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27.10.25

diario di bordo n 153 anno III Il gesto eroico dei minatori di Portixeddu ( fluminimagiore ) Nel 1877 hanno salvato da un naufragio l’equipaggio di un mercantile inglese., Dall’isola al mondo sulle onde radio. Una passione che non conosce crisi nonostante internet e il web

unione  sarda   26\10\2025

L’intero equipaggio di un mercantile inglese salvato dall’eroico intervento dei minatori di Poertixeddu che, per quel gesto, ricevettero il ringraziamento della regina Vittoria d’Inghilterra. La ricerca per la catalogazione di un percorso dedicato agli appassionati di trekking nel territorio di Fluminimaggiore ha

permesso di riportare alla luce una suggestiva storia della fine del 1800 ormai sepolta dal tempo e sconosciuta anche a tanti fluminesi.
Il percorso
Tutto ha inizio con la ricerca sull’origine dei toponimi delle località, attraversate dal cammino Dei Bombaroli per la catalogazione dei sentieri in cui era impegnato Fabio Ravot, escursionista di Buggerru, che conosce ogni metro e la derivazione dei nomi degli incantevoli luoghi che vanno da Portixeddu e Capo Pecora. «Tutti tranne uno – racconta – non conoscevo l’origine del nome della cala di Su Bastimentu». La piccola “spiaggia” costituita da ciottoli di granito è ubicata nel tratto compreso tra la Grotta dei Colombi e l’insenatura di Muru Biancu. «Con molto impegno nelle ricerche – aggiunge Ravot – sono venuto a sapere che il nome derivava da un fatto accaduto nel 1877, proprio davanti alla costa e di cui ho trovato unica traccia nel Quaderni di Storia Fluminese degli storici locali Bruno e Alberto Murtas, padre e figlio».
La nave
Così si è scoperto che “Su Bastimentu” era un mercantile battente bandiera inglese, che, il 21 febbraio del 1877, si inabissò col mare in tempesta. L’equipaggio rischiava di annegare ma fu tratto in salvo dai minatori della miniera del villaggio di Portixeddu, che accorsero in soccorso dei naufraghi. Purtroppo il nostromo William Tucker di 31 anni, morì il giorno dopo a Fluminimaggiore e fu sepolto presso il vecchio cimitero del paese. «Per rendere omaggio al gesto eroico dei minatori – raccontano gli storici, Alberto e Bruno Murtas – la regina Vittoria d’Inghilterra, inviò all’allora sindaco Giacomo Garrucciu un cofanetto di palissandro, con due cucchiai e altri monili d’argento». Le notizie acquisite sul mercantile hanno permesso a Ravot di scoprire che un concittadino emigrato in Inghilterra stava già eseguendo delle ricerche in terra britannica. Si tratta di Aurelio Zanda, 64 anni: «Mi sono recato a Londra nell’archivio reale. – racconta lo stesso Zanda – Da lì sono riuscito a risalire al nome dell’imbarcazione, un veliero bialbero chiamato Thetis, dell’armatore Butson. L’equipaggio trasportava in Italia stagno e ritornava dopo mesi in Inghilterra carico di sardine. Era stato costruito e varato a Foewy. E proprio in questo centro della Cornovaglia, sono riuscito a risalire al nome del comandante della nave nel 1877. Si chiamava William Bealle. È morto nel 1925 ed è sepolto nel cimitero di Foewy. Ora le mie ricerche saranno dedicate al povero nostromo Tucker, che era originario del Goland. Vorrei dedicargli anche una croce con una targa in bronzo, presso il vecchio cimitero dove è sepolto». Intanto si prosegue la valorizzazione del sentiero dei Bombaroli. «Tracciare questo sentiero è stato per me come aprire un libro – conclude Ravot – che mi ha raccontato questa storia avvincente».

