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3.7.09

La democradia in Iran chiama..l'Europa non risponde..

la democrazia in Iran chiama... l'EUROPA non risponde!



GIOVEDì 2 LUGLIO ALLE 19 ..A MILANO IN PIAZZA DELLA SCALA

CON GLI STUDENTI IRANIANI PER LA DEMOCRAZIA E LA LIBERTA'



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da testimonianze e dibattito oltre letture di articoli, partecipato e presi contatti per continuazione collaborazione come Umanista!


Torture sessuali ad alcuni studenti iraniani


Lo scorso maggio un gruppo di studenti dell'Amir Kabir University è stato arrestato, con il pretestuoso motivo di aver distribuito un notiziario studentesco che insultava il Leader Supremo. Sin dall'inizio sono iniziate a circolare con insistenza voci che asserivano che il giornalino era stato contraffatto ad arte per creare il pretesto per l'arresto degli studenti. Per i retroscena di questa vicenda, e le vignette incriminate, potete leggere questo articolo (in inglese, ndr). Più di recente, sono iniziate ad emergere alcuni dettagli sconvolgenti sulle torture subite da questi studenti, che hanno provocato l'indignazione della blogsfera iraniana. I nomi di alcuni degli studenti arrestati sono Ahmad Ghasaban (احمد قصابان), Majid Tavakkoli (مجید توکلی) and Ehsan Nansouri (احسان منصوری). In base alle informazioni trapelate, gli studenti sarebbero stati sottoposti a pesanti torture sessuali. Gli agenti del Ministero per l'Informazione (Intelligence Ministry, nell'articolo) avrebbero violentato gli studenti utilizzando bottiglie, uova bollenti etc. Le urla dei ragazzi sarebbero state sentite in tutte le stanze del carcere. Alcuni dei detenuti si sarebbero suicidati, per sfuggire alle torture, i cui segni sono ben visibili sui loro corpi. I genitori degli studenti, in una lettera, sostengono che i ragazzi sarebbero stati torturati fino a 12 ore di seguito, da gruppi di sette persone, nel cuore della notte. Inoltre, tra i torturatori vi sarebbero anche alcuni medici, con il compito di mantenere gli studenti in vita per provocare loro la maggiore sofferenza possibile. Agli studenti sarebbe inoltre stato vietato l'accesso ai gabinetti, per essere poi picchiati quando non sono più riusciti a trattenersi. Si rinvia anche al comunicato di Human Rights Watch.



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Le manifestazioni di dissenso, in Iran, ultimamente sono diventate molto più rare a causa del pugno di ferro mostrato da Teheran

Almeno settanta studenti iraniani sono stati arrestati oggi in seguito a una protesta antigovernativa che si è svolta presso la prestigiosa università Amir Kabir, a Teheran.

La protesta è stata scatenata dalla decisione del governo iraniano di seppellire i corpi di alcune delle persone morte in seguito al conflitto tra Iran e Iraq nel terreno dell'università. Durante la cerimonia di tumulazione, diversi studenti hanno esibito striscioni sui quali era scritto che il campus universitario si sta trasformando in un cimitero e che, di contro, il carcere Evin di Teheran si sta trasformando in un'università, per quanti studenti vi sono rinchiusi. Diversi testimoni hanno raccontato che durante la cerimonia vi sono stati violenti scontri tra gli studenti contrari, le forze dell'ordine e gli studenti favorevoli alla decisione governativa. Questo tipo di proteste è divenuto sempre più raro da quando Ahmadinejad è salito al potere, a causa della durezza con la quale le autorità pubbliche hanno mostrato di essere intenzionati a rispondere alle

Clima ancora teso in Iran. Il governo in carica, mentre procede al riconteggio parziale delle schede elettorali, riduce le possibilità di mobilitazione dei cittadini che chiedono il ripristino della pace e nuove elezioni. Scarcerati i funzionari del consolato britannico, sono molte le persone arrestate e ancora in carcere o dispersi, mentre proseguono le violenze e la restrizione delle libertà. Testimoni raccontano che per diverse ore oggi sono stati bloccati i cellulari e rallentate le connessioni web.

Una situazione critica che oggi tocca il popolo iraniano, ma che mette in luce la fragilità e l'importanza della democrazia.

