ancora un mistero la ginnica sessuale di Clark Kent-Superman ma poco importa. I supereroi si prendono cosi come sono stati creati. Senza ma e senza se. Dopotutto chi vorrebbe mai avere una relazione con un supereroe o una supereroina? Sai che gioia dividerli con il mondo intero! Meglio una noiosissima e stabile relazione fra esseri ordinari ma reali. Non trovate? Se non mi credete ascoltate la bellissima canzone dei Coldplay e The Chainsmokers Something just like this e capirete il senso di ciò che dico.

Cristian Porcino
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2.6.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

Iniziamo con una semplice domanda: perché i preti vanno spesso in TV a parlare di sesso?
In ogni programma dedicato all'amore o alla morale sessuale indovinate un po' chi c'è sempre a farfugliare qualcosa? Naturalmente un chierico di santa madre Chiesa! Non solo ciarlano in TV, ma scrivono perfino libri su come vivere una sana e santa sessualità. Ma vi rendete conto? Per statuto sono uomini celibi che fanno voto di castità e poi diventano, tutto ad un tratto, esperti di sessualità!? A me i conti non tornano, non so a voi. Non dimentichiamo che il giovane arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla scrisse nel 1960 un'opera filosofica dal titolo: Amore e responsabilità. Morale sessuale e vita interpersonale. La filosofa e amica di Wojtyla, Anna Teresa Tymieniecka disse: "Ciò che ha scritto (Wojtyla ndr) sull'amore e sul sesso dimostra la sua scarsa conoscenza del tema. Mi sembrava che fosse evidente che non sapeva di cosa stava parlando". Come può un sacerdote sapere quali dinamiche intercorrono tra due innamorati che vivono e sperimentano le gioie del sesso? E non dimentichiamo che la CEI di Ruini-Bagnasco e i papi non smettono mai di ricordarci l'importanza della famiglia e dei figli. Ma se sono così ossessionati dalla famiglia perché non ne hanno creata una tutta loro? Ufficialmente non sono padri carnali ma si fanno chiamare in tal modo per trattarci come figli ed esercitare la loro autorità. A me sembra paradossale questo atteggiamento. Qui non si tratta di essere credenti, agnostici, atei o anticlericali ma di seguire semplicemente la logica. Io non sono padre e d'ora in avanti mi dedicherò a scrivere testi, e a tenere convegni sulla paternità e la gestione dei figli. Sono sicuro che se lo facessi mi sentirei ridicolo e insignificante. Come posso parlare con cognizione di causa di un argomento che non padroneggio?! È arrivato il momento per il Vaticano di occuparsi di fede e non di morale sessuale. Papa Bergoglio è l'unico pontefice a non manifestare quell'ossessione tanto cara ai suoi predecessori per la vita sessuale dei suoi fedeli. Infatti, i più conservatori lo attaccano per questo motivo. Non gli perdonano il suo continuo concentrarsi sul Vangelo e non su argomenti che non spetta a un prete giudicare. Bergoglio ricorda incessantemente ai credenti cristiani che dichiararsi tali significa mettere davvero in pratica le parole di Gesù. Forse questi soggetti trovano imperdonabile un papa che si dedica a portare avanti l'insegnamento evangelico ed è per questo che tentano di scalfire la sua autorità senza alcun successo. Un motivo in più per stimare umanamente questo papa. Lui va avanti per la sua strada senza prestare attenzione a certi individui. Naturalmente io non lo vedo con gli occhi della fede che non ho, e dunque non lo percepisco come "il dolce Cristo in terra" (vedi Santa Caterina da Siena), ma solo come un uomo di pace (e non è mica poco!). Per caso vi siete dimenticati che con Joseph Ratzinger si finiva sempre a parlare di famiglia composta da uomo e donna, il valore dei figli e via discorrendo? Come si dice a Napoli "Dalle 'e dalle se scassano pure e' metalle". Io non dimentico che per la giornata della pace 2013 il papa emerito Benedetto XVI scrisse che le unioni gay erano un vero attentato alla pace! Due persone che si amano metterebbero a repentaglio la pace nel mondo?!!! Io rimango basito e non aggiungo nulla, ma vi consiglio vivamente di leggere le opinioni del teologo Hans Küng sul pontificato ratzingeriano. Nei vari talk show quando si parla di divorzi, anticoncezionali, unioni civili ci trovo sempre un prete, mentre se l'argomento trattato è la pedofilia, la corruzione nessuno, e sottolineo nessuno, si sogna di invitare un sacerdote in trasmissione. Ma se il loro abito li autorizza a parlare di sesso perché non di frode bancarie, ingerenza e tanti altri argomenti? Non si può essere tuttologi a convenienza. Io trovo molto più preoccupante dei chierici che blaterano di sessualità i fedeli che credono ciecamente alle loro parole. Non li sfiora mai il dubbio che quelle frasi non andrebbero prese per oro colato? Se parlano di fede sono delle vere autorità, ma quando parlano d'altro la loro opinione vale quanto la vostra. La loro competenza però non sempre è dimostrata se pensiamo al commento fuori luogo pronunciato da quel vescovo italiano all'indomani della strage di Manchester. Costui ha definito i bambini e gli adolescenti uccisi per mano dei terroristi in tal modo: "Figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto. Pregherò per voi". Che orrore !!!!
Quando leggiamo certe invettive ricordiamoci che se la gente si allontana sempre più dalla religione è per persone così.
Ovviamente ognuno di noi è libero di scegliere autonomamente a chi e a cosa prestare attenzione. Io certamente non ho tempo da perdere con certi tuttologi dalla doppia morale che vivacchiano nei salotti televisivi.
"L'intelligenza non ha valletti, si serve da sé" (Aldo Busi).