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Dall’isola al mondo sulle onde radio. Una passione che non conosce crisi e non è solo un vezzo romantico, un hobby d’altri tempi. Dove c’è una crisi, un’emergenza, una calamità naturale, i radioamatori non possono mancare ed è una rete che viene mantenuta ben oliata, pronta a intervenire e ad aprire le comunicazioni davanti a un’eventuale impossibilità di usare gli altri mezzi. Se il cellulare è muto, se internet non va, la radio c’è sempre. In Sardegna gli iscritti all’A.R.I., l’associazione radioamatori italiani, sono 160 e una rappresentativa isolana, il team Sardegna “IIØIARU”, si è appena consacrata come campionessa dei contatti radio nell’evento diploma 130/100 , una sfida indetta per i 130 anni della radio e i 100 della Iaru, l’Unione internazionale dei radioamatori.
La gara
Dal 15 settembre, al 15 ottobre oltre 63 mila radioamatori da tutto il mondo si sono collegati via radio con i loro colleghi italiani, 500 operatori divisi in 50 squadre. In 31 giorni, sono stati effettuati 650.410 collegamenti da 237 nazioni, la squadra sarda ne ha stabilito quasi 43 mila e si è aggiudicata il primo posto nella propria categoria e nella classifica generale. La procedura, immutata da decenni, prevede che un radioamatore invii con la propria radio un segnale e che dall’altra parte del globo, qualche altro radioamatore risponda. Il team era“capitanato” dalla Sezione A.R.I. di Olbia, con il supporto di soci delle sezioni di Cagliari, Carbonia, Capoterra e Sassari. «La squadra era composta da trenta radioamatori collegati dalle loro stazioni in tutta la Sardegna», racconta Roberto Alaimo della sezione olbiese, coordinatore nazionale delle stazioni marconiane.
Lo spirito di Marconi
Aleggia in Gallura lo spirito di Guglielmo Marconi che nel 1932, quando già aveva inventato la radio e vinto un Nobel, mise in contatto con le onde ultracorte il semaforo di capo Figari e quello di Rocca di Papa a una distanza di circa 270 chilometri. Oggi è la stazione marconiana IYØGA, dove intorno al 25 aprile, si celebra – come in tutto il mondo – il Marconi day in uno scenario mozzafiato. La stazione è gestita dalla sezione di Olbia nata nel 1974 e presieduta da Lucio Siddu.
La Protezione civile
L'A.R.I. e i suoi soci sono legati alla Protezione civile nazionale, in prima linea in tutte le maxi emergenze. Partecipano tutti i mesi alle prove di sintonia sulla “rete nazionale Zamberletti”, dislocati, a rotazione, nelle varie prefetture italiane e nei Centri radio mobili operativi, convocati dal ministero degli Interni. L’esercitazione serve per verificare che le apparecchiature siano pronte all’uso e che il territorio nazionale sia raggiunto in ogni più remota località. Per avere la patente di radioamatore serve una formazione e un esame e il comitato regionale Sardegna organizza corsi on line.
Radioamatore speciale
«Sempre più giovani si avvicinano a questo mondo», racconta ancora Roberto Alaimo, sulla radio ISØJMA: «Tra i nostri soci c’è Emanuele Delogu che ha preso la patente a 19 anni». Spesso c’è una tradizione familiare. «Io sono radioamatore dal 1983, e lo era anche mio padre Michele». Tra i ricordi, l’incontro con un radioamatore illustre, nell’etere IØFCG. «Ero invitato a un evento e mi hanno presentato Francesco Cossiga. Quando ha saputo che ero anche io un radioamatore ha voluto sapere tutto della mia strumentazione, di come avevo iniziato. È stata una piacevole chiacchierata». Cosa unisce i radioamatori? «Passione, curiosità per scienza e tecnologia e spirito di fratellanza».

7.6.25

DIARIO DI BORDO N 126 ANNO III . chi l' ha detto che per parlare della questione israelo - palestinese , per le foibe e l'sodo giuliano dalmata, femminicidi , si debba essere esperti ed altre storie

