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4.12.22

[15 giorni senza mondiali ] faccio bene a non seguire i mondiali del Qatar visto quello che sta succedendo Un Mondiale tra gestacci, litigate e proteste sterili e violazioni dei diritti umani

Come dicevo dal titolo honfattomla scelta giusta di non seguire  ( anche se è difficile. Non parlarne  ) le partite di questo mondiale . Infatti leggo 


Da  https://www.fanpage.it/sport/calcio/

Telecronista licenziato ai Mondiali nell’intervallo di una partita: gli è scappato un nome proibito 
Incredibile vicenda che ha visto coinvolto il telecronista dell televisione di stato turca: dopo l’intervallo non è tornato al microfono, licenziato in tronco.

                       A cura di Paolo Fiorenza

Immaginate Stefano Bizzotto o Alberto Rimedio impegnati nella telecronaca Rai di una partita ai Mondiali. Tutto tranquillo, niente
apparentemente di strano, finisce il primo tempo ma alla ripresa del match la voce è diversa, perché il telecronista che aveva iniziato l'incontro è stato licenziato brutalmente nell'intervallo. Vi sembra uno scenario di un mondo distopico che non potrebbe mai verificarsi nel 2022 sul pianeta Terra? E invece no, visto che è esattamente quello che è accaduto ieri durante Marocco-Canada ai Mondiali in Qatar.
La partita, vinta 2-1 da Hakimi e compagni, ha qualificato il sorprendente Marocco come primo, accoppiandolo alla Spagna negli ottavi, mentre la Croazia – arrivata seconda – giocherà col Giappone. Il match tra marocchini e canadesi è stato trasmesso in diretta dalla TV di stato turca, la TRT, che ha i diritti dei Mondiali di calcio. Al microfono c'era Alper Bakircigil: non certo un giornalista inesperto, eppure nel corso del primo tempo della sfida gli è scappato qualcosa che era giornalisticamente inappuntabile, ma conteneva un nome da non pronunciare per nessun motivo in Turchia.


📌Kanada-Fas maçında TRT spikeri Alpay Bakırcıgil, 4. dakikada gol olması üzerine "Şunu hatırlatmak gerekiyor ki, Dünya Kupası'nın en hızlı golü Hakan Şükür tarafından atılmıştı" dedi. 📌Devre arası spiker değiştirildi, ikinci yarıyı spiker Cüneyt Kıran sundu.
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È accaduto al 4′ di gioco, quando Ziyech ha portato in vantaggio il Marocco. A quel punto il telecronista ha dato la classica pillola statistica, spiegando che il gol più veloce dei Mondiali era stato segnato proprio da un calciatore turco: Hakan Sukur. L'ex bomber del Galatasaray, che abbiamo visto anche in Italia con le maglie di Torino, Inter e Parma, è stato una leggenda della nazionale turca, con numeri da record: secondo per presenze assolute, primo per gol segnati all-time. Il giocatore oggi 51enne è tuttavia caduto in disgrazia qualche anno fa, per il suo sostegno all'opposizione contro il presidente Erdogan.
Ostracizzato completamente dal governo del suo Paese, Hakan è stato costretto a fuggire negli Stati Uniti, dove vive tuttora in condizioni meno agiate (ha fatto anche l'autista Uber), dopo che gli è stato tolto tutto. "La mia situazione è difficilissima. Mi hanno tolto ogni cosa, la patria, il lavoro, quasi tutto ciò che ho guadagnato onestamente e che ho sempre investito in Turchia: sarebbe sacro, ma non è più mio – aveva spiegato un anno fa – Erdogan mi aveva chiesto di far parte del suo partito perché così avrebbe avuto più voti e poi, solo perché non condividevo le sue idee e la piega del governo, mi ha trasformato in nemico pubblico. Il mio patrimonio è stato confiscato, i miei familiari perseguitati e discriminati, mio padre arrestato".


Hakan Sukur oggi, esule negli Stati Uniti: in Turchia è un appestato

In quella occasione Hakan aveva aggiunto delle parole profetiche circa quello che è successo ieri a chi ha pronunciato il suo nome in diretta nazionale: "Per molti calciatori turchi che giocano all'estero è semplicemente meglio non schierarsi. Io stesso sono un monito per loro: se si alza la voce o la testa, si fa la mia stessa fine. Se qualcuno prendesse posizione, anche solo parlando di me, non potrebbe un domani tornare a giocare in Turchia perché tutto, dai club alla Federazione, è controllato dal regime". Alper Bakircigil non è un calciatore, ma soltanto pronunciare il nome di Hakan gli è stato fatale. Nell'intervallo di Marocco-Canada, infatti, per il solo fatto di aver detto quella breve frase, il giornalista è stato licenziato in tronco dal canale televisivo.Al suo posto, all'inizio del secondo tempo, c'era infatti un suo collega. L'incredibile e drammatica vicenda è stata confermata nella serata di giovedì dallo stesso Bakircigil sul suo profilo Twitter, salvo poi cancellare l'account per paura di ulteriori ritorsioni delle autorità turche: "Sono stato fatto fuori dalla TRT, dove ho lavorato con orgoglio per molti anni, dopo l'evento che ha avuto luogo oggi. La separazione fa parte dell'amore. Spero di vedervi di nuovo. Arrivederci…".