Cristian Porcino
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19.5.17

L'elzeviro del filosofo impertinente



La voce della coscienza esiste davvero oppure è soltanto un residuo mitologico? Forse la coscienza individuale è una metafora filosofica come Atlantide, il continente sommerso narrato da Platone, o invece un'altra utopia come quel detto evangelico che recita "la Verità vi renderà liberi". Ogni qual volta osservo il mondo mi chiedo: ma dove sta la nostra coscienza quando commettiamo azioni imperdonabili?
Il 23 maggio di venticinque anni fa veniva brutalmente assassinato il magistrato Giovanni Falcone.

 In quel vile attentato persero la vita tre uomini della sua scorta e anche Francesca Morvillo, moglie di Falcone. All'epoca dei fatti avevo 12 anni e la cosa mi colpì molto. Mi colpì perché ero siciliano come Giovanni e poi perché mio padre lo ammirava tanto e lo seguiva sempre quando appariva in TV. Quell'anno per il mio compleanno chiesi in regalo l'album di Luca Carboni che si intitolava Carboni. Nelle radio italiane impazzava il singolo Ci vuole un fisico bestiale, e come tutti gli adolescenti dell'epoca ero totalmente preso da questo tormentone. Ma all'interno del disco un'altra canzone aveva catturato subito la mia attenzione, Alzando gli occhi al cielo. Il testo dice: "Come fanno i capi della mafia a non pentirsi / come fanno certi potenti a non convertirsi / loro lo sanno quanto male fanno / loro lo sanno quanto è solo un uomo / e sanno bene quanta paura c'è dentro ad ogni cuore / e sanno bene come ci si arrende / come si arrende e come ci si stanca di sognare di cambiare il mondo / ma se per caso alzan gli occhi al cielo con un cielo come questo /come fanno a non cagarsi sotto a non sentire freddo".
L'album del cantautore bolognese uscì ben quattro mesi prima della morte di Falcone. La sua canzone aveva ampiamente anticipato un dramma devastante per l'intera nazione. Forse anche per questo le parole cantate da Carboni mi rimasero così impresse nella memoria. Come si può togliere la vita a un nostro simile e poi ritornare alla propria esistenza senza ripensamenti o rimorsi di coscienza? Quanto vale la vita di un essere umano se si può vivere con un peso così grande? E questi assassini sono mai tormentati dal rimorso, dalle immagini e dalle vite spente con così tanta facilità, oppure si sono assuefatti a tutto, anche all'odore e al colore del sangue umano?
Edgar Allan Poe scriveva: "A volte, ahimè, la coscienza degli uomini si carica di un fardello tanto orribile che riusciamo a liberarcene solo nella tomba. Così l’essenza del crimine rimane avvolta nel mistero."
Mi preme sottolineare che quando discutiamo di Giovanni Falcone non possiamo non parlare di Paolo Borsellino. I loro nomi non si dovrebbero scrivere separati ma attaccati. Infatti ritengo appropriata la scelta del conduttore Fabio Fazio di chiamare "FalconeeBorsellino" il programma TV che andrà in onda su Raiuno per ricordare le stragi di Capaci e via D'Amelio. Insieme i due magistrati hanno combattuto per sconfiggere la mafia, e a venticinque anni dalla loro morte non possiamo celebrarli separatamente. Erano amici, colleghi ma soprattutto due uomini perbene. Questi due eroi civili, questi martiri della libertà non meritano un fugace e solenne ricordo annuale bensì un costante quanto reale riconoscimento quotidiano. I più piccoli invece di ammirare i supereroi dei fumetti dovrebbero appassionarsi alla vita di Giovanni e di Paolo, ai loro ideali e ai loro sacrifici. Le grandi azioni non sono mai prive di sofferenza e rinunce personali. Solo così riusciranno a capire che per compiere un vero atto eroico non occorre volare o possedere poteri straordinari, ma credere fermamente nel coraggio racchiuso nelle persone cosiddette normali. Umani che non sono figli di un Dio come Thor o frutto di un esperimento andato a male come Hulk, ma individui che hanno deciso di lottare per sconfiggere il male. Può sembrare un'ovvietà, e forse lo è, ma i più giovani devono imparare che nella normalità di un essere umano è racchiusa la straordinaria possibilità di cambiare veramente il mondo. Il mondo non ha bisogno di supereroi ma di persone oneste.
L'esempio di Giovanni e di Paolo non è stato vano. Loro mi hanno ispirato come un faro nella notte. Ricordo che dopo la morte di Falcone mi fu regalato il suo libro Cose di cosa nostra scritto con Marcelle Padovani e pubblicato nel 1991. Leggendolo mi colpì molto questa frase: "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.”
Caro Giovanni, Caro Paolo, con il vostro sangue innocente avete riscattato la dignità di una terra e di un popolo. Il mio popolo, il vostro popolo. Dirvi oggi grazie è ben poca cosa, ma ogni qual volta mi arrabbio con una terra matrigna come la Sicilia ripenso subito a Voi e torno a riappacificarmi con le mie origini. Perché nonostante tutto l'amore e odio che proviamo verso di lei "questa terra come la Ionia di Eraclito e Anassagora è magica, e richiama sempre coloro che gli appartengono, come se esercitasse un diritto. La legge dell'appartenenza" (Manlio Sgalambro).