 Gli intellettuali e la  gente    che non ha  il prosciutto  sugli occhi   e   che ancora  ragiona   con la propria    testa  non mancano certo di opinioni, ma quando un tema scotta davvero, quando la
locandina del  video  che  trovate      sotto   leggendo    il  post  



controversia diventa un campo minato morale e politico, c'è un rifugio a cui ricorrono spesso: definirlo «complesso».Ma La questione plaestinese  e  la guerra a Gaza   ,   ed  la questione del confine   fra  italia e  Balcani  e la  jugoslavia  prima   e poi la  croazia e  la  slovenia   ridotta  solo  alle  foibe  ,
all'esodo   ed alla  ritorno di triste all'italia   nel 1954    sono   uno di quei casi.
 E sì, la storia  intricata, le ferite religiose ed  gli    effetti degli odi nazionalistici  mai rimarginate, i conflitti culturali e geopolitici rendono davvero complessi  tali   temi .
- Ogni parte accusa l'altra di ignoranza, sventola le proprie verità e rivendica il possesso esclusivo dei fatti. Ma qui voglio fare una premessa necessaria: Non    sono  laureato   alla  facoltà  di storia  o   a scienza e politiche   , ma  di lettere   moderne    ad indirizzo storico ., non sono un esperto   d'oriente    in particolare    di  Medio Oriente.   Infatti    per  la  questione    del conflitto  arabo  istraeliano ed  israeliano    palestinese    , non parlo né ebraico né arabo. Non ho mai visitato né Israele né Gaza,in quanto  quando  alcuni membri dell'associazione    nord  sud  \ bottega   del mondo  - commercio equo e  solidale   sono andati  in viaggio in quelle zone    con un viaggio  organizzato  dallì'associazione \  rivista  confronti  ,  ero canvalesciente     da  un intervento . Ma   essendomi documentato   leggendo la storia    della palestina fra il crollo  dell'impero ottomano  eil mandato britannico   e  poi  del conflitto   arabo- israeliano e  israele  palestinese   ,  sentendo entrambe  le  parti  E so riconoscere le ombre che questa guerra ha proiettato dentro casa nostra.




Io vedo chi radicalizza le università, chi brinda al massacro    chi   appoggia   quello      che israele   sta  facendo   e lo giustifica    con l'affermazione  "  si sta  difendendo     , vuole  distruggee hamas   , ecc  . Non ho bisogno di essere un esperto per sapere da che parte stare. 
   Per  quanto riguarda  invece la questione del confine orientale   cioè  le  celebrazioni  del 10  febbraio   di cui si celebrano   per  l'80 %   l'aspetto culminante    le  foibe ,  dittature  comunista   e l'esodo   giliano  dalmata  , congiura  del silenzio e si tralascia o  quasi il 20% cioè tutto quello  che è  avvenuto prima  leggi antislave , deportazioni   e  violenze  fasciste  .  Ho scelto  non  per  ignavia   o cerchiobottismo  ma perchè oltre  ad essere  una situazione  complessa     dove  memorie   e storie  personali  s'intrecciano   con le vicede  storiche  , ma  soprattutto   non si è ancora  fatto  completamente   i  conti    da parte  dell'italia     i  conti  con le proprie brutture  e    con le cose  ingnobili commesse  , di non schierarmi  e  parlare  a  360  gradi  .
Per  i femminicidi    è  vero     non sono  esperto  di  politiche  sociali , ma esperienza  di vita  vissuta  che   mi  ha  fatto  (ed  ancora  lo fa  adesso)  fare i  conti  e  lottare contro  la mia  cultura  sessista  e  maschilista   mi  sembra    che   per  iundignarsi   , esprimere  la  propria   indignazione  e  sgomento  non sia  per  forza  necessario  essere  ,  anche   se  preferisco integrarla con pareri d'esperti  ,  psicologici  e\o laureati in scienze  sociali   . 


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 il fatto quotidiano    del 5  giugno 2025



