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27.6.19

Orrore a Reggio Emilia, bambini sottoposti a scosse elettriche e lavaggi del cervello per allontanarli dalle famiglie e darli in affido \ adozione agli amici degli assistenti sociali

 molti mi diranno  :  <<  ma  come    non sai come difendere i tuoi amichetti del PD  >>, ecc  . IO    E'   VERO SONO  DI SINISTRA QUESTO  NON LI PUÒ'  NEGARE  MA  SONO DA  UNA DECINA D'ANNI   CHE   NON HO  NESSUNA  TESSERA .
 E poi   tali crimini   cosi vili ed  infami , NON HANNO COLORE POLITICO \  IDEOLOGICO infatti  quel che è successo ai bambini di #Reggioemilia,  ovvero  bambini venivano sottratti a famiglie in difficoltà per essere poi affidati a nuove famiglie sotto compenso .I ricordi dei minori falsati attraverso scosse elettriche, lavaggi del cervello, falsificazione di documenti e disegni Diciotto le persone raggiunte da misure cautelari  fra  cui esponenti  politici  del Pd
Orrore a Reggio Emilia, bambini sottoposti a scosse elettriche e lavaggi del cervello per allontanarli dalle famiglie

 va oltre l'immaginabile sull'orrore umano. Distruggere bambini e famiglie per 2 soldi. S̶e̶ ̶D̶i̶o̶ ̶e̶s̶i̶s̶t̶e̶ ̶h̶a̶ ̶r̶i̶e̶m̶p̶i̶t̶o̶ ̶i̶l̶ ̶m̶o̶n̶d̶o̶ ̶ ̶d̶i̶ ̶m̶e̶r̶d̶e̶ ̶ ̶u̶m̶a̶n̶e̶ oltre ogni limite disumano dello schifo. Ovviamente il #Pd ci sta dentro fino al collo. Vediamo se anche stavolta #Zingaretti starà in silenzio o qualche collega avrà il coraggio di fargli qualche domandina su certi suoi sindaci . Mi sa che i fatti di mirandola denunciati dall'inchiesta di repubblica #veleno condotta da Pablo Trincia non sono serviti a niente .
 N'è la riprova   quanto dice  l'autore dell'inchiesta  veleno  



Pablo Trincia
8 h
Diffondete!!! La Procura di Reggio Emilia avrebbe appena sventato un secondo “caso Veleno”. Leggete nel dettaglio.
Hanno arrestato Claudio Foti, responsabile del Centro Hansel e Gretel di Torino, lo stesso da cui provenivano le psicologhe che avete visto interrogare i bambini di Veleno.
Foti aveva da tempo scritto contro di noi, facendo addirittura una petizione contro il podcast.
“ANGELI E DEMONI”: UNA VENTINA DI MISURE CAUTELARI ESEGUITE DAI CARABINIERI
Agli arresti un sindaco e assistenti sociali nonché psicoterapeuti di una nota Onlus di Torino. Tra i destinatari di altri provvedimenti cautelari anche psicologi dell’ASL reggiana. Decine di indagati tra sindaci, amministratori comunali, un avvocato, dirigenti e operatori socio sanitari.
False relazioni e disegni artefatti per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito anche ad amici e conoscenti, per poi sottoporli ad un programma psicoterapeutico per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro.
Metodi altamente suggestivi utilizzati sui minori durante le sedute di psicoterapia, anche attraverso impulsi elettrici, strumento spacciato ai bambini come “macchinetta dei ricordi, per alterare lo stato dei relativi ricordi in prossimità dei colloqui giudiziari
Tra gli affidatari anche titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi.
Due casi accertati di stupro presso le famiglie affidatarie ed in comunità, dopo l’illegittimo allontanamento.
Reggio Emilia. I Carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia, sotto il costante coordinamento della Procura Reggiana – Pubblico Ministero Dott.ssa Valentina Salvi – in queste ore stanno dando corso all’operazione “Angeli e Demoni”, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di politici, medici, assistenti sociali e liberi professionisti che, da diversi anni, avevano messo in piedi un illecito e redditizio sistema di “gestione minori”, il cui radicamento sull’intero territorio nazionale è tuttora in fase di sviluppo investigativo. Quello che insomma veniva spacciato per un modello istituzionale da emulare sul tema della tutela dei minori abusati altro non era che un illecito business ai danni di decine e decine di minori sottratti alle rispettive famiglie. I destinatari della misura cautelare sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Ore e ore di intensi lavaggi del cervello intercettati dai carabinieri reggiani durante le sedute di psicoterapia effettuate sui minori, anche di tenera età, dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle rispettive famiglie attraverso le più ingannevoli e disparate attività, tra le quali: relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata “aggiunta” di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi “cattivi” delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come “macchinetta dei ricordi”. Il tutto durante i lunghi anni nei quali i Servizi Sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati.
I dettagli della complessa indagine, senza precedenti nell’intero territorio nazionale, verranno resi noti nella conferenza stampa che i vertici del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Emilia terranno il 28.6.2019 presso il Comando Carabinieri di Corso Cairoli a Reggio Emilia.