Cristian Porcino
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23.4.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

Io sono stato un obiettore di coscienza e lo sono ancora. Quando in Italia il servizio di leva era obbligatorio scelsi subito di avvalermi del servizio civile. Ho sempre ripudiato l'uso delle armi e non volevo sottrarmi a prestare un servizio utile per il mio Paese. Detto ciò non capisco quei medici che si dichiarano obiettori pur lavorando negli ospedali pubblici. Lo trovo inconcepibile. Se il tuo credo o i tuoi ideali non ti permettono determinati atti non vai a lavorare in una struttura pubblica dove transitano quotidianamente milioni di persone con diverse problematiche di salute. Non puoi farlo se poi le tue convinzioni ostacolano la cura effettiva del paziente o il rispetto delle credenze altrui. Io da obiettore di coscienza non vado mica a lavorare in un'armeria né tanto meno ho mai desiderato arruolarmi in un corpo armato! Bisogna essere sempre coerenti con se stessi e con gli altri. Se sei medico e sei contrario all'aborto non presti il tuo lavoro al pronto soccorso, ma ti fai spostare dove il tuo credo non sarà un problema né per te né per il credo di qualcun altro. Il rispetto deve essere reciproco ma non si può filosofeggiare con la vita o la morte dei propri pazienti. Esistono tante strutture religiose dove poter fare il medico nel pieno rispetto delle proprie convinzioni, e con l'appoggio morale di pazienti e personale lavorativo della struttura. Consentire ai medici di appellarsi all'obiezione di coscienza è una vera imprudenza. Le leggi di uno Stato laico devono essere rispettate, e non conta se come singoli individui siamo favorevoli all'interruzione di gravidanza o contrari, o se non accettiamo la legge sul fine vita oppure se crediamo in Gesù, Ganesh o a nessuna divinità. A mio parere l'obiezione di coscienza deve essere disciplinata da una legge che limita i danni ai pazienti. Davanti al malato non si dovrebbe mai anteporre la propria convinzione personale. Ribadisco che la professione medica è un lavoro molto importante perché ai medici affidiamo la nostra vita e la nostra speranza di guarigione. Come scriveva Oliver Sacks: "La storia individuale del malato e l'intera vita del malato non devono mai passare in secondo ordine". L'obiezione di coscienza possiamo esercitarla quando ci riguarda in prima persona, e non invece imponendola ai nostri simili. Tutto ciò che è frutto di sopraffazione non è mai coscienzioso. L'obiezione di coscienza è un diritto del medico ma non di certo della struttura ospedaliera in cui esercita. Se io ripudio le armi non impedisco certamente ad altri di utilizzarle per difenderci come avviene ad esempio con la polizia, i carabinieri, ecc. Non dimentichiamo che l'obiezione di coscienza di alcuni medici talvolta uccide. Le nostre convinzioni devono essere rispettate ma non imposte altrimenti ogni persona, in virtù dello stesso principio, potrà appellarsi alla propria coscienza per non fare più determinate pratiche lavorative e cadremo nell'anarchia più assoluta. Patch Adams ha affermato che: "Divenni un esploratore dei continenti dell'esperienza e del divertimento facendo ricerca nel laboratorio dell'umanità". I medici devono frequentare di più questi laboratori di umanità per imparare anche dal sofferente. Più contagi di umanità e meno imposizioni fra dottori e pazienti. In questo scambio libero e fecondo di umanità ogni singolo soggetto troverà beneficio per la propria coscienza.

(Criap)


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2.4.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

La realtà supera quasi sempre la fantasia.
Galeno e Ippocrate dedicarono la loro vita alla cura del paziente. Da allora sono trascorsi molti secoli, ma sono sicuro che oggi si rivolterebbero nella tomba vedendo un loro collega provocare consapevolmente dolore e sofferenza ai malati. È notizia di questi giorni quella di un importante ortopedico che procurava lesioni agli arti dei pazienti per poterli poi operare, e ricavarne dunque un buon ritorno economico. Ho letto che li ricuciva in modo tale da poterli riaprire a piacimento. I confini etici non esistono più e l'imbarbarimento della specie avanza sempre più spedito.
Un giudice assolve uno stupratore perché la donna non ha urlato abbastanza dopo la violenza sessuale. Ma vi rendete conto? E poi ci lamentiamo se in questo paese non solo aumentano i casi di violenza sulle donne, ma addirittura non si fermano i responsabili? Con una cultura così pervicacemente maschilista che sottomette quotidianamente la donna all'uomo, anche con il linguaggio, non possiamo aspettarci purtroppo nulla di positivo.
A Torino una coppia di fatto decide di affittare una casa ma non gli viene concesso. Motivo? La padrona di casa omofoba non affitta a due uomini innamorati! Permettetemi di dire che tutto questo mi sembra una cronaca di un altro pianeta. Non mi riconosco più in un'umanità così crudele che ha la sfacciataggine di dichiarare in continuazione di essere civile ed evoluta. Speravo, in cuor mio, che a forza di ripeterlo potevamo autoconvincerci di tali bugie, e di conseguenza comportarci davvero in modo civile. Benvenuti nel regno di Fantasilandia. A parole ci definiamo sensibili e caritatevoli, ma nella realtà siamo solo più frustrati e anaffettivi. Per carità, noi esseri umani non abbiamo mai brillato per bontà ma adesso la misura è colma. Socrate era profondamente convinto che la spiegazione delle nostre azioni malvagie risiedeva nell'ignoranza. L'ignoranza è una malattia da cui si può guarire ma occorrono grandi sforzi. Non bastano le leggi per favorire il quieto vivere, bensì una solida cultura del rispetto reciproco. Se poi però le leggi vengono interpretate ed applicate ad cazzum allora aveva proprio ragione Cesare Beccaria. L'autore di Dei delitti e delle pene (1764) sosteneva che i giudici emettevano le sentenze in base alla loro buona o cattiva digestione. Nulla è cambiato in tal senso. Sono stanco di vedere troppi impuniti, e il popolo vessato ed umiliato da soggetti che appartengono ad una casta che detiene il potere. Non si può vivere nella continua paura di uno Stato distante e padrone. Ciascuno di noi è un ingranaggio essenziale nell'apparato statale. Non siamo servi e non desideriamo padroni. Vogliamo solo sentirci membri attivi e importanti di una comunità e non ospiti di un circolo d'élite. Pertanto ben venga l'indignazione per un'ingiustizia e un diritto negato ma occorre prodigarsi per la salvaguardia non solo dei diritti che ci riguardano in prima persona, ma anche e soprattutto per quelli degli 'altri'. Questo è un diritto ma soprattutto un dovere!
"L'individuo critica la società, ma è la società che ha prodotto l'individuo. Questa contrarietà - perché non la si può chiamare contraddizione - è causa di moltissimi conflitti. La società, o quelle persone convenzionalmente dominanti che parlano in sua vece pensano che l'individuo esista solo per servirla. Ma che cosa mostruosa sacrificare tutte le parti viventi affinché un tutto nominale e meccanico possa continuare la sua cieca corsa!" (George Santayana).