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 da  facebook
“Non avevo nulla… ma sono riuscito ad addolcire il mondo intero con un bastoncino e una caramella.” Tutto cominciò alla fine del XIX secolo.
Io ero Enric Bernat, un sognatore spagnolo, nipote di un pasticciere che faceva dolci in casa.Mi ossessionava vedere i bambini con le mani sporche infilarsi le dita nei dolci…e pensai:
“E se inventassi un dolce che non si tocca con le dita?”In un’epoca in cui nessuno credeva a idee simili, mi diedero del pazzo.Ma io sapevo che un’idea semplice può cambiare tutto. Provai a lanciare il prodotto da solo,ma non fu affatto facile.Mi rifiutarono, mi presero in giro,arrivai perfino a ipotecare casa per poter produrre i primi bonbon con lo stecco.Molti giorni non mangiavo, pur di pagare gli
stampi.
Una volta mi addormentai in fabbrica con le scarpe rotte,perché non riuscivo a fermarmi.Ma la costanza è testarda.E un giorno, nacque la mitica Chupa Chups.Indovina un po’?Fu un successo clamoroso.
La cosa più incredibile?
Quando ormai avevo già vinto la mia scommessa,chiesi a Salvador Dalí di disegnare il logo…e lui lo fece davvero!Una caramella nata nella miseria,è finita nelle mani di milioni di bambini in tutto il mondo:dal Giappone alla Colombia,dalla Spagna alla Russia.Non ho inventato solo un dolce…
ho inventato un sorriso in forma rotonda. “A volte, quella che sembra un’idea infantile…è in realtà una rivoluzione travestita da tenerezza.” — Enric Bernat (Chupa Chups ) 

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«Mi hanno tolto la lingua per salvarmi la vita… ma con le mani, ho imparato a parlare al mondo.»  Avevo 33 anni quando mi hanno diagnosticato un cancro alla lingua. Non fumavo, non bevevo… ma la malattia non bussa, entra e basta. All’inizio dissero che bastava una piccola operazione. Poi la verità: bisognava rimuoverla tutta.
Mi sono svegliata dall’intervento con la gola in fiamme e un silenzio così forte… da spezzarmi. Non poter parlare era come guardare il mondo da una finestra chiusa. 
Per mesi ho pianto in silenzio. Cercavo di comunicare, ma nessuno capiva. Vedevo mio figlio chiedermi qualcosa… e io non riuscivo a rispondergli. Una notte ho urlato dentro così forte, che ho deciso di reagire. Mi sono iscritta a un corso intensivo di lingua dei segni. Ho imparato con rabbia, con le lacrime, con una fame immensa di farmi capire. Ogni parola con le mani era una ferita che guariva. 
Oggi tengo incontri motivazionali con interpreti e segni. Sono viva, sono madre, e sono voce di chi crede di non averne più. Ho fondato una rete di sostegno per persone laringectomizzate. Giro per le scuole insegnando che il corpo ha tanti linguaggi, e che il messaggio più potente… è quello che nasce dall’anima. 
«A volte la vita ti zittisce… per farti scoprire quanto hai ancora da dire.» 
                            – Alejandra Paz


conferma    questo  






  cioè   Dove le Parole non ArrivanoSentire a volte non basta, ascolta.

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     concludo  con  questa  ,  lo  so che  sembrerà banale   e  che  da  trapiantato     sarà  di parte  , ma   in  u periodo a  cui a  causa  di fake news     stano  diminuendo  le  donazioni  di  organi ,  storie  come  questa  non  finiranno d'essere  banali  






(✏️ Barbara Todesco) Simone Mazzocchin aveva solo 27 anni quando, lo scorso 12 maggio, si è spento nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. Per due giorni aveva cercato di rimanere aggrappato con tutte le sue forze alla vita, ma le lesioni riportate nell’incidente che l’aveva visto coinvolto, mentre in sella alla sua moto viaggiava lungo la provinciale 69, non gli avevano dato scampo. Nonostante la sua giovane età, Simone, che viveva con la famiglia a Cartigliano, aveva manifestato già la sua volontà di diventare donatore di organi e così la sua scelta si è trasformata in un trapianto da record, effettuato le scorse settimane nelle sale operatorie dell’Usl 8.Il cuore, i reni, il fegato come i polmoni, gli occhi, il pancreas e i suoi tessuti hanno regalato una nuova vita a 12 pazienti che da Simone hanno ricevuto il dono più grande: quello della vita

Infatti Simone, tempo prima, aveva fatto una scelta precisa e convinta. Aveva deciso di diventare donatore di organi.C’è voluto un trapianto multiplo da record che ha coinvolto cuore, reni, polmoni, fegato, occhi e pancreas e ha visto l’intervento di medici specialisti da Roma, Milano, Padova e Pisa.E, alla fine, quell’atto di generosità ha permesso di salvare addirittura 12 persone, tra cui anche diversi bambini.È una storia che parla di agape e tanatos. Amore, quello disinteressato, universale, e morte, in una catena che invece di spezzarsi unisce e genera vita, la ricrea, la nutre e la moltiplica dove e quando sembrava ormai impossibile.
Un pensiero va a Simone, alla sua famiglia, al suo gesto enorme, a chi grazie a quel gesto ha una nuova vita davanti, ai medici e agli operatori sanitari senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile. Ed è così ogni giorno.
Quello che ha fatto Simone è qualcosa che ci riguarda e ci richiama tutti.
Perché questa storia non commuova e basta. Insegni.



