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27.6.19

Orrore a Reggio Emilia, bambini sottoposti a scosse elettriche e lavaggi del cervello per allontanarli dalle famiglie e darli in affido \ adozione agli amici degli assistenti sociali

 molti mi diranno  :  <<  ma  come    non sai come difendere i tuoi amichetti del PD  >>, ecc  . IO    E'   VERO SONO  DI SINISTRA QUESTO  NON LI PUÒ'  NEGARE  MA  SONO DA  UNA DECINA D'ANNI   CHE   NON HO  NESSUNA  TESSERA .
 E poi   tali crimini   cosi vili ed  infami , NON HANNO COLORE POLITICO \  IDEOLOGICO infatti  quel che è successo ai bambini di #Reggioemilia,  ovvero  bambini venivano sottratti a famiglie in difficoltà per essere poi affidati a nuove famiglie sotto compenso .I ricordi dei minori falsati attraverso scosse elettriche, lavaggi del cervello, falsificazione di documenti e disegni Diciotto le persone raggiunte da misure cautelari  fra  cui esponenti  politici  del Pd
Orrore a Reggio Emilia, bambini sottoposti a scosse elettriche e lavaggi del cervello per allontanarli dalle famiglie

 va oltre l'immaginabile sull'orrore umano. Distruggere bambini e famiglie per 2 soldi. S̶e̶ ̶D̶i̶o̶ ̶e̶s̶i̶s̶t̶e̶ ̶h̶a̶ ̶r̶i̶e̶m̶p̶i̶t̶o̶ ̶i̶l̶ ̶m̶o̶n̶d̶o̶ ̶ ̶d̶i̶ ̶m̶e̶r̶d̶e̶ ̶ ̶u̶m̶a̶n̶e̶ oltre ogni limite disumano dello schifo. Ovviamente il #Pd ci sta dentro fino al collo. Vediamo se anche stavolta #Zingaretti starà in silenzio o qualche collega avrà il coraggio di fargli qualche domandina su certi suoi sindaci . Mi sa che i fatti di mirandola denunciati dall'inchiesta di repubblica #veleno condotta da Pablo Trincia non sono serviti a niente .
 N'è la riprova   quanto dice  l'autore dell'inchiesta  veleno  



Pablo Trincia
8 h
Diffondete!!! La Procura di Reggio Emilia avrebbe appena sventato un secondo “caso Veleno”. Leggete nel dettaglio.
Hanno arrestato Claudio Foti, responsabile del Centro Hansel e Gretel di Torino, lo stesso da cui provenivano le psicologhe che avete visto interrogare i bambini di Veleno.
Foti aveva da tempo scritto contro di noi, facendo addirittura una petizione contro il podcast.
“ANGELI E DEMONI”: UNA VENTINA DI MISURE CAUTELARI ESEGUITE DAI CARABINIERI
Agli arresti un sindaco e assistenti sociali nonché psicoterapeuti di una nota Onlus di Torino. Tra i destinatari di altri provvedimenti cautelari anche psicologi dell’ASL reggiana. Decine di indagati tra sindaci, amministratori comunali, un avvocato, dirigenti e operatori socio sanitari.
False relazioni e disegni artefatti per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito anche ad amici e conoscenti, per poi sottoporli ad un programma psicoterapeutico per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro.
Metodi altamente suggestivi utilizzati sui minori durante le sedute di psicoterapia, anche attraverso impulsi elettrici, strumento spacciato ai bambini come “macchinetta dei ricordi, per alterare lo stato dei relativi ricordi in prossimità dei colloqui giudiziari
Tra gli affidatari anche titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi.
Due casi accertati di stupro presso le famiglie affidatarie ed in comunità, dopo l’illegittimo allontanamento.
Reggio Emilia. I Carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia, sotto il costante coordinamento della Procura Reggiana – Pubblico Ministero Dott.ssa Valentina Salvi – in queste ore stanno dando corso all’operazione “Angeli e Demoni”, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di politici, medici, assistenti sociali e liberi professionisti che, da diversi anni, avevano messo in piedi un illecito e redditizio sistema di “gestione minori”, il cui radicamento sull’intero territorio nazionale è tuttora in fase di sviluppo investigativo. Quello che insomma veniva spacciato per un modello istituzionale da emulare sul tema della tutela dei minori abusati altro non era che un illecito business ai danni di decine e decine di minori sottratti alle rispettive famiglie. I destinatari della misura cautelare sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Ore e ore di intensi lavaggi del cervello intercettati dai carabinieri reggiani durante le sedute di psicoterapia effettuate sui minori, anche di tenera età, dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle rispettive famiglie attraverso le più ingannevoli e disparate attività, tra le quali: relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata “aggiunta” di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi “cattivi” delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come “macchinetta dei ricordi”. Il tutto durante i lunghi anni nei quali i Servizi Sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati.
I dettagli della complessa indagine, senza precedenti nell’intero territorio nazionale, verranno resi noti nella conferenza stampa che i vertici del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Emilia terranno il 28.6.2019 presso il Comando Carabinieri di Corso Cairoli a Reggio Emilia.

