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8.2.22

Il primo oro di Eileen Gu, la principessa che incanta la Cina., Cina, oriundi e naturalizzati per salvare le Olimpiadi. Spazio anche agli atleti del Tibet., Il canadese Max Parrot ha vinto l'oro olimpico nella finale maschile dello Snowboard Slopestyle.










Diciotto anni, nata in America, padre statunitense e madre cinese, studia a Stanford, fisico da modella e volto perfetto per le riviste patinate, tre anni fa scelse di dire addio al Team Usa e di gareggiare per Pechino. Scelta che l'ha trasformata in una specie di eroina nazionale Una medaglia d'oro olimpica nel freestyle, specialità Big air, conquistata con un’acrobazia mai eseguita prima in gara. Ma Eileen Gu, padre americano e madre cinese, non è solo una campionessa dello sci acrobatico, in cui punta a vincere in altre due discipline, l'halfpipe e lo slopestyle, in questi Giochi invernali. È anche una studentessa modello e un’icona giovanile da più di un milione di follower in Cina.

PECHINO
Festeggerà con una barretta che si è portata dalla sua San
Francisco della mitica cioccolateria Ghirardelli e dice che si rilasserà suonando il pianoforte in attesa di ritornare ad allenarsi e vincere un'altra medaglia. Eileen Gu, la "principessa delle nevi", il primo storico oro se l'è portato a casa stamattina nel big air freestyle, sullo sfondo dei vecchi altiforni di Shougang, l'ex acciaieria di Stato trasformata nel tempio delle acrobazie con gli sci (con la tennista Peng Shuai sugli spalti a fare il tifo per lei). Ma l'oro di oggi, probabilmente, non sarà l'ultimo. Eileen, anzi Ailing come la chiamano qui, è la superstar di casa. Diciotto anni, nata in America, padre statunitense e madre cinese (ex istruttrice di sci a Lake Tahoe, figlia di un funzionario, emigrata negli Usa 30 anni fa), studia a Stanford, fisico da modella e volto perfetto per le riviste patinate, tre anni fa scelse di dire addio al Team Usa e di gareggiare per la Cina. Scelta che qui l'ha trasformata in una specie di eroina nazionale. "Voglio essere di ispirazione per migliaia di giovani, qui nella terra dove è nata mia madre", scriveva all'epoca della scelta su Instagram.


Su Weibo, il Twitter cinese, ha tre milioni di follower. Più di 500mila su Instagram (che però in Cina è bloccato), dove posta storie con la bandiera americana, quella cinese e un cuoricino. I cartelloni pubblicitari a Pechino delle grandi aziende cinesi la mostrano sempre sorridente. È stata ed è il volto delle pubblicità della Bank of China e della China Mobile, delle caffetterie Luckin, del marchio sportivo Anta, sponsor ufficiale dei Giochi, e del gigante dell'e-commerce Jd. Ma anche di brand occidentali come Louis Vuitton, Tiffany, Estee Lauder, Victoria's Secret e Cadillac.
La stampa di Stato le dedica servizi da giorni: fortissima, bellissima e motivo di orgoglio massimo visto che ha abbandonato la bandiera a stelle e strisce per scegliere quella rossa a cinque stelle della Repubblica popolare.
Alcuni giornali statunitensi, in risposta, fanno notare le contraddizioni di Eileen: gareggiare per la Cina ma continuare a vivere e studiare negli Usa. Fox News l'ha addirittura apostrofata come "la figlia ingrata d'America". Così, giusto per abbassare la tensione. Lei ha sempre tagliato corto, anche stamattina dopo la gara: "Sono cresciuta spendendo il 30% del mio tempo in Cina. Parlo mandarino e inglese. Mi sento sia cinese che americana. La mia missione è quella di creare un ponte tra i due Paesi, una connessione. E non una divisione". Da quando è nata, tutti gli anni, la mamma la porta infatti a passare le vacanze qui in Cina.
Sui social e nelle rare interviste evita accuratamente di farsi invischiare in polemiche politiche: un equilibrismo difficile tanto quanto i salti meravigliosi che fa in pista. L'ultima polemica è quella sul suo passaporto: quale ha? Nessuno lo sa. La Cina non permette la doppia nazionalità. Dunque ha dovuto buttare nel cestino quello americano? Lei non ne parla mai, dà sempre risposte evasive. Stessa cosa il comitato olimpico cinese e pure il ministero degli esteri. Una "cinese d'oltremare", come vengono definiti: anche loro fanno parte della nazione e del sogno cinese immaginato dal presidente Xi.
Le sue vittorie parlano da sole: ad appena 18 anni ha già vinto tre medaglie a Losanna nel 2020 alle Olimpiadi giovanili, altre tre agli X Games ad Aspen l'anno successivo e due ori al mondiale, sempre nel 2021.
Gu "dovrebbe essere un idolo per tutto il mondo", scriveva qualche giorno fa il Global Times, tabloid in lingua inglese affiliato al Partito. "Una volta la gente voleva essere americana, quindi perché non accettare ora che la gente voglia essere cinese?". 