Molte le realtà cittadine coinvolte insieme a rappresentanti delle istituzioni. Colore ufficiale il verde, per una maratona di testimonianze e interventi accompagnate da una performance artistica creata dagli studenti iraniani di Milano


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«Esprimiamo la nostra ferma condanna della violenza in atto contro i manifestanti e la nostra vicinanza al popolo iraniano sceso nelle piazze per affermare i propri diritti, battendosi per le istanze democratiche di libertà, partecipazione e autodeterminazione.

Chiediamo ad Ahmadinejad e al governo iraniano di cessare le violenze, liberare le tante persone arrestate, ripristinare la libertà di comunicazione e riammettere nel paese la stampa internazionale per garantire ai cittadini libera e completa informazione» chiede Silvia Gadda, segretario regionale dei Giovani Democratici della Lombardia «Il riconteggio del 10% delle schede non è sufficiente: solo lo svolgimento di nuove elezioni alla presenza di osservatori internazionali potrà ristabilire la legalità in Iran»

«Alla città di Milano in particolare chiediamo un atto concreto a testimonianza del proprio impegno per i diritti umani e della solidarietà con i giovani e gli studenti iraniani che si sono battuti e si battono per la democrazia e la libertà a rischio della loro stessa vita» aggiunge Daniele Nahum, presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia e coordinatore del Comitato per l'intitolazione di una via agli studenti iraniani «Sosteniamo perciò la richiesta di intitolare una via agli studenti iraniani avanzata dall’Ugei a partire dalla proposta lanciata lo scorso anno sulle colonne de "Il Riformista" da Nikou-Nesbati, il leader degli studenti iraniani che si mobilitarono nel luglio 1999».



Durante lo scorso mese di giugno il Professore Emanuele Ottolenghi propose, dalle colonne del quotidiano " Il Riformista", di intitolare la Via dell'Ambasciata Iraniana di Roma a Nikou-Nesbati, il leader degli studenti iraniani. Nikou-Nesbati, ora in carcere, aveva espresso pubblicamente i suoi ringraziamenti sulla medesima testata, proponendo inoltre di intitolare quella via alla data del 9 Luglio 1999, in ricordo del giorno in cui si svolse in Iran una grande manifestazione studentesca, durante la quale hanno perso la vita oltre venti studenti.

L'Unione Giovani Ebrei d'Italia, riconoscendo il grande valore di tale iniziativa, ha fatto propria questa proposta ed ha sollecitato il sindaco di Roma a concretizzarla, riuscendo ad ottenere la promessa ufficiale di dedicare, entro l'anno, una via della Capitale al "9 Luglio 1999".

Nel portare avanti questo progetto, l'Ugei ha ritenuto di fondamentale importanza la costituzione di un Comitato che, coinvolgendo il mondo dell'associazionismo giovanile laico e religioso, oltre alle organizzazioni giovanili dei partiti politici, possa essere - anche attraverso quest'iniziativa - uno strumento di difesa dei diritti umani, disconosciuti e costantemente violati dal regime iraniano.

A 60 anni della promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, questo Comitato si pone come obiettivo fondante la tutela dei diritti umani, in quanto garanti di un sistema democratico stabile che permetta l'effettivo e stabile esercizio delle libertà personali a qualsiasi essere umano, indipendentemente dal censo, dal sesso, dall'orientamento sessuale, dalla confessione religiosa o dal credo politico, quali che siano gli svolgimenti della politica internazionale.

Daniele Nahum, Presidente Unione Giovani Ebrei d'Italia

Amalia Luzzati, Responsabile Cultura UGEI

Membri del Comitato Promotore: Giovani delle Libertà, Giovani Democratici, Giovani Socialisti, Giovani delle Acli, Studenti Coscioni, Unione Giovani Ebrei d'Italia, Giovani Verdi, Giovani Italia dei Valori, Rete Giovani Arcigay


Per aderire al Comitato: unaviaperidirittiumani@gmail.com



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1.7.09

2 luglio 2009 a Milano ore 19.00 pzza della Scala con gli studenti itaniani

Milano Comunicato stampa – 30 giugno 2009

 

Con gli studenti iraniani per la democrazia

Giovani e cittadini si mobilitano a Milano

 

Le testimonianze che a fatica giungono da Teheran generano sconcerto e preoccupazione per la drammatica situazione venutasi a creare in Iran a seguito delle elezioni presidenziali del 13 giugno scorso e delle successive manifestazioni di milioni di sostenitori, per la maggior parte giovani, dell’ex candidato Moussavi riunitisi per protestare contro la probabile manipolazione dei risultati elettorali; pacifiche mobilitazioni durante le quali sono stati feriti, imprigionati e colpiti a morte molti manifestanti.

