Lecco - Ha rischiato di costare caro a una madre lecchese la decisione di imporre alla figlia adolescente - con una determinazione tale da sfociare in una querela presentata dall’ex marito - una disconnessione forzata da web e social. Il tentativo di correggere la
ragazza, ritenuta troppo dipendente da cellulare e tablet, è quindi finito in un’aula del tribunale di Lecco e sfociato in una messa in prova della madre cinquantenne che ora dovrà svolgere 180 ore di lavori socialmente utili in un Comune della Brianza lecchese. L’accusa per la madre dell’adolescente - 15 anni all’epoca dei fatti - era di aver abusato dei metodi correttivi e di lesioni. In aula durante il dibattimento tra le parti non è stato trovato alcun accordo e anzi - alla specifica richiesta del giudice - non è stata ritirata la querela da parte dell’ex marito. L’episodio nel dicembre del 2018, quando la donna, dopo numerosi inviti alla figlia che trascorreva intere giornate nella sua camera tra cellulare e tablet, le ritira tutti i dispositivi: scoppia così una lite e la figlia finisce al Pronto Soccorso dell’ospedale di Lecco per aver riportato alcune contusioni. Il padre - separato da qualche mese - viene informato e sporge querela. I carabinieri raccolgono una serie di elementi e la donna viene mandata a processo. L’imputata, assistita dagli avvocati Maria Cristina Vergani e Roberta Succi rispettivamente del foro di Monza e Milano, non trova un accordo con l’ex marito, assistito dall’avvocato Nadia Invernizzi, che si è costituito parte civile e, nell’udienza di ieri davanti al giudice monocratico Paolo Salvatore, la scelta della giustizia cade sulla "messa alla prova".Nessuna condanna per quel gesto - aver ripreso con metodi forti la figlia minorenne - ma in cambio dovrà svolgere servizi di pubblica utilità. "Ho optato per questa scelta solo per evitare a mia figlia di essere chiamata a testimoniare in un procedimento che l’avrebbe vista contrapposta al padre", ha fatto mettere a verbale dell’udienza la 50enne che, prima di entrare in aula ha risarcito figlia ed ex marito. "Ho voluto uscire velocemente da questa situazione", è stato il suo unico commento al termine dell’udienza.Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
7.7.22
Lecco, toglie "con la forza" smartphone e tablet alla figlia: ora la madre dovrà svolgere lavori socialmente utili
18.7.21
anziani e nuove tecnologie
a volte mi chiedo , se mi miei lo fanno apposta come quelli del filmato sotto
a ed essere analfabetoi digitali specialmente mio padre che mio padre 80 anni è appassionato di pc e simili fin da quando aveva 20 anni ed è stato uno dei primi ad avere internet in gallura quando tiscali non c'era ed in gallura c'era nuragica . Infatti gli lo spieghato e fatto vedere e centomila volte come s'entra con p c ed cellulare sul sito dell'inps o simili con la nuova carta d'identità o con lo spid o come si usa watzapp e facebook
23.5.17
Scrivere a mano fa bene
da
http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2017/05/23/
Livia Langella, professoressa di inglese che ama la scrittura a mano
Grazie a Livia Langella, Napoli
La lettera di Livia Langella, che insegna da tutta la vita in una scuola in provincia di Napoli, ha il sapore e la musica di un giorno d’altri tempi. Eppure il tempo di Livia è anche il nostro, e non mi sembra solo nostalgia di un passato perduto (spesso migliore del presente, nei ricordi) la sua raccomandazione a non perdere mai di vista l’origine delle cose. Non dimenticare da dove vengono, cosa sono.
In questo caso la scrittura. Sottoscrivo parola per parola le sue osservazioni sull’importanza dello scrivere a mano, ne parlavo tempo fa con un pedagogista, Daniele Novara. Non sono solo opinioni, esistono studi scientifici che certificano come l’abitudine di prendere appunti, di trascrivere con penna su carta i passaggi più importanti di quello che leggiamo o ascoltiamo attivi zone del nostro cervello che la scrittura su tastiera non attiva. Accende la memoria, è un’esperienza del corpo.
Insomma: non è che sia più bello, è semplicemente più utile. Più importante per la comprensione. Una volta Dacia Maraini mi ha parlato a lungo del tempo della scrittura e di quello del pensiero. E’ anche una questione di tempo: la mano sul foglio rallenta, costringe a trattenere a mente il pensiero fino a che non lo si sia scritto. Lascio la parola a Livia, e vi invito a prendere un appunto – sempre – prima di mandare la vostra opinione via social o via mail. Cambia, vedrete.
“Insegno inglese in una scuola secondaria in provincia di Napoli, la bella zona Flegrea di Bacoli, da più di trent’anni e conosco bene gli occhi dei ragazzini di prima media che aspettano meraviglie e segreti da te. Ancora mi commuovono. Proprio pochi giorni fa ho letto con loro un articolo del Venerdì di Repubblica sull'importanza della scrittura in corsivo per lo sviluppo delle connessioni cerebrali e l'aumento dei neuroni".