8.2.19

Salgado regala una mostra ad un locale di reggio emilia e sarà esposta l’Africa di Sebastião Salgado sarà in mostra dal 9 febbraio al 24 marzo

sono riuscito a trovare quell'articolo o quanto meno una sia versione di cui avevo parlato tempo fa e cher apparso su La Repubblica il 20 gennaio 2019


   DA  http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2019/02/08/

In mezzo al nulla, tre ragazzi, un caffè e Salgado

Bisogna puntare alle cose impossibili. “Sono le uniche che si realizzano” sostiene Claudio, seriamente. Per esempio, questo posto era impossibile: un caffè letterario raffinato al centro del quartiere più degradato, o forse più calunniato di Reggio Emilia. Invece eccolo, ci siamo dentro.
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Sebastião Salgado: During a demonstration in support of the MPLA. Luanda, Angola, 1975. © Sebastião Salgado / Amazonas images, g.c.
Era impossibile anche il sogno nato cinque mesi fa, prima per gioco, poi per sfida: portare qui il più grande fotografo del mondo. Ed ecco, è successo: nel pomeriggio di domani, sabato 9 febbraio, al Binario 49s’inaugura Africa, grande mostra di Sebastião isogna puntare alle cose impossibili. “Sono le uniche che si realizzano” sostiene Claudio, seriamente. Per esempio, questo posto era impossibile: un caffè letterario raffinato al centro del quartiere più degradato, o forse più calunniato di Reggio Emilia. Invece eccolo, ci siamo dentro.
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Sebastião Salgado: During a demonstration in support of the MPLA. Luanda, Angola, 1975. © Sebastião Salgado / Amazonas images, g.c.
Era impossibile anche il sognonato cinque mesi fa, prima per gioco, poi per sfida: portare qui il più grande fotografo del mondo. Ed ecco, è successo: nel pomeriggio di domani, sabato 9 febbraio, al Binario 49s’inaugura Africa, grande mostra di Sebastião Salgado, inedita per l’Italia. Gliel’ha regalata lui. Regalata: costo zero. Quando ha saputo chi sono questi tre ragazzi e i loro amici, e cosa vogliono. Ossia una cosa semplice e difficile: “combattere il brutto col bello”.
Arrivare qui non è complicato. Esci dalla stazione, giri a sinistra e punti verso “il nulla nel mezzo del nulla”, dicono da queste parti. Un quartiere di cinquemila abitanti che non è riuscito neppure a farsi dare un nome: lo chiamano solo “zona stazione”. Ti ci conducono le molliche da Pollicino di un paesaggio urbano da città multi-qualcosa del terzo millennio: moneytransfer, chinamarket, kebabberie, slotmachine, macellerie halal.
Condomini multipiano molto cementosi, negli anni Settanta forse qualche pretesa da new town, poi una classica vicenda di sostituzioni e decadenza comune a tante periferie, ed ora ecco, 80 per cento di immigrati, cinquanta nazionalità diverse, titoli allarmisti sui giornali, “ma le statistiche dei reati non sono poi così diverse dal resto della città”.
Il tipico agglomerato urbano impoverito, lungo i binari, dove abitano “quelli lì”, dove i reggiani non vanno mai, dove la Lega insedia un centro operativo e Forza Nuova allunga gli artigli con cortei “rimpatri subito”.
Binario 49 è una penisola di cemento vetrato in mezzo ai giardinetti. Era un circolo Arci, morto di consunzione come una candela, “non ci andava più nessuno”. Un anno fa il Comune lancia un bando, senza troppe speranze, per “rivitalizzarlo”. Ci sono tre amici di una associazione cultural-sociale, Casa d’altri.