12.3.18

provare a dalogare con un razzista e sfuggits all'orco \ uomo manesco con la denuncia grazie al figlio

  a  chi mi dice    che   con il miei o precedenti post  :

 che  sono buonista , femminista   ed  menate  varie    si legga  queste storie     poi  se   vuole  ne  riparliamo  .






«Caro coetaneo razzista, spiegami perché mi odi»
Scritta inneggiante al duce e a Luca Traini nei bagni della biblioteca alle Zattere. Una ventenne originaria del Burkina Faso gli scrive: «Vienimi a parlare, vorrei solo capire »

 sempre  dallo stesso giornale  leggi  anche  


La condanna di Ca’ Foscari «I nostri valori sono altri»
«L’Ateneo condanna fermamente le scritte razziste comparse nella nostra sede di Ca’ Foscari alle Zattere. Messaggi di questo tipo sono quanto di più distante dai valori di inclusione che Ca’ Foscari...

MESTRE. Leaticia Ouedraogo, 20 anni, è una studentessa del Collegio internazionale di Ca’ Foscari. Nata in Burkina Faso, all’età di 11 si è trasferita a Bergamo con la madre, raggiungendo il padre. E’ studentessa di lingue. Ha scritto questa “lettera ad un mio coetaneo razzista e fascista” dopo aver appreso della scritta trovata nel bagno della biblioteca delle Zattere, dove lavora. Nella lettera, pubblicata su Linea 20 - il blog degli studenti del Collegio Internazionale   [  e  sotto  riportata   ] - usa intenzionalmente
la parola negra. «Un modo per mettermi allo stesso livello di chi usa questo termine», spiega lei, «per provare a de-costruire il senso di una parola, che arriva dal latino, e che poi si è caricata di connotati negativi. Un termine che non mi fa paura

















Leaty, posso farti una domanda?».

Leaticia: «Certo, dimmi tutto».

M.: «Ma cosa vuol dire negher?».

Leaticia: «Perché me lo chiedi?»

M.: «Perché oggi all’intervallo A. e G. mi hanno detto negher».

Leaticia: «E tu cos’hai risposto?».

M.: «Ehhh niente perché non so cosa vuol dire».

Leaticia: «Ok… Allora, negher vuol dire negro».

M.: «Ohhh!!!».

Leaticia: «Eh sì, ti hanno detto che sei negro. Doveva essere un insulto. Magari credono di essere migliori di te perché loro sono bianchi. Ma tu non ci devi credere, perché non è vero. La prossima volta che te lo dicono, tu rispondi che sei fiero di essere negro. Capito?».

M: «Sì».