 

Di fronte a ciò, come cittadini e cittadine iraniani ed italiani, come giovani, esprimiamo la nostra ferma condanna della violenza in atto contro i manifestanti e la nostra vicinanza al popolo iraniano sceso nelle piazze per affermare i propri diritti, battendosi per le istanze democratiche di libertà, partecipazione e autodeterminazione. Per questo giovedì 2 luglio dalle 19:00 in piazza della Scala a Milano come associazioni e realtà giovanili promuoviamo con gli studenti iraniani un grande evento pubblico. Molte le realtà in campo, a cui aderisce anche il Comune di Milano.Colore ufficiale il verde, per una maratona di testimonianze e interventi accompagnate da una performance artistica.

 

«La repressione violenta delle proteste e lo stato di illibertà che l’attuale presidente iraniano Ahmadinejad ha creato in Iran da ormai due settimane è inaccettabile. Chiediamo al governo iraniano di cessare le violenze, liberare le tante persone arrestate, ripristinare la libertà di comunicazione e riammettere nel paese la stampa internazionale per garantire ai cittadini libera e completa informazione» chiede Silvia Gadda, segretario regionale dei Giovani Democratici della Lombardia «Il riconteggio del 10% delle schede non è sufficiente: solo lo svolgimento di nuove elezioni alla presenza di osservatori internazionali potrà ristabilire la legalità in Iran»

 

«Alla città di Milano in particolare chiediamo un atto concreto a testimonianza del proprio impegno per i diritti umani e della solidarietà con i giovani e gli studenti iraniani che si sono battuti e si battono per la democrazia e la libertà a rischio della loro stessa vita» aggiunge Daniele Nahum, presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia e coordinatore del Comitato per l'intitolazione di una via agli studenti iraniani «Sosteniamo perciò la richiesta di intitolare una via agli studenti iraniani avanzata dall’Ugei a partire dalla proposta lanciata lo scorso anno sulle colonne de "Il Riformista" da Nikou-Nesbati, il leader degli studenti iraniani che si mobilitarono nel luglio 1999».

 

 

Studenti iraniani a Milano, Comitato per l’intitolazione di una via agli studenti iraniani – (Giovani delle Libertà, Giovani Democratici, Giovani Socialisti, Giovani delle Acli, Studenti Coscioni, Unione Giovani Ebrei d'Italia, Giovani Verdi, Giovani Italia dei Valori, Rete Giovani Arci Gay, Forum Nazionale dei Giovani), Associazione Annaviva, Giovani Federalisti Europei, Associazione Enzo Tortora - Radicali Milano, Associazione Radicali Senza Fissa Dimora, Partito Democratico

 

 

Per adesioni e contatti: giovaniproiran@gmail.com

Tel: 3387904821 (Silvia Gadda) e 3332662177 (Daniele Nahum)

 

neda

11.3.09

Acclama vittoria! by donatella camatta

 


PacePace



Specchi interminabili



profondi

dell'anime perse prosciugate.



Ogni  sospiro una  spina  al fianco

che  il cuore allontana.

Menti profane

vagano inermi.



Mondo confuso

dall'ardire contorto,

  che

luce immerge il coraggio

e  acclama vittoria!

26.2.09

libertà vado cercando


"La bella che è guarda il fiume
ha un nome che fa paura
la la la la la la/
a bella che è addormentata ha un nome che fa paura
ibertà libertà libertà"

 
           dal  film  Luigi Magni  "Nell'anno del Signore", con Manfredi e Sordi e Enrico Maria Salerno


ritorno  a parlare dopo  qualche tempo  ancora  una  volta di libertà  . L'occasione non è  , il testamento biologico  o l'informazione   , ma    questa  news    tratta  da    max di febbraio .La  news   è quest'articolo ( da cui  ho tratto il titolo  del post  )  di  Andrea Rossi   :
<<