Criap


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21.3.17

L'elzeviro del filosofo impertinente /9

A tre mesi dalla sua morte prematura il mondo si prepara a celebrare i funerali di George Michael. I tabloid inglesi indicano come possibile data il 26 marzo, giorno della festa della mamma nel Regno Unito. L'esito dell'autopsia ha accertato che la morte della popstar è attribuibile a cause naturali. L'apertura del testamento ha chiarito che i maggiori beneficiari del patrimonio ereditario saranno le sorelle, mentre non c'è alcuna traccia del fidanzato Fadi Fawaz e del padre Kyriacos Panayiotou. La mancanza di quest'ultimo non mi stupisce affatto. Purtroppo George (al secolo Georgios Kyriacos Panayiotou) crebbe con un padre che non lo stimava e gli rinfacciava spesso di non avere alcun talento. Diventato adulto con una disistima così persistente riuscì a staccarsi di dosso quell'orribile etichetta, e a volare in alto grazie proprio a quel talento che il padre non voleva vedere. Qualcuno rinfacciò a Michael di non essersi battuto abbastanza per la comunità Lgbt, ma lui non era e non voleva certamente essere considerato come un attivista gay. Non era un militante politico bensì un artista. Nonostante ciò le sue canzoni hanno fatto molto di più di tante parole pronunciate da certi affabulatori di mestiere. Freedom, Outside, Please send me somehone (per citarne soltanto alcune) sono dei veri manifesti contro l'omofobia. Per non parlare poi di quel prezioso album intitolato Listen Without Prejudice. Ha sempre detestato questo interesse morboso per la sua sessualità. Non la nascondeva, bensì la custodiva dagli occhi della gente. Voleva vivere i suoi sentimenti senza destare interesse per una parte della sua vita che era solo e soltanto sua. In una società evoluta nessuno guarderebbe all'orientamento sessuale di un artista. Sfortunatamente non siamo davvero così evoluti come amiamo dipingerci, ma solamente degli squallidi voyeuristi travestiti da perbenisti. George Michael si è dichiarato 'tardi' - ammesso che esista un momento prestabilito per fare coming out- perché costretto  da un episodio che sarà poi ripreso nel videoclip Outside. Sin dal suo esordio il mondo della musica lo voleva consacrare come il sex symbol più etero di sempre. La stessa Madonna disse che George era stato un vero amante focoso e sessualmente 'dotato'. George rimase segnato dalla perdita del compagno Anselmo Feleppa e da quel momento per lui fu tutto più faticoso. A lui aveva dedicato i versi toccanti di Jesus to a child  contenuta in quel capolavoro di Older.
La sua incredibile voce e il deIicato fraseggio vocale ci restituiscono un artista tormentato e geniale.
La cura con cui confezionava i suoi lavori gli permetteva di centellinare le sue uscite discografiche. Non era uno di quei cantanti che per contratto sfornava un cd l'anno, anzi. Intraprese delle battaglie legali con la sua casa discografica,  ed ebbe il coraggio di tirare dritto per la sua strada. Le sue canzoni hanno accompagnato la mia adolescenza e per tale motivo avranno sempre un posto speciale nel mio cuore.
Cinque anni fa era scampato alla morte e aveva scritto White light dedicata al suo ricovero in ospedale a causa di una brutta polmonite. Aveva ringraziato Dio e la preghiera dei suoi fan e aveva promesso di ritornare. Evidentemente Qualcuno aveva ben altri piani per lui.
Il suo corpo riposerà nel cimitero londinese di Highgate West, accanto alla tomba dell'amata madre Lesley Angold. Mi piace immaginarlo adesso fra le braccia di Anselmo, l'uomo che ha amato in vita: "Se l'amore l'hai conosciuto, se sai che esiste, allora l'amante che hai amato e perso verrà a farti visita nelle notti fredde. Se sei stato amato, se hai vissuto quell'estasi, l'amante che hai baciato e che ti manca ti conforterà quando non vedrai più speranza".