***

Questa è una conversazione che ho avuto con il mio fratellino di otto anni al ritorno da scuola. Risiediamo a Bergamo con i nostri genitori, ma studio come fuori sede a Venezia e ci sentiamo spesso al telefono. In otto anni della sua vita, non ho mai pensato che avrei dovuto un giorno spiegargli il razzismo. Sono stata molto ingenua perché, dall’alto dei miei vent’anni, di episodi di razzismo ne ho vissuti. I primi si sono verificati quando avevo all’incirca dodici anni. Ma ero già grande e sapevo difendermi con le sole parole.Ma a otto anni, come si rielabora il razzismo? E io, da sorella maggiore, come lo semplifico il razzismo per un bambino ingenuo? Ancora non lo so. Ma devo trovare un modo di rendere mio fratello immune al razzismo. Proprio come sua sorella. Sì, perché io mi ritengo immune al razzismo: non sono razzista e i razzisti non mi fanno paura, non mi fanno arrabbiare, non li detesto. E oltretutto, ho sviluppato una sottile arma per combattere il razzismo a modo mio. Io rispondo con l’ironia, anzi, il sarcasmo. Faccio fiumi di battute auto-razziste alle quali in generale la gente rimane di stucco. Non sa se ridere o meno. Perché verrebbe da ridere, ma ridere sarebbe politicamente scorretto.Quando la gente comincia a conoscermi, si abitua alle mie battute e comincia a ridere. Quando la gente ride e soprattutto quando la gente riesce a fare battute razziste, ritengo che il mio lavoro abbia avuto successo, semplicemente perché portando in superficie l’ignoranza e ridendone, la si demistifica. Io sono immune al razzismo: questo mi sono sempre detta. E sono sempre stata fiera di aver sconfitto il razzismo. Imperdonabile ingenuità! Nei giorni scorsi nei bagni della biblioteca in cui lavoro come collaboratrice sono state trovate delle scritte fasciste e razziste. “W il duce, onore a Luca Traini. Uccidiamoli tutti sti negri”.Wow. Un momento di profondo respiro. Rileggo la frase di nuovo. Per un bianco, o comunque un non negro, credo che questa affermazione possa suscitare ribrezzo, tristezza, rabbia. In verità non so cosa possa provare un bianco, e non so perché debba essere diverso da quello che può provare una negra quale sono io. Da negra, non mi sento offesa. Sono profondamente confusa che queste scritte si ritrovino in un luogo così culturale, e confusa soprattutto perché probabilmente l’autore è un mio coetaneo.La biblioteca delle Zattere è anche chiamata Cultural Flow Zone: un ambiente giovane e vivace, dove, tra una pausa e l’altra dallo studio, si può spostarsi di sala e vedere una mostra, assistere alla presentazione di un libro o partecipare ad un cineforum. Devo dire che è un ambiente lavorativo umanamente parlando molto stimolante e si può proprio sentire la cultura fluire. Incontro persone diverse tra loro: dagli universitari ai liceali, dal personale tecnico ai docenti, dagli attori e cantanti ai corrieri.Questo ambiente non mi sembra un ambiente razzista, anzitutto perché altrimenti non avrei superato un colloquio in cui concorrevo con molti altri ragazzi bianchi. Tuttavia, è stato un colpo per me vedere queste scritte. Ho tentato a più riprese di immaginare la scena di un ragazzo che come molti altri mi chiede di fare una tessera giornaliera, e lo immagino come il probabile autore delle scritte. E voglio parlargli, capire perché mi voglia uccidere, visto che sono negra.

Sono impaurita, non perché io abbia paura di essere uccisa, ma mi spaventano le ragioni per cui verrei uccisa. Come puoi pensare di uccidere qualcuno solo per il colore della sua pelle? Cosa ti può distorcere così tanto da volere uccidere qualcuno perché non è bianco? Ho le vertigini solo a pensarci. Cosa otterresti dalla mia morte? Io vorrei solo capire. Vienimi a parlare. Voglio essere guardata dritto negli occhi e voglio sentire cosa ti affligge. Perché mi odi? Come mi uccideresti? Come ti sentiresti dopo la mia morte? Saresti felice? Voglio capire i tuoi sentimenti. Vienimi a parlare prima di uccidermi, cosicché io ti possa abbracciare e mostrare un po’ di umanità.
Io non ti odio, non perché io sia gentile. È perché sono profondamente triste per te, provo pietà perché non so come tu sia giunto a questo punto. Mi dispiace per i fallimenti che ci sono stati nella tua educazione. Mi dispiace che qualcuno sia riuscito a manipolarti a tal punto e a convincerti di queste cose. Ti hanno avvelenato la mente e il cuore con questo odio insensato e questo suprematismo bianco. Ti hanno rubato la tua libertà intellettuale e questo non è giusto. Mi sono sempre ritenuta immune al razzismo, convinta che fosse una bassa manifestazione di odio dovuto alla mediocrità intellettuale .Ho sempre attribuito il razzismo ai bigotti. Dovrei sentirmi rassicurata e felice che tutti i miei amici e conoscenti non siano bigotti. Ma a me non basta. A me interessi tu, caro fascista, caro razzista. Credo che tu viva in una grande farsa, un equivoco impensabile. Il valore più grande della tua umanità è l’universalità, perché di umanità ve n’è una sola. Non mi puoi uccidere solo perché sono negra. È una argomentazione inconsistente. Tu non sei fatto per l’ignoranza o l’oscurantismo, semplicemente perché sei umano e sarebbe un tradimento alla tua umanità. Un alto tradimento, imperdonabile a te stesso. Non devi uccidere me, devi uccidere quel mostro oscuro che si nutre delle tue paure e della tua ignoranza, ma anche della tua ingenuità. Ti auguro di sconfiggere questi mostri.