Libertà vo’ cercando

In un piccolo paese in provincia di Padova c’è un parco che si chiama Parco della Libertà. Un nome, diciamo, impegnativo. All’ingresso del parco c’è un cartello che ricorda, con puntiglio e precisione, tutte le cose che in codesto parco NON si possono fare. I divieti sono 18, gli obblighi nove e gli avvertimenti di pericolo quattro.
Non si può: transitare con motocicli e veicoli a motore; campeggiare e pernottare; arrampicarsi su alberi e recinzioni; danneggiare segnaletica e arredo; affiggere manifesti e cartelli sulle piante; fare buche e asportare terra; gettare per terra mozziconi di sigaretta; usare fiamme libere e accendere fuochi; scaricare materiale di qualsiasi natura; lanciare sassi e oggetti; provocare rumori molesti di qualsiasi natura; ripararsi sotto le piante in caso di maltempo; utilizzare i giochi ai maggiori di 12 anni; usare modelli radiocomandati; consumare alcolici e/o superalcolici; usare un linguaggio volgare e offensivo; urinare e/o defecare; calpestare le aiuole.
Si deve: accompagnare e sorvegliare i bambini; usare i cestini portarifiuti; tenere al guinzaglio i cani; mettere la museruola ai cani; raccogliere le deiezioni solide; giocare a pallone nelle aree riservate; prudenza con pattini, monopattini e skateboard; utilizzare i giochi secondo le istruzioni; prudenza all’uscita del parco.
Fate attenzione... fondo sdrucciolevole; inciampare; scontro tra bambini; caduta rami in caso di vento. Seguono, se uno ne avesse mai bisogno, i n





29.12.08

STRISCIA DI TERRA! di Donatella Camatta

 


gaza-studentesse


STRISCIA DI TERRA ORMAI

COPERTA DA MACERIE, LACRIME DI SANGUE

SCENDONO SU OGNI VOLTO.




MARTIRIO TERRENO

 URLO "LIBERTA'"




AVVOLGE SILENZI SOMMERSI NELL'ANIMO

 CONTORTO CHE SOFFERENZA

NON FERMA!




 ABBRACCIA FRATELLO CORPO MARTORIATO

 DAL POTERE ASSASSINO!

QUELLO DI OGGI E PER I PALESTINESI IL GIORNO PIU SANGUINOSO..

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Nuovi raid, pronta l'invasione di terra

Hamas minaccia di uccidere

i ministri israeliani Livni e Barak

Dopo la pesante offensiva ordinata da Tel Aviv, un missile lanciato ha colpito lo Stato ebraico. Appello dell'Onu. Israele ammassa carri armati al confine per l'azione di terra. Colpita in serata l'Università islamica. Nei bombardamenti muore un bimbo di 14 mesi. Libano, Hezbollah teme attacco.



Quello di oggi è per i palestinesi il giorno più sanguinoso degli ultimi 20 anni. Dal giugno del 2007, quando il movimento di Hamas ha preso il potere a Gaza, un crescendo di sangue e violenza ha flagellato la Striscia.Nell’ultimo anno e mezzo la situazione nell’area si è fatta sempre più tesa. Ecco i principali eventi degli ultimi 18 mesi:


- 14 giugno 2007: Hamas prende il potere a Gaza. Il presidente palestinese, Abu Mazen, viene allontanato dalla Striscia.


- 17 giugno 2007: il nuovo governo palestinese presta giuramento in Cisgiordania.


- 6 agosto 2007: il primo ministro israeliano, Ehud Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen si incontrano in Cisgiordania: è il primo faccia a faccia in territorio palestinese.


- 19 settembre 2007: Israele dichiara la Striscia di Gaza "entità ostile".



- 28 ottobre 2007: Israele introduce sanzioni economiche contro Gaza.



- 2 novembre 2007: primo incontro tra Hamas e Abu Mazen dalla presa del potere del movimento islamico nella Striscia.



- 10-13 gennaio 2008: George W. Bush fa la sua prima visita come presidente in Israele e Cisgiordania.



- 17 gennaio 2008: Israele impone il blocco dei confini con Gaza impedendo l’arrivo nella Striscia di provviste e beni di prima necessità.



- 27 febbraio-3 marzo 2008: oltre 120 palestinesi vengono uccisi in un’operazione militare israeliana a Gaza.



- 6 marzo 2008: otto studenti vengono uccisi in un istituto ebraico a Gerusalemme ovest. Hamas si assume la responsabilità.



- 4 giugno 2008: Abu Mazen cerca una riconciliazione con Hamas.



- 25 luglio 2008: Cinque miliziani di Hamas a una ragazza vengono uccisi in un attacco-bomba nella Striscia.