Binario492Dei tre, solo Alessandro Patroncini ha qualche esperienza specifica, lavora nelle cooperative sociali. Khadija Lamami lavora in banca, qualche anno fa si era inventata le docce solidali: un gruppetto di persone che offriva un bagno caldo alle famiglie con il riscaldamento tagliato per morosità. Claudio Melioli è sospeso fra cielo e terra: di giorno ricercatore astrofisico all’università, di sera ceramista.
Binario491Partecipano al bando. Lo vincono. Si trovano fra le mani questo rottame edilizio, in mezzo al quartiere del nulla. Si calano i caschetti da cantiere in testa. Il comune ci ha messo gli impianti. Loro e una dozzina di soci, tutti volontari, mani spalle e sudore.
Ed eccolo, Binario 49. Una cosa che neanche in centro. Libri sugli scaffali, arredo di design minimalista, tavolini artigianali di cocciopesto. Spazio, luce, calore. “Deve essere un posto bello”. Gli dicevano: fate troppi sforzi, siete in zona stazione, lì basta poco. “Ma è proprio così che tanti interventi sociali nascono morti. Il brutto nel brutto”, dice Khadija. Quel multiculturalismo al ribasso, assistenziale, paternalista e senza fantasia, l’idea che integrazione degli immigrati sia una festicciola col couscous.
Loro, il 15 settembre scorso inaugurarono con uno spettacolo teatrale su Pertini. Poi musica live, presentazioni di libri, film, ancora teatro. “Hanno cominciato a venire quelli che in zona stazione non c’erano mai stati”. Dalle salette in fondo arriva il brusio del doposcuola per trentadue di ragazzi del quartiere. C’è un’aula informatica. Un laboratorio di musica e artigianato per homeless. In un ufficetto appartato ricevono gli avvocati di strada: permessi di soggiorno, sfratti eccetera.
Qualcuno sorride, perché siamo in tempi così. Cosa volete fare ancora. Una grande mostra di fotografia, dicono. Reggio è una capitale della fotografia, ogni maggio ospita il festival più importante in Italia. Sfottò: “Bravi, portate Salgado allora!”. Be’, buona idea. “Ho pianto per il suo libro sulla polio”, ricorda Khadija, “anche io ho avuto la polio”.
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Sebastião Salgado:In Kalema camp, west of Tigray, thousands of refugees have just arrived from an all night trek to avoid being machine-gunned by the Migs of the Ethiopian air force. Ethiopia, 1985. © Sebastião Salgado / Amazonas images, g.c.
Claudio ha lavorato dieci anni in Brasile, anche là un po’ ricercatore di stelle, un po’ operatore sociale. “Ho ancora buoni amici a Vitória, nelle zone dove vive Salgado. Ho ripescato l’agenda telefonica. Qualcuno conosce Salgado? Gli può far arrivare un messaggio?”.
E una domenica mattina assonnata, dopo un sabato notte al caffè, gli ronza il cellulare: “Sono Salgado, so che mi state cercando. Cosa posso fare per voi?”. Ci manca poco che Claudio risponda dai, chi sei, non fare il cretino.
Salgado ha ascolta. Capisce. Decide di regalare una mostra, Africa, cento fotografie originali, il riassunto di trent’anni di viaggi nel continente devastato e rapinato, i reportage dalle carestie e dalle guerre che logorarono l’animo del fotografo e dell’uomo. “Un regalo immenso”, dice Alessandro, “consapevole. Ciò che Salgado ha fotografato vent’anni fa in Africa ora bussa alla nostra porta, ora è qui, nelle nostre città”.
C’è un libro, con un testo commovente dello scrittore mozambicano Mia Couto. Ma la mostra, per l’Italia è un’anteprima assoluta. Niente grandi musei, stavolta. Ma un bar nel mezzo del nulla.