10.4.20

chi lo dice che gli anime e i manga sian dozzinali ed incitino all'odio si veda La forma della voce - A Silent Voice (聲の形 Koe no katachi) e poi , forse , cambierà idea

Incuriosito dal trailer  e da questa frase estrapolata dal film 

Può succedere che nel corso della vita si provi dolore, è la stessa cosa per tutti. Per questo motivo, devi cercare di accettare e amare anche i lati peggiori di te stessa, e andare avanti 

                                       dal  film  La forma della voce - A Silent Voice,




 e  dalla  " breve  recensione "  che  trovato per  la  ricerca  del mio precedente  post   ho visto  ,  e  da    quest'altra



 dopo anni  (  l'ultimo era  Mila e Shiro - Il sogno continua New Attacker YOU ! ) un anime  .  Più precisamente  La forma della voce - A Silent Voice (聲の形 Koe no katachi) . Esso  mi   è piaciuto   descrive  lo  stato  in cui ogni tanto ricado  a  causa  di  a  causa  dei miei comportamenti idioti da  ragazzo   bullo  \  nonnista  (   da  circolo vizioso   ,  avendolo  subito  lo  rifacevo a  gli altri\e   )       e  stalker   verso alcune persone   di cui   non merito  (  se  mai  lo hanno  fatto ) il loro  perdono  ma   vorrei come il protagonista   delll'anime    e del manga poter  dimostrare  che sono (  e sto cambiando  \  trasformandomi  , la  vita  \  opera  d'arte  non è altro che    un qualcosa  in continua  trasfornmazione   )  cambiato . Ma   purtroppo causa  polvere  del tempo   molte  d'esse   saranno irrintracciabili   ( morte , sposati e  quindi cognomi diversi  , numeri di cellulare  ed  indirizzi postali \  email cambiati  )  .Infatti  questo mio sfogo \  elucubrazione   mentale  èsolo frutto di  un sogno  \ incubo da cui mi sveglio  ,ma  il pensiero  rimane . Quindi lascio perdere  (  smetto di continuare  a cercarle ) e  mi lascio  alle spalle  strappando questa   pagina  dal libro della  vita e lascio in pace ***** l'unica che  ho rintracciato  e che  ho tentato   senza  successo   di riallacciare  i rapporti e  chiederli scusa   arrivando    quasi  allo stalking  .



<> ( secondo video ) . Bisogna superare il preconcetto tipico delle istituzioni culturali italiane che ancora continua anche se in misura ridotta ma sempre in modo influente [SIC ] a considerare i  manga e gli anime [ per chi volesse  approfondire l'argomento sulla  loro differenza e    sui  loro  diversi generi e sottogeneri   qui e  qui   trova maggiori   informazioni ]   come roba da bambini e quindi a snaturarli come ha fatto ( e fa tutt'ora ) con censure ed edulcorazioni inutili ed a far si che : << (...) i programmi di animazione, approdati sulle reti televisive principali erano cadute sotto la scure della censura, la quale si era messa a tagliare scene, tradurre interi dialoghi senza un senso con quello che accadeva nella storia, fino ad arrivare a eliminare interi episodi ( .... continua in questo articolo di http://www.mondojapan.net/ ) >>  e mostrarlo nelle  scuole anche  se  

 (  ..... ) Qualcuno potrebbe usare la famosa frase "dovremmo farlo vedere nelle scuole", nella realtà questa affermazione è vera fino a un certo punto, poichè chi è propenso a comportarsi in tale modo non è capace di capire i suoi errori guardando semplicemente un film, come avviene nella cura Ludovico. Il bullismo che si vede in questo film è quasi "preistorico", oggi non è più fare solo del male ma esiste la condivisione digitale, che nel film non c'è, cosa che rende tutta la vicenda di Shoko (vittima) quasi intima, mentre invece trovando la situazione contraria, con l'isolamento da parte dei compagni per Shoya (carnefice). E questo rende il tutto abbastanza fuori dal mondo che conosciamo, che ci viene descritto regolarmente dalla cronaca. (  ....   recensione  di  un utente  di  filmtv.it  qui trovate     il resto della recensione   ) 