- 2 agosto 2008: Nove palestinesi vengono uccisi e altri 90 rimangono feriti in scontri tra le fazioni di Hamas e Fatah nella Striscia.



- 25 agosto 2008: Israele libera 198 prigionieri palestinesi.



- 5 novembre 2008: Sette palestinesi vengono uccisi in uno scontro con militari israeliani dopo il lancio di razzi dalla Striscia in territorio israeliano.



- 15 dicembre 2008: Israele libera 227 prigionieri palestinesi.



- 19 dicembre 2008: razzi vengono sparati da Gaza in Israele, poco dopo l’annuncio della fine della tregua tra Hamas e lo Stato ebraico.



- 22 dicembre 2008: Hamas accetta una tregua di 24 ore ma mette in guardia Israele sull’eventualità di un’offensiva, "riprenderemo attacchi suicidi".



- 24 dicembre 2008: Oltre 80 razzi vengono sparati dalla Striscia in territorio israeliano.



- 25 dicembre 2008: Tzipi Livni annuncia di voler mettere fine al dominio di Hamas nella Striscia.



- 26 dicembre 2008: Ancora colpi di mortaio e razzi contro Israele. Lo Stato ebraico apre le frontiere per far entrare nella Striscia aiuti umanitari. Due ragazze palestinesi vengono accidentalmente uccise da razzi di Hamas sparati verso Israele.



- 27 dicembre 2008: Israele scatena l’attacco nella Striscia di Gaza. Fonti parlano di almeno 195 vittime e oltre 200 feriti.




FONTE AGI



A suon di musica festeggerei ciò che la forza aerea israeliana sta facendo". Queste sono le parole pronunciate ad Al Jazeera da Ofer Shmerling, un funzionario della difesa civile israeliana, mentre venivano diffuse le immagini dell'ultimo massacro israeliano.


Poco tempo prima, caccia F-16 ed elicotteri Apache, forniti ad Israele dagli USA, avevano sganciato più di 100 ordigni su decine di postazioni nella striscia di Gaza, occupata da Israele, uccidendo almeno 195 persone e ferendone centinaia. Molte di queste postazioni erano stazioni di polizia, che, come in tutto il mondo, si trovano in mezzo ad abitazioni civili.


Molti tra i morti palestinesi sono agenti di polizia. Tra quelli etichettati come “terroristi” vi erano agenti del traffico in fase di addestramento. Un numero ancora sconosciuto di civili sono stati uccisi e feriti; Al Jazeera ha mostrato le immagini di diversi bambini morti, anche perché gli attacchi di Israele sono avvenuti nel momento in cui migliaia di bambini palestinesi erano sulla loro strada di casa da scuola.


La gioia di Shmerling è stato ripresa da israeliani e dai loro sostenitori in tutto il mondo; la loro violenza è giusta violenza. E' "auto-difesa" contro i "terroristi" e quindi giustificata. I bombardamenti israeliani - come quelli americani e della NATO in Iraq e in Afghanistan - sono bombardamenti per la libertà, la pace e la democrazia.


Il rationale per questi massacri risiederebbe nel fatto che Israele avrebbe agito in risposta ai razzi lanciati dai palestinesi.


Ma gli orribili attacchi di oggi segnano solo un mutamento nel metodo israeliano di uccidere i palestinesi. Nei precedenti mesi questi morivano di morte silenziosa, gli anziani e i malati soprattutto, privati di cibo e delle medicine necessarie attraverso l'embargo di due anni attuato dagli israeliani, embargo calcolato e imbastito con lo scopo di apportare sofferenze e privazioni a 1,5 milioni di palestinesi, per lo più profughi e bambini, ingabbiati nella striscia di Gaza. A Gaza, i palestinesi morivano in silenzio per la mancanza di medicine basilari: insulina, terapie anticancro, prodotti per la dialisi, tutte cose di cui gli israeliani ne impedivano l'arrivo.


Quello che i media non hanno mai messo in discussione è l'idea israeliana di tregua. Che è molto semplice. Sotto una tregua stile-israeliano, i palestinesi hanno il diritto di rimanere in silenzio, mentre Israele li affama, li uccide, e continua con violenza a colonizzare la loro terra. Non solo debilitando i loro corpi, ma anche il loro spirito e la loro mente: a causa dell'embargo, non c'è inchiostro, carta e colla per stampare i libri di testo per gli studenti.