Panico: la mostra è troppo grande, al Binario non ci sta. Bene, si fa avanti Lorenzo Immovilli dello Spazio Gerra, il raffinato museo civico d’arte contemporanea di Reggio: “Quel che non ci sta da voi lo prendiamo noi”, è un altro luogo comune che si ribalta, la cultura da “decentrare”: ora è la periferia che fa un regalo al centro.
Proverà a venire di persona, Salgado, se glielo permetterà un’operazione per un tendine rotto durante i suoi sopralluoghi nella foresta amazzonica.
Verrà sicuramente suo figlio Juliano, autore delle sequenze di quello che, assieme a Wim Wenders, è diventato il film Il sale della terra: terrà un workshop per videomaker.
Nel grande seminterrato due ragazzi albanesi montano a tempo di record il cartongesso per la mostra. Al centro del nulla sta nascendo qualcosa che nell’Italia di oggi non sembrava previsto.
"Nessun male dura per sempre"
Intervista a Sebastião Salgado
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Sebastião Salgado: Young worker at the Mata tea plantation. Rwanda, 1991. © Sebastião Salgado / Amazonas images, g.c.
Un regalo “per questi amici che non ho mai incontrato”. Per lui, l’Omero dei migranti, il cercatore della Genesi, è una cosa naturale. La voce di Sebastião Salgado arriva dal suo Brasile, in un momento di pausa tra le spedizioni nella foresta amazzonica, per il suo prossimo e ultimo grande affresco in bianco e nero, un’epica degli indios minacciati dalla civiltà. “Un amico ci ha messo in contatto. Li ho ascoltati. Stanno facendo una cosa molto importante, molto umana. Dovevo aiutarli. Voi dovete aiutarli”.
Noi giornalisti?
“Voi italiani. Quello che sta succedendo ai nostri due paesi è molto simile. Qui la vittoria di Bolsonaro è una minaccia per gli indios, i neri, la povera gente. Da voi cresce la paura e l’ostilità per i migranti. Chi lavora controcorrente deve essere aiutato”.
La sua mostra può farlo?
“Ho scelto la mostra sull’Africa non solo perché in Italia nessuno l’ha ancora vista. Ma perché spero possa far vedere agli italiani cosa c’è alla radice delle migrazioni che li spaventano. Che cos’è stata in questi decenni la sofferenza assoluta di un continente derubato. Perché queste persone sono costrette ad abbandonarlo, prendendosi enormi rischi per farlo, giocandosi la loro stessa vita.”.
Crede che sia possibile recuperare un senso di umanità, attraverso le immagini?
“Credo che sia necessario recuperarlo dentro le persone. Non esiste un ‘essere umano italiano’, esistono gli esseri umani. Noi brasiliani, chi siamo? Italiani, portoghesi, nativi, tedeschi, polacchi, spagnoli, africani. Voi italiani, chi siete? Figli di migranti che arrivarono, figli di migranti che partirono. Come è possibile dimenticare tutto questo?”
Non sembra il momento migliore per ricordarlo alla gente.
“Nulla è statico nel mondo. Siano governati da politici ostili, ma non durerà. Non c’è una legge biologica che ci faccia razzisti. Le cose cambiano, perché al fondo ci sono sentimenti che sopravvivono alla paura del momento. Non opprimere l’altro, non rubare, non odiare. La prova sono questi ragazzi di Reggio. Seri, onesti, nonostante tutto”.
Dopo tutto quello che ha visto, in Africa e nel mondo, lei è ottimista sull’uomo?
“In Brasile c’è un proverbio. Não ha mal que sempre dure nem bem que nunca se acabe. Non c'è male che dura per sempre o bene che non finisce mai. È come un’altalena. Dipende dalla spinta che diamo noi”.
[Versioni di questo articolo e dell'inter, inedita per l’Italia. Gliel’ha regalata lui. Regalata: costo zero. Quando ha saputo chi sono questi tre ragazzi e i loro amici, e cosa vogliono. Ossia una cosa semplice e difficile: “combattere il brutto col bello”.