                             Leaticia Ouedraogo

 questa  invece viene 

«Sfuggita all’orco per amore di mio figlio»
Padova, moglie picchiata e insultata per anni davanti al bambino: «Ho denunciato e grazie al Centro Progetti Donna sono tornata a vivere»


di Alice Ferretti






















PADOVA
Ci sono voluti due anni di sofferenza, di paura e soprattutto di coraggio, ma alla fine Claudia (nome di fantasia), 56 anni, ce l’ha fatta. È riuscita a uscire da quel vortice di violenza domestica che l’aveva inghiottita e fatta cadere in un baratro che sembrava non lasciarle scampo.

È fuggita da un marito violento che la insultava con parole peggiori dei pugni, la mortificava e la picchiava, anche di fronte al figlioletto. È stato proprio lui ha darle la forza di dire basta. Di denunciare un orco che ogni giorno seminava il terrore tra le mura domestiche.

Claudia, quando è iniziato per lei il dramma della violenza?

« È stata un’escalation durata anni e culminata con la notte di San Valentino di due anni fa, quando il mio ex marito mi ha massacrato di botte di fronte a nostro figlio che aveva solo 7 anni».

Cos’è successo quel giorno?

«Per l’ennesima volta era tornato a casa ubriaco dopo aver sperperato i soldi dell’affitto con il gioco d’azzardo. Gli ho solo detto che quei soldi ci servivano, che non potevamo andare avanti così e lui è impazzito. Ha iniziato a colpirmi sempre più forte, poi mi ha spinto e mi ha dato un pugno fortissimo in faccia. Il bambino era in casa, ha visto tutto. A un certo punto si è messo in mezzo e ha gridato al padre “Non picchiare la mamma”. Piangeva e tremava dalla paura. Quello è stato il momento in cui ho capito che dovevo dire basta».


L’ha denunciato?

«Ho chiamato i carabinieri. Nel frattempo lui gettava piatti e bicchieri a terra. Quando sono arrivati sul pavimento della cucina c’erano cocci dappertutto. Davanti ai carabinieri mi ha detto “Appena vanno via loro ti ammazzo”. Mi hanno portata al pronto soccorso insieme a mio figlio, in ambulanza. Avevo il volto tumefatto, pieno di sangue, ero frastornata. Lì sono entrata in contatto con le operatrici del Centro Veneto Progetti Donna. Sono loro che mi hanno salvato».

Suo marito è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni, è stato in carcere due settimane, mentre lei ha iniziato a muovere i primi passi verso una nuova vita.

«Mi sono appoggiata al centro. Uscita dall’ospedale mi hanno condotta, insieme a mio figlio, in una struttura protetta dell’associazione di cui non viene reso noto l’indirizzo proprio per garantire la massima sicurezza. Ero seguita ogni settimana da uno psicologo e avevo ricominciato a lavorare come domestica. Ho da poco ottenuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato e sono riuscita a prendere in affitto una casa tutta per me e per mio figlio».

Oggi come si sente?

«Ci sono stati tanti momenti in cui ho pensato che non ce l’avrei mai fatta. Ma ho stretto i denti. L’ho fatto per mio figlio. Oggi sono felice perché siamo usciti da quel tunnel, il passato è solo un brutto ricordo».

Che rapporti ha oggi suo figlio con il padre?

« Lo vede ogni due settimane durante gli incontri protetti con gli assistenti sociali. Ama suo padre, come è giusto che sia, ma mi ripete spesso: “mamma non torniamo a vivere con il papà vero? ”. E io lo rassicuro».