Questa è la tregua israeliana. Qualsiasi risposta agli attacchi israeliani, anche le proteste pacifiche contro il muro dell'apartheid a Bilin e Nilin nel West Bank, incontrano proiettili e bombe. Non ci sono stati razzi lanciati verso Isreale dal West Bank, tuttavia gli attacchi di Israele, gli omicidi, il furto della terra, i pogrom dei coloni israeliani e i rapimenti non sono mai cessati per un solo giorno durante la tregua. L'Autorità Palestinese a Ramallah si è piegata ad ogni richiesta di Israele, costituendo perfino “forze di sicurezza” per combattere la resistenza nell'interesse di Israele. Niente di tutto ciò ha salvato un solo palestinese o la sua proprietà o il suo sostentamento dalla violenta colonizzazione di Israele. Non ha salvato per esempio la famiglia al-Kurd dal vedersi abbattere la propria casa di 50 anni per far posto all'insediamento dei coloni.


Ancora una volta stiamo assistendo a massacri a Gaza, come lo scorso marzo quando 110 palestinesi compresi decine di bambini furono uccisi in pochi giorni da Israele. Ancora una volta la gente di tutto il mondo prova rabbia e disperazione per l'impunità con cui questo stato fuorilegge commette tali crimini.


Ma la rabbia che si esprime oggi in tutti i media del mondo arabo non è diretta solamente contro Israele. Le immagini che vengono riproposte sono quelle del ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni al Cairo il giorno di Natale. Sono immagini che mostrano Livni e il ministro degli esteri egiziano sorridere stringendosi le mani.


Il giornale israeliano Haaretz scrive oggi che mercoledì il governo israeliano “autorizzava il primo ministro, il ministro della difesa e quello degli esteri a decidere i tempi e i metodi” per gli attacchi su Gaza. Chiunque si chiede, cosa ha detto Livni agli egiziani e soprattutto che cosa gli egiziani le hanno detto? Ha ottenuto Israele il via libera per insanguinare di nuovo le strade di Gaza? Pochi sono pronti a dare all'Egitto il beneficio del dubbio dopo che ha aiutato Israele ad assediare Gaza tenendo chiuso il confine di Rafah per più di un anno.


Al di sopra della rabbia e tristezza che così tante persone avvertono nei confronti delle uccisioni di massa a Gaza esiste un senso di frustrazione sui pochi mezzi per ottenere una risposta politica che possa cambiare il corso degli eventi, porre fine alle sofferenze e portare giustizia.


Ma vi sono dei mezzi e questo è il momento di sottolinerarli. Già si sono avute notizie di manifestazioni e azioni di solidarietà in città di tutto il mondo. Questo è importante. Ma che cosa accadrà dopo dopo la fine delle dimostrazioni e lo smorzamento della rabbia? Continueremo a lasciaire morire in silenzio i palestinesi a Gaza?


Tratto da http://electronicintifada.net/v2/article10055.shtml




5.8.08

Senza titolo 740

E' morto un Eroe

A ottantanove anni si è spento Alexandr Solzhenitsyn. Sarà sepolto in un convento. Il cordoglio della Russia

 