Criap


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15.3.17

L'elzeviro del filosofo impertinente /8

Un sabato sera e una banalissima conversazione fra amici di amici imbucati ad una festa. In tale occasione mi trovai a scambiare quattro chiacchiere con un tizio mai conosciuto prima di allora. A prima vista sembrava di media intelligenza, laureato in giurisprudenza e con una loquela non indifferente. Non so come ma mi ritrovai a parlare di John Gray e del suo ottimo saggio Cani di paglia. Il futuro leguleio sembrava rapito dalla discussione, e per un solo attimo pensai che forse  anche lui conosceva se non l'autore almeno il libro. Ancor prima di indagare a fondo la questione mi disse: "Certo. Grey è un uomo colto, forse fin troppo intelligente ma il suo rapporto sessualmente deviato con Anastasia Steele, e le sue continue richieste sadomaso mi lasciano più che perplesso"! Non vi dico cosa mi balenò in testa in quel momento. Quell'imbecille aveva confuso il filosofo John Gray con Christian Grey, l'insulso personaggio di Cinquanta sfumature di grigio. Così senza perdere il mio solito aplomb risposi: "Non saprei dire. Io parlavo di Cani di paglia mentre lei si riferiva, ovviamente, a dei libri di paglia. Se mi vuole scusare ho altro da fare". Ma dico si può essere così ignoranti e stupidi?
Questo evento mi ha riportato alla mente un altro episodio accaduto quando scrivevo per un giornale locale. Avevo ultimato un pezzo su Auschwitz e lo proposi alla redattrice. La risposta che ricevetti, a distanza di molti anni, mi raggela ancora il sangue. "Interessante. Cos'è un nuovo gruppo musicale?". Interessante? Auschwitz un gruppo musicale?! Ero mortificato per la sua idiozia, ma lei no. Non riusciva a capire.
Ricordo ancora una mia collega di università che prontamente sollecitata su quale libro di filosofia antica intendeva portare all'esame rispose: "Il libro di Socrate". Ed io: "Intendi dire i libri di Platone?" E lei: "No! Voglio portare il libro che ha scritto Socrate" (sic!). Cosa dire a una persona così? Rimproverarla inutilmente o invitarla a bere la cicuta?
Infine ripenso all'episodio capitatomi all'aeroporto internazionale JFK di New York. Mentre attendevo pazientemente di passare la dogana una coppia di giovani italiani si scervellava per scoprire l'arcano mistero che si celava dietro la lettera F di John Fitzgerald Kennedy. La F, secondo loro, stava per 'Figaro', 'Frank', 'Fidelio' ecc. Insomma la loro ignoranza in storia americana era pari solo a quella del loro paese. Ma il bello doveva ancora venire. All'improvviso il ragazzo diede prova della sua cultura sterminata (nel senso di uccisa): "Non sarà mica una sigla per indicare un titolo nobiliare come Benito Benso conte di Cavour, il dittatore fascista?".
La verità è che queste persone vivono felicemente la loro beata ignoranza e, ahimè, la ostentano con una fierezza imbarazzante. Ma cosa ho fatto di male per imbattermi in codesti individui? Evidentemente devo scontare in questa vita le colpe della mia esistenza precedente. Purtroppo sono ben consapevole che questo è solo l'aperitivo di un buffet infinito, e per giunta organizzato a mia insaputa.

Criap


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9.3.17

L'elzeviro del filosofo impertinente /7

Il più grande scandalo della convivenza civile risiede nella parola "tolleranza". L'etimologia di tale vocabolo affonda le sue radici nella lingua latina, e mi riferisco al termine tollere che significa proprio sollevare, sopportare. Questa definizione ha riempito per lungo tempo i libri di illustri pensatori e scrittori. Dimentichiamo gli sforzi giustamente intrapresi da Locke, Bayle e Voltaire perché  noi contemporanei abbiamo tradito (e forse superato) le loro aspettative. All'inizio si voleva indicare un'integrazione pacifica tra credenze e stili di vita differenti, ma con il trascorrere del tempo il significato si è colorato di tinte fortemente razziste. Non esiste parola peggiore di tolleranza. Io non voglio essere sopportato ma rispettato e accettato. Non voglio nessuna concessione ad esistere. Io non voglio sopportare le persone che non la pensano come me, ma ascoltarle. Io voglio condividere, dialogare, comprendere, meditare, accogliere le sfaccettature dell'umano e non tollerarle e di conseguenza discriminarle fingendo di sopportarle. Il concetto stesso di tolleranza deve essere rivisto e rivalutato. In questo mondo c'è spazio per tutti e non capisco perché selezionare chi accogliere e chi, invece, sopportare e dunque respingere. Diceva Martin Luther King Jr: “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”. Infatti non conosciamo il valore della convivenza. Non siamo in grado di convivere pacificamente con i nostri simili. L'arte del dialogo è il primo tassello per imparare quest'arte della convivenza. Dobbiamo smetterla di essere homo homini lupus ed intraprendere uno sforzo maggiore per la comprensione individuale. Il Dalai Lama sostiene che: "Siamo tutti esseri umani e, da questo punto di vista, siamo uguali. Noi tutti vogliamo la felicità e non vogliamo soffrire. Se consideriamo questo fatto, troveremo che non ci sono differenze tra persone di diversa fede, razza, colore, cultura. Tutti noi abbiamo questo comune senso di felicità". Dovremmo appigliarci proprio a questo desiderio presente in tutti noi. Aneliamo alla felicità e desideriamo la serenità per noi e le persone che amiamo. Tutti abbiamo bisogno di tenerezza e amore, poiché  sono sentimenti universali che non devono essere tollerati ma applicati con religiosa convinzione. Non vi sembra assurdo pensare di sopportare qualcuno quando possiamo, invece, conoscerlo e magari capirlo? Finiamola con il concetto di tolleranza e introduciamo quello di conoscenza. In una società liquida, come la definì il filosofo Bauman, le differenze sono molto sottili e i nostri stili di vita dissimili  possono essere ampiamente superati da ciò che ci accomuna e unisce. Creiamo una coesistenza pacifica, curiosa e rispettosa del prossimo, e riusciremo a donare ai nostri figli e nipoti un mondo più giusto anche se non perfetto.