L’ex marito di Claudia ha ottenuto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione, con la sospensione condizionale. È stato l’avvocato di Claudia a indicare al giudice l’esigenza di non calcare la mano nonostante anni di maltrattamenti e lesioni. In questo modo, infatti, l’ex marito non ha perso il posto di lavoro come muratore e soprattutto ha conservato la fonte di reddito necessaria a garantire gli alimenti all’ex moglie e al figlio di 9 anni.






26.1.12

la gnerazione Xo XL ? i casi di giulia 12 anni che da in beneficenza la sua borsa di studio e di un ragazzo 14 anni che riprende delle coetanmee che si .... e le mette in rete


 



iniziamo dall'ultima  news   che  è quella  più allarmante visti i  crescenti casi  di pedopornografia  pornografia  minorile  ecco   come  evitarla   seguendo  il consiglio  di Roberta Lerici  fondatrice   di bambinicoraggiosi  uno  dei maggiori  sitio antipedofilia   . Ma  soprattutto  l'accettazione  passiva   o  sottovalutazione   dei minorenni  che  pur  d'accettare  € extra  cadono nella rete   degli orchi  o  l'accettano  come  è  avvenuto  di nel novembre  dell'anno scorso   ad Alghero   dove   all'ufficio  di  un orcoc'era  la  fila  di ragazze   che  lo consideravano  un vecchio  bavoso    che  voleva  solo  guardare  e  pagava per  tenere  compagnia

  
by ScuolaZOO, 13 Gennaio 2012,


La Polizia postale e delle comunicazioni di Catania ha individuato un sito italiano su cui erano visibili alcune foto di ragazze adolescenti, alunne di una scuola media di una cittadina lombarda, ritratte nude  (  vedere   ancjhe  l'articolo  riportato sotto  )   e, in alcuni casi, in atti di autoerotismo. La Polizia, coordinata dalla locale Procura distrettuale etnea, ha immediatamente rimosso le pagine e acquisito i dati informatici utili per risalire all'autore del sito.
Dopo gli accertamenti tecnici necessari è stata compiuta una perquisizione domiciliare, anche informatica, che ha consentito di identificare il responsabile in un ragazzo di quattordici anni compagno di scuola delle ragazze.

Le immagini sembrano essere state fatte dalle stesse minori mediante la fotocamera dei telefoni cellulari. L'adolescente indagato aveva utilizzato la connessione internet della biblioteca comunale per realizzare il sito sperando in questo modo di non essere identificato. Il fatto sembrerebbe essere riconducibile a un fenomeno già conosciuto dalla Polizia postale, chiamato sexting (sex e texting) neologismo che indica l'invio di immagini sessualmente esplicite o di testi inerenti al sesso attraverso i mezzi informatici. Oggi il sexting è piuttosto diffuso fra i giovani, uno scambio di foto e video a sfondo sessuale, spesso realizzate con il cellulare, e la loro pubblicazione su internet.

Fonte:Leggo.it

Infatti ecco  cosda  si rischia  ( da  questo articolo  de il  http://www.fattodiritto.it/

  (....)   

