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27.5.22

E' morto Rossini, il gatto turista., Ex angelo del fango dona 10 milioni alla Syracuse di Firenze



E' morto Rossini, il gatto turista








Era un grande amore ma anche una relazione intellettuale. Il gatto Rossini, che Sergio Valentino, uno dei più valenti componenti del coro del San Carlo, portava ovunque con sè, in bicicletta, conosceva Napoli meglio degli umani e sapeva accompagnare il suo proprietario senza alcuna difficoltà.
Rossini venne così chiamato nel momento del suo ritrovamento, piccolissimo, 8 anni fa: uno di quegli indiavolati micetti che hanno fatto nascere una categoria speciale di soccorritori degli animali, i
"motoristi" capaci come nessuno di far uscire i gatti dagli chassis dove si nascondono per paura quando si perdono o vengono abbandonati da qualche dissennato. Rossini si era infilato nel "motore" (che poi motore non è mai, ma ci siamo capiti) di un'auto, in onore del creatore del "Barbiere", anche perché di Figaro ce n'è uno famoso, quello del Pinocchio Disney.
E da allora Valentino e quel piccolo tigratino dal pelo un po' più lungo del normale non si erano mai più separati. Il musicista ha con sè e assiste altri gatti, ma con quello aveva un rapporto particolare, di grande amicizia e condivisione, grazie alla sua intelligenza decisamente superiore. Valentino lo ringrazia per questo: "Per le passeggiate, i viaggi, la vita in due - scrive sul suo profilo Facebook al gattino che una trombosi ha portato via in un'età non avanzata - i giochi, la pazienza e anche le monellerie. Grazie per il sodalizio e le emozioni condivise con me e per aver saputo esprimere sempre i tuoi sentimenti e non aver mai finto".
I suoi amici, quando hanno letto il dolore del corista, hanno scritto messaggi empatici e belli per confortarlo, ma un Rossini che va via non è cosa semplice per coloro che lascia. Mancherà anche alle strade e alle piazze di Napoli e a tutti quelli che avvicinavano Sergio per raccomandarsi, col solito eccesso di zelo dei "tutori" di gatti e cani: "Non lo porti così, è pericoloso!", e lui con pazienza e con il suo garbo rispondeva sempre che Rossini era un gatto con la valigia, che aveva imparato in poche mosse a fare il viaggiatore, sapeva aggrapparsi e stava comodo nel cestino della bicicletta, che non aveva mai voglia di scappare, non temeva nulla e anzi, muoversi per la città e oltre gli piaceva decisamente: perché privarlo di quella bella attività che gratificava entrambi?

Ex angelo del fango dona 10 milioni di dollari  alla  Syracuse di Firenze 

Daniel D'Aniello, ex alunno della università, era stato tra i volontari durante l'alluvione del 1966



Nel 1966 fu un angelo del fango. Studiava alla Syracuse University ed era già innamorato di Firenze. Ha fatto una folgorante carriera imprenditoriale e oggi è uno dei 700 uomini più ricchi del pianeta. E ora ha deciso di restituire alla città in cui si è formato una parte del suo successo. Donando la bellezza di 10 milioni di euro alla "sua" Syracuse.
Che storia, quella di Daniel D'Aniello. Famiglia italo americana, self made man, nel 1987 è stato tra i fondatori del Carlyle Group, un fondo d'investimento che oggi vanta un patrimonio complessivo di circa 203 miliardi di dollari.
È stato un veterano del Vietnam, la sua "Wolf Trap Foundation", che si occupa di arte, è presieduta dalla first lady Jill Biden.
Legatissimo a Firenze, dov'è già tornato tante volte, ora D'Aniello e sua moglie Gayle hanno deciso di donare una somma cospicua alla Syracuse. Obiettivo: sostenere il programma fiorentino dell'istituto dove studi negli anni '60, finanziando gli aggiornamenti necessari alle sue strutture di piazza Savonarola, rafforzando il curriculum e il gruppo docente e aumentando l'accesso alle esperienze internazionali per più studenti.