Criap


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28.10.12

11 settembre , sallusti e altre faq

Avrei voluto , il post  era  già pronto ed  ora  è in bozze su argomento  già accennato in uno dei  precedenti post  ( perchè ho ripreso ad  andare in analisi  ) , ma volte  ci sono cose   che  non si posso  rimandare    e lasciar perdere  . Esse sono come  quelle  volte   che si va  al cesso  .
Infatti in questo post  rispondo   , spero una volta  per  tutte , spero per il primo quesito   (  ma non mi faccio illusioni  visto che  



  e cosi pure  le leggende  metropolitane  e gli arricchimenti arbitrari dei fatti  ) ,  a delle domande  e  illazioni  che  di solito  cestino  direttamente    leggendo  il titolo o  dopo averne letto appena  un paio  di righe  . Se oggi  decido di rispondere  : 1) perchè ogni tanto  po'  d'aggiornamento faq  non fa male  , specie per i nuovi\e iscritti e  e  visitatori  ., 2) perchè alcuni post  sono  espressi in modo  quasi  cortese ed  ironico  . E poi non sempre  si può usare l'arma del non  rispondere  , dell'indifferenza  o  dal Non ragioniam di lor, ma guarda e passa ( celebre verso della Divina Commedia di DanteCanto III dell'Inferno, al verso 51 « Fama di loro il mondo esser non lassa;\misericordia e giustizia li sdegna:\non ragioniam di lor, ma guarda e passa. » perchè purtroppo dal non rispondere o lasciar perdere . che nascono : fraintendimenti , distorsioni dei fatti , aggiunte arbitrarie , ingigantimenti ed incomprensioni già presenti nei piccoli centri cittadini in particolare nel sud ma che con internet e con i social network diventano al quadrato . Quindi è meglio fare come fa Zio Paperone in questa storia  ( foto tratta  da http://coa.inducks.org/   per   l'url diretto  potete  andare   qui  .  Grazie all'utente  W Donald Duck  del  papersera.net \forum   )




Ecco il mio botta  e  risposta  con allegato (  sia direttamente  che tramite  collegamenti ipertestuali )  i post    " incriminati "



                                                         Anti Americanismo e  11 settembre  



Le scrivo questa lettera anche se non credo voi anti americani ne diate pubblicità e non finisca censurata , come fanno i suoi amici della Cina e di Cuba  e degli altri regimi comunisti  . Cercando in rete news sul 11 settembre ho letto diversi articoli , sotto tale tag del suo blog . In particolare mi hanno colpito gli ultimi due .



  1. L’ 11 Settembre È Colpa Mia?
  2. viene ricordato di più l'11\9\2001  che il massacri nei nei campi profughi di Sabra e Chatila avvenuti  30 ani fa?

 Non capisco il tuo odio viscerale per gli usa come s'evidenza dal video del post l'11 settembre è colpa mia ? dove si vuole ignorare l'11 settembre 2001 e celebrare solo quello del comunista Allende Ma che c'entrano gli Usa con Allende ? Bella gratitudine che ha verso gli Usa è pure da tale nazione ha avuto e continua ad avere tanto , come la musica che lei ascolta e posta in rete , i film che vede , la liberazione dai fascisti , l'aver finanziato la resistenza ( anche violenta è vero ) contro la dittatura del comunismo , ecc . Sapevo che voi comunisti odiavate gli Usa ma non fino a questo livello dicendo che gli attentati se li sono fatti loro o se li sono fatti fare per giustificare una guerra , ma andiamo .
Saluti e m raccomando tratti meglio l'america e non faccia come la maggior parte dei media comunisti
                                   Lettera non firmata




Spett  miss o mister

Come vedi da spirito libero la tua lettera l'ho pubblicata .Ti ringrazio per la lettura ( anche se parziale .infatti se avessi letto le faq non avresti scritto una lettera cosi rancorosa ) del nostro blog . Capisco il tuo attaccamento per gli Usa , ma quello che non capisco della  maggior  parte  di voi Americanisti  è come mai , in base all'esperienza avuta fin quasi 10 anni di blog , vediate solo ed esclusivamente  come anti americani o comunisti  chi critica la politica estera espansionistica degli dagli anni 50 del secolo scorso ( secondo altri dalla fine del XIX secolo ) condiziona il mondo ? Io non odio nè la cultura nè il popolo Americano ma


Da notare l'uso dell'insulto "comunisti" nei confronti di chi la pensa diversamente e magari non lo è affatto , che ricorda molto i modi di Mussolini e di Berlusconi