la seconda news è un evento storico visto che "La Cina di Xi è sempre più repressiva: sta provando a sradicare l'identità dei tibetani" ma ecco che   si fa  ricorso ad   oriundi  (  Alle Olimpiadi di Pechino i millesimi saranno primi ) e naturalizzati per salvare le Olimpiadi. Spazio anche agli atleti del Tibet

  Infattti Finisce la tradizione del Dragone di pescare rigorosamente dal bacino interno. Per non fare brutta figura il partito ha aperto a sciatori e giocatori di hockey cresciuti negli Stati Uniti, in Canada e in Russia. Oltre che nella regione occupata da Pechino

PECHINO — Posano sulla copertina di Vogue, sono cresciuti in case frequentate da rockstar (americane). Oppure sono scesi dalle montagne del Tibet, allargando la geografia degli sport invernali. È una nazionale patchwork, quella cinese che si prepara ad affrontare le Olimpiadi invernali in casa. Accanto alle cinque stelle della bandiera rossa c'è una pennellata di star and stripes, foglia d'acero e addirittura di tricolore russo. Non c'è stata solo rigida selezione nell'immenso bacino cinese, sacrifici spesso disumani per raggiungere l'eccellenza tra giovani pescati in tutte le province. Non sarebbe bastata, per mettere insieme una squadra degna di questo nome nell'hockey su ghiaccio. Il Cio e la federazione internazionale si sono chiesti a lungo se la nazionale di casa fosse in grado di presentarsi ai Giochi senza rimediare figure barbine. Alla fine è arrivato il via libera. Ma a quali condizioni?
I Chelios sono una famiglia di origine greca che negli States sono ormai identificati con l'hockey. Il padre Chris fa parte della Hall of Hame, e nella storia olimpica vanta un record: nessuno aveva mai giocato due tornei a distanza di ventidue anni, tra Sarajevo 1984 e Torino 2006. La maglia col suo nome è apparsa in qualche sit-com, riflesso di una fama che va oltre il ghiaccio. Chelios vanta amici famosi: attori come John Cusack, rockstar come Kid Rock, Eddie Vedder dei Pearl Jam, Billy Corgan degli Smashing Pumpkins. In questo ambiente è cresciuto suo figlio Jake, anche lui giocatore, non ai livelli del padre, ma capace comunque di arrivare ai Detroit Red Wings. Fino a quando è scaduto il contratto, e si sono fatti avanti i Kunlun Red Star.
Una squadra cinese, affiliata però alla lega russa KHL. Per affrontare avversari competitivi, formandosi verso Pechino 2022. Con scarsi risultati: le Ali Rosse giacciono a fondo classifica. Ma intanto il suo roster ha dato la linfa a questa nazionale cinese che debutterà proprio contro gli Stati Uniti il 10 febbraio al National Indoor Stadium. Le sue star? Oltre a Chelios junior, Jeremy Smith, preso da Nashville nel draft 2007, e l'altro americano Cory Kane. Poi i canadesi: Brandon Yip, che ha origini cinesi, più altri nove. E un russo, che nell'hockey fa sempre comodo: fa il difensore e si chiama Denis Osipov. I nati sui territorio cinese sono 8 su 25. Ma è tutto regolare: la federazione internazionale permette di rappresentare una nazione se ci si trasferisce in un suo club per almeno due anni.
Ben diversa è la storia di Eileen-Ailing Gu, acrobata dello sci freestyle, amatissima dai cinesi che la chiamano "la principessa ranocchia" per il suo casco verde. Nonostante sia cresciuta negli Stati Uniti e incarni alla perfezione il modello della ragazza copertina made in Usa. Apparsa come modella su Vogue (edizione cinese), Cosmopolitan, Harper's Bazaar, icona della Red Bull. Prima donna ad atterrare un salto quadruplo chiamato Double Cork 1440, idolatrata dai fan americani ma molto decisa, quando nel giugno 2019 ha scelto di rappresentare la Cina in onore della madre. Della lingua mandarina che scandisce perfettamente, con accento di Pechino dicono gli esperti. La sua decisione shock ha scatenato anche minacce di morte sui social, ma questo è il momento di non guardare indietro e "ispirare milioni di giovani cinesi", uno dei suoi obiettivi dichiarati.
Cosa resta della Cina programmatrice dei suoi talenti, che inventa dal nulla prodigi partiti da posti che fatichi a trovare sulla cartina? Continua a lavorare per creare una super squadra voluta dal partito per gli sport invernali. E se non otterrà magari medaglie in questa edizione, a livello di immagine può vantare già i primi qualificati del Tibet alle Olimpiadi invernali. Si chiamano Yongqinglamu, una snowboarder di 17 anni, e Cirenzhandui, fondista di 18. La prima giocava a calcio, il secondo era mezzofondista. Ai tempi dell'Olimpiade di PyeongChang 2018 non avevano la più pallida idea di quel che li aspettava. Sono cresciuti all'interno della gloriosa squadra di arrampicatori tibetani, l'unica struttura sportiva di alto livello, un tempo, sulle montagne che ora vengono chiamate regione autonoma dello Xizang. Quattordici anni fa il Tibet era motivo di scontri e proteste per le strade al passaggio della torcia olimpica di Pechino 2008. Ora è una nuova frontiera del gigantesco progetto del turismo invernale cinese.