  Ma   è  qualcosa  nel  mare    dell'indifferenza   o  della  cronaca   di tanti  fatti  o   i  tanti bla. bla ...   per porvi rimedio  , nei corsi del bullismo  e  disagio sociale     ed  farlo vedere  ai genitori  : dei bulli \  nonni  ma soprattutto a quelle  persone  che   con la  loro indifferenza  e   il  voltare    lo sguardo  dall'altra  parte    fanno si  che    simili  episodi succedano ed  abbiano  conseguenze   drammatiche   anche  a posteriori  come  i personaggi   del film   . 



Leggi  anche 
https://www.donnamoderna.com/news/societa/sordi-sordita-lis-oralismo
https://www.donnamoderna.com/news/societa/sordi-sordita-campagna-sottotitoli-lis

23.2.19

L'UOMO MISTERIOSO SULLA COPERTINA DI "ABBEY ROAD" DEI BEATLES ED ALTRE STORIE


per  approfondire 
http://www.ondamusicale.it/index.php/oggi-in-primo-piano/11715-la-copertina-di-abbey-road-i-beatles-tra-misteri-e-verita


Quando  è il culo  il  caso  fortunato  che  ti  fa  entrare   nella  storia  di  un evento  storico  culturale Per chi si fosse incuriosito, ecco i dettagli della vicenda, tratti da un capitolo del libro "1969: storia di un favoloso anno rock da Abbey Road a Woodstock"", curato da Riccardo Bertoncelli e edito da Giunti nel 2012.

(Nella foto di copertina di "Abbey Road"), Sul marciapiedi di destra, dietro la testa di John Lennon, si vede un uomo in piedi vicino a un’automobile nera della polizia, che da poco distante guarda incuriosito la scena. Il suo nome era Paul Cole, ed è morto il 13 febbraio 2008 - alla bella età di 96 anni - a Pensacola, in Florida.
http://stonemusic.it/6401/abbey-road-la-copertina-che-ha-fatto-la-storia/






Nel 2004 ha spiegato, in un’intervista all’agenzia giornalistica Scripps Treasure Coast Newspapers, le ragioni della sua presenza in Abbey Road.

Paul Cole:

“Ero in vacanza a Londra con mia moglie, e mi ero stufato di visitare musei. Dissi a mia moglie: vacci tu, stacci tutto il tempo che vuoi, io starò qui fuori, da queste parti.
Attaccai discorso col poliziotto che stava seduto nell’auto, chiacchierando di questioni tipo il traffico a Londra e roba simile”.

Erano le 10 del mattino dell’8 agosto del 1969. Il fotografo Iain McMillan era su una scala a pioli, proprio in mezzo alla strada, e fotografava i Beatles che attraversavano sulle zebre in fila indiana - l’intera faccenda durò una decina di minuti.

Paul Cole:

“Alzai lo sguardo, e c’erano quei quattro che camminavano in fila come le anatre. Una squadretta di eccentrici, avevano un’aria piuttosto radicale, nell’abbigliamento e nei capelli”.

Un anno dopo Cole notò la copertina di "Abbey Road" vicino al giradischi di casa (sua moglie stava cercando di imparare a suonare "Something" all’organo).

Paul Cole:

“Fu dura convincere i nostri figli. Dovetti insistere: prendete la lente d’ingrandimento, e vedrete che sono proprio io!”