IO non intendevo ( e mai lo faccio ) ignorare l'11 settembre , ma intendevo mettere in evidenza come i media " non comunisti " mettano parlano slo del 11 settembre come un odio verso gli Usa e non spiegano l'origine di tale odio . Mi chiedi cosa c'entrano gli Usa nel Golpe in Cile  del   (  per la cronaca    non era  comunista )  Socialista  Allende  eccoti la risposta : << in un'intervista del 2003 al network televisivo Black Entertainment Television, al Segretario di Stato Colin Powell venne chiesto perché gli USA si vedevano come "moralmente superiori" nel conflitto iracheno, citandogli il golpe del Cile come un esempio di intervento statunitense che andava contro i desideri della popolazione locale. Powell rispose: "Rispetto ai tuoi commenti precedenti sul Cile negli anni settanta e a ciò che successe a Mr. Allende, non è una parte della storia americana di cui siamo fieri". >> ( qui ulteriori news  ) lo so che dirai che è solo sospetti , però allora i Governi Usa ed il loro servizio segreto se non hanno niente da nascondere non desegretano , sono passati quasi 40 i documenti in loro possesso su tale evento ? Per la mia opinione sugli attentati del 11 settembre non è dovuta all'odio ma ad alcuni dubbi : 1) il contestare da parte della maggior parte delle famiglie delle vittime la versione della commissione ufficiale ., 2) come mai la famiglia bill laden ,riusci ad uscire dagli usa subito dopo tale data , periodo in cui tutti i voli da e per gli usa erano sospesi ., 3 come mai la cia il più grande servizio segreto al mondo teneva sotto controllo quelli che furono gli attentatori e sapeva benissimo cosa volevano fare , ma non riusci mai a catturarli ., 4 ) come mai se nell'esplosione ci fu una temperatura di 8 mila gradi , fra le macerie delle  due torri  furono trovati intatti i documenti degli attentatori ?
Per quanto riguarda la musica e la  cultura  ne sono grato (  Amo gli Usa ) , per il resto non tanto  perchè non è modo  di liberare  o di combattere il comunismo  con apparati militari ( vedi gladio )  o finanziare  e proteggere nazisti e fascisti   dopo averli sconfitti  o  mettere dittatori  e  poi quando  non vanno più  abbatterli    . Quindi  in me c'è un rapporto  d'amore  e  d'odio  questo è se proprio vuole  continuare ad identificarmi  cosi  il mio  Anti Americanismo  .
saluti e grazie per l'avermi scritto

                                                               Sallusti 


qui i messaggi sono due . il primo  strano  hai sempre maltrattato  libero    e poi  ti metti a difendere il suo direttore  ?  dove  sta  la tua coerenza  ? il secondo  quando  voi  comunisti  o di sinistra  fate la stessa  cosa   verso berlusconi  ed altri della pdl  tutto va bene  quando  sallusti peraltro innocente  perchè l'articolo non l'ha scritto lui  va  in carcere  e viene attaccato da voi  , invece loro  non subiscono  questa umiliazione  anzi  il contrario  e vengono  da   gente come voi  difesi ed  osannati  .
 Lettera  firmata

Cari Signori
 Va bene   che il titolo del mio post  su  Sallusti \ Farina   era un po'  ambiguo  perchè puo' essere interpretato ,come  è avvenuto  in questi due  messaggi  o pro  o contro  .M.ma  come  dissi qualche tempo fa   bisogna leggere  l'intero articolo o  quanto meno  buona parte  d'esso prima d'esprimersi ed  eventualmente  incazzarsi  adirarsi  contro una persona  per  quello che scrive  
Io  ( mi  riferisco al primo  messaggio )  non sto difendo  Sallusti , in questo caso , ma voglio solo dire  ( la stessa cosa direi  se al suo posto ci fosse  un altro giornalista  o pubblicista   ) che è vergognoso  e indecente  che  uno che scrive in malafede  o in buonafede  un articolo sia condannato  nel caso di diffamazione vera  o presunta   al carcere  anziché ad  una pena  pecuniaria  .
IO (  e  qui  rispondo  al secondo messaggio )   se  uno  insulta , indipendentemente   dalla parte politico\cultuale  appartenga  ,  e continua  nell'errore   e  rifiuta   anche  di riportare  la  richiesta di rettifica  e  di smentita  da parte dell'interessato  , io lo critico e non l'acclamo  \  osanno

                                         tanga  - jeans  a vita  bassa , tatuaggi

  anche  qui  l'email  soni due  :
1 )
Ciao carissimo 
Ho letto il tuo post , in cui riportavi l'articolo  di francesco merlo  sui i  tatuaggi e  sui percing  , e mi ha  sorpreso la  tua  posizione  da reazionario , credevo fossi un liberale ma invece  sembra il contrario   . E' vero  che  ormai  i tatuaggi  e i percing   hanno perso nella maggior  parte dei casi  quela funzione di trasgressione  e di rottura  conformistica che avevano    per  diventare moda ed omologazione .
Ma da li' a vietarli espressamente  o  rimandarli ad un pubblico  più grande  mi sembra  un atto censorio e illiberale . Per parafrasare  uno slogan degli anni  70   il  corpo  è mio  e me lo gestisco io  quindi se  uno vuole  rovinarsi o deturparsi il proprio corpo ( perchè   ci sono anche  quei  casi    )   o  con tatuaggi , piercing , o scarnificazioni  , o  bruciature  \ interventi  per rimuovere quel tatuaggio  e  rifarsene  un nuovo   saranno a far propri o no ? mica  te li stanno facendo a  te  contro voglia  .