Alexandr Solzhenitsyn è stato un grande scrittore, forse uno dei più grandi dell’ultimo secolo e le sue opere ci hanno permesso non solo di conoscere, ma di capire (la differenza non è da poco) le vicende russe a partire dalla Rivoluzione Bolscevica. Ma il vero grande merito di Solzhenitsyn non è quello di essere stato uno scrittore, ma quello di essere stato un Eroe. Un Eroe con l’iniziale maiuscola, come meritano di essere chiamati coloro che fanno di tutta la loro vita un unico ininterrotto atto di sublime eroismo. La sua testimonianza contro il comunismo - pagata con anni di campo di concentramento e con l‘esilio che per lui, innamorato della sua Russia, è stato forse più duro del Gulag- è nota. Meno noto è il fatto che la sua posizione non era fondata sui cosiddetti valori delle democrazie occidentali. Anzi, a differenza di altri dissidenti esiliati che, per convinzione o per interesse, si sperticavano in lodi per i sistemi politici occidentali, Solzhenitsyn non ha mai fatto mancare pesanti critiche per un Occidente che egli vedeva intimamente corrotto e fondato su “disvalori” che lo avrebbero condotto alla rovina. Questo non gli ha certo ingraziato i mass media occidentali.
Anche dopo il rientro in Russia Solzhenitsyn ha dimostrato la sua tempra di indomito combattente schierandosi contro Eltsin e la sua banda di oligarchi. Non più a rischio della vita, ma al prezzo di essere isolato e ignorato. Per poco però perché l’ascesa al potere di Vladimir Putin gli ha riconsegnato il ruolo di coscienza critica di un paese che lentamente sembra risvegliarsi da una malattia molto simile al coma. L’amicizia del giovane Presidente (oggi Primo Ministro) con il vecchio scrittore ha qualcosa di emozionante e simbolico assieme. E’ stata un vero e proprio passaggio del testimone; i valori profondi (un’intensa spiritualità cristiana, l’amore per la Russia, una concezione dello stato dove deve trovare posto un’Autorità a cui tutti possono fare riferimento, ma che non può essere messa in discussione) sono stati gelosamente conservati dal vecchio saggio e infine consegnati al giovane uomo politico. Il fatto che il vecchio saggio fosse un ex internato nei Gulag ed il giovane uomo politico un ex ufficiale del KGB ci racconta di quanto strani siano talvolta i disegni della Provvidenza. Non è un caso che Putin sia stato il primo a esprimere il dolore di tutta la Russia per la scomparsa di questo suo grande figlio.
Ma vi è una ragioni di più per piangere la scomparsa di Alexandr Solzhenitsyn.
Egli aveva capito tutto.
Da credente aveva capito che il mondo è un campo di battaglia tra le forze del Bene e le forze del Male. E aveva capito che, negli ultimi due secoli, le forze del Male sono costantemente all’offensiva. Il suo omaggio ai martiri di Vandea, accomunati alle vittime delle stragi comuniste,è fin troppo significativo. Egli aveva visto il filo storico che lega le vicende degli ultimi secoli.
Da russo poi si rendeva perfettamente conto che nella sua patria si gioca forse la partita decisiva di questa lotta tra il Bene e il Male.
La Santa Madre Russia contro le forze di satana, questa era la prospettiva di Alexandr Solzhenitsyn.
Ora egli ha finito la sua battaglia ed è davanti al Trono dell’Altissimo dove riceverà il premio che viene riservato agli Eroi. La Chiesa Ortodossa prima o poi lo proclamerà santo. Se un giorno, magari anche grazie all’intercessione di Alexandr, si ricomporrà la frattura tra Chiesa cattolica e Ortodossia anche noi potremo vederlo sugli Altari.

Mario Villani

Dal sito : www.appunti.ru

17.5.08

Senza titolo 547

Questo blog aderisce all'appello della rivista Micromega che propone di devolvere l'otto per mille dell'Irpef alla chiesa Valdese. Ecco il link per firmare l'appello, spero che i lettori del blog aderiscano numerosi.  "Di fronte all’offensiva clericale volta a limitare irrinunciabili libertà e diritti civili degli individui (che andrebbero invece decisamente ampliati),e alla subalternità e passività dello Stato nelle sue istituzioni parlamentari e governative, benché non credenti in alcuna religione, in occasione della dichiarazione dei redditi invitiamo tutti i cittadini democratici a devolvere l’otto per mille alla Chiesa Evangelica Valdese che le libertà e i diritti civili degli individui ha sempre rispettato e anzi promosso, e che si è impegnata ad utilizzare i proventi dell’otto per mille esclusivamente in opere di beneficenza e non a scopo di culto o di sostegno per i ministri e le opere della propria confessione religiosa."
Paolo Flores d’Arcais, Umberto Eco, Margherita Hack, Vasco Rossi, Giorgio Bocca, Simone Cristicchi, Andrea Camilleri, Dario Fo, Michele Santoro, Oliviero Toscani , Franca Rame, Ferzan Ozpetek, Lidia Ravera, Umberto Galimberti, Lella Costa, Luciano Canfora, Bernardo Bertolucci, Mario Monicelli, Eugenio Lecaldano, Gennaro Sasso...