premetto  che 
😪😥👎 non potrò  andare   causa   pochi  €  e problemi d salute  a vedere   la  mostra   in questione   ma    posso dire  avendo  visto la sua    mostra  Genis  a  Genova    due  anni  fa     ancora  mi rodo  (  era  un sacrificio che  si poteva  fare   anche   costava  un  esagerazione  )      di non  aver  preso  il   catalogo     che  ne   varrà   sicuramente  la pena    ,  E' come    trovarsi  in quei luoghi    e  con  quella  persone ed  animali    che lui  ha  fotografato   .  Egli  è  riuscito  a  bloccare  il mondo  e  la  sua  diversità   prima   della  sua  distruzione  e  della   scomparsa  

27.11.13

ma basta polemiche sulla storia passata e guardiamo avanti

canzone in sottofondo  destra-sinistra  Giorgio Gaber 

ma basta  con queste polemiche assurde   sulla  storia passata  . Solo   cosi  lasciandosi alle spalle ( ovviamente senza  dimenticare quello  che  è stato )     ci può  essere una memoria  condivisa   come in francia su la sua storia  in particolare  sulla rivoluzione francese 1789  e   quella  del 1830  . Solo cosi iniziieremo a fare  i conti  con il passato  ed  eviteremo simili   cose


come   questa   ( da  http://www.gadlerner.it/2013/11/27/gli-sdoganatori  una  delle pochissime  volte il  cui il lobby lotta continua   mi trova  d'accordo  )

Si vergogni chi al Senato richiama la memoria di Matteotti e Aventino per .difendere Berlusconi. Proprio loro, gli sdoganatori del fascismo 





Mostra sul beato Rivi, ucciso dai partigiani. Scuola nega visita: “Infanga Resistenza”

L'esposizione è stato organizzata da don Carlo Castellini per la memoria del martire. Ma agli studenti è stato vietato di partecipare dopo le polemiche dei genitori