"L'associazione Smed (scrittura a mano nell'era digitale) propugna l'importanza del continuare a mantenere questa abilità manuale, utile a conservare anche la buona abitudine di prendere appunti a mano che stimola la concentrazione e l'attenzione. Le università di Bologna e di Venezia terranno corsi di calligrafia e addirittura Steve Jobs all'università frequentava un corso per la scrittura a mano! In piena rivoluzione digitale non dimentichiamo di tramandare ai nostri ragazzi la bellezza ma anche l'utilità del continuare a fare anche cose con le nostre semplici, nude, sicure mani che chiedono di essere usate in modo creativo e... risparmiano energia!".
"Ricordi: quaderno nuovo a righe, penna col pennino nuovo di zecca, calamaio pieno di inchiostro blu o nero, il banco di legno inclinato con l'incavo per l'appoggio della penna, il sediolino attaccato al banco. Il dettato ha inizio! Batticuore. Non far cadere l'inchiostro sul foglio prima ancora di iniziare a scrivere. La direttrice detta scandendo bene le parole, la mano scorre sicura sulla carta inanellando belle lettere tonde ed allacciate. Il pennino graffia leggermente, il suo fruscìo sulla carta. Non premere troppo, la punta si apre. Ultimo gesto: la carta assorbente. Tienila ferma e sollevala d'un colpo. Tanti piccoli puntini blu o neri. Soffia sul dettato, ora è pronto. Si può chiudere il quaderno e consegnarlo. Ancora sento l'odore della carta e dell'inchiostro”.
26.1.15
Non temo l’iphone che ho con me, temo l’iphone che è dentro di me
La tecnologia non si rivela solo uno strumento utile a renderci la vita più facile, è un modo per cercare e ottenere conoscenza, bisogna solo imparare a fermarsi
di Maria Fioretti 25\1\2015
Riconosco l’iPhone come naturale prolungamento del mio braccio. Immaginare una vita senza, sarebbe un po’ come immaginare una vita senza amore. Terribile.
Riconosco che effettivamente si sta creando una discreta confusione tra soggetto e oggetto, nel senso che non si capisce più dove finisca la tecnologia e cominci l’uomo.
Sommersi dalla necessità di amministrare e fronteggiare una massa di nozioni enormi, perdiamo lentamente la cultura dell’io, rinunciando al processo conoscitivo e prendendo per buono tutto quello che viene dalla tecnologia. Ma esiste realmente questa necessità di recuperare il valore del soggetto rispetto a tutti gli oggetti di cui non possiamo più fare a meno? Potrebbe essere necessaria nell’epoca contemporanea una critica alla ragione tecnologica? Il progresso ha portato ad un generale miglioramento delle condizioni di vita, ovviamente l’approccio allo sviluppo tecnologico deve restare critico, pena il rischio dell’uniformità sociale. I fatti e le informazioni si moltiplicano, di conseguenza anche i canali a cui accedere, i nuovi media gestiscono totalmente la nostra esistenza online. Siamo in pieno caos, in balia della relatività e dell’indeterminatezza, della confusione del pensiero e dei valori. Inevitabilmente destinati a non comprare più un libro o ad andare in edicola, neanche al supermercato.
Servirsi della tecnologia senza rinunciare alla razionalità è la certezza alla quale aggrapparsi nel macrocosmo di questo terzo millennio, gelido e arrogante, che ci vuole tutti in solitudine a fissare schermi luminosi. La vita quotidiana viaggia ormai ad una velocità precedentemente impensabile e questo ha determinato profonde conseguenze sul pensiero e sulla cultura in genere. Il dramma reale è come adattarsi a tutto questo, accettando i limiti della tecnologia, senza rinunciare alle nostre capacità.
Si dimostra sempre più complicato far capire alla nonna che non posso mettere via lo smartphone perché ho urgenza di rispondere ad una mail mentre sono a tavola, perché mia nonna risponde ancora e solo ai tempi della natura.
Esiste un profondo contrasto tra le infinite possibilità del mondo tecnologico e il nostro essere comunque umani, ci saranno sempre più elementi del progresso che ci completano e ci modificano. Dobbiamo essere continuamente elastici, capaci di adattare noi stessi a circostanze sempre più moderne.
Questo non è necessariamente un male.
La tecnologia non si rivela solo uno strumento utile a renderci la vita più facile, è un modo per cercare e ottenere conoscenza, bisogna solo imparare a fermarsi quando si è soddisfatti, quando si pensa di aver momentaneamente migliorato l’approccio alla realtà facendo uso di uno strumento, evitando la dipendenza.
Lasciare che la tecnologia ci prosciughi l’anima sarebbe sbagliato quanto negarne le potenzialità in quest’era di riproducibilità tecnica, la vita biologica con i suoi bisogni di chiarezza e di intellegibilità non deve perdere il suo valore, ma non deve fermarsi o peggio fare passi indietro. In sostanza viaggiare di pari passo, uomo e tecnologia, soggetto e oggetto, fino a contaminarsi, perché l’una non è più possibile senza l’altra, accelerazione delle percezioni, forme nuove di convivenza inevitabili e necessarie.
12.4.12
Addio Mr Commodore 64: è morto Jack Tramiel Ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz, inventò il celebre computer (oltre al Vic 20 e al 128).
Ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz, inventò il celebre computer (oltre al Vic 20 e al 128). E ne vendette a milioni
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