Ora :  1)  i cattolici  diranno che si tratta  di una iniziativa di  atei  ma  è questa la cosa strana  che l'appello promosso da MicroMega è stato sottoscritto anche da personalità del mondo cattolico con questa nota aggiuntiva: "Noi cittadini cattolici, che tentiamo di testimoniare nella vita sociale ed ecclesiale un fedeltà la più coerente possibile al Vangelo e quindi critici e scandalizzati nei confronti di una politica dei vertici ecclesiastici sempre più tesa a usare il potere che deriva dal danaro, dalle clientele, dalle influenze politiche, dal dominio sulle coscienze per condizionare la politica degli stati e in particolare di quello italiano, riteniamo legittimo e forse doveroso negare a questo potere ecclesiastico il sostegno dell’8 per mille IRPEF."
don Enzo Mazzi, Giovanni Franzoni, don Vitaliano Della Sala, don Raffaele Garofalo, don Gianni Alessandria, don Roberto Fiorini, don Franco Barbero, Francesco Zanchini, don Bruno Ambrosini, don Aldo Antonelli, Domenico Jervolino . 2
ma  siamo impazziti alla chiesa cattolica o lla  chiesa  valdese ( come mi ha risposto  un mio amcio a cui ho inoltrato tale  email )  ?   se   fosse possibile scegliere   di non darlo   a nessuna religione e quindi lasciarlo in bianco    o  a qualche  ente  alternativo  non religioso  , ma invece vedere url  sotto , il meccanismo  e cosi perverso  che   se  tu lo lasci  in bianco   lo stato  lo da   con la motivazione  che  è  la maggiore religione  in italia   solo alla religione cattolica e  quindi  va  ad  ingrassare  ulteriormente  il vaticano   che  già  gode di ampi privilegi  e rendite  (  e potrebbe pagare da li  le sue  spese per  i  suoi luoghi di culto  e  i suoi preti ) .



per chi volesse  approfondire tale    situazione 


4.10.07

Senza titolo 2056

SEMPRE A PROPOSITO DI BEPPE GRILLO


 


Nel mio blog ho espresso chiaramente quelle che sono le mie perplessità su Grillo, le stesse che mi vengono quando sento parlare con grandi paroloni di Gomorra e La casta. Ho scritto un romanzo “Il mistero delle 99 tavolette d’argilla rossa”, dove ho narrato in forma di giallo la nostra storia degli ultimi anni, ma a differenza di quei due romanzi sopra citati, ho individuato e credo in maniera convincente dimostrato, come il colpevole del disastro sociale del nostro paese non sia né la mafia né i politici, che ritengo dei semplici esattori, ma un potere occulto che tira le file degli uni e, a volte, anche degli altri. Su “Il mistero delle 99 tavolette d’argilla rossa” il mio libro c’è il silenzio però. Perché? Eppure il romanzo è bello, più di un critico letterario lo ha ritenuto superiore, se si può fare il paragone, al “Codice da Vinci” di Dan Brown. Eppure il silenzio è imbarazzante…Ora ritorniamo a Grillo e si capirà anche quello che ho lasciato in sospeso. Il comico genovese scaglia la sua filippica ridanciana contro la classe politica. La gente lo segue perché non ne può più e vuole far sentire la propria voce. Il dramma dei giorni che stiamo vivendo viene ridicolizzato, e già questa è una caduta di tensione rispetto al problema che per molti cittadini ha ricadute drammatiche. Quando ci fu tangentopoli, molti politici scomparvero, ma continuarono a fare gli interessi delle lobbies di potere facendo eleggere delle emerite nullità. Si dette comunque alla gente l’idea del nuovo e del cambiamento. Ecco la mia paura, non toccando Grillo il potere che opera all’ombra, si ha l’impressione che si vogliano semplicemente cambiare i suonatori ma che la musica alla fine rimarrà sempre la stessa. Perché il conservatorio, che stabilisce il cartellone degli spettacoli, ha così deciso.


 


(Pietro Atzeni)

27.5.07

Senza titolo 1856



Mao, la barbarie dal volto disumano


Un articolo di Piero Verni.


«Mao Tse-Tung, che per decadi esercitò un potere assoluto sulla vita di un quarto della popolazione mondiale, fu responsabile della morte di 70 milioni di persone, più di ogni altro leader del XX secolo».
Comincia così, senza se e senza ma, uno dei libri più stimolanti, anticonformisti, sconvolgenti di questo inizio di millennio, Mao la storia sconosciuta (Milano 2006), la biografia che la scrittrice cinese Jung Chang ha dato alle stampe con l’aiuto del marito, lo storico britannico Jon Halliday. E’ un lavoro monumentale, quasi mille pagine di cui circa cento di note, che fa letteralmente a pezzi uno dei più inossidabili miti positivi del ‘900, quello di Mao, appunto.


dal sito http://www.italiatibet.org/tibet.htm

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...