La sede in piazza Savonarola a Firenze della Syracuse University (cge)



Lo hanno annunciato ieri il sindaco Dario Nardella e l'assessora all'Università e ricerca Titta Meucci accanto alla console generale degli Stati Uniti a Firenze Ragini Gupta e al presidente dell'associazione degli atenei Usa Aacupi, Fabrizio Ricciardelli.
"Una storia molto bella di amore per Firenze ma anche una conferma del valore delle migliaia di studenti che sono presenti nelle oltre 40 università americane in città: una presenza preziosa in grado di costruire legami che poi rimangono nel tempo. Dobbiamo essere capaci di valorizzare questo legame, facendo vivere questa comunità di studenti come parte della città e ampliando il panorama delle università da portare in città. Si parla tanto di fuga dei cervelli dall'Italia, Firenze vuole essere invece la prima città ad attrarre cervelli invece di farli scappare. Per ringraziare Daniel D'Aniello, abbiamo deciso che gli consegneremo le Chiavi della città non appena verrà a Firenze nel 2023" spiega il sindaco.
La donazione - spiegano dalla Syracuse University Florence - amplierà notevolmente il finanziamento delle borse di studio agli studenti per i quali i programmi di studio all'estero sono stati fuori portata, inclusi studenti a basso reddito, studenti post-tradizionali e studenti veterani.



29.9.21

77° ANNIVERSARIO Stragi naziste: Mattarella, “Marzabotto e Monte Sole segni indelebili nella Costituzione e nei valori di un’Europa dei popoli e della gente non quella della lobb y e dei banchieri



29 Settembre 2021 @ 10:08
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“Oggi Monte Sole e Marzabotto, insieme ai vicini Comuni di Monzano e Grizzana Morandi, sono luoghi di memoria e sacrari di pace, non soltanto per la Repubblica italiana ma per l’intera Europa. Sono segni indelebili, che troviamo nelle radici della Costituzione e che hanno dato origine al disegno di un’Europa unita nei suoi valori comuni”. Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 77° anniversario della strage di Marzabotto.
“Marzabotto e Monte Sole – ricorda il Capo dello Stato – furono teatro settantasette anni fa di un eccidio di civili spietato e feroce compiuto dalle SS nel nostro Paese. Si raggiunse in quei giorni, tra il 29 settembre e il 5 ottobre del ’44, pur nel contesto della ritirata delle truppe tedesche, il culmine di una strategia di annientamento che non risparmiò bambini e anziani, giungendo a sterminare persone del tutto incapaci di difendersi e fedeli riuniti all’interno della loro chiesa”. “L’orrore di quella ‘marcia della morte’ e il sangue innocente versato – aggiunge Mattarella – divennero simbolo della furia distruttrice della guerra, della volontà di potenza, del mito della nazione eletta. Un simbolo che la resistenza popolare e il desiderio di pace e libertà hanno saputo capovolgere nell’avvio di un percorso di costruzione democratica e civile, fondato sui diritti inviolabili della persona e della comunità”.
“Il ricordo di quanto avvenuto, che doverosamente si ripete in forme aperte e pubbliche, rinnova anche l’impegno che la Repubblica e le comunità locali assumono nei confronti delle giovani generazioni”, ammonisce il presidente, secondo cui “occorre avvertire la responsabilità di testimoniare ancora i sentimenti, i sacrifici, gli ideali che hanno spinto il nostro popolo, insieme agli altri popoli europei, a far prevalere la civiltà sulla barbarie e ad affermare la libertà, la democrazia, la giustizia sociale come pilastri irrinunciabili della nostra vita”.