La mostra sul “beato” Rolando Rivi i(  foto sopra  ) infanga la memoria della Resistenza. E’ stata netta la presa di posizione della scuola elementare Anna Frank di Rio Saliceto (Reggio Emilia) a seguito delle rimostranze di alcuni genitori che hanno letto, in un paio di pannelli sul giovanissimo prete ucciso da alcuni partigiani il 13 aprile 1945 a Monchio, informazioni storiche “inadatte” per i propri figli. Così la gita per visitare l’esposizione nella parrocchia vicina è stata sospesa. Un atto che ha fatto discutere e che non ha però bloccato l’iniziativa che continua ad essere visitabile fino al 2 dicembre prossimo. E che, nonostante le polemiche, ha intenzione di proseguire anche in altri locali di Provincia e Regione.
L’esposizione storica voluta da don Carlo Castellini della parrocchia di San Giorgio Martire, per celebrare la beatificazione avvenuta nell’ottobre 2012 di Rivi, vede in sequenza un paio di pannelli in cui vengono ricostruiti i momenti della barbara uccisione del quattordicenne seminarista reggiano: in uno si vede la sagoma di due loschi figuri barbuti che – uno con il fazzoletto rosso al collo e la stella rossa sul berretto, l’altro con in mano una cinghia e una pistola nella cintola – stanno per malmenare il ragazzino; nell’altra si legge la frase, realmente pronunciata dai partigiani che ammazzarono Rivi e passata di bocca in bocca in quegli anni nella bassa reggiana, “Domani un prete di meno”.
Pannelli e parole che hanno fatto andare su tutte le furie alcuni genitori che portano i loro bimbi alle scuole Anna Frank, tanto da chiedere l’annullamento della visita durante le ore di religione delle scolaresche poi approvata dalla preside. “Volevo fare avvicinare i bambini a questa figura di santo bambino”, spiega al fattoquotidiano.it Don Castellini, “la sua uccisione è un fatto reale, purtroppo. E nella mostra – prosegue – non viene messo in discussione il valore della Resistenza, ma ciò che accadeva all’interno di essa con sanguinari regolamenti di conti: per alcuni estremisti dell’epoca la lotta di Liberazione dal nazifascismo doveva sfociare in una società bolscevica e togliere di torno personalità forti come quella del giovane Rivi, una figura propositiva tra i ragazzi. Un atto violento che confermava quel disprezzo anticlericale che toccò vette ancor più atroci in quegli anni”.
Alla base della polemica “storico-culturale” di Rio Saliceto sta il cosiddetto Triangolo della Morte, quell’area della bassa padana, tra Reggio, Modena e Ferrara, dove tra il settembre del 1943 e il 1949 si registrarono migliaia di uccisioni a sfondo politico, attribuite ad ex partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista. Tra questi il caso Rivi che ebbe comunque tre colpevoli condannati dopo tre gradi di giudizio a 22 e 16 anni, anche se ne scontarono solo 6 grazie all’amnistia di Togliatti: “Loro non avevano diritto all’amnistia – continua il parroco – commisero un delitto comune, non riferibile a fatti di guerra”.
Così se nella polemica si è accodato anche Luigi Negri, vescovo di Ferrara (“Addolora vedere che persone investite di compiti educativi, cioè del compito di introdurre i giovani alla realtà, abbiano paura della verità”) ecco che a gettare acqua sul fuoco è lo stesso Castellani: “Fu lo stesso Togliatti a venire a Reggio Emilia per chiedere di mettere la parola fine a questi omicidi per vendetta. Fu lui a dire che doveva nascere un Paese democratico e che nell’assemblea costituente aveva lavorato per una nuova Italia con i cattolici La Pira, Dossetti e Lazzati. Per questo non mi aspettavo una reazione così alla mostra, rigurgiti di un’idea di Resistenza sacrale che molta sinistra moderata non credo veda di buon occhio”.
L’esposizione su Rivi, organizzata dall’Associazione culturale cattolica Frassati, non è stata censurata e nemmeno sospesa, ma ha bensì esaurito la sua regolare permanenza nella parrocchia di Rio Saliceto per tornare ad essere visitabile, con i pannelli incriminati, da chiunque lo voglia da martedì 26 novembre a martedì 2 dicembre a Correggio grazie anche al patrocinio del Comune. Il sindaco Iotti, che sta per essere sfiduciato da metà della sua maggioranza per via del caso En.Cor., non rilascia dichiarazioni sul tema. L’Anpi di Correggio, come spiega il segretario locale, “preferisce prima vedere la mostra e poi giudicare”, anche se fu proprio il presidente Anpi di Reggio Emilia, Giacomo Notari, durante le concitate ore della beatificazione di Rivi nell’ottobre 2013 a dichiarare: “A quei tempi c’erano già i tribunali partigiani e le cose sarebbero dovute andare diversamente: la situazione sfuggì di mano e la morte di quel ragazzino si doveva evitare”.


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...