 


I tweet cancellati da Alper Bakircigil

 E 

da repubblica  4\12\2022

Monitor frantumati, arbitri inseguiti, spogliatoi spaccati. In Qatar calciatori scatenati, da Ronaldo che manda platealmente a quel paese il ct del Portogallo che lo ha sostituito fino a Cavani che butta a terra con un cazzotto la tv del Var a bordocampo. Il tutto amplificato dalla rete e dai social network

"Il mondo vi guarda, comportatevi bene". O quanto meno non così male, ecco. Monitor frantumati, arbitri inseguiti, spogliatoi spaccati. I Mondiali sono generosi: al pomeriggio ti offrono nel menù un "campione 37enne che manda platealmente l'allenatore proprio lì", alla sera ti propongono un "doppio gestaccio in salsa svizzero-serba". E poi, se non sei ancora sazio, vai sui social e continui fin quando ne hai voglia.

Uruguay-Ghana: Valverde, Gimenez e Cavani scatenati

Uruguay-Ghana è stata una vera abbuffata sudamericana. Nel primo tempo rigore contestatissimo per gli africaniJordan Ayew tira, Rochet para e Federico Valverde, fortissimo centrocampista del Real Madrid, bracca l'arbitro Siebert, esultandogli in faccia. Finita la partita con l'eliminazione dell'Uruguay, a cui sarebbe bastato un gol in più per passare agli ottavi, José Gimenez esplode: colpisce con una gomitata alla schiena un collaboratore del direttore di gara, che insegue fino a raggiungerlo nel tunnel degli spogliatoi. I compagni di squadra provano a trattenerlo, ma il difensore è una furia e urla: "Siete una manica di ladroni! Figli di pu***na!", tra cento microfoni che lo ascoltano. Ora rischia fino a 15 turni di squalifica, che potrebbe scontare nel suo club, l'Atletico Madrid.

Lì accanto c'è Edinson Cavani, anche lui chiaramente alterato. Prima rimedia un'ammonizione andando a un centimetro dal viso di Siebert, che effettivamente non gli aveva concesso un evidente rigore qualche minuto prima. Poi, rientrando negli spogliatoi, molla un cazzotto al monitor del Var. La struttura crolla, sfiorando gli addetti allo stadio.

Portogallo-Corea del Sud: Ronaldo insulta il ct Fernando Santos

In contemporanea si gioca Portogallo-Corea del Sud. Portoghesi già qualificati, Fernando Santos fa riposare i titolari, da Ruben Dias a Bruno Fernandes, ma Ronaldo no. Lui vuole giocare sempre, anche a 37 anni, e il ct non sa opporsi, come da accuse di stampa e tifosi. La ricompensa? Un bel labiale. L'ormai ex giocatore del Manchester United viene sostituito al 20' del secondo tempo, dopo una partita mediocre, e rivolgendosi verso la panchina sibila: "Estás com uma pressa do caralho para me tirar, foda-se". Traduzione: "Hai una f*** fretta di tirarmi fuori, vaf****". Non solo: finita la gara Ronaldo sostiene che non ce l'aveva con l'allenatore ma con un avversario, che gli metteva fretta per farlo uscire dal campo. E il tecnico si allinea: "È andata proprio così. Tutto perfettamente normale".

Il gestaccio di Xhaka verso la panchina serba
Il gestaccio di Xhaka verso la panchina serba 

Serbia-Svizzera, la partita dei gestacci

Qualche ora dopo Serbia-Svizzera, sfida ad altissima tensione. Granit Xhaka, capitano della Svizzera di famiglia kosovara, non ha gradito quella bandiera del suo Paese d'origine, ammantata di colori serbi, fotografata nello spogliatoio degli avversari.

La bandiera anti Kosovo nello spogliatoio della Serbia
La bandiera anti Kosovo nello spogliatoio della Serbia 

Risposta non esattamente raffinata: la mano a tenersi i genitali ostentatamente rivolta a Predrag Rajkovic, portiere di riserva della Serbia. Chiaro riferimento alla fake news secondo cui la moglie del numero uno del Maiorca avrebbe avuto una relazione clandestina con Dusan Vlahovic. Anche lo juventino non ha gradito e lo ha dimostrato quando ha segnato: prima si messo l'indice sulla bocca ("State zitti, smettela di criticarmi") e poi anche lui ha fatto scivolare la mano laggiù: un gesto condiviso, in una partita di divisioni.