Le 10 cose che non facciamo più da quando esiste internet




L’evoluzione e il progresso come ben tutti sappiamo di anno in anno cambiano la nostra realtà, anzi molto spesso addirittura di giorno in giorno. Con l’avvento di Internet la nostra vita è cambiata radicalmente, infatti da quando 



16.2.19

La figurina di Egidio Salvi dell'anno 1967-'68 E' il "Gronchi rosa" delle figurine Panini trovata in soffitta da un pensionato


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"Celo, celo mi manca". Non solo Pizzaballa: ecco le figurine Panini introvabili


repubblica 16 febbraio 2019  

E' il "Gronchi rosa" delle figurine Panini: un pensionato alessandrino l'ha trovata in soffittaLa figurina di Egidio Salvi dell'anno 1967-'68


La figurina di Egidio Salvi venne stampata in pochissimi esemplari perché sull'album non c'era posto per lui



Il "Gronchi rosa" delle Figurine Panini, la rarissima immagine di Egidio Salvi (calciatore del Brescia nella stagione di serie A 1965-66) diffusa dalla Panini per il suo album dei calciatori in poche copie perché "non doveva essere stampata", è tornata alla luce in un solaio di Serravalle Scrivia nell'Alessandrino in Piemonte. L'ha trovata, come scrive La Stampa, il pensionato Giuseppe Grosso mentre riordinava alcuni album appartenuti a lui e a suo fratello. "Ho trovato in solaio una serie di figurine di quegli anni e in cima al blocchetto c'era proprio la figurina impossibile da attaccare", spiega Grosso, nato a Novi ma serravallese di adozione. Ben più rara di Pier Luigi Pizzaballa, ritenuta introvabile alla stregua di quella che ritrae Faustino Goffi (edizione '67), la figurina di Egidio Salvi è unica perché la Panini ne stampò pochissimi esemplari. Alla casa editrice modenese, infatti, si accorsero di aver fatto un errore: nell'album non c'era spazio per attaccare la figurina perché Salvi nel Brescia compariva nelle riserve, cioè in quella rosa di calciatori per i quali non era prevista la fotografia.

Quando la Panini se ne accorse smise di stamparla, ma alcune bustine erano già state messe in circolazione. Come ricirda sul quotidiano il signor Grosso, "in tanti, non potendola attaccare, la buttarono via o la usarono per giocare. Così, con il tempo, di quella figurina si è persero le tracce. Negli ambienti dei collezionisti sono in pochi a poterla avere e mi risulta talmente rara da non avere un vero valore di mercato". Giuseppe Grosso, che conserva parecchi album di figurine del periodo della sua gioventù (oggi ha 62 anni) ha fatto una ricerca su Facebook: "Ho chiesto ai gruppi di settore qualche informazione e alcuni massimi esperti mi hanno confermato che è introvabile, alcuni addirittura dicono di non averla mai vista".Tra le tante "introvabili" della Panini c'è ancora l'accoppiata Rizzo-Riva al Cagliari nella stagione 1963-64, per lungo tempo la figurina più quotata su Ebay: 110 euro. Altra figurina rarissima è quella di un giovanissimo Gianni Rivera che, dopo l'esordio a 15 anni con l'Alessandria, è passato a 17 anni al Milan: questo primo scatto per l'album Panini in maglia rossonera è considerato introvabile. Ma non finisce qui: tra le ricercatissime c'è quella di Teobaldo Depertini di Casale Monferrato, che nella stagione 1967-68 era il terzino sinistro del Livorno, in Serie B. Dopo Pizzaballa, un altro portiere detiene il primato della rarità nelle figurine Panini: Pietro Battara della Sampdoria: la sua figurina era ricercatissima nella stagione 1968-69. Altro introvabile è Sergio Maddè dell'Hellas Verona: cresciuto nel Milan, tornò a Verona arrivano ad allenare pure la prima squadra nel '98 e nel 2003. Ci sono poi Antonello Cuccureddu della Juventus (stagione 1973-74); Lamberto Boranga, portiere di Foligno e cresciuto nel Perugia, acquistato a 31 anni dal Cesena; Vinicio Verza, arrivato alla Juve all'inizio degli anni 80 e riserva di Causio: la sua figurina della stagione 1979-80 è una delle più ricercate della storia. Capitolo a parte nella storia delle figurine Panini, infine, meritano quelle realizzate perla stagione 2009-2010 quando la casa editrice modenese ha deciso di far firmare 50 figurine a 12 calciatori di Serie A (per un totale di 600 card autografate): su eBay alcune sono state vendute addirittura a 1.500 euro.