Il canadese Max Parrot ha vinto l'oro olimpico nella finale maschile dello Snowboard Slopestyle.

 

Tre anni fa l'atleta aveva sconfitto un tumore del sistema linfatico

10.8.08

Le guerre nel Mondo. Iraq: per non dimenticare mai!

La guerra in Iraq continua senza sosta.

I morti fra civili inermi innocentie e le varie armate che combattono, non si contano più. I media, le informazioni sono celate, nascoste dai "potenti della terra". Si muore ancora, si muore in tanti con l'indifferenza quasi totale dal resto del mondo.

Questo video che ho realizzato è un piccolo contributo "per non dimenticare".

Sensibilizzare i politici del nostro strano Paese? Certo! ma penso che la teatralità mediatica messa in campo in questi anni, abbia portato molta parte degli italiani a seguire in modo più menefreghista, con le trasmissioni "prendi tempo e non dici nulla", come "il grande fratello", "l'isola dei famosi", "buona domenica", e le tante soop o trasmissioni della coppia De Filippi-Costanzo.

Grazie Amici per la Gentile attenzione e... abbiate sempre presente che "i ricchi e potenti con le mani sporche di sangue", non stanno dando nessuna tregua. La prossima potrebbe essere la nostra nazione, ancora peggio un conflitto con giochi d'interessi da portare alla terza guerra mondiale. Non è fantascienza, basta pensare all'abbattimento delle "Torri Gemelle" e alle reali responsabilità... ma tutto tace perchè il denaro compra tutto. Tutto!? Guardatevi le Olimpiadi... meglio non pensare al brutto che ci circonda, all'orrendo che capita in Cina... meglio comportarsi con il gioco che ci hanno insegnato i potenti: fare come gli Struzzi.

Con Amicizia e Rispetto

Gentleman (Morris)


23.3.08

Senza titolo 359


Chi è Tsering Woeser ? Una scrittrice tibetana di quarant'anni. Una delle poche capaci di comporre tanto nella sua lingua madre, quanto in cinese.


Ha pubblicato una decina di libri e lavorava come editor presso il Tibetan Literature, con lo scopo di far conoscere al mondo la cultura del suo popolo.


Queste son le sue parole


"I am a writer. One of the main ethics of a good writer is to present the truth. A good writer cannot be a liar. To tell the truth is the core of a good writing; it is the most important quality of a writer"


Non è possibile l'Arte senza la Verità. Principio temuto dai tiranni cinesi, il cui potere è costruito sul sangue e sulla menzogna


E così Tsering Woeser e il marito, anche lui scrittore, Wang Lixiong, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari a Pechino sin dall'inizio della rivolta nelle strade di Lhasa


27.5.07

Senza titolo 1856



Mao, la barbarie dal volto disumano


Un articolo di Piero Verni.


«Mao Tse-Tung, che per decadi esercitò un potere assoluto sulla vita di un quarto della popolazione mondiale, fu responsabile della morte di 70 milioni di persone, più di ogni altro leader del XX secolo».
Comincia così, senza se e senza ma, uno dei libri più stimolanti, anticonformisti, sconvolgenti di questo inizio di millennio, Mao la storia sconosciuta (Milano 2006), la biografia che la scrittrice cinese Jung Chang ha dato alle stampe con l’aiuto del marito, lo storico britannico Jon Halliday. E’ un lavoro monumentale, quasi mille pagine di cui circa cento di note, che fa letteralmente a pezzi uno dei più inossidabili miti positivi del ‘900, quello di Mao, appunto.


dal sito http://www.italiatibet.org/tibet.htm

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...