Il gestaccio di Vlahovic
Il gestaccio di Vlahovic (ansa)

Argentina-Polonia, Zielinski attacca il ct Michniewicz

Il nervosismo serpeggia anche tra chi ha passato il turno, come i polacchi: ma è stato demerito del Messico, che ha vinto "soltanto" 2-1 sull'Arabia Saudita, più che merito di Lewandowski e compagni, rintanati nella loro area a difendere il 2-0 che stavano subendo dall'Argentina. Obiettivo raggiunto ma il come non è decisamente piaciuto a Piotr Zielinski: "Nel mio Napoli il pallone lo teniamo noi, con i nostri giocatori di altissima qualità. Anche nella Polonia c'è qualità, ma finora non l'abbiamo mostrata: lasciamo l'iniziativa agli avversari e non va bene". Traduzione: "Caro ct Michniewicz, smettila con questo catenaccio, sennò non andiamo da nessuna parte". Belgio, spogliatoio spaccato tra risse sfiorate e giocatori che non si parlano.

Le faide nello spogliatoio del Belgio

Al confronto ne escono come signori i belgi, che hanno sbrigato i loro litigi nello spogliatoio: VertonghenEden Hazard e De Bruyne pronti a venire alle mani, Lukaku che fa da paciere, lo stesso De Bruyne e Courtois - ex migliori amici - che non si parlano da dieci anni, da quando la fidanzata del centrocampista, Caroline Lijnen, lo tradì col portiere. Tutto smentibile, nonostante le voci di dentro. Tutto ovviamente smentito.



26.11.22

[ settimo giorno senza mondiale ] le proteste di questo mondiale sembrano più conformiste che altro manca una diplomazia del pallone

 È passata  ed  ancora   sto resistendo  una settimana  dall'inizio dei mondiali ed  ancora  non ho seguito  nessuna partita nonostante   sia  convalescente   per via  dell'herpes   e  quindi sia sempre  al pc o con la tv  accesa  . Ma  da  quello  che  leggo da   più parti   , soprattutto  repubblica   d'oggi ( ne trovate  l'articolo sotto )    e  da quel  che  ricordo  della storia  del calcio    , è mancato     un vero  gesto  (  quelli avvenuti  sono solo  poco incisivi , a senso unico  ,   al limite del conformismo   e del politicamente  corretto   )  almeno  per ora  . Infatti ancora  non si  è visto   un gesto  coraggioso    che  so  un  coming  out  di un giocatore   un bacio omo  da parte del pubblico  in diretta o  censurato per  fifa    dalle  telecamere  della FIFA  .  