Oltre  al solito    bla ... bla  .....   spesso ipocrita    ed retorico infatti    le  celebrazioni ufficiali vengono  fatte     e  vi partecipano   anche  politici ed  politicanti  che  hanno  al loro interno  gente  che  ancora   celebra     e  mantiene   come   punto di riferimento    teorie  ed  ideologie   che      sono state la  causa  e  l'origine di   tali fatti   bisognerebbe       ricordare  l'evento    attraverso uomini come Ferruccio Laffi dovrebbero essere considerati monumenti viventi al coraggio, dovremmo celebrarli e ricordarli ogni giorno, e invece sono ormai diventati rumore di fondo, persino un po’ fastidiosi, scomodi per alcuni, ricordi ingombranti di un passato con cui in tanti rifiutano ancora di fare i conti. Teniamoceli stretti perché un giorno nessun testimone di quell’orrore ci sarà più. E non è questione di decenni ma anni.  Infatti  oggi  parlo  di   Ferruccio Laffi l'uomo ritratto in questa foto a sinistra .Egli , oggi ha 93 anni ne aveva 16 il 30 settembre del 1944 , quando tornando nella sua casa di Monte Sole ( trovate a fine post , come di consueto dei link per ricordare o conoscere se ancora non lo sapete cosa è stato tale evento ) trovò la sua l’intera famiglia ammazzata dai nazifascisti: mamma, papà, fratelli, sorelle. 14 persone in tutto, trucidati insieme a migliaia di italiani innocenti.
Li hanno ammazzati uno per uno, nelle case, nelle cascine, persino nelle chiese, donne, anziani e bambini, alcuni fucilati sul posto, altri bruciati vivi, altri ancora decapitati. In tutto alla fine saranno 1830 le vittime Per una settimana intera. Non importava se avessero combattuto o no, se fossero o meno partigiani. I nazisti erano arrivati sull’Appennino bolognese con un piano preciso in testa: ammazzare qualunque essere umano in grado di respirare. E così fecero.Egli   è uno degli ultimi  (  se  non addirittura  l'ultimo  )    e pochissimi sopravvissuti di quella strage. Si era andato a nascondere nel bosco. Quando è tornato a casa e ha trovato quei 14 corpi, li ha sepolti uno per uno con le sue mani. Ha trascorso metà della sua vita a cercare di dimenticare l’orrore. E, quando ha capito che era impossibile, ha cominciato a raccontarlo. A testimoniare. A denunciare. Perché altri, dopo di lui, non lo potessero più cancellare. Il 29 settembre di 77 anni fa cominciava la strage di Marzabotto, una delle più grandi ferite della storia dell’Umanità, proprio lì, a due passi da Bologna.A Ferruccio Laffi, a questa memoria vivente, l’omaggio e il pensiero di tutti noi.


 Per non dimenticare. Infatti 

Uomini come Ferruccio Laffi dovrebbero essere considerati monumenti viventi al coraggio, dovremmo celebrarli e ricordarli ogni giorno, e invece sono ormai diventati rumore di fondo, persino un po’ fastidiosi, scomodi per alcuni, ricordi ingombranti di un passato con cui in tanti rifiutano ancora di fare i conti. Teniamoceli stretti perché un giorno nessun testimone di quell’orrore ci sarà più. E non è questione di decenni ma anni.



P.s
Lo  so  che    cito  più volte    ma  che  colpa  ne  ho se    una delle poche persone pensati     che  ancora  non hanno mandato il cervello all'ammasso  o  nella  falsa  libertà al pensiero  unico  \ complottismo     diventa conformismo  .  Infatti  pur non allo stesso modo, stiamo tornando a quel clima di odio, persecuzione, menefreghismo nei confronti dell'altro che sia diverso da noi per provenienza, religione, colore della pelle, idea politica. Questo mi fa paura, non tanto per me, che già ho trascorso la maggior parte della mia vita, ma per il nostro futuro. Ben venga chi ci fa ricordare gli errori del passato, ci vuole più conoscenza dei pericoli verso cui andiamo incontro.

                        Per   approfondire  





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