Michela *

* Ovviamente  il  nome  è  di fantasia  


Carissima  
Non sapevo che  consigliare i tatuaggi o piercing  ad un pubblico  adulto che ha  raggiunto  una migliore conoscenza  identitaria del proprio corpo  fosse  censura  o  avesse  connotazioni  illiberali . Oggi ho imparato una  nuova  cosa  smiley .
Certo  sono affari loro  , cosi  pure  l'uso e  la gestione  del proprio corpo  ,  se  le spese mediche   dell'intervento non ricadessero  sulla  collettività .
E' vero che la mia libertà  inizia  dove inizia  la  tua  , ma libertà   non significa  far pagare all'altro la  tua incoscienza . 

 2)  

Ciao
Fra  i vari articoli  e post  sul caso del prof   Giovanni cocco  che ha  vietato  di presentarsi  all'esame vestiti alla moda   il tuo mi sembra  pur  intrinseco  di un eccessivo moralismo  il più obbiettivo  . 
Mi lascia però perplessa  di  come uno della  tua  età ( di solito  tale prese di posizione    avvengono  dopo i 50 )  sia cosi retrogrado  .  Non sapevo che  fossi  contro le mode   e  l'evolversi dei costumi  . Non  che sei  Misogino  o ......   ci siamo capiti Face-wink.svgvisto  che non accetti    che le ragazze vogliono  provare  a sedurvi  o provocare   voi maschi ..O che  si debba vestire per  forza in giacca  e cratta  e calzoni di lino e  non jeans . Le mode  s'evolvono , sveglia  
Un consiglio  smettila d'essere   frustato  e vai   a  farti una bella   trombata  e  se non trovi nessuna  vai  a puttane   cosi ti passera  il tuo perbenismo  esagerato  , salvo  che tu non faccia  come questa  canzone di de  Andrè  : <<  (...)  Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone forse quella che sola ti può dare una lezione /quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie /quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie. (... )  >>

                                  Una matricola  di Giurisprudenza  di cagliari


Cara Matricola
Innanzitutto  grazie per avermi scritto  e  grazie  del  complimento  . Io  non sono bigotto o  moralista   anzi  litigo sempre  con i miei vecchi perchè  giro sempre nudo  davanti a loro  d'estate  , oppure   dopo  e prima della doccia  perchè la mia stanza  è la  più lontana  dal bagno. Ribadisco che il prof  citato  (  vedere  sotto l'annuncio   cliccare  sopra  per  ingrandirlo  )

 ha  fatto bene perchè come  giustamente dice il sito studenti.it (  qui  l'articolo  integrale )  << 
c'è davvero da stupirsi che certi messaggi debbano essere così sottolineati.Dovrebbe essere scontato che all'università  si va vestiti in maniera consona, non certo con i pantaloni mezzi calati e gli slip in bella vista. Noi personalmente apprezziamo il messaggio del Professor Cocco e speriamo che in futuro non ci sia bisogno di puntualizzare cose così banali.  >>.
 E' vero che le mode  ed i costumi  s'evolvono ( infatti nessuno\a   si  sogna , salvo  alcuni  nostalgici ,  di chiedere  che  nelle  scuole  si ritorni  in  giacca  e cravatta ,  gonne lunghissime    cioè la  classica divisa  tipo collage inglese o peggio ai costumi da bagno tipo quelli   dei nostri miei bis  e  dei miei nonni   che coprivano l'intero corpo fino alle caviglie ) ma  negli ultimi 40  la mancanza  d'idee prevede  sia il riciclo  e il revival   delle generazioni  precedenti. ( anni  50/70 )  una trasgressione  fatta di  vuoto  e tanto p'er  fare  che  poi diventa  omologazione   ed consumismo  e per  adeguarsi a quello che si vuole  contestare ( vedere "homer  il marinaio "  puntata  di   in  cui Bart usa  l'orecchio e  gli altri compagni  lo imitano passivamente  ) e  soprattutto  ( cosi rispondo in musica   )  : <<  [...]  Alle sfilate degli stilisti si trasgrediva con meno allegria /Ed in quei visi sazi e stravisti pulsava un'ombra di malattia /Un artigiano di scoop forzati scrisse che Weimar gi si scorgeva /E fra biscotti sponsorizzati vidi un anchorman che piangeva [....]>>  (   Francesco Guccini  da   Nostra Signora Dell'ipocrisia qui il  resto  del  testo  e qui  il video   e  con  quanto  detto nel mio post  precedente in particolare   i due  commenti riportati   dal post  di   http://www.skuola.net/   ( vedere  mio post precedente  )  .
Per   quanto riguarda le  tue affermazioni  :  <>  non sono né misogino  né gay se ho ben interpretato la  tua frecciatina  .Sono Etero  , aggiungo questo video   , anticipando cosi    una canzone che avrei voluto  mettere   sul blog  per  l'8 marzo 



Non vado  a prostitute  perchè  è un  amore  \  sesso  mercenario non spontaneo  , ma  soprattutto perchè meno ci si  va meno  diminuisce  l'offerta  e  quindi   dovrebbe cessare  anche lo sfruttamento  da parte  di  papponi  \ magnaccia  specie  per  quelle extracomunitarie  \  straniere  .   Non credo che ostentare   \ mostrare  in maniera  cosi lasciva  e gratuita   il proprio corpo  sia  seduzione   , ma  rassomiglia  di più  a  quello si chiama  troiaggine   o troiumine   ed  è solo puramente  esibizionismo . Qui   come vedi  io sono ben lontano  dal personaggio della canzone de  Andreiana [la  città vecchia   ]  da te  citata  .



Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...