                                     da  repubblica   d'oggi  

La partita più triste di sempre fu anche la più breve, quindici secondi tra il fischio di apertura e il triplice finale. Si disputò il 21 novembre 1973, Estadio Nacional di Santiago, fra Cile e Urss. In palio la qualificazione al Mondiale 1974, andata a Mosca 0 a 0. I sovietici si rifiutarono di disputare il ritorno nello stadio dove erano stati incarcerati i militanti fedeli al presidente socialista Allende, caduto nel golpe del generale Pinochet. La Fifa, ricorda Gregorio Mena Barrales, uno dei detenuti, finse di non vedere i 7 mila prigionieri e diede l’ok al match. L’Urss non si presentò, il capitano del Cile “Chamaco” Valdés Muñoz segnò a porta vuota, 15 mila spettatori applaudirono grotteschi. L’Urss però, nota Heather Dichter, curatrice del monumentale saggio Soccer Diplomacy: International Relations and Football since 1914 (University Press of Kentucky), pur eliminata, vinse il dribbling politico e accusò il presidente Nixon e il diplomatico Kissinger di sponsorizzare i dittatori. Quando, dunque, alla partita d’apertura in Qatar, l’emiro Tamim bin Hamad al-Thani ha accolto in tribuna il principe saudita Mohammad bin Salman la diplomazia del pallone esercitava, in diretta tv, solo un nuovo capitolo della saga nata oltre un secolo fa. I pessimi rapporti Doha-Riad facevano temere, dal 2017, lampi di guerra panaraba sul Golfo (il Qatar ospita il comando Usa Centcom, Medio Oriente e Asia centromeridionale), tutto raffreddato invece, nell’aria condizionata dello stadio al Bayt, un prato nel deserto. Ora che il Qatar è eliminato, i tifosi locali terranno per i sauditi? Secondo l’enfatica rete tv di casa Al Jazeera sì, anzi l’intera comunità islamica si mobiliterà «dai caffè curdi di Erbil, ai pub di Istanbul, agli stadi di Gaza». In realtà, se i tifosi del Qatar sembrano freddi, la torcida verrà da lontano: all’Inter Club di Lakkidi, stato indiano di Kerala, le chat chiamano gli amici residenti a Doha perché vadano allo stadio con le bandiere saudite. Qualcosa del genere si è visto dopo la vittoria dell’Arabia sull’Argentina: i colori dei due Paesi uniti in una festa inattesa. Le presenze del Segretario di Stato to Blinken, degli uomini forti di Egitto e Turchia, al Sisi ed Erdogan, del presidente algerino Tebboune, hanno lanciato il summit del pallone che, con le proteste di Iran e Germania, svuota l’invito del presidente Macron: “Non politicizziamo lo sport!”. In realtà, a inventare il cocktail Sport-Politica-Diplomazia, dosi uguali e shakerare, son stati proprio i francesi, dalle Olimpiadi di De Coubertin ai club di calcio che, dopo la Grande Guerra, girarono l’Europa in tour di propaganda del governo parigino. I sauditi sognano ora il Mondiale 2030, magari in team con Grecia e Egitto, e la carismatica principessa Haifa al Saud, discendente per via paterna della dinastia Abdulaziz bin Abdul Rahman Al Saud, ha invitato per un giro del Paese un imbarazzato Messi, ennesimo sponsor per il cartello monstre sport-turismo-economia da lanciare via calcio-golf-Formula 1 (Tiger Woods avrebbe detto no a centinaia di milioni). E CR7 ha ricevuto un’offerta per giocare nel Newcastle arabo. I casi di studio son tanti, il Caudillo spagnolo Francisco Franco, reietto dopo la guerra civile 1936, usò i cinque trionfi in Coppa Campioni del Real, 1955-60, per riguadagnare prestigio all’estero. «Noi antifranchisti — ricordava lo scrittore spagnolo Jorge Semprun — ci infiltravamo da Parigi, nei caffè di Madrid la polizia ci chiedeva il risultato del Real, scena muta e dritti in galera…». Nel 1955, piena Guerra Fredda, quando la popolazione islandese contesta la base aerea USA di Keflavik, il presidente Eisenhower invia la Nazionale americana in amichevole a Reykjavík, e tutto si aggiusta. La Calcio-Diplomazia ha però una condizione indispensabile, conclude lo storico Peter Beck, «che le squadre facciano buon risultato, Esempio classico la Germania Ovest 1954, che batte la mitica Ungheria 3-2». Contestatissima, in odore di doping, la squadra intera finisce in ospedale, per “itterizia” si disse allora. La Germania ritornò nella diplomazia globale e il geniale regista Fassbinder usò la concitata radiocronaca nel film Il Matrimonio di Maria Braun, usando quei gol per datare la vera fine della guerra a Berlino. 
                                                   
                                                      Gianni Riotta


Infatti l'articolo di Riotta trova conferma oltre che negli eventi da lui citati dal fatto che la Coppa del mondo non è soltanto una manifestazione sportiva, ma è anche un evento con importanti condizionamenti e riflessi politici e diplomatici. Infatti Celebri sono le strumentalizzazioni propagandistiche delle vittorie mondiali della nazionale italiana negli anni Trenta e argentina nel 1978 effettuate da dittatori come Mussolini e Videla. Altri episodi, come i festeggiamenti in Iran per la qualificazione ai Mondiali del 1998, che portarono migliaia di donne a scendere in piazza violando convenzioni e divieti, o l’appello effettuato da Didier Drogba a deporre le armi e organizzare libere elezioni in una Costa d’Avorio lacerata dalla guerra civile, in occasione della qualificazione della propria nazionale a Germania 2006, Questi ed altri fatti sono riportati dal volume LA DIPLOMAZIA DEL PALLONE Storia politica dei Mondiali di calcio (1930-2022) di Riccardo Brizzi- Nicola Sbetti  in cui si ripercorre la storia della Coppa del mondo di calcio, dalla prima edizione del 1930 in Uruguay sino a Qatar 2022, mostrando come questa manifestazione sportiva abbia acquisito un crescente protagonismo sul terreno mediale, economico e soprattutto politico, che l’ha trasformata in un vero e proprio mega-evento globale.
Un libro   che  credo che  regalerò per  natale  all'amico con cui  ho  intavolato quel breve  discorso   riportato  su  queste  pagine    nel post  precedente

E  anche oggi   il mio dovere  l'ho fatto  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...