D: Cosa rischia chi pubblica in rete video personali? E’ punibile anche chi diffonde materiale pedopornografico?
R: La diffusione di foto e video foto attraverso internet senza l’autorizzazione dei soggetti coinvolti comporta, oltre che la violazione delle norme in materia di tutela della privacy con le relative sanzioni e possibilità di risarcimento danni, anche il reato di diffamazione qualora si diffondano immagini di a contenuto diffamatorio, cioè tali da ledere la reputazione e l’onorabilità della persona.
Inoltre se alcuno dei soggetti coinvolti è un minore, come in questo caso, è ravvisabile anche il reato di pornografia minorile che punisce chiunque, con qualsiasi mezzo, anche in via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza materiale pedo-pornografico ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori degli anni 18 (la pena prevista è quella della reclusione da 1 a 5 anni e la multa da 2.582 euro a 51.645 euro).
Il codice penale punisce anche chi al di fuori della ipotesi sopra detta cede ad altri, anche a titolo gratuito, il materiale pornografico che coinvolge minore degli anni 18 con la reclusione sino a 3 anni oltre una multa.
D: Viene punita anche la detenzione di materiale pedopornografico?
R: Sì, il nostro codice penale prevede la punizione di chi detiene materiale pornografico realizzato con minorenni con la reclusione fino a 3 anni ed una multa.
D: Il fatto che in questo caso sembrerebbe che le minorenni avessero volontariamente dato il materiale hard ai compagni, esclude la punibilità.
R: No, perchè viene integrata comunque e punita la diffusione a terzi.
D: I genitori in questa vicenda, potrebbero finire nei guai per omesso controllo o scarsa vigilanza dei figli avendo messo in mano di adolescenti quindi non ancora responsabili giuridicamente delle proprie azioni delle fotocamere sofisticate e potenzialmente pericolosi?
R: No, assolutamente no.Non si può certo richiedere al genitore di limitare le possibilità offerte ad un figlio – come può essere lo svilupparsi di un hobby bello come la fotografia- per paura del cattivo uso che lo stesso potrebbe fare dello strumento tecnologico.
D: Visto che gli inquirenti sono risaliti alla Biblioteca comunale quale luogo di provenienza del sito, il Comune potrebbe chiedere un risarcimento per i danni d’immagine alla famiglia del 14enne?
R: Teoricamente potrebbe chiederli, ma dubito fortemente che un giudice potrebbe mai accogliere la domanda perchè in realtà si è capito sin da subito che la biblioteca comunale era solo il luogo di immissione del materiale nel circuito informatico da parte di terzi, quindi non si è prodotto alcun concreto danno all’immagine comunale.
AVV.TOMMASO ROSSI



e sempre  dal  scuolazoo


Nuda a 10 anni su Facebook, choc in rete -Foto-


ROMA -  “Se la levo finisce sta barzelletta”, ha scritto la bambina di 10 anni a chi le chiedeva di rimuovere dal Facebook la foto che la ritraeva nuda. Una barzelletta, ecco cosa è per la bimba quel suo gesto così assurdo, così poco innocente: pubblicare sul popolare social network il proprio corpo senza veli. A riportare il gesto della ragazzina il portale Notizie.it, che mostra, opportunamente "censurata" dato la delicatezza del caso, la foto della ragazzina. È la stessa foto che vi riproponiamo noi, evitando però di citare non solo il nome della piccola, ma anche le sue iniziali.
D'altronde non serve di certo altro per cogliere la "lezione" di questa triste vicenda. Una storia che racconta il degenerare dei tempi e getta più di un allarme su una generazione che sembra ver smarrito qualsiasi bussola etica, in un susseguirsi sconcertantie di gesti sempre più scioccanti, sempre più eclatanti. Soprattutto, sempre meno innocenti.






ma  non tutto  è  perduto   come sembra  testimoniare   quest'altra  news    proprio  d'oggi   Giovedì 26 Gennaio 2012 - 14:39 sempre  da Leggo
MODENA - Giulia ha commosso tutti. Ha 12 anni, frequenta la scuola media ed è di Fiorano Modenese. Aveva vinto una borsa di studio di 250 euro dopo la promozione con la media del 10, ma ha rinunciato a ritirarla chiedendo che fosse assegnata a chi aveva più bisogno di lei.
A premiare lei e altri nove studenti meritevoli era stata l'Associazione Nazionale Alpini, gruppo di Fiorano. La borsa di studio era stata consegnata a fine dicembre, al teatro Astoria di Fiorano, durante il concerto di fine anno.
Giulia si è però resa conto che, vista la sua buona situazione economica e familiare, quel denaro non le serviva e poteva essere utile a qualcun altro. Così ha comunicato all'Associazione Alpini e al Comune di Fiorano, scrivendo una lettera di ringraziamento, la sua intenzione di rinunciare alla borsa di studio in favore di qualcuno che ne avesse più bisogno di lei. Nei giorni scorsi si è tenuta una breve cerimonia in cui la borsa di studio conquistata da Giulia è stata passata a un altro studente rimasto escluso dalle prime assegnazioni.
«Fa molto piacere vedere questo valore della solidarietà che si diffonde fra le persone - commenta l'assessore comunale alle Politiche educative e sociali, Maria Paola Bonilauri - Se i nostri ragazzi sono capaci di trasmettere agli altri questo tipo di etica siamo su una buona strada».







Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...