28.3.16

chi lo dice che il vandalismo sia solo male ? Livorno In piazza della Repubblica abbattuta la spalletta, sotto c'è un tesoro di monete

non tutti i mali vengono per nuovere  infatti è stata una sorpresa per Pasqua. Le monete sono state coniate nel 1859, forse lasciate lì dai muratori che realizzarono l'opera


LIVORNO. Due fattori umani, come la stupidità e la curiosità, portano a raccontare la storia che ha colorato questa Pasqua livornese. Tutto avviene lungo i fossi che separano la Fortezza da piazza della Repubblica, dove durante la notte di venerdì qualcuno ha fatto crollare uno dei blocchi in pietra della spalletta. Un vandalo, che con la sua bravata ha danneggiato sia una delle imbarcazioni ormeggiate là sotto sia la passerella che corre a filo d’acqua. Un gesto sconsiderato che ha dato però l’occasione ad uno dei proprietari delle barche, Domenico Sicilio, di dare sfogo alla sua curiosità.

 
L’uomo è andato a vedere il buco lasciato sulla spalletta armato di cacciavite, per provare a capire come fossero riusciti a sradicare il blocco. Ma anziché delle prove, ha trovato un piccolo tesoro: alcune monete antiche coniate nel 1859, alla vigilia dell’Unità d’Italia, forse le hanno lasciate sotto al masso come segno di buon auspicio i muratori che costruirono la struttura.
A chiamare i vigili urbani, nella prima mattinata di ieri, è stato uno dei proprietari delle barche ormeggiate sotto la spalletta di piazza della Repubblica, spiegando che sia la passeggiata sia una delle imbarcazioni erano state danneggiate dal blocco caduto giù e poi sprofondato sul fondale del fosso, distruggendo tutto quello che ha trovato lungo il suo volo.
Una volta sul posto, la polizia municipale ha dapprima messo in sicurezza il tratto e poi ha dato il via ai rilievi, ipotizzando da subito che si trattasse di un atto doloso.
Una teoria che ha trovato sempre più conferme: non solo perché sul buco lasciato dal blocco nella spalletta ci sono segni simili a quelli che potrebbe lasciare un piccone, ma anche perché è pensare che sia bastato un po' di vento per far cedere un masso in pietra come quelli che costeggiano i fossi.
E mentre la polizia era impegnata a ricostruire l’accaduto cercando eventuali tracce del colpevole, Sicilio, proprietario di una delle barche ormeggiate (per sua fortuna uscita incolume dall'episodio) è andato a curiosare sul buco rimasto aperto con un cacciavite e scavando nella polvere con un cacciavite ha trovato delle monete di due secoli fa, insieme ad un vecchio crocifisso e un bottone, questo invece di età molto più moderna.
Sono da 5 e 10 centesimi, il conio porta la data del 1859 e lungo i bordi si legge “Vittorio Emanuele Re d'Italia” e “Governo Provvisorio della Toscana”: monete che risalgono ai governi provvisori che fecero da apripista all'Unità d'Italia (avvenuta nel 1861).
Ma come sono finite là sotto? Secondo i funzionari del Museo di Storia Naturale di Livorno, che si sono presi in cura le monete almeno in questo primo momento per le analisi del caso, ipotizzano che possano essere state lasciate lì alla fine del lavori della costruzione della spalletta, avvenuta più o meno in quegli anni, postuma rispetto alla realizzazione di piazza della Repubblica che invece viene datata intorno al 1830 (all'epoca chiamata dei Granduchi). In questo quadro, combacerebbero anche le date, sia della realizzazione della spalletta sia del conio di queste monete.
Al termine di una grande costruzione, infatti, gli operai lasciavano delle monete sotto le ultime pietre sia come portafortuna, sia per lasciare un segno della loro opera.
Che stesse cercando proprio queste monete la persona che ha gettato di sotto il blocco? Una sorta di tombarolo appassionato di storia che anziché bazzicare i cimiteri costeggia i fossi?
Possibile, ma sconveniente per il vandalo, dato
che il loro prezzo sul mercato dei collezionisti non è poi così sconvolgente. Ma in ogni caso, resta una traccia del passato livornese, custodito lungo lo scorrer dei fossi, che ritorna a galla.

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